Speciale Il volo

Il 3d approda al documentario e prende... il volo.

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"Buona sera. È il capitano che vi parla. Sedetevi, allacciate le cinture, indossate gli occhialini e godetevi il volo". Così Wim Wenders accoglie i suoi ospiti prima della proiezione de Il volo, il suo nuovo progetto a metà tra documentario e fiction sui problemi degli emigranti in Calabria. L'idea iniziale del regista tedesco era quella di creare un cortometraggio di circa 7 minuti che raccontasse questa difficile situazione attraverso una storia di finzione sceneggiata da Eugenio Melloni. Man mano che le riprese procedevano Wenders è però entrato in contatto con la realtà degli eventi che cercava di narrare, con quelle persone, da lui usate come comparse, che erano in realtà protagonisti della storia: "Un giorno Ramadullah, un piccolo rifugiato che faceva da comparsa nel film mi disse ‘E' molto bello quello che stai facendo qui, ma noi siamo venuti fin qui solo per te. Adesso sei tu che devi venire da noi a Riace, altrimenti non sei una persona seria'. Furono queste parole a dare un nuovo corso, una nuova direzione, a Il volo. Lui viveva a Riace ed ogni giorno faceva tre ore di pullman per venire sul set. Tornato in camera quella sera fui preso letteralmente dalla disperazione. Capii che dovevo fare qualcosa, che dovevo cambiare sceneggiatura. Era necessario insomma che la fiction indietreggiasse per fare spazio alla realtà".

Tra finzione e realtà

Il nuovo lavoro di Win Wenders può essere considerato un duplice esperimento: da una parte c'è il meta racconto, un ibrido tra documentario e storia di finzione che, attraverso la voce stessa del regista, racconta ciò che è successo durante la lavorazione del film e, di riflesso, la situazione sociale dei rifugiati in Calabria; dall'altra c'è l'innovativa tecnica con cui la storia viene mostrata al pubblico, quel tanto amato/odiato 3D che ormai fa la fortuna di molte pellicole di fantasia. "Viviamo in un periodo in cui la nostra vita è permeata dalla fantasia", spiega il regista, "moltissimi film sono dei fantasy ed il 3D ha incrementato questa tendenza. Tutti ci parlano di pianeti diversi, e 3D diviene acronimo di three doors, appunto delle porte su altri mondi. Ma onestamente questa terza porta io non l'ho ancora vista. Sono convinto che entro pochi anni il 3D sarà usato anche dai documentaristi, perché fornisce l'entrata per il mondo della realtà". Una scelta decisamente molto audace quella di utilizzare la tecnica stereoscopica fin dal principio, nonostante le difficoltà organizzative che essa comporta (3D come tre volte difficile, scherza il filmaker) e la ristretta distribuzione che il film riceverà. Soprattutto perché, tralasciate le implicazione filosofiche sul suo essere una porta sulla realtà, Il Volo sembra non giovare particolarmente di questa profondità aggiunta, che non muta la percezione dello spettatore, neanche quando il fittizio sindaco di Badolato, interpretato da Ben Gazzara con la voce di Giancarlo Giannini, sorvola la barca degli immigrati con il suo deltaplano a motore. Il film, co-prodotto dalla regione Calabria, ha ottenuto anche il patrocinio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) per il suo modo particolare di raccontare una realtà ampliamente sfruttata dal cinema, ma in un modo del tutto nuovo. Piuttosto che soffermarsi sui disagi e sui problemi, Wenders pone la sua attenzione sul modo costruttivo in cui questo problema può essere affrontato, mettendo in evidenza il modello di convivenza civile attuato da alcuni comuni calabri. Un intento onorevole per un progetto che è stato già appoggiato da diverse regioni italiane (che provvederanno ad ampliarne la visibilità) e che racconta se stesso attraverso la voce commossa e partecipe di un maestro del cinema internazionale che sempre più spesso si affaccia al nostro Paese. Eppure la tanto acclamata convivenza tra etnie diverse, punto forte del racconto, sembra soffocare il linguaggio della pellicola, che oscillando tra la fiction ed il diario perde parte di quell'empatia tipica del linguaggio filmico.

Il volo A metà trada tra il documentario e la fiction, si inserisce Il volo, lavoro di un maestro del cinema come Wim Wenders che non ha mai avuto paura di sperimentare e di spingersi sempre un po' oltre i limiti e che non si lascia scoraggiare nemmeno da una situazione delicata come quella dell'immigrazione in Calabria. Girato in 3D il film offre una visione differente sullo stato dei rifugiati che, piuttosto che essere visti come un problema da risolvere, divengono una risorsa per costruire, per dare nuova vita a città altrimenti fantasma. Un progetto che più che una pellicola cinematografica sembra una riflessione personale del regista che, come voce narrante, racconta la sua esperienza e le sue emozioni.

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