Jumper: guilty pleasure o grande occasione mancata?

Cos'è di preciso Jumper? Un film che si guarda ridendo o con la lacrima per quello che sarebbe potuto diventare? Scopriamolo assieme.

Jumper: guilty pleasure o grande occasione mancata?
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Un ragazzo emarginato scopre il potere di teletrasportarsi in qualsiasi luogo del mondo, in un battito di ciglia. Gli basta solo avere una foto di dove deve andare (o esserci già stato). Mentre si gode la sua vita rapinando banche senza farsi mai beccare (e, soprattutto, vedere), scopre che esiste una sorta di organizzazione che dà la caccia ai "Jumper" come lui, finisce così per allearsi con un "collega" per combattere questi cacciatori. Ascoltando una sinossi così, non vorreste correre al cinema? Il villain principale inoltre è Samuel L. Jackson.
Non mentite, se uscisse ora sareste tutti in sala con i pop-corn in mano. Jumper è però uscito nel 2008, incassando diversi milioni di dollari e al tempo stesso una quantità di pernacchie cartacee infinite, da qualsiasi critico cinematografico che abbia posato gli occhi su questo film diretto da Doug Liman. Nemmeno i soldi hanno salvato il franchise pronto a scoppiare dopo il primo capitolo, e il film è rimasto lì, a metà tra un'occasione mancata e un guilty pleasure. Quindi cos'è davvero Jumper? Scopriamolo assieme.

Riguardarlo sempre e comunque

Jumper ha una delle caratteristiche principali dei guilty pleasure: farsi riguardare anche se ci si rende conto dell'errore. Il film scorre, soprattutto a cervello spento, perché continua a dare piccoli input a livello di trama dai quali ti aspetti uno sviluppo. Che non arriverà mai. Ma è un blockbuster che sa intrattenere, ingannando lo spettatore occasionale e anche chi, forse per i motivi sbagliati, lo guarda ciclicamente perché spera che sotto sotto continui a dargli le stesse sensazioni della prima volta. Così Jumper ti incastra, se lo guardi quando ancora non hai ben chiaro cosa sia un film fatto come si deve, beh, in qualche maniera ti resta dentro, perché si aggrappa a un bisogno primario insito in tutti noi: voler essere a tutti i costi un Jumper. In questo il lavoro riesce: spiegare in maniera semplice ma precisa cosa significhi e cosa comporti "saltare" come il protagonista, fa sì che un sedicenne finito al cinema si possa decisamente immedesimare, e che ricordi sempre con piacere questo strano e imperfetto prodotto. Anche nelle successive visioni.

Hayden Christensen e i giganti vicino a lui

Probabilmente scelto sull'onda di Star Wars, il "caro" Anakin Skywalker continua a optare per un tipo di recitazione "immobile", senza mordente. Ed è il protagonista del film. Hayden Christensen purtroppo non funziona sotto nessun aspetto, mantenendo il suo David un personaggio piatto dall'inizio alla fine. Certo, la scrittura non lo aiutava, ma Hayden ci mette del suo per non riconsegnare mai allo spettatore i veri tormenti del protagonista: nessun guizzo espressivo, qualche urlo qua e là e la faccia da belloccio che, da sola, non basta a salvare baracca e burattini. Fortuna che c'è Jamie Bell, l'altro Jumper che si allea con David. Il suo Griffin è già più sfaccettato, sia nella sceneggiatura che nel volto di Bell, che lavora con quel poco che ha dandogli un minimo di dignità (tanto da avere poi un videogioco a lui dedicato). Poi però arriva Samuel L. Jackson. Sarà la sua presenza attoriale mastodontica, i capelli bianchi, il design così accattivante, ma il suo Roland è un villain che funziona, e funziona bene, nonostante sia scritto con il freno a mano tirato e con la fantasia al minimo.
Muscolare, granitico e quasi... ineluttabile, il personaggio di Jackson riesce a darci quel senso di inquietudine ogni volta che lo vediamo in scena, perché pronto a tutto pur di portare a termine la sua missione. Anche se non sappiamo bene perché.

Il non detto (male)

La più grande forza di Jumper è anche ciò che lo fa crollare su sé stesso. Il film riesce a creare una sorta di "mitologia" attorno ai Jumper, sia per quanto riguarda leggende dei "saltatori" sia per le loro nemesi: i Paladini. L'organizzazione millenaria capitanata da Samuel L. Jackson però non viene mai davvero alla luce, e non per abilità di scrittura: sembra che le parti in ombra restino tali proprio per mancanza di capacità nello spiegarle, o nel renderle allusive senza spiattellare tutto allo spettatore. Persino la motivazione che spinge i Paladini è molto fumosa, riducendosi quasi a un "diamo la caccia ai Jumper perché sì, altrimenti il film non esisterebbe nemmeno", mentre si sarebbero dovute necessariamente approfondire le "conseguenze" che i salti dei Jumper potrebbero provocare.

Dirlo e basta è solo gettare benzina sul fuoco senza avere un estintore funzionante a portata di mano. Le motivazioni "religiose" sono labili, senza un vero e proprio conflitto, eppure svelano la vera essenza bipolare del film: lancia continuamente sassi nella mente dello spettatore e poi, come se fosse automatico, nasconde sempre e comunque la mano.
Qui Jumper danza pericolosamente sulla linea fra guilty pleasure e film semplicemente brutto, perché avrebbe tutte le potenzialità per essere un blockbuster come si deve, ma scivola su ogni buccia di banana possibile, senza sfociare necessariamente nel trash che contraddistingue un vero e proprio guilty pleasure.

Occasione mancata?

Ecco che allora, parafrasando (male) Hume, possiamo dire che "il guilty pleasure è negli occhi di chi guarda", e Jumper ne è l'esempio perfetto. Un film che muta a seconda di quando e come lo si vede, che potrebbe mettere radici come fare terra bruciata attorno a sé. Una di quelle vere occasioni mancate che si tramutano in un guilty pleasure perché altrimenti non troverebbero altro posto dove morire. Nonostante avere Rachel Bilson tra gli attori principali dovrebbe bastare per volerlo rivedere sempre e comunque. Eppure continua a rimanere lì, nell'immaginario collettivo di quella metà anni 2000, magari pronto a essere riesumato per un remake/reboot, dato che di soldi, all'epoca, ne aveva fatti parecchi, e che Steven Gould, l'autore dal cui libro è tratto il film, ne ha pubblicati quattro (più uno spin-off dedicato a Griffin) sull'universo dei Jumper - dando anche vita a Impulse, serie YouTube Premium basata sul secondo capitolo della saga. Chissà che in questo mondo di serialità e universi condivisi non si ripensi anche a Jumper. Dopotutto, magari anche solo per un secondo, il film era riuscito a portarci in un posto caldo.

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