Speciale Le vie del cinema

A Milano la speciale manifestazione che permette di visionare i film precedentemente presentati a Venezia e Locarno

Speciale Le vie del cinema
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Gli spunti sono tanti. Non accade spesso che una conferenza stampa diventi tanto interesse e coinvolgente, assumendo quasi i connotati del dibattito e addirittura della disputa. Per chi bazzica Milano e dintorni la rassegna sarà certamente cosa nota: Le vie del cinema 2013 è la trentacinquesima edizione di una rassegna cinematografica che porta nelle sale milanesi, nettamente in anteprima rispetto al circuito standard, pellicole dai festival di Venezia, Cannes, Locarno e Torino. Cominciata nel 1978 con la riproposizione dei principali film di Venezia a meno di una settimana dalla consegna del Leone d’Oro, negli anni l’evento è cresciuto, chiamando sempre più spettatori, raccogliendo un crescente numero di film e attingendo ai bacini di diversi festival. Veniamo alle novità: oltre al quadrivium di questi quattro festival molto noti, di cui la maggior parte vengono da Venezia (più di trenta film), quest’anno anche due new entries: un film dal festival di Pesaro (uno dei più importanti in Italia, fondato a suo tempo da Lino Micciché) e uno dal “domestico” Milano Film Festival, nella fattispecie sarà il film che vincerà il premio del pubblico alla manifestazione.

La conferenza, introdotta da Stefano Losurdo dell’AGIS, ha visto partecipare nomi importanti del panorama dell’esercizio e non solo: Lionello Cerri (gestore di spazioCinema, circuito che conta tra l’altro le storiche sale Apollo e Anteo), Domenico Dinoia (presidente ANEC), Olmo Giovannini (delegato dal festival di Locarno) e due addetti all’amministrazione: l’assessore alla cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, e Umberto Maerna assessore alla cultura della Provincia. Riuniti per esporre i caratteri della trentacinquesima edizione della rassegna, ormai arrivata a circa 80 proiezioni e 20mila posti a sedere, che conta anche una preziosa collaborazione con le Scuole Civiche di Milano (dirette da Marina Spada, per intenderci) e una bella sigla a disegni del giovane Tommaso Lipari (figlio del più noto Paolo), la conferenza ha presto assunto i toni di una discussione sulle possibilità di fare cultura e distribuire il prodotto cinematografico in Italia. Se Dinoia si congratula per la maggiore cooperazione che Milano sta vedendo sul calendario cinematografico (non solo perché finalmente Milano Film Festival e Vie del cinema quest’anno non coincidono, ma sono due settimane consecutive, ma anche per i sette festival di cinema che nel capoluogo lombardo si stanno coordinando nel Milano Film Network, presentato il 3 settembre a Venezia), d’altra parte fa notare che c’è ancora molto da lavorare per educare alla visione cinematografica nella scuola. Su questo punto, i conferenzieri sono tutti concordi che l’educazione e il rapporto cinema-scuola debba rafforzarsi, sia per educare al linguaggio visivo (tanto prezioso quanto pericoloso) sia per la crescita del cittadino attraverso la cultura.

L’assessore Del Corno è ottimista e vede alla cooperazione dei sette festival milanesi come un unicum in Italia, capace di garantire un calendario cinematografico pressoché continuo per tutto l’anno, in cui fanno da “collante” anche le arene estive (il cinema all’aperto tenuto a Palazzo Reale e al Castello Sforzesco, e non solo). Sulla sua idea che il cinema si stia mescolando ad altri linguaggi (“meticciamento dei pubblici”), Cerri osserva che esiste da tempo, anzi più che un caso di frontiera il cinema una volta sorgeva come spazio polifunzionale, anche teatrale e musicale (il caso del Musi-cine-teatro a Milano, per fare un esempio). Il noto esercente (recentemente coinvolto nella produzione de La variabile umana recitato da Silvio Orlando e Giuseppe Battiston) lamenta le poche risorse degli enti locali che, per propria impostazione, vanno più a musica e teatro che non al cinema. Se allora in Francia i soli finanziamenti pubblici arrivano a 800 milioni, senza contare le televisioni, ponendo al centro della propria politica la cultura per far crescere il cittadino, in Italia sono solo 90 milioni provenienti dal tax credit e altri 60 dal Mibac. Non deve però essere un’occasione per lamentarsi: delle strade vanno trovate, soluzioni alternative, e la sala deve restare nella concezione di un “cinema come attrazione”, impresa in grado di autosostenersi. “Il festival alimenta il pubblico, la sala lo mantiene”, ha puntualizzato Lionello Cerri. D’altra parte, la differenza tra l’organizzazione di un festival e la gestione della sala divarica sempre più: se fino a qualche decennio fa era facile aprire un monosala (meno tasse, contributi e burocrazia), oggi è più “facile” realizzare un festival. Anche vero però che certi festival, come puntualizza Del Corno, possono giustamente essere ricettivi verso giovani provenienti da altre culture, soprattutto in una città multietnica come Milano.

Le vie del cinema (tutte le informazioni sul sito di AGIS Lombardia: http://www.lombardiaspettacolo.com/ ) si svolgerà dal 16 al 24 settembre, tra gli appuntamenti da non perdere: lunedì 16 Via Castellana Bandiera presentato dalla regista Emma Dante e dalle attrici Elena Cotta (recentemente vincitrice a Venezia) e Alba Rohrwacher; Paolo Mereghetti e Bruno Fornara che discutono i film; l’omaggio di Milano a Paolo Rosa, grande videoartista fondatore di Studio Azzurro recentemente scomparso (la sua ultima opera ora è in mostra alla Biennale di Venezia, al padiglione della Santa Sede) venerdì 20 settembre con il cortometraggio Dov’è Yankel?, e la sorpresa all’ultimo festival di Venezia Zoran, il mio nipote scemo con Giuseppe Battiston che, insieme al regista Matteo Oleotto e il critico Nicola Falcinella, presenta il film il 21 settembre.

Noi che siamo stati sia a Locarno sia a Venezia vi consigliamo, di questa rassegna, i titoli imperdibili: Via Castellana Bandiera (e poter avere in sala un trittico come Dante-Cotta-Rohrwacher non è da tutti i giorni), A Fuller life (documentario appassionante dedicato da Samantha Fuller a suo padre, incentrato soprattutto durante gli anni in cui è stato nell’esercito americano, sbarcando in Sicilia e in Normandia durante la Seconda guerra mondiale), il Leone d’Oro Sacro GRA, la sorpresa fuori concorso al Lido Locke (con Tom Hardy, il Bane dell’ultimo Batman nolaniano), un altri due “big” del concorso della Serenissima, Tom à La Ferme e Miss Violence (Leone d’Argento e Coppa Volpi per l’interpretazione maschile), Dov’è Yankel? perché tutti noi abbiamo bisogno di ricordare Paolo Rosa, la sorpresa friulana Zoran, il mio nipote scemo, lo svedese We are the best! e il gioiellino da Locarno Vado a scuola. Sì, sono tanti film, ma d’altra parte la rassegna prende il meglio da due grandi festival! Se vi sentite particolarmente in vena di documentarismo, non perdetevi The Unknown Known. E se volete dare un occhio più approfondito ai nuovi titoli italiani, raccomandiamo La prima neve (ultima fatica di Segre a Venezia, che invece era a Locarno con Indebito insieme a Capossela), La mia classe di Gaglianone, Piccola patria di Rossetto, L’arte della felicità di Rak e Con il fiato sospeso di Costanza Quatriglio. Ce n’è abbastanza per non farvi mancare Venezia e Locarno. O per non sentirvi dispiaciuti se eravate al mare durante i festival!