Fronte alta, viso squadrato, sguardo rude. I tratti somatici di Josh Brolin ricordano quelle star d'altri tempi del cinema hollywoodiano. Il bianco e nero, Clark Gable, le femme fatale; non è difficile immaginare Brolin protagonista di un noir di Billy Wilder o di un dramma di Hitchcock. Quell'aspetto burbero e al contempo fascinoso che lo contraddistingue lo renderebbe perfetto per quel cinema che non c'è più. Ma Josh Brolin protagonista assoluto lo è diventato del grande schermo contemporaneo, anche se non "protagonista" in senso letterale. Più volte i suoi ruoli sono stati di primo piano ma non da divo, in quanto dotato di un temperamento opposto. Rientra nella schiera degli antidivi, Josh Brolin. Schivo nell'atteggiamento pubblico, dove spesso ha lasciato trasparire una buona dose d'ironia, e piuttosto controverso in alcuni lati del carattere, come dimostrano certi guai saltuari con la giustizia. Figlio d'arte, il padre è l'attore James Brolin e la madre era Jane Cameron Agee, scomparsa a causa di un incidente stradale nel febbraio 1995. Figliastro di Barbra Streisand, terza moglie del padre, e due figli e tre matrimoni all'attivo, il più duraturo con l'attrice Diane Lane. Josh Brolin ha conosciuto da ragazzino il grande successo ma, nonostante una carriera ricca di titoli importanti, ha consolidato il proprio ruolo all'interno del panorama artistico statunitense di qualità soltanto nell'ultimo decennio. In questo articolo ripercorriamo le tappe più significative davanti alla macchina da presa di Josh Brolin.
Il successo dei Goonies
Citare Brandon Walsh alle ragazzine degli anni '90 significa ricordare loro uno dei personaggi principali del telefilm cult Beverly Hills 90210, interpretato da Jason Priestley. Per i ragazzini di metà anni '80 invece, Brandon Walsh è solo e soltanto uno: il fratello maggiore di Mickey Walsh (Sean Astin), protagonista di uno dei titoli simbolo di quella decade e di quell'immaginario ultimamente molto rappresentato fra cinema e tv (da Stranger Things al recente Ready Player One). Ed è proprio Steven Spielberg a firmare il soggetto deI Goonies, classico teen-adventure, intrattenimento senza tempo, ricordato tuttora con passione in quel lotto di film sull'amicizia pre-adolescenziale al pari di Stand By Me - Ricordo di un'estate, che all'epoca spopolava. Appena diciassettenne, Josh Brolin era il più grande di quel gruppetto di ragazzini di Goon Docks, alla disperata ricerca del tesoro del pirata Willy l'Orbo. Il successo del film di Richard Donner, sulle note di Cindy Lauper, porta alla ribalta il talento appena sbocciato del giovanissimo attore, che negli anni successivi si dedica anche al piccolo schermo comparendo in serie come 21 Jump Street e I ragazzi della prateria.
Silenzio e rinascita
Il decennio degli anni '90 e i primi anni Duemila si rivelano periodi alquanto altalenanti per Josh Brolin, caratterizzati soprattutto da una serie di partecipazioni a film non eccezionali, utili comunque a rimpolpare la sua filmografia e metterlo alla prova con cineasti del calibro di Guillermo del Toro in Mimic (1997), Paul Verhoeven in L'uomo senza ombra (2000) e Woody Allen in Melinda e Melinda (2004). In questo periodo l'impressione è che il talento di Josh Brolin non possa andare oltre un'onesta carriera da caratterista ma, come spesso accade, la svolta arriva inaspettata. Nel 2007 mette in fila un trittico di pellicole d'ottimo livello e curiosamente sono due film entrambi ambientati in Texas a regalargli l'attenzione di critica e pubblico. Nel segmento Planet Terror di Grindhouse, partecipa alla festa splatter del duo Rodriguez/Tarantino nei panni del Dottor Block e si conferma attore poliedrico e carismatico nel film dei fratelli CoenNon è un paese per vecchi, ispirato al romanzo di Cormac McCarthy e ambientato nell'afoso Texas degli anni '80. In mezzo a due interpreti di razza come Tommy Lee Jones e Javier Bardem, premiato con l'Oscar, Josh Brolin è un povero reduce di guerra alla disperata ricerca di una vita migliore, in un dramma tensivo e feroce. Gli anni di gavetta hanno affinato le sue peculiarità attoriali, volgendolo verso profili di personaggi dall'animo buono e sempliciotto o all'opposto, crudeli e spietati. In quest'ultima categoria rientra il ruolo del corrotto detective Trupo di American Gangster, biopic di Ridley Scott sul narcotrafficante Frank Lucas (Denzel Washington), e soprattutto, con sfumature psicologiche negative differenti, del consigliere municipale Dan White, autore dell'assassinio del politico e militante del movimento di liberazione omosessuale Harvey Milk (Sean Penn). Il ruolo di Dan White nel film del 2008 di Gus Van Sant, Milk, lo consacra finalmente nel novero dei migliori interpreti della sua generazione e gli permette di guadagnare la sua prima nomination all'Oscar quale miglior attore non protagonista.
Il vizio di forma di Josh
Da Milk in poi la carriera di Josh Brolin vive un'ascesa costante ma coerente al suo stile mai troppo sopra le righe. Perché se Oliver Stone lo sceglie per il ruolo da protagonista del presidente George W. Bush nel discreto W. e lo vuole nel cast del dimenticabile sequel di Wall Street, sono nuovamente i Coen a impreziosire il suo background sul grande schermo, cucendogli addosso il ruolo del bandito Tom Chaney nel libero remake de Il Grinta, film con John Wayne di fine anni '60 a sua volta tratto dall'omonimo romanzo di Charles Portis. Prima di debuttare nei cinecomic addirittura con due villain del calibro di Thanos in Avengers: Infinity War - già sperimentato con un breve cameo in Avengers: Age of Ultron - attesissimo capitolo del Marvel Cinematic Universe in programma tra poche settimane, e Cable nel sequel di Deadpool, la carriera di Josh Brolin si è nel frattempo consolidata con alcuni titoli significativi, a dimostrazione dell'affidabilità riconosciutagli da alcuni dei più grandi registi contemporanei. Fra questi ultimi rientra senza dubbio Paul Thomas Anderson, che gli regala il palcoscenico del grottesco noir Vizio di forma, splendido adattamento su grande schermo del complesso omonimo romanzo di Thomas Pynchon, nel quale Josh Brolin interpreta il ruolo che vale una carriera, quello del rude detective ‘Bigfoot', protagonista d'impareggiabili duelli dialettici con il protagonista ‘Doc' Sportello (Joaquin Phoenix). La sua propensione spiccata al thriller è ben nota, quando nel 2015 accetta di far parte del cast di Sicario, interessante dramma diretto dal cineasta canadese Denis Villeneuve, al fianco di Emily Blunt, nel ruolo di Matt Graver, che riprenderà anche nel sequel, Soldado, per la regia di Stefano Sollima. Meno evidenti, ma già palesati in passato, sono i tempi comici messi al servizio di quella grottesca ironia tanto cara ai Coen, quando recita nel film Ave, Cesare! nei panni del bizzarro Eddie Mannix, capo di produzione della Capitol Pictures nella Hollywood degli anni '50, sulle tracce del divo scomparso Baird Whitlock (George Clooney). Dramma e ironia, comicità e azione. Sempre ad alti livelli, saltando da un genere all'altro, come pochi attori sono in grado di fare con tale disinvoltura. Sempre all'avventura, la carriera di un "goonie" alla conquista di Hollywood.
Josh Brolin, dalle origini a Deadpool 2: una carriera dal lato oscuro
Da I Goonies a Deadpool 2, la prolifica carriera di Josh Brolin, antidivo onnipresente del grande schermo e futuro villain contro gli Avengers.
Fronte alta, viso squadrato, sguardo rude. I tratti somatici di Josh Brolin ricordano quelle star d'altri tempi del cinema hollywoodiano. Il bianco e nero, Clark Gable, le femme fatale; non è difficile immaginare Brolin protagonista di un noir di Billy Wilder o di un dramma di Hitchcock. Quell'aspetto burbero e al contempo fascinoso che lo contraddistingue lo renderebbe perfetto per quel cinema che non c'è più.
Ma Josh Brolin protagonista assoluto lo è diventato del grande schermo contemporaneo, anche se non "protagonista" in senso letterale. Più volte i suoi ruoli sono stati di primo piano ma non da divo, in quanto dotato di un temperamento opposto. Rientra nella schiera degli antidivi, Josh Brolin. Schivo nell'atteggiamento pubblico, dove spesso ha lasciato trasparire una buona dose d'ironia, e piuttosto controverso in alcuni lati del carattere, come dimostrano certi guai saltuari con la giustizia.
Figlio d'arte, il padre è l'attore James Brolin e la madre era Jane Cameron Agee, scomparsa a causa di un incidente stradale nel febbraio 1995. Figliastro di Barbra Streisand, terza moglie del padre, e due figli e tre matrimoni all'attivo, il più duraturo con l'attrice Diane Lane. Josh Brolin ha conosciuto da ragazzino il grande successo ma, nonostante una carriera ricca di titoli importanti, ha consolidato il proprio ruolo all'interno del panorama artistico statunitense di qualità soltanto nell'ultimo decennio. In questo articolo ripercorriamo le tappe più significative davanti alla macchina da presa di Josh Brolin.
Il successo dei Goonies
Citare Brandon Walsh alle ragazzine degli anni '90 significa ricordare loro uno dei personaggi principali del telefilm cult Beverly Hills 90210, interpretato da Jason Priestley. Per i ragazzini di metà anni '80 invece, Brandon Walsh è solo e soltanto uno: il fratello maggiore di Mickey Walsh (Sean Astin), protagonista di uno dei titoli simbolo di quella decade e di quell'immaginario ultimamente molto rappresentato fra cinema e tv (da Stranger Things al recente Ready Player One). Ed è proprio Steven Spielberg a firmare il soggetto de I Goonies, classico teen-adventure, intrattenimento senza tempo, ricordato tuttora con passione in quel lotto di film sull'amicizia pre-adolescenziale al pari di Stand By Me - Ricordo di un'estate, che all'epoca spopolava.
Appena diciassettenne, Josh Brolin era il più grande di quel gruppetto di ragazzini di Goon Docks, alla disperata ricerca del tesoro del pirata Willy l'Orbo. Il successo del film di Richard Donner, sulle note di Cindy Lauper, porta alla ribalta il talento appena sbocciato del giovanissimo attore, che negli anni successivi si dedica anche al piccolo schermo comparendo in serie come 21 Jump Street e I ragazzi della prateria.
Silenzio e rinascita
Il decennio degli anni '90 e i primi anni Duemila si rivelano periodi alquanto altalenanti per Josh Brolin, caratterizzati soprattutto da una serie di partecipazioni a film non eccezionali, utili comunque a rimpolpare la sua filmografia e metterlo alla prova con cineasti del calibro di Guillermo del Toro in Mimic (1997), Paul Verhoeven in L'uomo senza ombra (2000) e Woody Allen in Melinda e Melinda (2004).
In questo periodo l'impressione è che il talento di Josh Brolin non possa andare oltre un'onesta carriera da caratterista ma, come spesso accade, la svolta arriva inaspettata. Nel 2007 mette in fila un trittico di pellicole d'ottimo livello e curiosamente sono due film entrambi ambientati in Texas a regalargli l'attenzione di critica e pubblico. Nel segmento Planet Terror di Grindhouse, partecipa alla festa splatter del duo Rodriguez/Tarantino nei panni del Dottor Block e si conferma attore poliedrico e carismatico nel film dei fratelli Coen Non è un paese per vecchi, ispirato al romanzo di Cormac McCarthy e ambientato nell'afoso Texas degli anni '80. In mezzo a due interpreti di razza come Tommy Lee Jones e Javier Bardem, premiato con l'Oscar, Josh Brolin è un povero reduce di guerra alla disperata ricerca di una vita migliore, in un dramma tensivo e feroce.
Gli anni di gavetta hanno affinato le sue peculiarità attoriali, volgendolo verso profili di personaggi dall'animo buono e sempliciotto o all'opposto, crudeli e spietati. In quest'ultima categoria rientra il ruolo del corrotto detective Trupo di American Gangster, biopic di Ridley Scott sul narcotrafficante Frank Lucas (Denzel Washington), e soprattutto, con sfumature psicologiche negative differenti, del consigliere municipale Dan White, autore dell'assassinio del politico e militante del movimento di liberazione omosessuale Harvey Milk (Sean Penn). Il ruolo di Dan White nel film del 2008 di Gus Van Sant, Milk, lo consacra finalmente nel novero dei migliori interpreti della sua generazione e gli permette di guadagnare la sua prima nomination all'Oscar quale miglior attore non protagonista.
Il vizio di forma di Josh
Da Milk in poi la carriera di Josh Brolin vive un'ascesa costante ma coerente al suo stile mai troppo sopra le righe. Perché se Oliver Stone lo sceglie per il ruolo da protagonista del presidente George W. Bush nel discreto W. e lo vuole nel cast del dimenticabile sequel di Wall Street, sono nuovamente i Coen a impreziosire il suo background sul grande schermo, cucendogli addosso il ruolo del bandito Tom Chaney nel libero remake de Il Grinta, film con John Wayne di fine anni '60 a sua volta tratto dall'omonimo romanzo di Charles Portis. Prima di debuttare nei cinecomic addirittura con due villain del calibro di Thanos in Avengers: Infinity War - già sperimentato con un breve cameo in Avengers: Age of Ultron - attesissimo capitolo del Marvel Cinematic Universe in programma tra poche settimane, e Cable nel sequel di Deadpool, la carriera di Josh Brolin si è nel frattempo consolidata con alcuni titoli significativi, a dimostrazione dell'affidabilità riconosciutagli da alcuni dei più grandi registi contemporanei.
Fra questi ultimi rientra senza dubbio Paul Thomas Anderson, che gli regala il palcoscenico del grottesco noir Vizio di forma, splendido adattamento su grande schermo del complesso omonimo romanzo di Thomas Pynchon, nel quale Josh Brolin interpreta il ruolo che vale una carriera, quello del rude detective ‘Bigfoot', protagonista d'impareggiabili duelli dialettici con il protagonista ‘Doc' Sportello (Joaquin Phoenix). La sua propensione spiccata al thriller è ben nota, quando nel 2015 accetta di far parte del cast di Sicario, interessante dramma diretto dal cineasta canadese Denis Villeneuve, al fianco di Emily Blunt, nel ruolo di Matt Graver, che riprenderà anche nel sequel, Soldado, per la regia di Stefano Sollima.
Meno evidenti, ma già palesati in passato, sono i tempi comici messi al servizio di quella grottesca ironia tanto cara ai Coen, quando recita nel film Ave, Cesare! nei panni del bizzarro Eddie Mannix, capo di produzione della Capitol Pictures nella Hollywood degli anni '50, sulle tracce del divo scomparso Baird Whitlock (George Clooney). Dramma e ironia, comicità e azione. Sempre ad alti livelli, saltando da un genere all'altro, come pochi attori sono in grado di fare con tale disinvoltura. Sempre all'avventura, la carriera di un "goonie" alla conquista di Hollywood.
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