Jeff Goldblum in Jurassic Park 2, la matematica dell'eroe inaspettato

Analizziamo brevemente la figura di Ian Malcolm e la sua intrigante e scomposta virata come protagonista del secondo capitolo del franchise.

Jeff Goldblum in Jurassic Park 2, la matematica dell'eroe inaspettato
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Nei romanzi di Jurassic Park di Michael Crichton il presupposto è che gli eroi sono professori e scienziati. Personaggi che nulla avrebbero a che fare con pericoli mortali o salvataggi in extremis, violentemente dislocati dalla loro comfort zone e inseriti in un contesto molto più ostile e teso di uno scavo o di una cattedra universitaria. Questo significa che già Alan Grant (Sam Neill) ed Ellie Sattler (Laura Dern) erano nel primo romanzo e poi nell'adattamento capolavoro di Steven Spielberg degli "eroi per caso", paleontologi trapiantati in un apparente situazione per loro appagante e agevole trasformatasi velocemente in incubo, ma ancora più interessante appare la scelta di rendere il caso il vero grande eroe della storia di Jurassic Park: Il mondo perduto, in onda questa sera (15 aprile) alle 21:20 su Italia 1.

Caosologia alla Malcolm

Non ci riferiamo al Caos in sé ma a quello che potremmo definire il suo araldo, il mitico Ian Malcolm di Jeff Goldblum, brillante matematico dal piglio decisamente sarcastico specializzato proprio nella Teoria del Caos, tanto da arrivare a definirsi un "caosologo". E se nel primo e indimenticabile capitolo della saga è un eccentrico e divertente comprimario (comunque capace ci lasciare il segno, del resto era un personaggio molto amato da Crichton), è proprio nel meno riuscito - ma comunque godibile - sequel che diventa il grande protagonista. Scelta adeguata? Sì e no, con i suoi pro e i suoi contro.
A monte c'è da parte di Crichton prima e di Spielberg poi il difficile compito di bissare il successo di Jurassic Park, obiettivo in realtà mediamente fallito da entrambi. Non per motivi di pessima scrittura o di sciatta regia, comunque, perché il problema è da rintracciare nel contenuto del sequel, drasticamente mutato rispetto al predecessore. La minaccia è qui nota e si parte preparati per poi assistere all'ovvio colpo di scena che ribalta la situazione standard. È più classico nell'impostazione ed è strutturato non come un'avventura dai toni misteriosi ma più come una missione di stampo action. Nel film si va persino oltre inventando di sana pianta un terzo atto molto controverso, differente al cuore rispetto al libro, che era molto più rispettoso del protagonista scelto e della matematica del caos a lui correlata.

E qui torniamo a Malcolm, adeguato e inadeguato allo stesso tempo come protagonista. Facile capire perché Crichton lo abbia voluto come eroe primario de Il mondo perduto: per il successo riscosso dal personaggio interpretato da Goldblum e per i motivi legati alle conclusioni esistenziali di Grant e della Sattler.

È comunque valido il gioco diegetico che lo scrittore mette in piedi tra caosologia alla Malcolm e intreccio della storia, visto che nel finale, tra buoni e cattivi, una mare magnum di intenzioni e l'imposizione dell'uomo sulla natura, a vincere è comunque un batterio non convenzionale, il Prione, che porterà a una seconda estinzione di massa i Dinosauri. Non nel film, comunque, dove il modello matematico del Caos prende forma in modo molto più diretto e centrato sulla protervia umana, mostrando in sostanza le conseguenze reali dell'inserimento di un'incognita naturale in un'equazione sociale data per superiore e scontata.

Oltre al fatto che Jeff Goldblum è un attore di grande fascino e carisma, in questo specifico elemento il suo personaggio e la sua seconda centralità funzionano, perché danno modo alla storia di procedere lungo quel binario introdotto all'inizio di Jurassic Park e approfondire gli angoli meno eccentrici e taglienti della personalità di Malcolm.

Detto questo, nel sequel diretto da Spielberg è curioso come il matematico perda proprio parte della sua attrattiva perché approfondito nei legami, nelle emozioni e in una certa compostezza paterna. Il grande vantaggio del Malcolm del primo film era il suo essere una sorta di comic relief, il nero messia del caos (vestiva solo di nero come parte di una gigantesca allegoria) che anticipava con una certa dose di cinismo la presenza di una variabile casuale che avrebbe mandato all'aria i piani di John Hammond e della sua InGen. Ne Il mondo perduto è invece più quadrato, rispettoso del prossimo e della loro opinione, un po' meno arrogante e gigionesco. Un eroe che resta inaspettato in un confronto non impietoso tra il prima e il dopo ma che non riesce da protagonista a brillare con la stessa luce iniziale. E risulta allora quasi paradossale il fatto che sia stato proprio lui una delle incognite principali de Il mondo perduto, di certo non quella pericolosa o impazzita ma comunque destabilizzante rispetto alla situazione di partenza, mutata e impossibile da riproporre nelle sue condizioni ottimali. Anche questo è Caos.

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