Speciale Intervista a Gualtiero Cannarsi

La nostra intervista a Gualtiero Cannarsi, curatore della retrospettiva su Hayao Miyazaki al Festival di Roma

Speciale Intervista a Gualtiero Cannarsi
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La storia italiana del volo è stata scritta nelle brughiere attorno a Malpensa. In quest'ampia radura a inizio Novecento presero posto l'Agusta a Cascina Costa e di dirimpetto la Caproni a Cascina Malpensa. Faccia a faccia, le due anime dell'aviazione civile e bellica nostrana. Queste due industrie contribuirono a trapiantare il mito del volo negli italici cuori, seguendo dapprima le pioneristiche trasvoltate atlantiche, poi i duelli aerei della Prima Guerra Mondiale e infine fornendo fuoco dall'alto alle conquiste fasciste.
Non deve destare sospetto se Marco Pagot, protagonista di Porco Rosso (la cui versione italiana uscirà nei cinema il 12 Novembre prossimo), sorvoli le coste del lago Maggiore e si soffermi in una lussureggiante ed elegante isola che tanto somiglia all'Isola Madre, indiscussa dominatrice dello specchio d'acqua al confine tra Piemonte e Lombardia.
Oppure si rechi nell'operosa e pre-industriale Milano per cercare un luogo sicuro ove riparare il proprio idrovolante.
Nonostante Miyazaki Hayao abbia prodotto una sceneggiatura assolutamente fantasiosa, non può scindere la suggestione dell'industria aeoronautica nel nostro paese alla evenienza storica che individuava nel varesotto il germe di gran parte degli aerei che solcavano i cieli d'Italia.
Porco Rosso quindi si configura come un omaggio sia ai pionieri dell'aviazione sia al Bel Paese che qui irrompe con tutto il suo colore e indisciplinatezza. Per conoscere al meglio tale pellicola abbiamo raggiunto Gualtiero Cannarsi, colui che si occupa di adattare i film dello Studio Ghibli per conto di Lucky Red: l'intervista sviscera anzitutto il testo filmico di Porco Rosso, per poi accedere a Pompoko la cui uscita in DVD è fissata per il mese di Dicembre e infine discutere attorno alla retrospettiva sullo studio di Miyazaki e Takahata andata in scena al Festival del Cinema di Roma.

Puoi presentarti ai lettori che non conoscono ancora il tuo lavoro?

Salve a tutti. Mi chiamo Gualtiero Cannarsi e mi occupo di traduzione, adattamento dialoghi e direzione del doppiaggio. In particolare, in questo frangente sono responsabile dell'adattamento dialoghi e della direzione del doppiaggio per i film dello Studio Ghibli pubblicati dalla Lucky Red, oltre a essere il curatore della ‘rassegna ghibliana' in seno al Festival del Film di Roma di quest'anno.

Dunque, partiamo dalla stretta attualità. Porco Rosso uscirà nei cinema italiani il prossimo 12 novembre. Meglio non quantificare gli anni che ci separano dall'originale release giapponese. Perché abbiamo dovuto attendere così tanto tempo per gustarcelo? E soprattutto, perché Porco Rosso sarà l'ultimo degli inediti di Miyazaki ad essere rilasciato in Italia, proprio lui che è a conti fatti una celebrazione della storia e del modo di vivere del nostro paese?

Se parliamo di intrattenimento, in specie di intrattenimento straniero, non penso che esistano diritti. Che senso ha una frase come "perché abbiamo dovuto attendere così tanto tempo"? Io non lo capisco. Porco Rosso avrebbe anche potuto non uscire mai in Italia, non credo sarebbe stato né un torto, né un danno in senso assoluto. È un film giapponese uscito in Giappone, e in questo si compie la sua esistenza. D'altro canto, se questo film straniero non è mai giunto in Italia, evidentemente non ve n'è mai stato sufficiente interesse, né da parte dei distributori né - soprattutto - del pubblico. Forse oggi possiamo considerarlo "l'ultimo degli inediti di Miyazaki ad essere rilasciato in Italia", ma per contro ritengo che taluni suoi film sono stati rilasciati in Italia in modi tanto indegni che se fossero rimasti sinora, o in assoluto, inediti sarebbe stato di certo meglio. A mio modo di vedere, il punto non è cosa viene rilasciato, ma come. Il punto è che è meglio ‘niente' che ‘male'. Il punto è che è meglio soli che male accompagnati.

Quali divergenze sussistono tra la precedente edizione Buena Vista (mai rilasciata) e quindi l'edizione Lucky Red prossimamente al cinema? Se non vado errato, doppiaggio e dialoghi di entrambe sono sempre opera tua.

Non vai errato. Le divergenze possono ricondursi a tre fattori. Nell'ordine, il primo è che, a otto anni di distanza, sia la mia capacità linguistica sul giapponese sia la disponibilità di fonti si sono molto accresciute, risultando in un copione italiano ben migliore. Il secondo è che, da quando Lucky Red ha rilevato la gestione dei titoli dello Studio Ghibli, si è instaurato un saldo rapporto diretto con lo studio giapponese, di cui sono io stesso parte, e questo permette un interscambio costante di informazioni, suggerimenti e quant'altro con gli autori, a tutto beneficio della riuscita artistica delle lavorazioni nostrane. Il terzo è che questo doppiaggio di Porco Rosso è stato realizzato con ancora maggiori risorse e cura di quello che fu otto anni fa (il cui livello era già pregevole). In buona sostanza, questa edizione è per testi, scelta delle voci e recitazione assai migliore della precedente, che ad oggi posso dire felicemente destinata a restare inedita.

Porco Rosso narra la triste vicenda di un asso dell'aviazione trasformato da un sortilegio in maiale. Almeno a un livello superficiale.
Più a fondo si configura come una storia d'amicizia e di amore, di caparbietà e di riscatto. Come tutti i grandi film condensa melodramma e commedia, poesia e ironia.
Quale è l'esatta chiave di lettura di tale pellicola, quella poi da te riversata nell'adattamento italiano?


Ci tengo a dire che la ‘mia' chiave di lettura del film non si è riversata in alcun modo nell'adattamento italiano del film. L'adattamento è un adattamento linguistico, non contenutistico. L'adattamento non deve spiegare né glossare l'originale. Il bello di un'edizione fedele è che permette al pubblico straniero di fruire un film per quello che era ed è nel suo originale, e così ognuno potrà assurgere alla propria lettura - giusta o sbagliata che sarà - sui contenuti del film per quelli che sono. Quanto a me, credo che Porco Rosso sia un film che Miyazaki Hayao ha realizzato mettendoci dentro tutte le cose che piacciono a lui. Un film giocattolo. Normalmente, Miyazaki Hayao cerca di ‘giustificare a sé stesso' la produzione di un film nell'opportunità dell'intento comunicativo insito nel film stesso. Personalmente, lo stimo molto per questo. Ma Porco Rosso era nato come un cortometraggio per la JAL (acronimo di Japan Airlines ndr). Era dichiaratamente nato come un film leggero per uomini d'affari stremati da lavoro, ipossia cerebrale e jet-lag. Miyazaki Hayao prese un suo fumettino di una manciata di pagine, pubblicato su una rivista di modellismo, per trarne appunto un corto o mediometraggio. Nel fumettino come nel corto c'erano e risarebbero stati tutti gli oggetti del fanatismo di Miyazaki Hayao: gli aerei bellici retrò, un certo tipo di romanticismo da aviatore di ventura a là Antoine de Saint-Euxpéry, e così via. Porco Rosso nacque insomma come un divertissement del regista, e quando il progetto gli esplose in mano in un lungometraggio, Miyazaki Hayao stesso lo definì ‘un film pericoloso'. Perché era essenzialmente un film balocco, credo. Infatti, Miyazaki Hayao si è sempre sorpreso del successo riscosso da questo film. Ovviamente, un simile tipo di film non avrebbe potuto che compiacere un certo tipo di pubblico, ma del resto non credo che - fino a un certo punto della sua carriera e nonostante i suoi buoni intenti - Miyazaki Hayao si sia mai reso conto che, alla fine, anche i suoi film, popolati dai luoghi e dagli archetipi ideali che piacciono all'autore, sono probabilmente il mondo del suo stesso escapismo e come tali vengono amati dal pubblico, che pure si annega escapisticamente in quel sensuale fascino immaginifico.


Quale mistero nasconde il character design del protagonista? E in particolar modo, perché proprio un maiale? Quale significato ha tale animale nella cultura nipponica?

Nei fumettini che Miyazaki Hayao pubblica su Model Graphix, spesso le persone sono raffigurate come maialini. Tenete presente che sono fumettini molto simbolici, quasi delle strisce, con uno stile che ricorda un certo tipo di fumetto franco-belga che piace all'autore. Si è detto che Miyazaki Hayao ha simpatia per i maiali, che gli ricordano gli umani. Sicuramente entrambi questi due animali sono capaci di un'ingordigia che trascende i loro reali bisogni, sino a renderli pingui. Sono animali che mangiano oltre la sazietà, e questo parallelismo l'abbiamo visto anche in Sen to Chihiro no Kamikakushi (La Città Incantata ndr). Infine, si è detto che Porco Rosso, il personaggio, possa essere per certi tratti un'autobiografica caricatura di Miyazaki Hayao stesso, e personalmente credo sia molto vero.

Miyazaki torna spesso e volentieri in Italia: le sue opere sono colme di suggestioni provenienti dal Belpaese. In Porco Rosso, però, il momento storico scelto è quello antecedente la Seconda Guerra Mondiale, quando il popolo italiano era tenuto sotto scacco dall'autoritarismo fascista. Nella scena al cinematografo, il protagonista proferisce una frase a suo modo cristallina: "meglio maiale che fascista".
Al tempo stesso, il regista tiene ai margini della pellicola una macchina propagandistica in quegli anni pervasiva e ben oliata, soffermandosi sulle bellezze paesaggistiche e architettoniche della nostra penisola.
Insomma, cosa ci vuole dire Miyazaki sul regime di Mussolini e sull'Italia di quegli anni?


Credo che Miyazaki Hayao non ci voglia dire un bel niente su Mussolini e sull'Italia di quegli o questi anni. Come ho detto, Miyazaki Hayao ama quel tipo di aerei, ama la cosiddetta ‘epoca degli idrovolanti' e idealizza quel certo qual tipo di romanticismo autarchico. Credo sia per questo che Porco Rosso è ambientato dove e quando è ambientato. Suppongo siano un po' i modi del giustificazionismo escapista di Miyazaki Hayao. Marco Pagot, non differentemente da Fujimoto molti anni dopo, è un escapista misofobo. È una persona che, schifata dalla lordura dell'umanità adulta, si rifugia in una vita autarchica, rinnegando i compromessi dell'adultità. Mi viene in mente anche Howl prima di incontrare Sophie, la ragazza di cui lui si prende la responsabilità di difendere, ovvero un ragazzino che scappa da un certo tipo di crescita. La differenza è che Porco Rosso è ancora visto come un certo tipo di antieroe romantico almeno in qualche modo ‘figo' (benché Gina ne conservi blando disprezzo, direi giustamente), mentre Howl e soprattutto Fujimoto sono trattati dall'autore come dei disperati nella loro solitudine. Ma quest'ultimo è il Miyazaki invecchiato, direi ‘infine invecchiato'. Il Miyazaki giovane credeva ancora a cose semplicistiche come la purezza di Clarisse de Cagliostro, che in un flashback fa risorgere con un bicchiere d'acqua il volgare e stupido Lupin III, opportunamente ucciso a frecciate. Allo stesso modo, Porco Rosso torna Marco Pagot ritrovando fiducia nell'umanità nella purezza e nel bacino di una ‘rori' come Fio Piccolo. Miyazaki, da giovane, ha sempre fatto questo genere di cose, ragazze giovani e pure giustapposte a donne cresciute macchiate dalla vita, e ha spesso messo in scena uomini degradati, più o meno otaku, che si purificano nella contemplazione adorata delle prime per poi scegliere le seconde. Così Lupin non porta con sé Clarisse, né Porco Rosso sceglie Fio. Del resto, nella narrativa del giovane Miyazaki Hayao vi sono sempre queste fanciulle la cui purezza è in grado di salvare financo il mondo, mentre l'autore si compiace di metterle in situazioni estreme nelle grinfie di qualche cattivone di turno o situazione avversa. Mi viene in mente Lana posta da Lepka sulla passerella della morte e poi minacciata d'essere marchiata a fuoco, Sheeta presa per una treccia da Muska e poi a pistolettate dallo stesso, la povera Rastel di Pejite e gli orrori del suo petto, lasciati all'immaginazione del pubblico che guarda lo sguardo sgomento di Nausicaä, o ancora la stessa Fio Piccolo fattasi ‘posta' al pari di un saccone di soldi, capace di stregare tutti i pirati del cielo, così come del resto faceva Sheeta pelando patate. È un fatto che in Miyazaki Hayao vi sia sempre questo tipo di adorazione per le fanciulle, e personalmente trovo buffo che un tempo avesse a sorprendersi che i suoi personaggi femminili ‘diventassero oggetti di masturbazione lolicon', quando è sempre stato proprio lui a crearli così. Allo stesso modo, trovo divertente che Miyazaki Hayao si diverta a credersi ancora socialista in senso massimalista, quando il suo socialismo reale è piuttosto quello minimalista che portò in Francia alla rivoluzione prima e al Regime del Terrore poi, e in Italia proprio al fascismo. Non per nulla, lo Studio Ghibli e il ‘sistema Miyazaki' della produzione di un film animato sono spesso considerati ‘fascisti' o persino ‘il Cremlino stalinista' nell'ambiente. Buffo, no? Ma del resto, credo che ogni artista e soprattutto ogni regista, nell'autolegittimazione dell'imporre la propria visione del mondo al suo pubblico, oltre che al suo staff, sia in qualche modo ‘fascista'. L'arte è inevitabilmente una forma di autarchico imperialismo delle idee, no?

L'altro lavoro particolarmente atteso dello Studio Ghibli e previsto a fine anno per il mercato home video è Ponpoko, la prima opera di Isao Takahata distribuita da Lucky Red. Quale difficoltà nell'adattare i dialoghi e nel pianificare il doppiaggio di fronte a un'opera con così tanti personaggi?

Per farla breve, si è trattato del testo più impegnativo con cui mi sia mai cimentato. Il livello di ricchezza semantica, culturale e anche semplicemente linguistica del copione di Takahata è semplicemente imparagonabile a qualsiasi altro copione che io abbia mai avvicinato. Ne sono rimasto del tutto sgomento, e ovviamente affascinato, rapito. Il testo di Heisei Tanuki Gassen Ponpoko è fitto di terminologia specifica, ma non di UNA terminologia specifica, come se fosse quella dell'autore: neorealisticamente, ciascuno usa la propria. C'è il personaggio militante che parla da militante, il vecchio di campagna che parla in dialetto, il giornalista da giornalista e il politico da politico. E sopra a tutto ciò c'è un narratore un po' stile rakugo che non rinuncia a citazioni di poesie classiche e quant'altro. La difficoltà stava quindi in questo ricercato iperrealismo allegorico della pellicola, che ad oggi non posso che considerare forse il migliore film dello Studio Ghibli in assoluto.

Mario Rumor, nella biografia di Takahata The Art of Emotion, ha scritto: in Ponpoko c'è uno "sberleffo all'indirizzo del genere umano, del quale si diverte a ridicolizzare ogni aspetto (i mass-media, le bustarelle ai corrotti, certo rigore religioso) tramite 'doppioni'", menzionando l'esigenza di mutare spesso fattezze onde preservare il proprio habitat e la propria pacifica esistenza. Quale è a tuo dire l'insegnamento dei tanuki nel film? Quanto è disperato il loro sacrificio di fronte all'incedere soverchiante degli uomini?

Non credo che in Ponpoko vi sia qualcosa come un semplicistico giudizio sull'umanità, come una critica di un adolescente idealista. Al contrario, credo che Ponpoko sia l'intelligente reportage allegorico su una certa strada presa dal Giappone postbellico ai tempi dell'Economia Bolla. Takahata Isao è un vero intellettuale, ma è evidentemente anche una persona dalla grandissima delicatezza espressiva. A differenza dei tipici prodotti di un certo tipo di intellettuale occidentale, non vedo nella sua pellicola alcun tipo di compiacimento da giudice distaccato che si sente superiore al giudicato. Il distacco di Takahata è mesto e contemplativo. Forse l'unica frecciata di Ponpoko sta in bocca a Ponkichi, nel finale: non si condannano gli atti dell'uomo, semmai solo un certo tipo di ipocrisia umana. Mi si permetta di dire che non riesco a esprimere sufficiente stima e ammirazione per questo genere di posizione intellettuale.

Venendo alla retrospettiva sullo Studio Ghibli in occasione del Festival del Film di Roma. Quale è l'intento di una rassegna così prestigiosa che prevede buona parte delle proposte filmiche in lingua originale? I film scelti sono inoltre decisamente coraggiosi: un documentario su Yasuo Otsuka, nonché quello realizzato da Takahata sulla ‘civiltà fluviale' di Yanagawa vanno ben oltre le aspettative dei cultori dell'animazione nipponica.
A chi intendete mostrare tali pellicole: a una critica incantata di fronte alla prosa di Miyazaki oppure all'appassionato all'oscuro di buona parte del catalogo Ghibli?


Questa rassegna è stata da me concepita come un percorso. La mia intenzione è quella di mostrare i film e gli autori dello Studio Ghibli in un cammino che sia un'intrinseca passerella ermeneutica per gli stessi, contestualizzandoli frattanto nel contesto dell'animazione giapponese per quella che è ed è stata. Se un tempo in Occidente l'animazione giapponese veniva denigrata ignorantemente, ora è oggetto di un'idealizzazione altrettanto ignorante. Ma la partigianeria, di qualsiasi fazione, è sempre ignoranza. Questa rassegna nasce come un percorso di conoscenza reale.

Si è recentemente parlato di un seguito da dare a Porco Rosso, salvo poi ipotecarlo per problemi di natura finanziaria dello Studio Ghibli. Forse, più che un ritorno del suo maiale preferito, il regista de La Città Incantata vuole tradurre su pellicola l'ultimo suo manga dedicato al volo, Kaze Tachinu, ovvero E s'alza il vento. Potrebbe essere questo il prossimo progetto di Miyazaki?

Non ne ho idea. Non seguo questo genere di chiacchiericcio speculativo. Quando esce un film, è uscito. In genere non vado oltre a questo. Piuttosto di pensare a quello che potrebbe essere domani, cerco di concentrarmi a capire quello che ho dinanzi agli occhi oggi. La speculazione sul futuro è un modo fin troppo ozioso per distrarsi dal presente.

Per lo Studio Ghibli i prossimi anni saranno particolarmente decisivi: Miyazaki e Takahata ormai meditano da tempo di ritirarsi in pensione e quindi urge trovare un regista caparbio che possa portare avanti tale marchio d'eccellenza. Hiromasa Yonebayashi ha presentato lo scorso luglio Karigurashi no Arrietty, nonostante molti incidenti di percorso risolti grazie al tempestivo intervento di Miyazaki.
Quale direzione prenderà il vento Ghibli nel prossimo decennio?


Non saprei, per le ragioni che ho detto sopra. Ho sentito che Karigurashi no Arrietty ha riscontrato un grande successo, e la cosa non mi sorprende. Credo possa essere un film interessante per molti motivi. Mi viene anche da pensare che, per come è giunto alla regia, Yonebayashi potrebbe davvero essere uno degli eredi di Miyazaki Hayao. Al contrario, Miyazaki Goro potrebbe essere un degno erede di Takahata Isao. Personalmente, attendo con ansia il prossimo film di Miyazaki Goro, nell'attesa del quale possiamo pensare di rilassarci con Arrietty.

Grazie molte per le risposte.

Grazie moltissime per le interessanti domande e lo spazio concessomi!

Porco Rosso E' un autentico piacere poter fare due chiacchere con Gualtiero Cannarsi perchè riesce sempre a stupire per le sue forti posizioni intellettuali e per la sua elaborata dialettica. Abbiamo potuto conoscere e confrontarci con un grande appassionato della cinematografia Ghibli: la sua indefessa ricerca filologica ha già in passato prodotto superbi adattamenti delle opere di Miyazaki Hayao in lingua nostrana, mentre il lavorio sul doppiaggio e la traduzione dei dialoghi in Porco Rosso ha reso giustizia a una delle opere più convincenti di Hayao Miyazaki.

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