Speciale Il pubblico cinematografico 'tra Sala e Salotto'

uno sguardo approfondito all'affluenza di pubblico nelle sale cinematografiche della penisola...

Speciale Il pubblico cinematografico 'tra Sala e Salotto'
Articolo a cura di

Nella prestigiosa cornice dell'auditorium di Santa Apollonia di Firenze si è presentato il convegno dal titolo Sala e salotto 2013: il sequel, seguito di una ricerca del 2011 e di una presentazione fatta a margine della Mostra del cinema di Venezia di quest'anno, che vuole dare uno sguardo approfondito all'affluenza di pubblico nelle sale cinematografiche della penisola e la differenza di quest'ultimo dal pubblico casalingo che guarda il cinema sul piccolo schermo della televisione o addirittura sul monitor del PC di casa. Come si differenziano, se si differenziano, queste due tipologie di pubblico? Chi sono gli spettatori di oggi? E soprattutto, i giovani come si posizionano in questo nuovo contesto cinematografico? Con un confronto tra distributori ed esercenti tra cui l'Assessore alla Cultura della Regione Toscana Cristina Scaletti, i rappresentanti di ANICA (Riccardo Tozzi, Angelo Barbagallo e Michele Napoli), The Space Cinema (Giuseppe Corrado), ANEC (Domenico Di Noia), FICE (Mario Lorini), RAI (Roberta Delli Carpini), Sky Cinema (Margherita Amedei), Univideo (Roberto Guerrazzi), Mediaset (Giovanni Modina), Chili TV (Stefano Parisi) e Cubovision (Piero De Chiara) si è tentato di rispondere a queste domande grazie ad una ricerca commissionata da ANICA e Univideo, in collaborazione con AGIS e ANEC, e realizzata da ERGO Research, che ha tentato di analizzare in particolare il difficile rapporto tra gli italiani e il cinema in sala.

La Sala: i dati

La ricerca si avvale di tre categorie di dati raccolti tra il febbraio e il luglio 2013: il primo gruppo di dati Digital Monitor si struttura su un campione rappresentativo di 3000 persone intervistate via telefono; il secondo gruppo raccoglie un campione di 2000 “internettisti” interrogati con un questionario scritto sulla loro frequentazione del cinema italiano nell'ultimo anno; infine il Monitor Finestre si avvale di un gruppo di 1600 intervistati in merito al loro rapporto con il cinema in sala.
Il Box Office italiano negli ultimi anni ha visto un continuo calo delle vendite dei biglietti, che sono passati dalla cifra record del 2010 che vedeva ben 120,58 milioni di biglietti staccati fino a quella meno eccezionale del 2012 che ha visto solo 102 milioni di biglietti venduti. Il 2012 è anche l'anno che ha registrato il picco più basso della fiducia dei consumatori nell'industria cinematografica in generale. Un trend particolare che vede, sebbene una diminuzione dei biglietti venduti, un aumento degli spettatori: ciò sta a significare che chi prima andava al cinema in modo più continuo ha diminuito il numero di biglietti comprati mentre sono aumentate le persone che sono andate al cinema almeno una volta. I dati infatti vedono nel 2012 il 54,9% della popolazione, circa 28 milioni di persone, andare al cinema contro il 51,2%, 27 milioni, del 2010 con una media di 3,6 biglietti a testa nel 2012 contro quella di 4,5 nel 2010. Gli spettatori sono così aumentati e non diminuiti come poteva sembrare da una visione veloce dei risultati della vendita dei biglietti.
Ciò che invece preoccupa sul trend del mercato cinematografico italiano è il fatto quasi eccezionale di come ad una concentrazione del mercato di circa il 19 per cento, sia associato circa 70 milioni di biglietti venduti ovvero il 69 per cento di tutto il mercato.

La Sala: le categorie di spettatori

Nella ricerca si è voluto suddividere il pubblico in sei categorie diverse stratificando i gruppi di ricerca in diversi target che vanno dai cosiddetti CineMai, ovvero quella fetta di popolazione che non va mai al cinema, ai CineMad, persone con una media personale che si attesta tra gli 11 e i 20 biglietti comprati nell'arco dell'anno.
In Italia ben il 45,1 della popolazione non va al cinema (CineMai), con una predominanza di donne (56%), una educazione medio-bassa, un'età media di 56 anni ed una concentrazione nelle zone più periferiche. Le due categorie che sommate tra loro coprono il 69% del mercato sono invece quella dei CineMad e dei CineMolto. I primi sono solo il 3,6% della popolazione degli over 15 (1,8 milioni) eppure hanno acquistato oltre il 21% dei biglietti venduti nell'arco del 2012. Anche qui la percentuale di donne è predominante (54%) con un'educazione medio-alta (33% in possesso di una laurea e il 44% almeno del diploma) ed un'età media di 38 anni e ben il 52% tra i 18 e i 34 anni. Localmente i CineMad si posizionano nelle aree urbane più centrali con una prevalenza al sud e nelle isole. I CineMolto invece, con una media di 5-7 biglietti all'anno, occupano il 47,3% del mercato con oltre 48 milioni di biglietti acquistati. Il trend qui si inverte trovando una maggiore concentrazione di uomini (54%) rimanendo sempre su di un'educazione medio-alta ed una collocazione geografica cittadina e meridionale.
La cultura medio-alta dei CineMad e dei CineMolto però non comporta una necessaria provenienza socioeconomica agiata, anzi prevalenti nei CineMad ci sono proprio gli studenti, notoriamente a corto di denaro. Anzi, le categorie di lavoratori più agiate si posizionano maggiormente in quelle categorie che vanno in sala in modo nettamente minore.
Infine la penetrazione dell'utilizzo di Internet, Smartphone e Tablet si fa nettamente più alta nelle prime due categorie, con un sorprendente 95% di utilizzatori del Web nei CineMolto e solo un 85% nei CineMad.

Il futuro per le sale è nero?

Ma quali sono le ragioni per cui si è abbassato il consumo di Cinema nella penisola? Quella principale è la concorrenza della televisione, vista ancora come principale mezzo d'intrattenimento, mentre al secondo posto c'è il totale disinteresse verso la proposta generale del cinema, la fascia dei cosiddetti Rejecters. Seguono a ruota come ragioni per l'assenza dalla sala, il costo del biglietto, l'eccessiva distanza e l'odio molto radicato in Italia verso i Multiplex. Infine un dato che spicca per la sua drammaticità è quello della solitudine, infatti oltre un milione di persone non va al cinema per mancanza di compagnia con cui poter apprezzare l'esperienza.
Ancora una buona parte degli intervistati indica un'endemica mancanza di tempo come causa generica dell'assenza dalla sala cinematografica. Un'indicazione indiretta di valore: non si giudica il cinema abbastanza interessante da dedicargli il proprio tempo libero.
Una media preventiva per il 2013 si attesta ancora intorno ai 28 milioni di spettatori con un numero di biglietti venduti sempre sulla cifra dei 100 milioni. Un trend stabile rispetto all'anno scorso che si allinea ai consumi nazionali, ma che però appare in controtendenza nella realtà internazionale dove il consumo di cinema è infatti in aumento. Solo in Spagna e Italia si va di meno al cinema.

Qual è il problema?

Il problema della cultura in Italia è sempre stata una questione annosa, il 2010 sebbene fosse stato un anno di grande crisi vide un netto aumento del consumo di cultura, dai libri al cinema fino ai musei e alle mostre mentre ora che siamo in ripresa (secondo gli economisti) questa sta subendo nuovamente un forte calo dimostrando una sostanziale disaffezione del consumatore verso la cultura.

Per gli esercenti e i distributori i problemi sono sempre i soliti, la colpa principale è della pirateria, che viene vista erroneamente come pubblico pagante tolto al cinema in sala, ma qualora non si potesse scaricare illegalmente un film, chi lo avrebbe visto in quel modo non necessariamente andrà al cinema a vederlo. Probabilmente solo un 20% dei cosiddetti pirati andrebbe effettivamente in sala a vedere un film che avrebbe altrimenti “piratato” e ciò ridimensiona non poco i dati sulla pirateria. La qualità del cinema è stata toccata solo in parte con l'intervento del rappresentante di ANEC, Domenico Dinoia, che ha dichiarato in modo alquanto illuminato: “si dovrebbe capire che un regista come Moccia non ha più nulla da dire ed è inutile che un qualsiasi suo film esca in 400 copie in tutta Italia invadendo le sale”.
Purtroppo in tutti gli incontri degli addetti al settore ci si trova sempre a parlare con esercenti che si lamentano di quanto sia difficile riuscire a sopravvivere con un cinema quando si ha la concorrenza dei Multisala e ci si vede strozzati dalle tasse, eppure non si riesce a pensare ad un modo alternativo di promuovere il cinema nella propria sala. Rimane ancora radicata la politica del mettere in sala uno/due film a settimana e tenere quelli in cartellone per le settimane seguenti quando oramai l'offerta sta cambiando nettamente. Un buon esempio sono le numerose iniziative evento che promuovono l'uscita di un film in sala per un solo giorno (si vedano le ottime iniziative della Nexo Digital legate all'animazione asiatica che si sono confermate immancabilmente l'incasso maggiore della giornata di proiezione). Purtroppo l'Italia è afflitta da alcuni gravi problemi: ci si deve sempre lamentare di qualcosa e addossare la colpa ad altri (i pirati che rubano i film e il governo che soffoca l'esercente con tasse e norme eccessive) ma al contempo mancano delle idee innovative che possano effettivamente cambiare i metodo di distribuzione di un film. In ultimo luogo la copertura della banda larga e l'utilizzo del web sono di poco sopra la soglia del 50%: finché non si imparerà a confrontarsi in modo intelligente e soprattutto competente con il mondo della rete difficilmente si potrà trovare una via alternativa alla distribuzione cinematografica. E quando Netflix arriverà in Europa ci si troverà completamente schiacciati dalla sua concorrenza.