IT: la scena iniziale del film di Andy Muschietti

L'inquietante scena con protagonisti It e Georgie rimane ancora oggi una delle più iconiche dell'opera. Riscopriamola insieme.

IT: la scena iniziale del film di Andy Muschietti
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L'ormai celebre romanzo It scritto da Stephen King e arrivato nelle librerie nel 1986 rimane ancora oggi una delle opere più note dello scrittore.
La storia, capace di spaziare con disinvoltura tra vari generi, dall'horror alla fantascienza senza disdegnare neanche influenze tipiche della fiaba dark, nel corso degli anni è stata citata in moltissime opere appartenenti a vari media.
Visto il grande successo ottenuto, il romanzo ha avuto una trasposizione sia in chiave di miniserie (con Tim Curry a dare le fattezze al diabolico clown villain assoluto dell'opera) che in due lungometraggi recenti (It Capitolo I e Capitolo II) per la regia di Andy Muschietti.
In entrambi gli adattamenti, particolarmente significativa è la sequenza con protagonista Georgie, fratello minore di uno dei protagonisti della saga che, purtroppo, fa la conoscenza di It.
Riscopriamo insieme l'inquietante scena (in special modo quella vista nel film del 2017), in grado di fornirci fin dai primi momenti numerosi dettagli sulla diabolica quanto scaltra e subdola personalità del villain della pellicola.

Bambini che scompaiono

It si configura come un racconto generazionale in cui lo spettatore si ritrova catapultato nella vita di alcuni coraggiosi bambini che, entrati in contatto con una diabolica entità di cui all'inizio non si conosce l'origine, si attivano per sconfiggerla, ritrovandosi tutti insieme molti anni più tardi, una volta cresciuti, per portare a compimento la loro missione originale.
Preponderante il tema dell'infanzia perduta, dato che lo stesso It (uno spietato essere metafisico capace di assumere l'aspetto delle paure più profonde dei suoi avversari) lascia in realtà un segno indelebile nella mente di tutti i bambini appartenenti al Club dei Perdenti, una sorta di gruppo creato dai protagonisti della storia, giovani non perfettamente integrati nel loro contesto sociale ma capaci l'un l'altro di farsi forza per affrontare il mondo.
Eppure, prima che l'intero ecosistema narrativo prenda il via, l'opera ci presenta l'inquietante sequenza con protagonista Georgie, capace di rimanere impressa fortemente nella memoria dello spettatore anche per la comparsa di It, che per l'occasione appare nella sua forma terrena più famosa e iconica, cioè quella che lo vede assumere le sembianze di uno spaventoso clown.

Ed è proprio l'aspetto di It a generare fin da subito una sorta di cortocircuito emozionale nello spettatore, riuscendo proprio tramite la figura del clown - in grado di unire insieme tanto il mondo del divertimento così come quello della tristezza esistenziale e dello sconforto - a creare un sottotesto orrorifico da cui ci si può aspettare di tutto.
Nel capitolo I di Andy Muschietti vediamo così il giovanissimo Georgie, con indosso una caratteristica mantellina gialla, in grado se vogliamo di richiamare anche un immaginario fiabesco tra cui quello di Cappuccetto Rosso, affannarsi per recuperare la sua barchetta di carta - regalatagli dal fratello - sotto un tremendo acquazzone.
Lo spettatore viene così messo fin da subito a contatto con una situazione straniante, in cui un bambino piccolo si muove in uno spazio dove non sembra esserci anima viva e dove i pericoli si nascondono potenzialmente dietro ogni angolo.
Il tombino in cui finisce la barchetta di Georgie assume quindi i connotati di un vero e proprio universo inesplorato, in cui non c'è spazio per la luce e la sicurezza, ed è proprio lì che si nasconde It, da subito desideroso di mettere le mani (e affondare i denti) sulla sua preda.
Lo scambio di battute che intercorre tra i due personaggi ci mostra un bambino in realtà coscienzioso e titubante sul da farsi - capace di esprimere anche in maniera letterale la sua diffidenza verso il proprio interlocutore - contrapposto allo stesso It, quest'ultimo intenzionato ad avvicinarsi a Georgie per divorarlo usando ogni stratagemma possibile.

La situazione di profonda tensione che si crea fin dai primi momenti è impostata in crescendo, lasciando presagire che di lì a poco tutto quanto cambierà.
Nella versione di Muschietti, più lunga rispetto a quella di Tommy Lee Wallace, si è cercato di dare un'attenzione maggiore al lato mostruoso del personaggio attraverso vari dettagli, basti pensare al momento in cui vediamo It letteralmente sbavare mentre parla con il bambino (pregustando un pasto prelibato), particolare capace di rendere la sequenza inquietante con semplici espedienti d'effetto.
La stessa versione della scena nell'opera del 1990 riesce a suscitare nello spettatore una forte tensione, soprattutto grazie alla performance di Tim Curry, in grado di donare al suo It un taglio profondamente fisico, morboso e inquietante.

Una minaccia implacabile

La scena prosegue aumentando sempre più d'intensità, visto che It non vuole ormai in nessuno modo lasciarsi sfuggire il giovane bambino.
Il tremendo villain, che compare mostrandoci quasi solo il suo volto, riesce perfettamente a incarnare l'archetipo dell'uomo nero, una minaccia ancestrale che viene fuori dalle tenebre in grado di inquietare anche solo con la sua semplice presenza.
Il malefico clown risulta comunque estremamente scaltro, capace di modellare e adattare le sue stesse frasi per cercare di creare un vero e proprio legame empatico con la vittima.
Basti pensare al momento in cui It si presenta a Georgie così da non essere più per il bambino uno sconosciuto, tentando in realtà di instaurare con la propria vittima una sorta di amicizia morbosa e malata che però il bambino riesce a declinare nella sua dimensione oscura e perversa in maniera molto limitata, cadendo nella trappola del clown dopo un po' di tempo.
Ben gestito anche il momento in cui It parla del circo, elencando via via vari cibi per far gola al bambino, lasciando poi a quest'ultimo il compito di dire che cosa preferisce, per far breccia nella sua psiche.

Attraverso tutta questa serie di piccoli dettagli, la creatura oscura che infesta la cittadina appare così estremamente scaltra e intelligente, intenzionata a nascondersi dagli occhi dei curiosi ma comunque in grado di rimanere sempre in agguato, pronta a colpire nei momenti più inaspettati vittime ignare.
Questo particolare lo ritroveremo ovviamente anche andando avanti nella storia, di cui la sequenza con protagonista Georgie risulta in breve una sorta di summa del modus operandi dello spietato clown assassino.

La barca persa dal bambino diviene così l'arma più forte nelle mani del clown, un oggetto all'apparenza insignificante per la collettività ma che invece per Georgie risulta vitale, in quel momento capace di rappresentare il suo intero mondo.
La preoccupazione del bambino di recuperare l'oggetto regalatogli dal fratello (anche per paura di incorrere nella rabbia di quest'ultimo) lo porta così a spingersi metaforicamente oltre ogni limite consentito, avvicinandosi sempre più al mostro che vuole divorarlo.
Il gesto di avvicinamento di Georgie a It avviene in modo graduale, millimetro dopo millimetro durante il loro dialogo, particolare capace di aumentare in maniera esponenziale la tensione, fino al momento finale, in cui vediamo It strappare di netto, con le sue fauci, il braccio del bambino.
Georgie, in preda al dolore e al terrore, non può fare altro che allontanarsi da It nel tentativo di salvarsi, seppur venga di fatto trascinato nell'antro del mostro.
Nonostante la breve sequenza, Georgie risulta in realtà fondamentale ai fini del racconto, dato che sarà proprio la sua scomparsa il motore propulsivo che spingerà suo fratello, così come tutto il Club dei Perdenti, a scoprire le reali cause della sua morte.

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