I migliori film sci-fi usciti nel 2017, da Kong Skull Island a Blade Runner 2049

La nostra classifica del miglior cinema di fantascienza uscito nell'anno ormai passato, tra mostri, opinabile coraggio e sontuosità.

I migliori film sci-fi usciti nel 2017, da Kong Skull Island a Blade Runner 2049
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Il 2017 si è appena concluso, eccoci arrivare oggi 1 gennaio a parlare dei migliori film sci-fi usciti lo scorso anno. Di classifiche ne abbiamo stilate diverse, dal miglior cinema horror a quello d'azione fino all'ultima, generale e omnicomprensiva di ogni genere, dedicata solo al meglio del meglio di un'annata cinematografica enorme e trascorsa all'insegna di molte sorprese. Tra tutte, forse, quella più scioccante è stata l'accoglienza poco calorosa di Star Wars: Gli ultimi Jedi da parte dei fan, titolo che troverete comunque in classifica anche se all'ultimo posto per i suoi indiscutibili pregi e i suoi incontrovertibili difetti.
Come già specificato in altre Top 5, non saranno inclusi in questa dedicata al cinema di fantascienza i cinecomic, quindi niente Thor: Ragnarok, né Guardiani della Galassia Vol. 2 o Valerian, sempre per motivi di differenziazione e inserimento di titoli altrettanto validi. Ma bando alle ciance e andiamo a scoprire insieme questi cinque film sci-fi migliori del 2017.

5. Star Wars: Gli ultimi Jedi

Amato e odiato, il secondo capitolo della nuova trilogia diretto da Rian Johnson si è rivelato un film di rottura, spartiacque tra Il risveglio della Forza e il capitolo IX, opinabile ma anche decisamente coraggioso. Non vogliamo ripetere la solita, retorica affermazione secondo la quale il valore di un film si misura in base all'audacia della scrittura e alle scelte del regista, perché sarebbe ipocrita sorvolare su buchi di sceneggiatura e toni fuori contesto, ma è certo che Johnson abbia voluto tenersi al di sopra di una mitologia troppo corposa e complessa, che abbia cercato di sorpassarla per vie traverse e con risposte deboli. Questo sia per creare un film canonico e dalle intenzioni ardite, particolare nella sua comunque obbligata omologazione, ma anche per evitare troppe complicazioni nell'affrontare tematiche sulla fede, sulla Forza. Ha ridotto così risposte e conclusioni al semplice in modo però articolato, andando a lavorare sempre di ricercatezza stilistica anche nella parte visiva, a tratti davvero maestosa, spesso da mozzare il fiato.
E allora Star Wars: Gli ultimi Jedi va giudicato nella sua interezza, tra pregi e difetti, più o meno marcati. È un titolo traballante e instabile, curioso e inaspettato, ma ha alcune interessanti carte nella manica che riesce a giocare perfettamente con il pubblico, lasciandolo al contempo interdetto e strabiliato. Che poi vi abbia o meno conquistato è relativo: è un film che fa parlare di sé, fa discutere e trova da una parte sostenitori convinti e dall'altra detrattori indefessi. Uno scisma nella Forza di impatto mostruoso.

4. Kong: Skull Island

Uno dei monster movie migliori degli ultimi anni. Kong: Skull Island è forse una delle più innovative e se vogliamo bizzarre iterazioni del Re delle Scimmie, diretta con particolare verve artistica dal semi-esordiente Jordan Vogt-Roberts, che al suo secondo lungometraggio sciorina una sequela di trovate stilistiche sontuose da far invidia a qualsiasi blockbuster dell'anno. La regia è attenta, le musiche entusiasmanti e la storia scorre via pacificamente nella sua poca originalità, anche se importa poco: quando Kong entra in scena non ce n'è per nessuno, anche grazie a delle scelte cromatiche incredibili, che donano risalto a un titolo nato concettualmente forse un po' povero ma che ha saputo trovare la sua strada grazie al regista. Lo spettacolo è semplicemente colossale e l'intrattenimento è assicurato.

3. Arrival

Parlare di alieni tramite il linguaggio. Soprattutto in tv, tra Mindhunter e Manhunt: Unabomber, quest'anno la sfera idiomatica è stata centrale in diverse produzioni di qualità, e l'ottimo Arrival di Denis Villeneuve ha saputo declinare questo aspetto in un film sci-fi di profonda riflessione, fatto di attese e tensione, misuratissimo e ponderato. Un titolo non di facile decifrazione e di spinosa fruizione per chi il cinema di genere lo mastica poco, più vicino a un Kubrick che a un Nolan, anche se poi Villeneuve vorrebbe essere il minimo comune denominatore tra i due geniali registi. E in parte ci riesce, dando carattere a un titolo dalla bellezza asettica e inspiegabilmente inquietante, sfruttando al contempo una narrazione a tratti sfalsata ed effetti speciali pratici di grande impatto. Tematicamente dirompente, Arrival è un cinema di fantascienza ricco di tensione e contenuto, dal fascino conturbante e dal messaggio importantissimo.

2. The War - Il Pianeta delle Scimmie

Terzo e ultimo capitolo della trilogia prequel dell'intero franchise, The War - Il Pianeta delle Scimmie è il film della saga con il focus più mirato, centrato come Arrival in parte sul linguaggio. Matt Reeves dirige con competenza e genuinità un Andy Serkis in performance capture mai così espressivo, capace di superarsi scena dopo scena, fino al commovente finale. C'è forse più dialogo che azione, più drammaturgia e meno epicità in questa emozionante conclusione, ma questa era la volontà del regista e co-sceneggiatore: rendere le scimmie più umane degli umani e questi ultimi più scimmie dei primati. Un capovolgimento obbligato per ricongiungere poi tutto ai film originali, ma sviluppato con cognizione di causa encomiabile e con una ricercatezza morale e sentimentale lodevole. The War stupisce nonostante alcune lungaggini e regala una degna conclusione a uno degli anti-eroi cinematografici più impensabili e meglio riusciti degli ultimi anni.

1. Blade Runner 2049

E al primo posto troviamo nuovamente Denis Villneuve, che esplorando ancora più a fondo la crasi artistica tra Kubrick e Nolan decide con il suo Blade Runner 2049 di guardare anche al cinema di Andrej Tarkovskij, per un esercizio cinematografico unico e maestoso. Al netto di una lunghezza forse un po' eccessiva, il sequel del capolavoro di Ridley Scott è una delle più grandi opere visive di sempre, dove l'esperienza sensoriale è messa al servizio di uno script un po' troppo scarno e prevedibile, certamente mai mediocre ma neanche così innovativo.

Nella scrittura, molto semplicemente, il film resta meno ambizioso del previsto, al contrario della virtuosa e sofisticata regia di Villeneuve, delle potentissime musiche di Hans Zimmer e della fotografia di Roger Deakins, quest'ultima grande plus valore dell'intero progetto. La palette cromatica scelta dal maestro è infatti ineccepibile e dalla precisa identità stilistica, artisticamente imponente, nobile nell'intento di stupire e di enorme prestigio. Nel complesso, Blade Runner 2049 è un film tantrico, intenso nelle atmosfere e dalla veste estatica.