Speciale Incontro con Roger Corman

Intervista al re dei b-movie Roger Corman, realizzata nel corso del XXX Fantafestival

Speciale Incontro con Roger Corman
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Per chiunque sia un seguace della celluloide nel vero senso della parola, il nome di Roger Corman non può fare a meno di suggerire nella propria testa immagini come quelle del giovane Jack Nicholson in bianco e nero de La piccola bottega degli orrori (1960) o del grandissimo Vincent Price impegnato nei vari horror tratti dalle pagine del maestro Edgar Allan Poe.
Nato a Detroit il 5 aprile del 1926, Roger William Corman, a lungo dedicatosi a studi d'ingegneria, intraprese la carriera registica nel 1955, con Le donne della palude, dopo aver curato la produzione di FBI Operazione Las Vegas e Monster from the Ocean floor.
Con circa 390 pellicole prodotte nel corso della sua lunga attività, delle quali oltre cinquanta firmate anche come regista (l'ultima diretta è stata Frankenstein oltre le frontiere del tempo, del 1990), Roger Corman è a tutt'oggi considerato il più grande e prolifico produttore di b-movie, sicuro maestro dei tanti piccoli finanziatori della settima arte che, come il suo degno erede Charles Band, operano all'ombra delle colline hollywoodiane.
Premiato nel 2010 conl'Oscar alla carriera è approdato a Roma per prendere parte alla trentesima edizione del romano Fantafestival, dove sono state proiettate tre sue regie: L'uomo dagli occhi a raggi X (1963) e due titoli facenti parte del succitato ciclo ispirato a Poe: I maghi del terrore (1963) e Il pozzo e il pendolo (1961).
Ovviamente, noi eravamo lì per intervistarlo.

Roger & me

Qui al Fantafestival, dove era attesissimo, che effetto le fa questa dimostrazione di affetto da parte del pubblico italiano?

Roger Corman: Sono contentissimo! Soprattutto se consideriamo il fatto che questi film sono molto vecchi; mi stupisce davvero che la gente ancora venga a vederli. E questo non può che rendermi felice, come mi riempie di gioia un'accoglienza così calorosa.

I suoi esordi risalgono agli anni Cinquanta; come ha cominciato a lavorare nel mondo del cinema?


Roger Corman: Quando frequentavo la Stanford University, ho anche studiato come critico cinematografico. Scrivevo per il giornale dell'università e la speranza era di affermarmi come critico. Quando ho cominciato a vedere i film con l'idea di scriverne per qualche rivista, ho iniziato pure ad analizzarli e a prenderli in considerazione più seriamente; a quel punto, ho deciso che il mio lavoro sarebbe stato proprio realizzare film.

Quando era ragazzo, c'è stato un film che le piaceva particolarmente e che l'ha spinta a intraprendere la carriera cinematografica?

Roger Corman: Sarebbe difficile per me menzionare un solo film, un unico titolo. Posso dire, invece, che all'epoca erano i lungometraggi western di John Ford a piacermi molto. Ford girava i film migliori, ed anche Alfred Hitchcock non era da meno. Questi, per me, sono i nomi più importanti, ho sempre amato il loro lavoro.

Dei suoi film, ce ne è uno che la rappresenta particolarmente?

Roger Corman: Ovviamente, non potrei dire quale dei miei film mi rappresenti meglio, perché, ogni volta che mi rivolgono questa domanda, va a finire che rispondo con un titolo diverso. Questa sera, però, potrei dirti La maschera della morte rossa.

Come mai dopo Frankenstein oltre le frontiere del tempo, del 1990, non ha più diretto film?

Roger Corman: Nel corso della mia lunga carriera, mi è capitato di dirigere qualcosa come cinquantasette o cinquantotto film in una quindicina di anni. A quel punto, mi sono reso conto di essere stanco. Non ho mai programmato di smettere per sempre con la regia, avevo semplicemente pianificato di stare fermo un annetto per poi tornare, ma, in quell'anno, mi annoiavo, così ho fatto partire la mia casa di produzione, la New World Pictures. Più mi sono impegnato in qualità di produttore e più è stato difficile trovare il tempo per tornare alla regia.