Joker, Aquaman e Shazam: tre film per la rinascita della DC Films

Il 2019 per la DC Films è stato l'anno della rinascita, grazie a tre film completamente diversi fra loro che però delineano un piano editoriale specifico.

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Se avessimo a disposizione una macchina del tempo per tornare nel passato (un passato neanche necessariamente troppo remoto, basterebbe il 2018) e segnalare ai nostri "noi" più giovani che la DC Films a settembre 2019 avrebbe vinto un Leone d'Oro alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, probabilmente il grasso rumore delle loro risate ci avrebbe accompagnato per tutto il viaggio di ritorno verso l'oggi.
Per quanto gli ignari "noi" del passato possano continuare a ridersela, la DC Films ha davvero vinto un primo, storico Leone d'Oro alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: merito di Joker di Todd Phillips, come di certo saprete, film molto controverso (soprattutto negli Stati Uniti) premiato dalla giuria di Lucrecia Martel con uno dei riconoscimenti più prestigiosi dell'industria cinematografica mondiale.

Del film, di quanto sia bello e dei molteplici piani di lettura che offre abbiamo parlato approfonditamente in diversi speciali, come quello su Joker e la New Hollywood, un'analisi delle tre scene principali e il tema della mimesi, senza dimenticare ovviamente la nostra recensione da Venezia, ma in questa sede vogliamo provare ad analizzare non tanto il perché di questo premio (e di quelli che, eventualmente, arriveranno nei prossimi mesi, più probabile fra tutti l'Oscar al migliore attore per Joaquin Phoenix) quanto piuttosto il come.
E quel come è rintracciabile nella nuova linea editoriale imposta da Walter Hamada, attuale boss della DC Films.


Prima i registi?

Era lo slogan tanto decantato dalla DC Films pre e con Jon Berg, primo presidente dello studio creato nel 2016 per la Warner Bros. Entertainment. Uno slogan tradottosi in nient'altro che vanagloria, perché nonostante la compagnia abbia puntato su due registi dalla forte impronta autoriale come Zack Snyder e David Ayer, nel corso del tempo ha dimostrato di non supportare mai le loro visioni.

David Ayer ha più volte specificato quanto i suoi piani originali per Suicide Squad differissero di molto rispetto al film arrivato nelle sale, mentre con Snyder gli attriti sono iniziati già ai tempi di Man of Steel, proseguiti con Batman vs Superman: Dawn of Justice (distribuito in una versione molto più breve del montaggio originale, poi riproposto nella ben più acclamata Ultimate Edition) e infine deflagrati definitivamente nel corso della produzione di Justice League, film sfortunatissimo che ha subito non solo una prima interruzione a causa del grave lutto familiare avvenuto in casa Snyder (la figlia ventenne del regista, Autumn, si è suicidata durante le riprese) ma anche i numerosi rimaneggiamenti di Joss Whedon, chiamato a rigirare gran parte del lavoro già svolto dal collega nel frattempo allontanatosi dal progetto.
Il progetto di Snyder doveva espandersi, come avrebbe dichiarato lo stesso regista una volta terminati i rapporti con la compagnia, fino a formare una pentalogia che, oltre a Man of Steel e Batman vs Superman, avrebbe incluso anche ben tre film di Justice League, con le cinque opere che, insieme, avrebbero completato l'arco narrativo di Clark Kent, Bruce Wayne e la tematica del Dio/Uomo tanto cara all'autore.

Il paradosso kafkiano che ha determinato il fallimento del cosiddetto DC Extended Universe è l'aver arruolato degli artisti per realizzare gli affreschi che desideravano realizzare, senza però avere un architetto che prima edificasse una struttura solida sulla quale dipingere.
Se da una parte i dirigenti vantavano un'impostazione editoriale incentrata sul motto "Prima i Registi", dall'altra si faceva grande attenzione (anche giustamente, per carità, il cinema del resto è anche industria) ai numeri piuttosto poveri in termini di ricezione critica e a quelli ancora più bassi - se confrontanti con le aspettative - del botteghino, e come se non bastasse entrambi gli occhi puntavano all'altra parte della barricata, dove i Marvel Studios proseguivano senza il minimo intoppo, facevano soldi a vagonate e riscontravano l'approvazione plebiscitaria della stampa specializzata: bisognava cambiare qualcosa e con Walter Hamada quel qualcosa è cambiato.


Prima i registi!

Questa volta per davvero, però: nel 2018 la DC Films smette finalmente di affannarsi inutilmente a raggiungere gli irraggiungibili rivali capitanati da Kevin Feige e decide di tenere fede alle proprie parole, dando davvero agli autori scelti quella libertà artistica millantata negli anni precedenti.
È stato possibile farlo per due motivi, principalmente: per prima cosa per merito della sopracitata alzata di bandiera bianca nella competizione col Marvel Cinematic Universe, ma soprattutto anche grazie alla cementificazione di un genere, il cinecomic, nel frattempo divenuto il più popolare a livello mondiale e quindi anche il più malleabile.

Film come Deadpool, Logan, lo stesso Il Cavaliere Oscuro a suo tempo, ma anche Winter Soldier e Spider-Man: Homecoming ci erano già arrivati, usando i contesti del cinecomic ma calandoli in tutt'altri ambiti cinematografici (la commedia volgare, il western, il thriller simbolista alla Michael Mann, il thriller politico, il teen-movie... con la Fox che addirittura voleva osare con l'horror grazie a New Mutants), e la DC Films dopo tanti errori ha fatto qualcosa di davvero ammirevole e raro nell'industria hollywoodiana: ammenda.

Con tre film come Aquaman, Shazam! e Joker, completamente diversi l'uno dall'altro e affidati alle cure di registi (James Wan, David F. Sandberg e Todd Phillips) dislocati negli angoli opposti della tavola periodica dell'industria, la compagnia ha messo a segno una tripletta da - in ordine - 1,148 miliardi di dollari, 364 milioni (una valanga per una proprietà intellettuale praticamente sconosciuta) e 306 milioni (still counting per Joker, anche se le ambizioni principali del film di Phillips erano quelle dei premi pesanti, rispettate alla grande per adesso e in attesa degli Oscar 2020). Al di là dei dati meramente d'analisi, ciò che è da lodare in questo primo anno di nuovo corso DC Films è l'incredibile varietà dei tre lungometraggi, capaci di passare da un simil sci-fi subacqueo - a metà tra i film d'avventura in stile Indiana Jones e la Materia di Britannia - a un fantasy improntato sia letteralmente che idealmente sul tipo di magia tipica di un certo filone del cinema Amblin, a un thriller psicologico che tratta la canonica origin story dei cinecomic come fosse il soggetto di un dramma degli anni '70 figlio della New Hollywood, trovando un equilibrio totalmente inedito nella storia del cinema.

La linea sembra essere stata tracciata e va verso il futuro: Birds of Prey, i sequel/reboot (più reboot che sequel, probabilmente) di Wonder Woman e Suicide Squad, il Gotham-Verse curato da Matt Reeves, che sarà inaugurato da The Batman con Robert Pattinson e dovrebbe includere Batgirl, Nightwing e chissà chi altro, il via libera allo stand-alone di Flash finalmente con un suo regista (Andy Muschietti), lo Shazam-Verse col sequel con Zachary Levi e lo spin-off su Black Adams con Dwayne Johnson, Aquaman 2 e The Trench... l'idea sembra quella di voler procedere per scompartimenti stagni, anziché a colpi di Universo Condiviso, e la mossa quest'anno si è dimostrata vincente. Quali sono dunque le vostre aspettative per il 2020 e il 2021? Discutiamone nei commenti.

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