Il Goblin di Willem Dafoe: uno dei villain fumettistici più riusciti?

Il Green Goblin messo in scena da Raimi e interpretato da Willem Dafoe è, ancora oggi, uno dei villain supereroistici più riusciti. Ecco i motivi.

Il Goblin di Willem Dafoe: uno dei villain fumettistici più riusciti?
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Dopo la disamina di uno dei cattivi più famosi - quanto iconici - della storia del cinema (qui trovate lo speciale dedicato a Darth Vader) siamo ora pronti ad analizzare un altro villain molto ben caratterizzato, il Green Goblin interpretato da Willem Dafoe, comparso per la prima volta in Spider-Man, il film di Sam Raimi uscito nel 2002 basato sul famosissimo personaggio targato Marvel Comics.
L'arcinemico dell'Uomo Ragno comparso sul grande schermo, anche per via della sua caratterizzazione introspettiva non così lontana dalla controparte fumettistica, lo ha portato a divenire uno degli antagonisti più iconici del mondo dei cinecomics, grazie ovviamente alla lodevole interpretazione di Willem Dafoe che, proprio attraverso questo personaggio, ha saputo conquistare il grande pubblico amante delle produzioni supereroistiche.

Noi siamo quello che scegliamo di essere...

Il film di Spider-Man diretto da Sam Raimi ha dato il via (insieme al primo X-Men di Singer uscito nel 2000) a una vera e propria rinascita riguardo il genere supereroistico, fornendo le basi per tutto ciò che sarebbe venuto dopo.
Un grande lavoro di caratterizzazione è stato ovviamente fatto anche riguardo al villain principale della pellicola, quel Norman Osborn/Green Goblin che ogni appassionato di fumetti non potrà che considerare come una delle nemesi più spietate, feroci e dannatamente scaltre di tutto il pantheon ragnesco.
Nel film vediamo così Norman Osborn, il fondatore della multinazionale Oscorp, esercitare fin da subito una grande autorità su suo figlio Harry, rappresentando l'archetipo comportamentale del genitore poco empatico e interessato molto al concetto di status sociale, consapevole di possedere un enorme impero alla cui guida potrebbe un giorno subentrare un erede forse non all'altezza.
A seguito di un esperimento pensato per il mercato militare dai risvolti disastrosi, a cui lo stesso Norman si sottopone facendo così da cavia a un siero atto a incrementare le prestazioni fisiche e mentali, l'industriale e scienziato perde completamente il senno assumendo così l'identità di Goblin, intenzionato a sfruttare i suoi nuovi poteri per vendicarsi dei torti subiti in precedenza (ma non solo).

Il villain, dalla psicologia profondamente tormentata, risulta ottimamente caratterizzato grazie all'intuizione del regista di puntare sulla sua doppia personalità, mettendo in scena numerose sequenze dal forte pathos emotivo in cui vediamo letteralmente dialogare allo specchio Norman con il suo folle doppio Goblin, per poi arrivare ad altri momenti in cui lo stesso presunto cambio di personalità verrà utilizzato dal villain per ingannare Peter Parker/Spider-Man, come ad esempio nella sequenza finale.

La profondità del personaggio non sta però nella dicotomia bene contro male quanto nella sudditanza del Norman "buono" rispetto alla sua controparte malvagia, quasi come se l'esperimento fallito non avesse fatto nascere da zero un vero e proprio mostro, portando invece semplicemente alla luce qualcosa che in realtà esisteva fin dall'inizio.
Ci ritroviamo così davanti a un personaggio alle prese con un potere smisurato, in tutto e per tutto succube di esso e, proprio per questo, non intenzionato a limitarsi in alcun modo riguardo le sue azioni votate al male, spingendo lo stesso spettatore a chiedersi quale sia (nel caso ci sia) il limite tra l'uomo e il mostro.
Norman, nel corso di tutta la pellicola, tende così a soffocare sempre più la sua parte più umana e razionale, diventando di fatto una delle nemesi più pericolose e spietate dell'Arrampicamuri, capace non solo di puntare sulla forza bruta ma anche di elaborare ingegnosi (quanto sadici) piani per mettere alle strette il suo avversario.

Un villain quindi intenzionato non solo a distruggere fisicamente il suo rivale, ma anche ad annichilirlo completamente da un punto di vista introspettivo, impegnandosi al massimo per portare via a Spider-Man tutto ciò che ha di più caro al mondo, amici e amori compresi.

Davvero numerosi i momenti cult con Goblin protagonista, a cominciare dalla sua turbolenta genesi alle lotte senza quartiere contro l'Uomo Ragno, costringendolo persino a scegliere chi salvare tra la propria amata e moltissime vittime innocenti.
Di grande effetto anche il momento in cui Norman si ritrova a mangiare insieme a Zia May, Peter, Harry e Mary Jane, attraverso una scena dal contesto quotidiano in cui però verrà fuori tutta la sua malignità in un continuo crescendo di tensione e suspense, così come il confronto finale culminante con la frase cult "Peter... non dirlo a Harry", forse l'ultimo barlume di coscienza reale, e non imposto da Goblin, di Norman.

Ora scegli!

Il grande merito di Raimi è anche quello di aver puntato molto sulla psicologia del villain, capace di chiedere allo stesso Spider-Man di unirsi a lui, perché in realtà non così diversi, accomunati dal loro status "superumano" in grado di farli svettare al di sopra di qualsiasi altra persona.
Un antagonista complesso, votato al male in ogni sua più infinitesimale sfaccettatura, capace di risultare l'antitesi di tutto ciò che ha rappresentato per Peter il compianto Zio Ben, quest'ultimo una vera e propria figura paterna a cui il supereroe deve, di fatto, la sua nascita.
Il macrotema della scelta, legato all'onnipresente mantra "Da grandi poteri derivano grandi responsabilità", non diviene solo il fulcro tematico del primo film quanto dell'intera trilogia raimiana, in cui lo stesso protagonista sarà sempre di fronte a un bivio che lo porterà a maturare e crescere non solo come supereroe ma anche come essere umano.
Per quanto riguarda il character design del villain, a molti fan dei fumetti l'armatura non ha fatto impazzire (rispetto al costume originale visto nelle opere cartacee), seppur in realtà la scelta di modernizzarne il look in un'ottica high-tech non si sia in realtà rivelata pessima, capace invece di fornire al grande pubblico una visione del villain forse più al passo con i tempi.

Buona anche la scelta di mantenere l'iconicità di alcune armi, tra cui le bombe zucca e l'aliante, declinandole ancora una volta attraverso un contesto maggiormente realistico e futuribile rispetto a una messa in scena più fumettosa. Il look del villain, nella sua interezza, è tutto sommato soddisfacente seppur forse poco propenso nel regalare agli spettatori un forte senso di minaccia.
Il Goblin di Willem Dafoe rimane comunque una delle incarnazioni (fuori dal fumetto) più riuscite del personaggio.
Se fino a qualche anno fa un suo ritorno sembrava letteralmente impossibile, magari con l'arrivo del Multiverso Marvel (e soprattutto Raimi di nuovo nel mondo dei cinecomics) potremmo ritrovarci davanti al villain, anche solo sotto forma di cameo.

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