Speciale La Città Incantata e le altre opere derivate di Miyazaki [2]

Seconda parte del viaggio nei capolavori di Hayao Miyazaki derivati da sceneggiature non originali

Speciale La Città Incantata e le altre opere derivate di Miyazaki [2]
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Uno dei capolavori più noti e amati di Hayao Miyazaki, La Città Incantata, torna finalmente al cinema per uno speciale appuntamento a termine. Oggi è l'ultimo giorno (a meno che non siate tra i fortunati avventori di una delle lungimiranti sale che lo terranno sino a domenica) in cui è possibile ammirare la nuova edizione del film, portata in sala da Lucky Red. Film che, all'epoca della sua uscita, conquistò Europa e Stati Uniti, vincendo l'Orso d'Oro a Berlino e il Premio Oscar 2003 come miglior lungometraggio d'animazione. Arrivato in Occidente originariamente tramite Buena Vista, la pellicola miyazakiana fu il vero apripista per il cinema d'animazione giapponese nei cinema occidentali, dopo l'esperimento di Mononoke Hime.
Una cosa piuttosto interessante da notare, ad ogni modo, è che la filmografia di Miyazaki (e dello Studio Ghibli in generale), pur soffermandosi su alcuni temi cardine quali il romanzo di formazione e l'importanza dei vari messaggi ecologisti e pacifisti, si divide in opere originali e derivate, ma pur sempre con delle caratteristiche di base. Se, difatti, Nausicaä della Valle del vento o Il mio vicino Totoro sono farina del sacco del grande regista giapponese, è anche vero che spesso e volentieri ha preso in prestito personaggi e storie altrui che sentiva particolarmente vicino, per rinarrarle a suo modo. Proprio come con La città incantata, ispirata in larga parte al romanzo Il meraviglioso paese oltre la nebbia di Sachiko Kashiwaba. In questo secondo speciale sull'argomento (il primo lo trovate a quest'indirizzo) terminiamo il nostro questo viaggio alla scoperta dell'estro di Miyazaki alle prese con quello di altri autori più o meno contemporanei dai quali ha preso in prestito temi o personaggi.

Il Castello Errante di Howl

Nel 2004 Miyazaki stupisce il mondo con Il Castello Errante di Howl, un'incredibile avventura basata sul romanzo omonimo del 1986 scritto da Diana Wynne Jones, a cui naturalmente il Maestro aggiunge il suo tocco caratteristico, tra tecnologia steampunk in un contesto mitteleuropeo, arcani poteri magici e il viaggio di formazione di una ragazza tra mille meraviglie. La storia è quella di Sophie, ragazza dolce, semplice e insicura che passa la maggior parte del suo tempo all'interno della cappelleria che ha ereditato dal padre. Un giorno, tuttavia, fa la conoscenza dell'affascinante mago Howl, signore di un castello magico semovente e oggetto principale delle mire dell'infida Strega delle Lande Desolate, che getta un maleficio sulla povera Sophie, rendendola una buffa vecchietta ora in cerca di un modo per tornare alla normalità.
Il film, per certi versi, è il picco stilistico raggiunto da Miyazaki, superato forse solo in certe scene di Si alza il vento, soprattutto per l'incredibile realizzazione dell'animazione del Castello Errante, vero e proprio gioiello in movimento. Grazie alla performance del film, Miyazaki guadagna l'ennesimo importante riconoscimento: il Leone d'Oro alla Carriera.

Ponyo sulla scogliera

Il Miyazaki che non ti aspetti. Nel 2008, dopo aver supervisionato vari altri progetti e diretto tre cortometraggi per il Museo Ghibli, Hayao torna alla regia di un lungometraggio cinematografico con Ponyo sulla scogliera, ispirato al libro illustrato Iya Iya En realizzato da Rieko Nakagawa (testi) e Yuriko Yamawaki (disegni). La storia è volutamente infantile, una favola coloratissima e densa di morali dalla presa facile, e narra l'avventura fuori dall'acqua di Brunilde, una ragazzina-pesce che fa conoscenza con Sosuke, un bambino umano. Tra i due si sviluppan dapprima amicizia e poi affetto, tanto che Brunilde (nel frattempo ribattezzata Ponyo dal ragazzo) desidera diventare umana, nonostante il parere del padre, lo scienziato Fujimoto, arrivando a causare numerosi guai a causa della sua magia... Il film rappresenta l'ennesima sortita di un'opera del Maestro al Festival di Venezia, e si è temuto potesse essere il suo ultimo film da regista.

Si alza il vento

Si alza il vento... e cala il sipario sulla carriera da regista di Miyazaki, a quanto pare. A più di cinque anni di distanza da Ponyo Hayao Miyazaki ci consegna il suo testamento artistico con Kaze Tachinu, straordinario capolavoro (auto)biografico che prende le mosse dal suo manga, a sua volta ispirato alla figura di Jirō Horikoshi così come è narrata nell'omonimo romanzo di Tatsuo Hori. Il film, che in autunno arriverà anche nel nostro paese, narra la straordinaria vita (nella quale, in un certo qual modo, Miyazaki stesso si rispecchia) dell'ingegnere aeronautico Jirō Horikoshi, ideatore, tra le altre cose, del leggendario aeroplano ZERO usato dai kamikaze giapponesi nella Seconda Guerra Mondiale. Il film, denso di metafore anche piuttosto pesanti, è un ritratto inclemente di come il genio debba piegarsi all'industria, l'amore alla morte e l'estro conviva coi vizi di un uomo perfettamente calato nel suo tempo ma, allo stesso modo, un po' fuori dal mondo. Se davvero sarà questo l'ultimo film del Maestro non possiamo, ad ogni modo, lamentarci.

Altre opere

E l'elenco potrebbe continuare. Come tutti i grandi artisti, Hayao Miyazaki è continuamente ispirato dal lavoro altrui. In Laputa ci sono, ad esempio, dei riferimenti a I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, mentre il corto Sora iro no tane (visionabile presso il Museo Ghibli) è ispirato all'omonimo libro firmato da Reiko Nakagawa e Yuriko Yamawaki. Da annoverare, inoltre, tre film “mancati” dal Maestro, come I Racconti di Terramare e Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento, tratti l'uno dal ciclo fantasy di Earthsea ad opera di Ursula K. Le Guin e l'altro dal noto racconto The Borrowers (I Rubacchiotti) dell'inglese Mary Norton. Il primo era un sogno del cineasta già dagli anni '80, ma il progetto ha preso forma solo nel 2006, quando però a realizzarlo fu chiamato il figlio di Hayao, Goro, alla sua prima prova nel lungometraggio. Il secondo, invece, vede la sceneggiatura di Miyazaki ma al tempo della sua realizzazione Hayao non si sentiva, a quanto pare, abbastanza in forze per curarne la realizzazione effettiva, lasciata così a Hiromasa Yonebayashi. Storia simile è accaduta per La collina dei papaveri, nel 2011, diretto da Goro sotto sceneggiatura e consigli del padre.

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