Speciale L'ora nera

I realizzatori di L'ora nera ci raccontano com'è nato quest'originale horror fantascientifico

Speciale L'ora nera
Articolo a cura di

Benvenuti a Mosca! L'ora nera, nuovo action thriller in uscita il 20 gennaio nelle sale italiane, è la storia di cinque giovani che si ritrovano a Mosca e che cercano di sopravvivere dopo un devastante attacco da parte degli alieni. Il thriller in 3D mette in evidenza la bellezza di Mosca, assieme a degli effetti speciali impressionanti, grazie all'apporto del visionario realizzatore Timur Bekmambetov (Wanted - scegli il tuo destino, I guardiani della notte) e del regista Chris Gorak (Right At Your Door). 
Arrivati nel bel mezzo di una strana tempesta luminosa, i giovani imprenditori della new economy Sean (Emile Hirsch) e Ben (Max Minghella) atterrano nella capitale russa per inseguire i loro sogni economici in questo centro internazionale pieno di soldi, ma anche di spietati uomini d'affari. Le viaggiatrici Natalie (Olivia Thirlby) e Anne (Rachael Taylor), giunte a Mosca per via di una sosta non prevista nel loro viaggio verso il Nepal, cercano invece di sfruttare l'occasione per divertirsi in una delle capitali notturne del mondo. Queste due coppie di migliori amici si incontrano tra i fasti e il glamour del nightclub Zvezda, il locale di tendenza per gli stranieri e le bellezze di Mosca, e trovano anche il giovane Skylar (Joel Kinnaman), l'uomo d'affari svedese che ha imbrogliato Sean e Ben. Il club preferito dai giovani viaggiatori, dalle supermodelle e dall'elite economica che si trova a Mosca diventa rapidamente un luogo spaventoso, quando gli alieni invadono la Terra e tutto scivola nell'oscurità... 

L'ora nera ha avuto origine da un'idea che ritornava spesso nelle discussioni tra il produttore Tom Jacobson e il produttore esecutivo Monnie Wills. "Circa cinque anni fa, parlavamo di cosa significherebbe sopravvivere dopo un'apocalisse aliena e una sconfitta dell'umanità", spiega Jacobson. "Cosa accadrebbe il giorno dopo Independence Day?  Eravamo interessati a una storia che si concentrasse solo sui personaggi. Dove si trovano? Amo le storie sull'umanità e la fantascienza, con temi classici come le persone comuni che si ritrovano in circostanze straordinarie. Cosa succederebbe se venissimo attaccati, conquistati e occupati? L'idea è nata così". 
"Mi piaceva anche il concetto delle persone che non si arrendono in un territorio occupato, come nei film sulla resistenza francese", aggiunge Jacobson. "Quindi, abbiamo preso ispirazione dalle magnifiche pellicole sulla seconda guerra mondiale, solo che invece delle linee tedesche, ci troviamo dietro le linee nemiche di un'occupazione aliena. Questo genere permette di esplorare l'eroismo e il modo in cui ci comportiamo quando veniamo messi alla prova. Al cinema, la migliore fantascienza può approfondire questi temi e risultare un ottimo intrattenimento per il pubblico". 
Jacobson si è rivolto al suo vecchio amico Leslie Bohem, e al suo giovane collega di sceneggiature M.T. Ahern per rimpolpare questi concetti. "Loro hanno preso questa idea base, hanno inventato la storia e dato vita al titolo L'ora buia", rivela Jacobson. "Poi, ci siamo evoluti in tante direzioni diverse. Les e Megan hanno scritto una storia magnifica sulla sopravvivenza umana, che ho venduto alla New Regency, per poi decidere di aggiungere un elemento sorprendente e unico. Grazie a questi racconti di fantascienza o di guerra, abbiamo visto tutto il possibile, quindi volevo inserire un tocco originale". 
 "A quel punto, è stata presa una decisione importante. Dalla prima pagina, lo avremmo ambientato a Mosca", rivela Jacobson. "E' stata un'idea che ha cambiato tutto, chi erano i personaggi e perché si trovavano a Mosca. Loro sono arrivati in questa città eccitante di cui tutti parlano, ma che quasi nessuno, in particolare gli americani, ha mai visto di persona. Mosca sembrava il posto in cui dei giovani potessero vivere un'avventura", dichiara Jacobson. "Eravamo tutti eccitati di descrivere questo gruppo di persone, stranieri in terra straniera, e quando arrivano gli alieni, tutto diventa ancora più anomalo". 
Lo sceneggiatore Jon Spaihts ha iniziato a lavorare a una nuova versione della storia, ambientata a Mosca, mentre il regista che vive in quella città, Timur Bekmambetov, e che ha diretto i grandi successi internazionali Wanted - Scegli il tuo destino e I guardiani della notte, è entrato nel progetto come produttore. "Lavorare con Timur Bekmambetov è stato molto eccitante, perché lui amava la fantascienza e gli elementi visivi presenti nella pellicola", sostiene Jacobson. "Inoltre, Timur sa perfettamente come si gira un film a Mosca". 
L'innovativo regista era felice di partecipare come produttore. "Per me, produrre è praticamente lo stesso che girare. Quando ti stai occupando della regia, non stai girando, non stai recitando o vestendo gli attori... ti stai occupando della regia", spiega Bekmambetov. "Il produttore si occupa di gestire tante cose - le persone e le aspettative - quindi per me produrre significa avere il film nella mia testa e trovare le persone giuste per realizzarlo. E' quasi la stessa cosa. Non stai urlando azione sul set, ma devi comunque trovare la strategia e la gente adatta". 
"Originariamente, circa quattro anni fa, il film era ambientato in una cittadina americana. La prima volta che ho parlato con Tom Jacobson, gli ho detto ‘possiamo spostarlo a Mosca?'. Non appena cambi il punto di vista, diventa immediatamente un progetto interessante. King Kong a Mosca rappresenta un evento, mentre a New York non fa effetto, perché è già stato realizzato", commenta Bekmambetov. "È affascinante per lo spettatore trovarsi qui, considerando che a Mosca non vengono girati tanti film occidentali e questo rendeva subito cool il progetto".

"Mosca rappresenta un ambiente unico e molto interessante visivamente, perché è inconsueta. Non è bella come Parigi o grande come Manhattan, ma possiede un aspetto e una luce caratteristici. Se trasferisci qualsiasi storia convenzionale a Mosca, diventa immediatamente interessante", prosegue Bekmambetov. "Seconda cosa, la cultura e la storia del cinema russo è diversa, tanto da influenzare anche i film realizzati nel nostro Paese. Il pubblico lo apprezzerà e avvertirà qualcosa di nuovo. La formula di un progetto di successo è fatta di una storia in cui riconoscersi, ma ambientata in un mondo unico. Se hai una bella storia e puoi girarla a Mosca, allora hai una pellicola interessante, come avvenuto per District 9 a Johannesburg, in Sudafrica".
"La location è stata fondamentale per la narrazione", aggiunge Jacobson. "Visivamente, Mosca ha un potere e una forza architettonica che volevamo cogliere, così la osserviamo dal punto di vista di uno straniero. Mosca si è conquistata la reputazione di essere un posto scatenato, con una fantastica vita notturna e molti soldi che girano. Desideravamo anche cogliere la sensazione di un nuovo, selvaggio West. L'eccitazione, il glamour, il rumore, la musica e il dinamismo della città, per poi sottolineare il contrasto con il silenzio dopo la caduta".  
"Timur possiede un'immaginazione e una visione notevoli, ma si è anche attorniato di un fantastico gruppo di persone che lavorano con lui nella società Bazelev, che ha realizzato tanti effetti visivi per noi. Abbiamo iniziato presto con lo sviluppo visivo e loro hanno dato vita a tanti concept art e animatics - o pre-viz - di elementi fondamentali", spiega Jacobson. "La pellicola è nata da un'idea, per poi diventare la visualizzazione e la realizzazione di questa idea. Così, la squadra di effetti visivi di Timur a Mosca ha iniziato a lavorare quasi due anni e mezzo prima delle riprese e ha generato tante immagini che hanno dato un senso alla pellicola". 
"Loro hanno creato gli schizzi iniziali degli alieni e la visione generale di una Mosca senza popolazione, un elemento fondamentale, visto che dovevamo prendere un'enorme città di 14 milioni di persone e svuotarla", aggiunge Jacobson. "Nel corso della pellicola, i personaggi scoprono che gli alieni stanno facendo qualcosa, quindi abbiamo dato vita ai progetti di queste torri aliene. I primi concept art hanno rappresentato una grande opportunità per il regista, che ha iniziato a occuparsi di questo aspetto fin dalle prime fasi del progetto". 

Un anno prima dell'inizio delle riprese è stato assunto il regista Chris Gorak. "Ero eccitato di lavorare con Chris, perché avevo amato la sua pellicola Right At Your Door, che ritenevo essere autentica, sincera, spaventosa, credibile e con degli attori magnifici, mentre la storia veniva narrata in maniera convincente", rivela Jacobson.   
"Chris ha letto la nostra sceneggiatura, era interessato e tutto quello che ha detto sembrava corretto, in particolare su alcuni aspetti della narrazione, come il modo in cui i personaggi si spostano durante la storia. Chris sentiva che il processo di comprensione fosse molto importante... quello che apprendono sugli alieni e sulle circostanze legate agli eventi suscita l'emozione della storia. La nostra finestra per osservare la vicenda è data dai personaggi. Il punto di vista narrativo della pellicola è seguirli, mentre cercano di capire cosa sta avvenendo", spiega Jacobson.
"L'ora nera permette a Chris di creare qualcosa di interessante, perché lui parte dai personaggi", concorda Wills. "Ha passato tanto tempo pensandoci e lavorando con gli attori sulle loro esperienze... cosa significa stare a Mosca e creare questi personaggi. Inoltre, Chris ha una formazione di scenografo e art director, quindi è riuscito a mettere in scena il film non solo con l'intenzione di sfruttare bene Mosca, ma anche per inserire i personaggi in mezzo a una città post-apocalittica molto credibile". 
"Quando mi sento molto a mio agio con gli aspetti visivi della realizzazione di un film, posso concentrarmi sulla sceneggiatura, i personaggi e il modo migliore di raccontare la storia giusta, perché il resto fa parte della mia natura", rivela Gorak. "Ma Mosca è stato uno degli elementi più eccitanti. Per prima cosa, c'erano gli alieni e il modo in cui interagivano con il nostro mondo, ma subito dopo arrivava Mosca come location. La città ha aggiunto una personalità alla pellicola che risulta ineguagliabile". 
"Storicamente, Mosca rappresenta una cultura a se stante e si trova in una zona dell'Europa che è una sorta di ultima frontiera. Noi desideravamo portare il gruppo di viaggiatori in un luogo in cui non si sentono a loro agio. Mosca è perfetta, oltre a offrire una grande ricchezza di ambienti interessanti", sostiene Gorak. "Inoltre, il russo rappresenta una lingua straniera per tutti nel film. Mosca è la terra delle opportunità per un giovane occidentale, ma loro non riescono neanche a leggere un cartello stradale, perché è scritto in cirillico e quindi non sanno in che direzione andare. E' il classico caso di un pesce fuor d'acqua".
"Ci sono stati tanti film sulle invasioni aliene e Mosca forniva un lato originale all'idea. Non ci sono mai stato e ora la sto distruggendo", ironizza Gorak. "Ero veramente eccitato di esplorare la città e di trovare tutte queste location leggendarie, lavorare con la mia squadra e costruire una versione di Mosca mai vista prima".

"Per Chris, era molto importante effettuare un viaggio come realizzatore mentre preparava la pellicola, per conoscere la città e scegliere i posti che, a suo avviso, avevano il potere di influenzare i personaggi, che si sarebbero ritrovati di fronte a qualcosa di imponente e magnifico. La speranza è che questo avrà un impatto sul pubblico", aggiunge Jacobson. 
"Quando svolgevamo delle ricerche per le location, la troupe russa non era entusiasta di girare in tutti i luoghi famosi, che non ho mai visto in un film americano. Per loro, inquadrare la Piazza rossa è come girare alla Statua della Libertà, a Times Square o all'insegna di Hollywood. Ma io desideravo tutte le inquadrature da cartolina e che i personaggi e la storia fossero presenti nella cartolina. Volevo la Piazza rossa, il Ponte del Patriarca, la Chiesa di Cristo... tutta questa celebre architettura russa. La complessità di Mosca la rende ricca e vibrante. E' stato incredibile apprendere la sua storia durante le riprese e sapevo che avrebbe aggiunto qualcosa che la stragrande maggioranza del pubblico non vivrà mai di persona, figuriamoci in una pellicola su un'invasione aliena". 
Jacobson aggiunge che "Chris ha un occhio e una visione fantastici. La sua abilità visiva era un bonus incredibile che si nota nella pellicola, in particolare nelle location. Quando siamo arrivati a Mosca, ci siamo accorti che è simile a ogni altra grande città internazionale - Roma, Parigi, Londra, New York. Insomma, è difficile girarvi, perché è enorme e ha delle regole rigide. Chris ha messo alla prova la troupe perché voleva girare una pellicola internazionale in maniera narrativa, inserendo i personaggi e la storia in questi sfondi per farla sembrare reale. Lui voleva riprendere Mosca come non era mai stato fatto prima".  
L'energia del regista ha aiutato a mantenere in piedi queste riprese complicate. "Chris Gorak non si è mai fermato da quando è atterrato a Mosca", ricorda Wills. "Nessuno nella nostra troupe lavora più duramente di lui e questa leadership del regista ha incoraggiato il resto della troupe a dare il meglio. Avevamo un tempo limitato per rimanere in queste location e molte cose che volevamo ottenere, per cui ogni secondo era importante. Il regista che dirige l'impresa fa la differenza". 
Gorak era particolarmente attirato dalla visione unica della fantascienza nella storia. "I contenuti erano molto interessanti. Essendo un appassionato del cinema di fantascienza, quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura sono rimasto intrigato dall'idea dell'apocalisse, ma soprattutto di quello che sono gli alieni", confessa Gorak. "Ero attirato dalla loro natura invisibile e dal concetto di come manipolano l'elettricità presente nell'ambiente. Per me, il modo di mostrarli al cinema rappresentava una grande sfida". 

"La natura mortale di questi alieni deriva dal fatto che sono per lo più invisibili. Quando colpiscono lo fanno in maniera immediata, mortale e irreversibile. L'idea geniale è che sono delle creature fatte di elettricità, come scoprono i personaggi lungo il loro percorso", sostiene Jacobson. "Sebbene ci trovassimo nel campo della fantascienza, volevamo rendere il film credibile. Così, abbiamo passato tanto tempo, soprattutto quando è arrivato Chris Gorak, a descrivere bene l'aspetto scientifico. Sono delle creature con una combinazione di meccanico ed elettromagnetico, e il loro sangue è fatto di elettricità. Sono in grado di generare uno scudo che li rende invisibili e che può essere sia un'arma offensiva che difensiva". 
Dopo essersi nascosti durante l'attacco iniziale, i personaggi principali emergono e iniziano a cercare altri sopravvissuti. "Le creature hanno riportato tutto il pianeta all'età della pietra. Non c'è elettricità, nessun telefono funziona, nulla... è il medioevo. I personaggi non sanno cosa sia avvenuto", sostiene Jacobson.
I sopravvissuti viaggiano attraverso una Mosca deserta per trovare aiuto, cercando di evitare il nemico. "Gli alieni hanno inviato un'onda energetica che si diffonde nell'ambiente e brucia tutto quello che conduce elettricità. E' così che cercano e vedono i loro nemici. Non sono raggi X, né infrarossi... è qualcosa di nuovo", aggiunge Gorak. 
"Ero eccitato dalla rivoluzione che questo progetto apporta al genere horror... la luce è più pericolosa del buio", spiega Gorak. "In questo tipo di pellicole, l'oscurità di solito suscita più paura, ma considerando che gli alieni sono invisibili e che fanno scattare delle luci mentre si avvicinano, questo chiarore rappresenta un segno di pericolo. Insomma, è più sicuro viaggiare di notte, evitando la luce e rimanendo nell'oscurità. E' il giorno che fa paura". 
"L'interazione degli alieni con le luci e qualsiasi strumento elettrico crea una paura originale, perché di solito la luce rappresenta la sicurezza. Invece, nel nostro film significa che il pericolo sta arrivando", sostiene Jacobson. "Quando un alieno si trova vicino alla luce, c'è uno sfarfallio, senza che ci sia una fonte di energia, perché è l'alieno stesso a generarla. I personaggi lo capiscono e intelligentemente sfruttano le lampadine, le radio, le torce o i cellulari come dei segnalatori di pericolo".

La strategia preferita dagli alieni è ridurre tutto a pezzi. "Una delle caratteristiche dei nostri nemici è che attaccano in maniera molto violenta. Gli alieni distruggono gli esseri umani annientando le loro particelle e riducendo in polvere il corpo. Si tratta di un processo violento che non è mai perfetto, tanto da non avvenire mai allo stesso modo", spiega Gorak. "E' basato sulle leggi della fisica e questo rende credibile la pellicola, facendo avvertire al pubblico un pericolo reale". 
 "Mi ricorda quello che succede al legno sbriciolato", aggiunge Jacobson. "Tutto è legato alla natura elettrica, quindi è come essere disintegrati da un fulmine. Visto che volevamo ottenere un visto censura PG-13, c'è stato un grande lavoro a livello visivo sull'intensità dell'annientamento. Volevamo fornire un senso di avventura, opposto a quello di un horror. Non puntavamo sugli effettacci, ma desideravamo una base scientifica". 
Il pubblico vede il punto di vista degli alieni quando danno la caccia ai sopravvissuti. "Nella sceneggiatura originale non c'era il punto di vista degli alieni, un elemento aggiunto da Chris Gorak. Abbiamo iniziato a capire che quando hai a che fare con qualcosa di invisibile, dobbiamo segnalare al pubblico una minaccia. Dove si trova questo essere? Fornendo il suo punto di vista, abbiamo indicato che in quel punto c'è un'intelligenza e che gli esseri umani vengono cacciati, insomma non si tratta di una coincidenza. Questi alieni non vedono il tuo calore o le tue ossa, ma le pulsazioni elettriche del tuo corpo, che partono dal cervello e si diffondono lungo la spina dorsale. Una volta avuta questa idea, tutto è andato a posto". 
Bekmambetov ha offerto una guida pratica e creativa a Gorak nella preparazione delle riprese, ma non ha passato tanto tempo sul set di Mosca quando le cineprese erano in funzione. "Ho cercato di stare lontano dal set", ammette Bekmambetov. "E' un'esperienza unica, perché non sono mai stato il produttore di un film americano. Sto cercando di proteggere Chris, di lasciargli fare il suo gioco ed essere creativo. L'ho aiutato a capire la realtà russa, assicurandomi che la pellicola risultasse veritiera per il nostro pubblico. Abbiamo passato molto tempo con gli effettisti russi per sviluppare delle previsualizzazioni e degli schizzi, mentre io fornivo il mio aiuto per dar vita alla pellicola. Come produttore, non ho mai pensato o voluto dirigerla. E' una storia su dei ragazzi americani a Mosca... E' meglio che Chris racconti la storia, perché è un ragazzo americano a Mosca".

"Timur e la sua squadra sono stati dei collaboratori fantastici durante questo processo. All'inizio, io, Tom e Monnie abbiamo incontrato Timur nella sua casa di Los Angeles e abbiamo avuto delle riunioni creative molto utili", rivela Gorak. "Timur è un realizzatore che collabora benissimo e ha aggiunto delle idee al design degli alieni, ai loro movimenti e alle attività che svolgevano, alla loro esistenza nascosta e ai pericoli che provocavano, così come al modo di proporli al pubblico". 
Gorak prosegue dicendo che "Timur aggiunge sempre qualche cosa di speciale... è bravissimo in questo, per esempio aveva tante idee su cosa fosse il nemico e le sue regole. Timur ama mettere in discussione la mitologia della fantascienza. Cosa sono questi alieni, come sono fatti e cosa desiderano? Abbiamo discusso molto a riguardo, tanto da dar vita a delle cose interessanti, come le lampadine che emettono luce intermittente per indicare un pericolo. Questi momenti aggiunti da Timur potrebbero diventare delle immagini classiche". 
Jacobson aggiunge che "E' una combinazione ottima, perché Chris da' vita a una realtà molto concreta in cui si muovono i personaggi, mentre Timur fornisce un grande spettacolo. Senza dubbio, produrre questo film a Mosca ci ha aiutato molto. Il lavoro di Timur aggiunge dinamismo e immaginazione a questa visione originale".

Durante lo sviluppo de L'ora buia è uscito il rivoluzionario film di James Cameron in 3D Avatar, che ha ottenuto un incredibile successo di critica e di pubblico. "Originariamente, L'ora buia doveva essere una pellicola 2D, ma quando è uscito Avatar, gli studios hanno iniziato a riflettere su quali film potessero essere trasformati in 3D. Nella primavera del 2010 abbiamo girato dei test in 3D a Los Angeles per vedere se poteva funzionare con quello che avevamo in mente. Onestamente, io non ero convinto, perché da tanto tempo avevo un film diverso nella mia testa. Dopo aver giocato con l'attrezzatura 3D, montato quel test notturno, sistemato in postproduzione con alcuni effetti visivi e proiettato sullo schermo... ho cambiato idea", ammette Gorak. 
 "Passare al 3D è stata una scelta ambiziosa, perché costa di più", aggiunge Bekmambetov. "E' stata una decisione coraggiosa girare il film in 3D invece di convertirlo in seguito, tanto che ci ha costretto a cambiare tutto il programma di riprese e a rivedere ogni inquadratura. La coreografia delle inquadrature 3D è completamente diversa da un film in 2D. Siamo all'inizio dell'esistenza del 3D, che non ha ancora sviluppato una lingua completa. Ogni nuovo titolo in 3D permette di fare un passo in avanti a questo scopo. Noi dobbiamo imparare come lavorarci, ma anche a insegnare al pubblico come consumarlo, perché è decisamente diverso. Comunque, è stato bello poter avere questi nuovi giocattoli e capire come funzionano". 
"Abbiamo deciso di girare in 3D per catturare l'ambiente di questa città incredibile e gli stessi alieni, il modo in cui si comportano e attaccano. Abbiamo pensato che la natura elettrica degli alieni sarebbe apparsa magnificamente in 3D. Per noi, Mosca rappresenta la nuova Pandora. Essere il primo film girato in 3D qui è una grande opportunità e non vogliamo sprecarla", afferma Gorak. 
"Quando si gira un film in 3D, è naturale offrire un'esperienza che non si sarebbe potuta avere con il 2D, altrimenti quale sarebbe lo scopo?", domanda Wills. "La possibilità di lanciare le ceneri verso il pubblico era qualcosa che abbiamo stabilito fin dall'inizio e che doveva diventare parte integrante dell'esperienza 3D". 
"Girare in 3D è come una droga. Mi piace chiamarla Immersione dinamica innovativa o IDI. Non si tratta di tre dimensioni, ma di quattro, cinque o sei. E' un'alta definizione con gli steroidi quando ti ritrovi nell'ambiente descritto dal film, che assume una forma diversa per gli spettatori. L'obiettivo è prendere i personaggi e portarli in grembo al pubblico, così come fare lo stesso con gli spettatori per farli entrare nell'ambiente", rivela Gorak. 
"Il film sarà un viaggio emozionante ed eccitante. Una volta che i personaggi escono dal loro rifugio e cercano di attraversare la città, non c'è un attimo di sosta. Chris e il nostro direttore della fotografia Scott Kevan hanno pensato a delle inquadrature con una grande profondità dietro ai personaggi, in modo da fornire la sensazione di stare lì con loro", come descrive Jacobson. "E' naturale che questo film sia in 3D, perché la storia contiene avventura e viaggi, degli elementi perfetti per il 3D. Inoltre, stiamo cercando di girare in maniera naturalistica, cosa che non è stata fatta molto con il 3D. Abbiamo visto imponenti fantasy, pellicole per famiglie e adattamenti di videogiochi in 3D, ma non un'avventura concreta con questa tecnologia". 
Poco prima dell'inizio delle riprese, l'acclamato supervisore agli effetti visivi Stefen Fangmeier è entrato a far parte della squadra creativa. "Timur è stato fondamentale per sviluppare alcune idee iniziali, come i movimenti elettrici degli alieni, il fatto che illuminavano le cose intorno a loro, l'attacco e alcune delle luci che sprigionano. Ma quando si è trattato di passare al lato concreto, Stefen è stato fondamentale nell'aiutarci a integrare la produzione in questi effetti visivi. E' molto importante che non si capisse che sono digitali, ma qualcosa che esiste veramente", sostiene Wills.
"Il contributo di Stefen alla pellicola è inestimabile", dichiara Gorak. "Lui ha fornito un grande livello di creatività e dettagli al film, che proviene da anni di esperienza e dalla sua attività di regista. Ci ha dato dei suggerimenti preziosi, non soltanto sul set, ma anche in postproduzione, quando abbiamo sviluppato maggiormente l'alieno e il modo in cui questi esseri si avvicinano a una cinepresa 3D". 
Jacobson dice che "Stefen ha aiutato a inserire questi effetti visivi nella pellicola, per ottenere la realtà che desideravamo. Questo avviene in un mondo concreto, ma doveva anche avere degli spazi imponenti e un senso di meraviglia. Noi desideravamo dare l'impressione che tutto questo stesse accadendo veramente. Ogni cosa che riguarda gli alieni, come l'azione, le torri e il modo in cui atterrano, rappresenta uno spettacolo che avviene in un mondo reale". 
"Quando abbiamo iniziato a lavorare con Timur, lui era attorniato da una squadra di talento alla Bazelev, diretta dal supervisore agli effetti visivi Dmitry Tokoyako, che era a capo di tutto, fino a quando non è arrivato Stefen Fangmeier e insieme hanno formato una coppia fantastica", aggiunge Jacobson.
"Stefen e Dmitry fanno capire bene cosa sta avvenendo", concorda Gorak. "Nel design delle creature c'è una natura sottile, considerando che non riveliamo tutto fin dall'inizio. Lo facciamo con calma, mostrandoli e facendo vedere come i nostri eroi iniziano a conoscerli. Una volta che comprendono come è fatto l'alieno, possono contrattaccare. Il nostro viaggio ci porta a capirli, grazie al modo in cui Stefen e la sua squadra hanno colto questo aspetto e hanno mantenuto a lungo il mistero".   
"Il 3D aiuta a creare dei set epici per una storia intima. L'aspetto importante è il rapporto tra le persone, è questo che rende emozionante la pellicola", rivela Bekmambetov. "Ma le dimensioni sono importanti, così come gli sfondi. Il 3D rende tutto unico, un'esperienza che ti fa sentire dentro al film. Spero che questa pellicola fornirà al pubblico la possibilità di capire quello che accade quando avviene un disastro immenso. E' il primo film in 3D che mostra il nostro mondo distrutto".
Girare in 3D rende fondamentale il lavoro degli attori. "E' molto importante essere in sintonia con questi personaggi, perché in una pellicola in 3D non puoi fare uno stacco di montaggio e puntare l'attenzione su qualcosa in particolare, ma devi lasciare lo spettatore con i personaggi. Per fortuna, avevamo degli ottimi attori". 
"Il pubblico moderno desidera qualcosa che non ha mai visto prima, ma non sarà interessato se non avverte un legame con i personaggi che vivono questa esperienza", sostiene Wills. "Per noi, era fondamentale collegare il viaggio dei personaggi con il pubblico e poi far sì che l'esperienza che stanno vivendo con gli alieni, gli effetti visivi e il 3D siano solo un'aggiunta, senza che tutto questo prenda il sopravvento".

Che voto dai a: L'ora nera

Media Voto Utenti
Voti: 17
5.5
nd