Il cinema d'animazione non è un affare per soli bambini: un mito da sfatare

Con l'uscita nelle sale de Gli Incredibili 2, sembra che la distorta visione del cinema d'animazione non sia ancora del tutto svanita.

Il cinema d'animazione non è un affare per soli bambini: un mito da sfatare
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La maturità stilistico-emotiva di Inside Out, la profondità narrativa divertita e commovente di Ralph Spaccatutto, i rapporti familiari ne Gli Incredibili e una delle più belle storie d'amore mai raccontate in Up.
No, l'animazione non è più semplice ed esclusivo appannaggio dell'infanzia, anche se probabilmente non lo è mai stata nella sua interezza, sin dai tempi dei classici Disney, sin da Biancaneve e dal 1937 per intenderci. Certo, i colori sgargianti e le linee cartoonesche dei personaggi, mossi tramite la tecnica animata, hanno sempre esercitato un fascino molto forte nelle menti più giovani, forse perché equiparabili a tranquillità e spensieratezza, ma se ci pensiamo, anche nelle stessa fiaba della bella e dei sette nani, di spensieratezza ce n'era ben poca.
La delicatezza dei vari tratti dei protagonisti, la bellezza della tecnica e la morale che si cerca di veicolare con ampi margini di divertimento e semplicità, hanno creato l'errata impressione che l'animazione fosse un gioco "per bambini" e non per adulti. È innegabile che intere generazioni di giovanissimi abbiano, nel corso degli anni, divorato con gli occhi e con il cuore i film della Disney o quelli della Dreamworks Animation, sorridenti e felici; è cosa buona e giusta che i più piccoli godano e abbiano goduto di titoli pensati anche per il loro intrattenimento, ma ridurre solo ed esclusivamente a questo l'intera arte dell'animazione è sbagliato e riduttivo, perché dietro c'è molto di più.

Crescere

Sembra assurdo tornare a parlare di un simile argomento oggi, eppure l'uscita de Gli Incredibili 2 nei cinema americani ha riportato in vista il problema e il perché è presto detto.
Mentre il sequel del film Pixar del 2004 macina consenso e incassi da urlo in patria, infatti, via Twitter il regista Brad Bird si trova in questi giorni assediato da commenti di genitori "scontenti" della scrittura del film: "Ci sono parolacce", "c'è troppa narrazione", "mia figlia di quattro anni si è annoiata perché parlavano troppo".
Appunti che, diciamolo, sono frutto di un'errata visione del mezzo animato, considerato come puro appannaggio di un pubblico infantile, "buono anche per gli accompagnatori adulti", direbbero ancora oggi diversi giornalisti di vecchia data. Vendere o parlare di un film animato in questo modo non solo è impreciso e scorretto, ma risulta anche deleterio per l'animazione stessa.
Il problema non sono i film e tantomeno la comunicazione dietro a essi, perché di fondo a mancare è la diligenza personale del pubblico pagante, ed è un fattore che non interessa soltanto l'animazione.
Senza troppo girarci attorno, un genitore dovrebbe conoscere cosa va a guardare con il proprio figlio e comprendere senza troppi drammi che, per quanto gioioso e cartoonesco possa essere, un film non deve per forza di cose essere sempliciotto e adatto solo - come dice Bird - "alla mente giustamente poco attenta di un bambino di 4 anni".
Di prodotti simili ne esistono a bizzeffe, nati e pensati proprio per quello specifico intento, ma pensare di entrare in sala e trovare in un film Disney-Pixar solo quello è un errore di calcolo del genitore, che non dovrebbe intervenire via social rimarcando al regista di aver usato una parolaccia leggera, di aver puntato più sulla narrazione che sull'azione. Situazioni evitabili in modo semplice tramite una corretta informazione.

Informandosi meglio, ad esempio, molti genitori avrebbero scoperto che sono oltre 20 anni che un determinato tipo di animazione è perfettamente alla pari della controparte live-action, con medesime ambizioni e qualità; pensiamo a titoli candidati agli Oscar come Miglior Film, con incassi miliardari, produzioni minori di una bellezza stratosferica come Anomalisa, tutto il filone in stop motion della Laika o di Henry Selick.
Tutti film pregni di una maturità impressionante adatti a un adulto come a un bambino, per via della loro costruzione "a strati", delle loro differenti sfumature concettuali.
Racconti generazionali, coming of age, di formazione, horror, gialli: l'animazione abbraccia tutto e tutti, senza distinzioni, senza restrizioni di sorta. Tutto sta nel farsi accogliere senza inutili barriere nella calda stretta del genere, purtroppo però, come dicevamo, la società di oggi più che progredire sembra si sia cristallizzata, per non dire che stia camminando all'indietro a grandi falcate.
Questo non riguarda solo la lettura sbagliata dell'animazione, perché non saper comprendere cosa si sta guardando è un problema molto più ampio di quanto si pensi.

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