Kaiju fantastici e dove trovarli: Godzilla e i mitici mostri giapponesi

Quanti sono, da dove provengono e quali sono i loro poteri: viaggio “al centro” di alcune delle creature più amate della Toho Company.

Kaiju fantastici e dove trovarli: Godzilla e i mitici mostri giapponesi
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Un tempo i mostri venivano creati con intenzioni nobili. Nell'oriente dell'era atomica, soprattutto nel Giappone degli anni '40, la paura del nucleare dominava l'evoluzione sociale, modificando attivamente il pensiero popolare e politico sull'utilizzo pratico della fissione e delle sue derive tecnologiche, come la bomba atomica. Il Sol Levante ha pagato a caro prezzo l'alleanza con i crudeli nazisti di Hitler e la formazione dell'Asse Tripartito, subendo dopo Pearl Harbor la furia nucleare americana, unica nazione al mondo ad aver sperimentato sulla propria pelle la forza radioattiva di quarantuno chilotoni di incoscienza umana.
Nonostante le gravi perdite e la totale devastazione, questo non ha impedito al Giappone di utilizzare massicciamente l'energia nucleare, sfruttata persino dopo il Disastro di Fukushima, ma agli inizi degli anni '50 la paura dell'atomica era ancora molto forte nella popolazione dell'arcipelago.
In quanto energia, era certamente quantificabile, ma incanalando in senso artistico e creativo questo terrore, quasi una sensazione di impotenza totalizzante, Ishiro Honda e la Toho pensarono di personificare in senso mostruoso questa psicosi, creando il capostipite dei cosiddetti Kaiju: Godzilla.

Intento di genere

Il termine Kaiju - lo saprete senz'altro - è un'espressione coniata appositamente dai giapponesi per descrivere tutte le creature cinematografiche nate nel Periodo Showa, che continuano ancora oggi ad appassionare. Letteralmente, significa "bestia strana", liberamente traducibile in mostro, inteso come essere impossibile da identificare, dall'aspettato spaventoso, inquietante e sinistro. Particolarità dei Kaiju è però questa: essere strettamente connessi alle radiazioni nucleari, che oltre ad averli modificati geneticamente e resi più grandi e forti, fungono anche da nutrimento per il loro organismo, che riesce a immagazzinarle e a sfruttare in combattimento come arma.
Nella sua fantasia e creatività, Honda ha preso questa sorta di anatema nazionale e l'ha reso carne e sangue, devastazione e istinto predatorio, dando vita a un genere del tutto nuovo, un filone nel quale si radicano oggi i disaster movie e i monster movie.
Un intento nobile, dicevamo, che voleva al contempo fungere da aspra critica al letargo della ragione umana, colpevole dell'atomica e delle sue conseguenze, e inventare da zero qualcosa di completamente diverso che riuscisse a sorprendere, a far riflettere - nella sua narrativa di genere.

"Il sonno della ragione genera mostri", dipingeva Goya, e traslando sulla tela cinematografica questo titolo tanto emblematico quanto ricco di svariate letture, il regista del primo Godzilla riuscì a dare senso, corpo e contenuto al concetto di intorpidimento della coscienza e del raziocinio, sguinzagliando sul grande schermo una delle creature più feroci e devastanti che la storia del cinema ricordi.
La forza della critica si è poi persa nel corso dei successivi trenta film (forse in Shin Godzilla si ritrova qualcosa), cambiando anzi radicalmente nell'ultimo Godzilla: King of the Monsters, rilettura occidentale della guerra senza quartiere tra Kaiju, dove è proprio l'ambientalismo il tema portante della storia.

Di sostegno sì, ma scricchiolante, certo non così elegante come il sottotesto di Honda, che ancora oggi rimpiangiamo esattamente come la critica alla società moderna di George A. Romero e dei suoi Zombie. Il genere però cambia e ha molte sfaccettature, e a dire il vero non sempre è necessario affondare i denti in una problematica-elefante comportandosi da topolini, tentando di spaventare dal basso una creatura tematica più grande. Spesso basta lo spettacolo confezionato a dovere, come poi ci insegna George Miller con il suo Mad Max: Fury Road, dove la deriva sociale è vero e proprio pretesto strutturale a un corsa sfrenata verso la libertà.

Andando oltre questo specifico aspetto della nascita dei Kaiju, dunque, abbiamo tra le mani dei mostri alti decine e decine di metri, dalle sembianze animalesche (rettili e insettoidi soprattutto: devono spaventare e ripugnare), che non si curano dell'uomo "ma guardano e passano", come dei novelli Dante in questo Inferno che è il mondo.
In realtà agiscono, più che guardare, perché radono al suolo ogni città che incontrano, ma è più una fattore consequenziale al loro combattersi, che è poi la base del loro DNA cinematografico: scontrarsi, farsi la guerra e distruggere nel mentre ogni cosa, infischiandosene delle ripercussioni. E di Kaiju ne esistono molti, anche se i più importanti - e i più amati - oltre a Godzilla sono Mothra, Rodan e King Ghidorah (ma anche Angilas, Biollante, Destoroyah).

La Trinità Kaiju

Chi sono Mothra, Rodan e Ghidorah? Al pari di Godzilla, ma nettamente più consapevole, Mothra è un personaggio eroico, che appare nei momenti di bisogno e aiuta film dopo film a contrastare una minaccia dopo l'altra. È anche una dei kaiju che vanta il più alto numero di apparizioni nei trenta film prodotti finora. Nel suo farfallesco fascino, questo kaiju rappresenta la bellezza e la ragione femminile in un mondo dominato da mostri di natura maschile: si rivela infatti accomodante e, per di più, umana e con una grande capacità comunicativa. È spesso accompagnata da due sacerdotesse, che ne elevano in sostanza la figura divina, ponendola quasi al di sopra degli altri mostri, come una vera e propria regalità religiosa, un po' la voce della coscienza dei kaiju.
Esattamente come per tutti i mostri della cultura cinematografica giapponese, anche Mothra ha subito nel corso del tempo dei rimaneggiamenti concettuali, mutatis mutandis a seconda delle esigenze di botteghino o narrative, mantenendo però sempre intatto quel suo fascino celestiale e mistico, anche nel King of the Monsters di Michael Dougherty.

Al contrario, Rodan è legato alla sua natura preistorica di pteranodonte, tra l'altro suo nome originale cambiato poi appunto in Rodan, così da non fare confusione con l'elemento Radon. IGN America l'ha inserito al sesto posto della classifica dei migliori mostri del cinema giapponese di sempre, mentre per molti fan è uno dei kaiju più intriganti e forse peggio sfruttati del franchise di Godzilla.
Innanzitutto perché appare in circa dieci film dell'intera serie (escluso King of the Monsters), poi perché i suoi straordinari poteri sono sempre stati mostrati un po' sottotono rispetto ai raggi nucleari di Godzilla o anche alle tempeste di Ghidorah, sui cui torneremo più avanti.

Guardando sempre all'Era Showa, considerata la prima tranche narrativa dei kaiju, Rodan è uno dei mostri più curiosi. Nasce come amante di un'esemplare femmina della sua specie, risvegliatasi insieme a lui per girovagare intorno al mondo e distruggere (a volte inconsapevolmente) diverse città del mondo. Poetica la sua prima dipartita, avvolto dalla lava del Monte Aso, abbracciato alla sua adorata, incapace di lasciarla morire da sola e di vivere senza di lei.

A differenza di Godzilla, la concezione di Rodan è basata sull'incarnazione del pericolo rosso, dell'Unione Sovietica, tanto che (nonostante il bianco e nero dell'epoca) la creatura è descritta come di un colore rosso accesso e in uno dei suoi film distrugge Mosca, come a profetizzare un'implosione salvifica del comunismo. Subisce anche lui molte trasformazioni concettuali, anche se i suoi poteri restano più o meno gli stessi: resistente al raggio nucleare di Godzilla, capace di raggiungere velocità supersoniche e creare degli spostamenti d'aria talmente devastanti da poter radere al suolo una sola città con un battito d'ali.

Rispetto a Godzilla e King Ghidorah però, Rodan è sempre stato trattato come il "più debole", sfigurando il più delle volte negli scontri. In King of the Monsters non cambia, anche se la resa visiva e l'utilizzo dei suoi poteri sono davvero strabilianti, nonostante sfigurino ancora una volta dinanzi ai due Predatori Alpha, tanto da scegliere la strada dell'inchino a quella della ribellione.
Arriviamo infine a King Ghidorah, che già nel nome contiene la sua natura regale, di grande maestà dei Kaiju, più grande, pericoloso e imponente anche di Godzilla. Con lui, Rodan e Mothra non condivide però la natura terrestre e radioattiva, dato che "Colui che è molti" (traduzione del nome) proviene dalle stelle, almeno nelle intenzioni iniziali del suo creatore, Eiji Tsuburaja. Da Venere, per l'esattezza, il pianeta d'oro che dà infatti il colore al mostro, che trae anche ispirazione dall'Idra di Lerna (anche se in origine doveva avere 7-8 teste) e da un altro famoso drago della mitologia giapponese, Yamata no Orochi. Sempre nell'Era Showa, Ghidorah è stato ideato per essere la grande nemesi di Godzilla, la sua controparte aliena, tanto che viene descritto come il responsabile della distruzione di diverse civiltà del Sistema Solare in diversi millenni di esistenza, pronto a cancellare anche la Terra. Sul suo cammino trova la ferma opposizione di quella che diventerà la Trinità dei Kaiju, intesa come i rappresentanti mostri della civiltà terrestre, Motrha, Rodan e Godzilla, che mettendo da parte ogni divergenza scelgono di combattere fianco a fianco per ricacciare il potente Ghidorah tra le stelle o nell'oblio.

Il Mostro delle Stelle non è però avversario facile: la sua stazza è davvero immensa ed è capace di modificare l'atmosfera umana a seconda delle sue esigenze, creando dal nulla delle vere tempeste cariche di fulmini, incanalando proprio questa potenza elettrica per utilizzarla come arma. È anche molto agile, può contare su tre teste e su di in fattore rigenerante che ne aumenta esponenzialmente la pericolosità - ma questa è prerogativa di King of the Monsters.
È il Re della Galassia e il nemico numero 1 di Godzilla, con il quale tra l'Era Showa e quella Millennium ha avuto alcuni dei migliori scontri del cinema di mostri giapponese. E proprio come gli altri kaiju, il suo fascino resta radioso, impetuoso e immortale.

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