Speciale Il Dittatore - Sacha Baron Cohen, re dei trasformisti

Tutti i personaggi di Sacha Baron Cohen

Speciale Il Dittatore - Sacha Baron Cohen, re dei trasformisti
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Nel suo ultimo film, Sacha Baron Cohen è un bizzarro dittatore...ma lui non ha certo bisogno di obbligare la gente a ridere: scatenare l'ilarità è un dono spontaneo! Al pari della sua formidabile istrionicità, che colpirà ancora una volta il 15 giugno quando Il Dittatore approderà in tutte le sale italiane. L'Ammiraglio Aladeen è solo l'ultimo (e sicuramente non in senso definitivo) dei suoi bizzarri e sfrontati personaggi, che hanno permesso a Baron Cohen di acquisire una sempre crescente notorietà negli anni 2000.
Tutto è cominciato con Da Ali G Show, spettacolo televisivo in cui il comico inglese interpretava vari personaggi, intenti a portare avanti assurde interviste a celebrità senza che queste capissero di esser vittime di una irriverente candid camera ai loro danni. Il suo primo personaggio, Ali G, nasce nel 1998 e scoppia come una bomba ad orologeria nel 2000 con lo show di cui sopra, tanto da essere ospitato a sua volta nella trasmissione di David Letterman ed essere protagonista di un proprio film nel 2002, Ali G Indahouse.

Ali G

Il segreto del successo di Ali G, poi replicato e perfezionato nei successivi personaggi di Baron Coehn, sta nel suo porsi con il pubblico e, soprattutto, con l'intervistato: l'attore si presentava, vestito da rapper e attrezzature alla mano, insieme ad un altro attore, forbito e di bella presenza, inducendo inizialmente a credere al malcapitato di turno che lui fosse solo l'operatore. Ma quando arrivava il momento della verità, si fiondava a pesce in interviste imbarazzanti o scomode a personaggi di tutto rispetto, quali ad esempio Donald Trump o Buzz Aldrin. Tra lo sgomento degli astanti, Cohen andava avanti imperterrito, ottenendo interviste incredibili finché il personaggio (e il suo alter ego) non divennero troppo popolari per non essere subito smascherato. Nel frattempo, però, Ali G aveva generato una sua mitologia personale, con personaggi sussidiari e un gergo caratteristico, oltre che un film, tre serie tv (una britannica e due statunitensi) e una lunga comparsata nel celebre video di Madonna Music.
E questo fu solo l'inizio.

Borat

Sacha Baron Cohen, difatti, nel 2006 riprese mano ad un altro personaggio molto sopra le righe, ideato già nel '97 e protagonista di numerosi sketch per il Da Ali G Show, dandogli consistenza univoca e battezzandolo Borat Sagdiyev. Nella finzione del film, girato con la solita tecnica del 'finto realismo' per il quale la gente crede davvero di avere davanti il fantomatico Borat e non Baron Cohen, Borat è un giornalista kazako sessista e omofobo, che si trova negli Stati Uniti per girare un documentario sulla cultura e la civiltà americana, a lui completamente estranea. Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan è, a partire dal titolo e nello stile proprio di Baron Cohen, eccessivo, dissacrante e provocatorio, sia nei confronti dell'Est Europa che dell'America, tanto da essere osteggiato, bandito e dileggiato in molte nazioni, a fronte però di un successo di critica finanche inaspettato, insignendo di un Golden Globe l'attore per la sua interpretazione e registrando un successo commerciale notevole (261 milioni di incasso a fronte di una spesa di 18).

Brüno (e gli altri)

Viene data, così, carta bianca al mefistofelico Sacha, che ne approfitta per portare sul grande schermo lo sfrontato Brüno, reporter di moda austriaco dichiaratamente omosessuale, che come i precedenti personaggi ne combina di tutti i colori ai danni di ignare celebrità intervistate da lui. Controversi, ad esempio, il caso avvenuto con LaToya Jackson, sorella di Michael, o l'invasione sulla passerella milanese della stilista Ágatha Ruiz de la Prada. Per non parlare di quando, agli MTV Movie Awards 2009, ha messo in imbarazzo il rapper Eminem coinvolgendolo in un capitombolo (più o meno volontario) di cui molto si è discusso. Le tematiche (tra cui quella, molto insistita, dell'omosessualità) hanno reso il film inviso a molti, e la vita difficile alla Universal per la distribuzione e il montaggio, risultando, ad ogni modo, nuovamente un successo di pubblico e critica, nonostante tutto.

La grande popolarità di Cohen, nonostante le sue elevate doti di trasformismo, gli rende difficile portare avanti il suo schema vincente, tanto che Il Dittatore nasce quasi subito come personaggio 'riconosciuto' e l'attore si è dedicato anche ad altri personaggi, in film non suoi.
Ad esempio lo spassoso Ricky Bobby - La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno (Talladega Nights: The Ballad of Ricky Bobby) del 2006, con Will Ferrell, o l'iconico personaggio di Adolfo Pirelli, (finto) barbiere italiano nel burtoniano Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street. E proprio in un altro musical lo vedremo prossimamente: parliamo naturalmente de The Misérables di Tom Hooper.

Il Dittatore

E ora, all'apice della popolarità, Sacha Baron Cohen entra nelle scarpe autocratiche e molto lucide dell’Ammiraglio Generale Haffaz Aladeen, un dittatore che rischia la propria vita per assicurarsi che la democrazia non arrivi mai nel paese che opprime con tanto amore, ne Il Dittatore.
Ricco di petrolio e isolato, lo stato nord africano di Wadiya è governato dalla veemenza dell’anti-occidentale Aladeen fin da quando questi aveva sei anni, e fu nominato Supremo Leader in seguito alla sfortunata morte del padre, tristemente ucciso in un incidente di caccia, raggiunto da 97 proiettili vaganti e da una bomba a mano (!!).
Vessato dalle inique (almeno secondo la sua opinione) ingiunzioni dell'ONU, Aladeen si reca a New York con tutto il suo stravagante entourage al seguito per far sentire la sua voce alle Nazioni Unite. E, durante il suo tragitto, bisogna dire che il nuovo personaggio di Baron Cohen si è fatto notare: vedasi le straordinarie paparazzate al largo della costa di Cannes e sulla croisette, con tanto di cammello, guardie del corpo donna ed...Elisabetta Canalis!
Povero Dittatore: non si può neanche regnare in pace?
Il personaggio nasce come parodia dei dittatori mediorientali, Saddam Hussein in primis, del quale si dice siano state adattate (in chiave parodistica) alcune delle vicende raccontate nella sua autobiografia Zabibah and the King. Realtà e fantasia, come sempre nei film di Baron Cohen, sfumano i loro contorni, lasciandoci un film provocatorio e dall'impianto comunque più complesso, rispetto alle precedenti avventure filmiche del comico inglese.
Non perdetevi la nostra recensione del film, a breve su queste pagine!

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