John Wick 4: l'escalation della violenza che sublima il cinema action

John Wick 4 alza l'asticella del genere action all'interno del suo stesso film, passando da una città all'altra in un'escalation di violenza unica.

John Wick 4: l'escalation della violenza che sublima il cinema action
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Sedersi in sala e pensare di vedere qualcosa di più grande e più esagerato, quando si parla di John Wick, è sempre un'aspettativa legittima. Però arrivati alla quarta pellicola lo spettatore è ormai un po' abituato, sa cosa sta per colpirlo (o pensa di saperlo), perciò vista la qualità dei precedenti è tranquillo nel film che già si è fatto: violenza, tanta, come prima. E invece il detto si completa: più di prima. Perché John Wick 4 fa proprio quella cosa che i fan vogliono sempre ma temono non possa succedere: alza l'asticella. Della violenza, certo, ma non solo, proprio del concetto di genere action contemporaneo. Ve ne parlavamo nella nostra recensione di John Wick 4, e lo testimonia anche il fatto che John Wick 4 è già uno degli action migliori del decennio.

Lo fa in continuità con la saga, visto che "questo film è tipo John Wick" è ormai diventata un'espressione comune del parlato cinematografico. Ma quello che la pellicola di Stahelski non ti fa capire subito è che questa asticella che gronda sangue si alza dentro lo stesso film, man mano che il minutaggio avanza e che si passa da una città all'altra. Sublimando tutto il lavoro fatto in precedenza, sublimando Keanu Reeves e dando un volto e una connotazione alle città protagoniste proprio tramite le scene action, che le ricalcano. Sempre di più, sempre meglio. Sempre a bocca aperta.

Osaka e il compasso di John Wick 4

Lì per lì non te ne accorgi ma John Wick 4 ti "inganna" fin dall'inizio. Perché tutto il combattimento di Osaka è direttamente in continuità con la chiusura del terzo capitolo. Una tipologia di azione più compassata, armonica, in linea con l'idea del Giappone e dell'Oriente in generale all'interno del cinema action. Tutto è fluido, fa avanti e indietro come il mare, togli e metti la cera dai proiettili. Gli effettivi beat sono sotterranei, John cambia e riprende le stesse armi, come se stesse affinando la propria tecnica e ripetesse incessantemente le movenze, in un rapporto di reimparare l'action tra lo spettatore e il franchise di John Wick stesso.

Chad Stahelski è lì che ci accoglie nuovamente nel suo mondo alla stessa maniera in cui ci ha lasciati. Ma lo fa inserendo già in questa macro-sequenza un elemento di disturbo che punta verso l'oltre dell'action: la cecità del Caine di Donnie Yen. Il personaggio che spariglia davvero le carte e mette la pulce sul fatto che la bussola è puntata verso l'alto: una volta inseriti i campanelli per sconfiggere quattro sgherri non si può più tornare indietro. Giustamente.

Berlino e il vecchio nuovo action di John Wick

Archiviata la pratica Osaka si passa a Berlino. Che presenta subito le due anime action e storico-cinematografiche che la contraddistinguono: forte attaccamento alle tradizioni e all'ombra dei "blocchi" e proiezione stroboscopica verso il futuro. Si inizia quindi con la Ruska Roma e la tradizione bielorussa che confluisce direttamente nella tradizione bondiana della partita a poker.

Eppure c'è sempre il cieco che riconosce le carte, pronto a vedere il pokerissimo del nuovo boss da sconfiggere. Ecco che la tradizione lascia spazio all'oltre, allo scontro in discoteca dove tutto accade quasi nell'indifferenza generale, mentre l'acqua lava via ogni cosa e si può passare un'altra soglia, ma facendolo a mani nude, come se la tradizione dello scontro brutale fra due mondi pulsasse dalle ceneri di Berlino nelle nocche dell'action, che diventa lotta libera e proiezioni del corpo dentro un mondo fatto di musica sintetica e neon affilati. E si chiude strappando denti d'oro rievocando ancora Bond e un action classico e "pulito", mentre la discoteca si svuota tra le urla sovrastate dalla musica.

Parigi ha la pallottola del cuor

Parigi è tutto e il contrario di tutto. Multietnica, nervosa, vitale, mortifera. Una zattera della medusa che guarda verso la libertà, sempre guidata dal popolo. Ed è proprio a Parigi che si sublima John Wick 4, che l'azione diventa un globo nevrotico di cambiamenti continui, di stravolgimenti di fronte, di Storia e tradizione, di contaminazioni e classicità. Due volte nella polvere, due volte sull'altar.

Forse anche più di due. Chad Stahelski prende quindi ogni elemento del cinema di genere e lo fa suo, utilizzando Parigi come veicolo finale di un'escalation di azione cinematografica che ha pochi eguali. Anabasi in tutto e per tutto: dai bassifondi metropolitani alla cima della Basilica del Sacro Cuore. In mezzo purgatori infernali di auto utilizzate come cavalli western e plongée da cabinato videoludico. Come un ritmo sfrenato che cambia in continuazione, pronto a tranciarti di netto se per caso manchi una nota. L'orologio di Stahelski simboleggiato dalla rotonda dell'Arco di Trionfo continua a far vorticare le sue lancette ma è il cinema che controlla tutto, perciò ecco che può riavvolgere il tempo, rallentarlo o spararlo in avanti per tenere sotto scacco la pressione del pubblico. Tutto proprio sotto le note effettive di una dj che arringa la folla citando I guerrieri della notte, sempre per tornare a un action che ha ridefinito il suo stesso immaginario cinematografico e sociale. E dato che Parigi assurge a simbolo di un passato che ormai non esiste più ma che non vuole morire ecco che solo qua si poteva consumare il duello finale, l'ultimo rimando al modello primigenio dell'action, quell'uno contro uno a cui la saga di John Wick ha spesso preferito l'uno contro tutti. Ma è lì che tutto nasce. E muore.

Un'odissea infinita per tornare dove tutto il senso di questo cinema di genere risiede: il duello. E forse non è un caso che a giudicarlo e a controllarne la validità sia proprio Clancy Brown, il Kurgan di Highlander, che senza i duelli non poteva vivere e solo tramite i duelli poteva morire. Ed è qua che tutto diventa mito, come un cieco che centra il bersaglio. È il cinema. E quando chiederanno che cos'è l'action, beh, adesso più che mai dovrete rispondere anche John Wick.

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