Il cinema italiano che verrà: da Freaks Out di Mainetti a Loro di Sorrentino

Dopo un 2017 al di sotto delle aspettative in quanto a novità nostrane, sembra adesso pronta ad abbattersi un'onda anomala di bontà e di genere.

Il cinema italiano che verrà: da Freaks Out di Mainetti a Loro di Sorrentino
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Molti cinefili ricorderanno il 2016 cinematografico soprattutto per la fine della maledizione di Leonardo DiCaprio, che grazie al Revenant di Alejandro Gonzalez Inarritu riuscì a portarsi a casa la tanto agognata statuetta dell'Academy come Miglior Attore Protagonista. Lo stesso anno, però, da una prospettiva tutta nostrana, gli amanti del cinema di genere rammenteranno anche un'ondata anomala di produzioni di indubbia qualità, ricercatezza e stile. Parliamo di film come Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, film supereroistico "de borgata" con due incredibili Claudio Santamaria e Luca Marinelli, ma anche dello splendido Veloce come il vento di Matteo Rovere, del bel Mine di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro o di Indivisibili.
Opere, queste, che hanno lasciato un'impronta profondissima nella cultura cinematografica degli ultimi anni, anche se poi le solite commedie senza guizzo non sono purtroppo riuscite a seguire la orme di questi grandi esempi di cinema di qualità made in italy. Il 2017 ha infatti visto l'uscita di sparuti titoli di un certo spessore capaci di diversificarsi dalla massa, e parliamo di Smetto quando voglio - Ad Honorem (comunque terzo capitolo di una trilogia, operazione riuscita del buon Sydney Sibilia), de La ragazza nella nebbia, capace di rifarsi ad autori come Fincher per un thriller sostanzialmente solido, e di Ammore e malavita dei Manetti Bros, che ha portato una sferzata partenopea nel musical con risultati sorprendenti.


A volte ritornano (e meno male!)

Il resto, come si dice, è stata "fuffa", godibile o meno, eppure in questo 2018 iniziato da neanche due mesi sembra già di respirare aria più salubre in questo particolare frangente, dato che da qui a dicembre e fino al 2019 vedremo il ritorno nelle sale degli autori citati sopra, in gruppo, come se rappresentassero insieme la new wave del cinema di genere italiano, anche se tra le sinuose increspature di questo flutto si nascondono comunque autori già navigati come Paolo Sorrentino, attualmente impegnato nel suo Loro.

E partendo proprio dal progetto del regista de La grande bellezza, scopriamo un biopic su uno dei personaggi più controversi del panorama politico dell'ultimo ventennio: Silvio Berlusconi, i cui panni saranno vestiti nel progetto da Toni Servillo, attore ormai feticcio di Sorrentino e pronto a un'altra grande performance semi-biografica dopo il suo Giulio Andreotti ne Il Divo. E da qui passiamo a un altro grande ritorno, quello di Matteo Garrone, assente dal 2015 dopo il suo gotico Il Racconto dei Racconti. L'autore tornerà nelle sale con Dogman, titolo americano che conferisce come Reality un valenza ossimorica alla sua totale natura italiana, in questo caso romanesca e basata sulla vera storia del Canaro della Magliana, Pietro de Negri. Il progetto è definito come una sorta di "western urbano" e racconta dell'omicidio del pugile Giancarlo Ricci, passato alla storia per la sua efferatezza, in quanto l'uomo venne torturato e mutilato a lungo prima di morire. Dalle prime immagini il colpo d'occhio alla Garrone pare già assicurato, quindi tutto starà nel constatare quanto il filmmaker romano abbia deciso di andare a fondo nella violenza della vicenda, scavando con minuziose doti drammaturgiche nei retroscena della stessa. Sembra già un cult assicurato e l'attesa è ancora molto lunga, anche se dato il buon rapporto tra Garrone e Cannes il film potrebbe essere presentato sulla croisette il prossimo maggio, magari con una release come al solito a ridosso dell'anteprima mondiale del Festival. E introdotti i big dell'anno, passiamo adesso a parlare del ritorno dei talentuosi Mainetti e Guaglianone che tanto ci avevano sorpreso due anni fa con un inaspettato pezzo da 90, Lo chiamavano Jeeg Robot. Già lì era chiaro come i due autori volessero sperimentare i generi, miscelando a più non posso grottesco, comico, action e drammatico con il chiaro intento di rinnovare in chiave dialettico-provinciale una formula essenzialmente mai utilizzata in Italia, quella del cinecomic. E il loro prossimo Freaks Out (titolo provvisorio, anche se meraviglioso!) vuole proprio continuare questa strada, definito come "un mix bello forte di generi" già andato a ruba nel marcato internazionale della Berlinale, tanto per chiarire quanto Mainetti & Guaglianone anche all'estero siano ormai sintomo di qualità. Ma insieme a loro anche un altro giovane produttore, regista e sceneggiatore italiano farà presto ritorno nelle sale con Il Primo Re: stiamo parlando di Matteo Rovere, il genio dietro al sensazionale Veloce come il vento e alla co-fondazione della Groenlandia Film, all'interno della quale figura anche Sibilia, amico e collega dell'autore romano.

Protagonista di questa "rivisitazione della storia di Remo" sarà l'ormai onnipresente Alessandro Borghi, in un progetto che si rifà apertamente alla ricercatezza di Mel Gibson nei suoi La Passione di Cristo e Apocalypto, dato che il titolo sarà parlato prevalentemente in proto-latino, fotografato con luce naturale da Daniele Ciprì (e qui si va prepotentemente sul metodo Emmanuel Lubezki) e ricco di scene d'azione girate con stunt professionisti e con i VFX ridotti all'osso. Ci sarà conflitto e si parlerà di vita, morte, famiglia e religione, senza ignorare un ispirato tratto bucolico della vicenda. Attesissimo insomma, forse tra i più attesi dell'anno per la sua volontà di sorprendere in tecnica e stile, così da dimostrare che anche nel vecchio continente, nel nostro Bel Paese, è possibile fare le cose bene e in grande. E per finire, sempre sotto l'egida della Lucky Red, proprio come Mainetti, torneranno con Ride anche Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, sperimentando lo stile di regia grazie all'utilizzo esclusivo di Go-Pro. I dettagli si contano però sulle dita di una mano, anche se sappiamo che ci sarà un ciclista, una foresta e tanta tensione. Non ci resta allora che aspettare indomiti e statuari come scogli l'abbattersi di questa fantastica onda cinematografica.

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