Le Festa del Cinema di Roma premia la carriera di Viola Davis

Il secondo Premio alla Carriera della quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma va all'attrice Premio Oscar Viola Davis.

Le Festa del Cinema di Roma premia la carriera di Viola Davis
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Nel penultimo giorno della Festa del Cinema di Roma 2019, sabato 26 ottobre, una grande attrice ha calcato il tappeto rosso dell'Auditorium Parco Della Musica per dirigersi in sala Petrassi, dove al termine di un incontro con pubblico e stampa ha ricevuto il Premio alla Carriera. Stiamo parlando di Viola Davis, già vincitrice di un Academy Award come Miglior Attrice Protagonista nel film diretto da Denzel Washington e scritto da August Wilson, Barriere (Fences, in originale).

La Davis, però, non vanta soltanto un invidiabile curriculum grazie al suo lavoro per il grande schermo, anche un'altrettanto fortunata carriera sul palcoscenico e sul piccolo schermo. L'attrice è infatti una delle poche a poter dire di essere detentrice di quella che nel business dello spettacolo è chiamata Triple Crown, ad aver dunque vinto, oltre all'Oscar, anche un Emmy e ben due Tony Award. Traguardo che Antonio Monda, Direttore della Festa, non ha mancato di ricordare introducendo la Davis al pubblico in sala.

Il Dubbio, l'importanza dell'esperienza teatrale e il ruolo dell'artista

Per Viola, cresciuta nella piccola cittadina di Central Falls, Rhode Island, è stato proprio il teatro a permetterle di muovere i primi passi nel mondo dell'intrattenimento. Fin dai tempi del college, dove ha intrapreso degli studi nel campo, e il perfezionamento alla prestigiosa Julliard School di New York, l'attrice ha sviluppato un grande amore per il palcoscenico, dove il pubblico "non pensa ai ricavi del box office, al sex appeal, alla giovinezza... Vogliono solo un'esperienza umana" ha affermato l'attrice.
Subito dopo ecco arrivata la prima clip dell'incontro, una scena del film Il Dubbio, di John Patrick Shanley, in cui recita al fianco di Meryl Streep.
"Questo è stato uno dei mei primi ruoli importanti, non riuscivo a credere alla mia fortuna. Quando ho fatto il provino c'erano altre cinque attrici in lizza per la parte" ha ricordato la Davis "E per ognuna di loro che entrava nella stanza per provare le scene, riuscivo a sentire il grande entusiasmo e le sonore reazioni. 'Wow, è stata fantastica! È stata davvero fantastica!' li sentivo dire. Per cui quando ho ottenuto io la parte, non riuscivo proprio a crederci".

Viola ha poi continuato spiegando che uno degli aspetti che ha gradito maggiormente della pellicola riguarda l'approccio alla stessa, ovvero lavorarci come se si trattasse di una piéce teatrale: "Dovevi semplicemente comprendere la tua parte. Una volta sul set, dovevi girare, e ciò che ne veniva fuori... Era il risultato a contare". E poi, ha aggiunto, c'era Meryl Streep che lavorava a maglia. Sul set. Durante le prove. Era il suo hobby!

A proposito del ruolo dell'artista e le responsabilità che questo prevede: "Da artista, la cosa per cui dovresti essere più onorato è il coraggio. Il coraggio di dire la verità. Molte persone non ne hanno proprio nella vita ed è quello che facciamo noi. È come quel celebre poema [di Paul Laurence Dunbar], 'Portiamo una maschera che ghigna e mente'. C'è questa versione filtrata di noi, perché ci si vergogna a essere autentici per paura di essere giudicati. Ed è qui che entriamo in scena noi in qualità di artisti. Noi vi diamo voi stessi così come siete".

TV, Academy e... Cinecomic

Sullo schermo della Petrassi è poi apparsa una clip proveniente da uno dei progetti per cui Viola è più conosciuta, la serie TV di Shonda Rhimes How To Get Away With Murder.
"Tutto che fai è una lotta" ha affermato la Davis al termine del filmato, che ha scherzato sul fatto che si indirizzò verso la sua attuale carriera anche perché sapeva che, se avesse dovuto rispettare i normali orari lavorativi, probabilmente l'avrebbero licenziata molto presto. Voleva essere un'artista pigra, comoda, ma si è accorta subito che avrebbe dovuto lottare per se stessa, per far sentire la sua voce. E con Annalise Keating (il suo personaggio nello show) ha imparato che si deve combattere per ogni cosa. "Pensavo di aver semplicemente ottenuto un gran ruolo in televisione, poi ho iniziato a vestire i suoi panni e mi sono detta 'Diamine!'".
Il discorso si è poi spostato verso l'Academy, l'importanza dell'inclusività e della rappresentanza di genere e delle etnie nella giuria, ma la Davis ha fatto subito intendere che il problema non risiede esclusivamente in questo. Non si può, per lei, limitare il discorso solo all'Academy.

"Tutto è bianco. Tranne l'NBA e la NFL" ha ribadito con una (veritiera) battuta. Dagli studio executive ai protagonisti delle serie TV, fino ad arrivare alle strutture di potere negli Stati Uniti, i ruoli maggioritari sono ricoperti prevalentemente da uomini bianchi. Per questo, ha spiegato l'attrice, nonostante il discorso sia talmente complicato da non riuscire a dare una risposta appropriata, per lei bisognerebbe partire dalle basi.
Dalla scelta dei film che vengono prodotti e distribuiti, dal cast, dalle storie che vengono raccontate; dalla retribuzione, che deve essere uguale tra attori bianchi e di colore. La volontà di avere tutto questo deve partire anche dalle stesse categorie discriminate: "Quando ho iniziato a recitare, io volevo tutto. Volevo le stesse cose che voleva la mia compagna di classe, (bravissima attrice) bionda e con gli occhi azzurri". Ma le cose stanno cambiando, ha ammesso la Davis, anche se c'è ancora tanta strada da fare.

Vista la partecipazione di Viola alla pellicola targata DC e diretta da David Ayer, Suicide Squad (ruolo che riprenderà anche nel film di James Gunn), Monda ha chiesto il parere dell'attrice sui cinecomic, ultimamente al centro di accese discussioni tra alcuni dei maggiori esponenti del panorama cinematografico, incluso il regista di The Irishman, Martin Scorsese, che con il suo "non è cinema" è stato un po' l'iniziatore della polemica.
La Davis, però, ha confessato di gradire il genere, si è buttata a capofitto in un appassionato discorso sull'immaginazione, dichiarando che è quello il luogo di nascita dell'arte e che nessuno può decidere davvero chi o cosa ha il diritto di averne la cittadinanza.

Detto questo, l'attrice ha mostrato il massimo rispetto nei confronti di Scorsese, ricordando come fino a poco prima avesse menzionato uno dei suoi film e quanto lei ami praticamente tutte le sue produzioni: "Credo che stesse dando voce a una sua opinione, del tutto valida, davvero. Penso che ognuno di noi abbia un posto e un'opinione". Tuttavia, alla fine della fiera, ha ribadito:"Ma a me piacciono i film Marvel".

Alla fine è arrivato il premio

Al termine dell'incontro, dopo un videomessaggio a sorpresa da parte di Meryl Streep che si è congratulata con l'amica e collega per il riconoscimento, è salito sul palco un Pierfrancesco Favino visibilmente emozionato, che ha confessato alla Davis di avere una certa ossessione per lei fin da quando vide per la prima volta Il Dubbio.
"Ogni volta che ho l'impressione di potermi risparmiare, penso a quei sette minuti del Dubbio. Credo che sia davvero una lezione per il nostro mestiere" ha rivelato Favino prima di consegnarle il premio, pregandola, in tono scherzoso, di liberarlo dalla sua ossessione per lei e il suo talento.

"Quando ero piccola e sognavo ad occhi aperti, non c'erano limiti alla mia immaginazione. Nella mia testa non c'erano ostacoli: volevo essere un'attrice; non pensavo che il colore della mia pelle potesse essere un ostacolo per quel sogno; non pensavo che potesse esserlo la mia età, né la mia taglia. Ora che ho 54 anni, voglio tornare indietro da quella bambina dai grandi sogni e voglio renderla felice dicendo proprio qui, in questo momento, che non vedo limiti per chi dovrei o potrei essere. Questo è stato il mio più grande traguardo. Eliminare queste barriere nella mia mente. Sono così felice che quello che faccio abbia significato qualcosa per voi, perché altrimenti il mio lavoro non ammonterebbe a nulla. Non posso essere un'attrice nella mia camera da letto. Dovete essere voi i destinatari, nel vostro cuore. Allora sì che avrò realizzato tutto" ha concluso Viola Davis, aggiungendo quanto ami Roma, l'Italia e il nostro vivere così apertamente e con passione. Su queste note si è chiuso anche l'ultimo grande incontro della Festa del Cinema di Roma edizione 2019.

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