James Gunn onora Groot, Yondu e dà una lezione all'intera industria

Parlando di Yondu e Groot, James Gunn ha dato una lezione involontaria all'intera industria cinematografica, speriamo diventi "legge".

James Gunn onora Groot, Yondu e dà una lezione all'intera industria
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SPOILER ALERT: L'articolo potrebbe contenere spoiler su i Guardiani della Galassia Vol.1 e Vol.2 e Star Wars: Il Risveglio della Forza. Spesso i detrattori del cinema cosiddetto "commerciale" sostengono che questo non sia altro che una forma d'arte snaturata, piegata costantemente al mercato. Tutto ciò che appare sullo schermo non lo fa per compiacere e/o emozionare il pubblico, bensì per oliare il sistema, per creare star e starlette, vendere merchandising di ogni genere. Certo parliamo di "side effects" del tutto reali, non è un caso se la Disney riempie i suoi negozi di oggetti a tema dopo l'uscita di un suo qualsiasi film, Marvel, Pixar, Star Wars che sia. Questo è innegabile e davanti agli occhi di tutti, non bisogna però vedere sempre e solo "il marcio", il lato economico e fisiologico delle cose (che comunque è necessario a far girare l'intera industria). Quando ci si trova davanti ad uno spiraglio di speranza bisogna amplificarlo quanto più possibile, e attualmente quella speranza ha un nome e un cognome: James Gunn. Classe 1966, 51 anni che sembrano appena 20, è considerato da molti - e a ragione - uno dei migliori registi adventure della sua generazione. Nato con la Troma all'ombra di Lloyd Kaufman, la mitologica casa di produzione di film horror e splatter volutamente di Serie B, il suo nome è attualmente uno dei più quotati nella Hollywood "underground".

Mortalità e immortalità

Non solo con i suoi Guardiani della Galassia è riuscito a dimostrare che i cinecomic possono essere un perfetto mix di cinema action e adventure di alta qualità, ha anche portato un po' di sana umanità in un settore considerato - come dicevamo in apertura - arido e senza sentimenti. La sua ultima "masterclass" a riguardo è avvenuta su Facebook, dove ha parlato a proposito della morte di Yondu (in Guardiani della Galassia Vol.2) e di Groot (nel Vol.1). Far morire un personaggio durante un film o un fumetto non è mai cosa semplice, bisogna stare sempre attenti alle conseguenze, almeno quando si ha voglia di essere onesti con il pubblico. Tante volte invece si approfitta della fantasia per rendere l'inesorabile morte un avvenimento come tanti, perfettamente reversibile, con personaggi che tornano a distanza di tempo come nulla fosse (perché resuscitati, morti solo apparentemente o sotto forma di una nuova entità, la storia dell'intrattenimento è piena di casi simili).

Onestà e mercato possono convivere?

James Gunn ha invece dimostrato per l'ennesima volta una maturità oltre la media, dichiarandosi pronto a difendere con le unghie e con i denti la morte sofferta dei suoi personaggi. Sia Groot che Yondu, lo sappiamo bene, hanno perso la vita per un bene superiore, per amicizia e per amore, fondamentalmente per altruismo. Vederli tornare in scena sarebbe "tradire il loro sacrificio", sminuirlo, motivo per cui dovremo abituarci all'idea che - esattamente come sarebbe successo nella realtà - non li vedremo più nella linea temporale presente dei Guardiani e dei prossimi film del MCU.

Questo nonostante siano due personaggi che "vendono pupazzi e Funko Pop a non finire", ergo la volontà autoriale di James Gunn non si piegherà in alcun modo all'industria. Una lezione che tanti colleghi, anche nel mondo televisivo, dovrebbero prendere alla lettera e fare propria, per rispetto nel confronti dei loro personaggi ma soprattutto del loro pubblico. Di esempi se ne potrebbero fare a migliaia, ma prendiamo - per restare in tema Disney - Star Wars: se ne Gli Ultimi Jedi grazie a qualche stratagemma Han Solo tornasse in vita, pronto a combattere ancora, non vi sentireste in qualche modo traditi? D'accordo la "sospensione dell'incredulità", che ci permette di credere a navicelle spaziali, replicanti e zombie, ma annientare la morte letteraria e cinematografica può equivalere ad una vera e propria pugnalata alle spalle (Tu quoque, Brute, fili mi). Può significare uccidere la credibilità di un intero progetto e, oggi ancor più che in passato, in un'epoca in cui si fa sempre più fatica a riempire le sale dei cinema, l'onestà intellettuale degli autori dovrebbe quasi diventare legge, al di là del mero mercato. Se poi non si può fare a meno di spendere, ci sono sempre i Funko Pop di James Gunn, unione perfetta di utile e dilettevole.

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