I migliori film horror del 2019: da Suspiria a Midsommar

La nostra "classifica" dei migliori film horror usciti nelle sale italiane durante lo scorso anno, un 2019 particolarmente ricco.

I migliori film horror del 2019: da Suspiria a Midsommar
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Dopo aver selezionato i film più belli e importanti del decennio, torniamo a concentrarci su un 2019 ormai giunto al termine per scoprire i titoli che più ci hanno colpito nel corso degli ultimi 365 giorni. In particolare, oggi ripercorriamo un'annata cinematografica che ha portato con sé molte soddisfazioni per gli amanti del cinema dell'orrore: dal non-tanto-remake di Suspiria di Luca Guadagnino, passando per due conferme d'eccezione come Midsommar - Il villaggio dei dannati e Noi - diretti rispettivamente dagli ormai consolidati Ari Aster e Jordan Peele -, arrivando infine al Doctor Sleep di Mike Flanagan e al meno ambizioso (ma non per questo meno valido) Crawl - Intrappolati.
Prima di vedere nel dettaglio i 5 migliori horror dell'anno, però, una doverosa precisazione: per questa lista abbiamo preso in considerazione solamente le pellicole uscite nelle sale italiane, dunque non saranno presenti titoli ancora inediti nel nostro paese come The Lighthouse o Three From Hell.

Crawl - Intrappolati

Sam Raimi produce e Alexandre Aja dirige questo disaster/monster-movie ambientato in una Florida afflitta dagli uragani e da in un'incessante pioggia torrenziale. Dove Haley - un'abile nuotatrice interpretata da Kaya Scodelario - si ritrova intrappolata nella casa di famiglia in balia di un branco di famelici alligatori insieme al padre ferito.
Oltre a una tensione costante, veicolata dall'uso consapevole dei più classici cliché del cinema horror da parte del regista, il film trova la sua forza nel rapporto padre-figlia che sfocia a tratti nel dramma sportivo e di formazione: come fosse la gara più importante della sua mancata carriera da nuotatrice, infatti, la ragazza dovrà mettercela tutta per superare le proprie insicurezze.
Pur non trovandoci di fronte a una pellicola indimenticabile (al contrario di altre di cui parleremo più avanti), Crawl - Intrappolati è stato senza dubbio l'horror estivo dell'anno per il modo in cui è riescito a tenere gli spettatori incollati allo schermo - e sappiamo bene quanto questi film siano importanti per lo stato di salute delle sale cinematografiche. La recensione di Crawl - Intrappolati.

Doctor Sleep

Non è stata un'impresa da poco, quella di Mike Flanagan. Scegliere di muoversi a metà tra due giganti come Stanley Kubrick e Stephen King poteva trasformare Doctor Sleep in un film fine a se stesso, un banale tentativo di riconciliazione, ma è proprio nel sintetizzare queste due visioni che il film trova la sua identità: senza perdere mai di vista il proprio stile narrativo, il regista di Oculus mette in scena una lotta tra passato e presente che inizia e finisce con le suggestioni dell'Overlook Hotel, santuario della settima arte che Flanagan riesce a far suo nonostante l'evidente riverenza nei confronti di chi ha ripreso quei corridoi prima di lui.
I primi due atti del Doctor Sleep cinematografico si reggono perfettamente sulle spalle di un'antagonista carismatica e affascinante come quella di Rebecca Ferguson: ancor più del Danny Torrance alcolizzato, infatti, è Rose the Hat a incarnare i demoni della dipendenza che hanno segnato la vita dello scrittore, trascinando la trama post-Shining verso un finale liberatorio e allo stesso tempo celebrativo. La recensione di Doctor Sleep.

Suspiria

Chiariamolo fin da subito: il Suspiria di Guadagnino non ha niente a che vedere con il capolavoro di Dario Argento di cui dovrebbe essere il remake. Non tanto perché non ne sia qualitativamente all'altezza, quanto perché il regista di Chiamami col tuo nome decide di partire da una base comune (la storia delle Madri) per poi intraprendere una strada completamente diversa.
Se il film di Argento si distingue soprattutto per una potenza estetica e sonora che non ha eguali nel modo in cui genera e alimenta la paura, in questo Suspiria il terrore viene quasi messo da parte - le scene davvero horror sono poche, anche se tutte memorabili - per dare spazio a componenti solo accennate nella pellicola di riferimento: il contesto storico (in questo caso una Berlino divisa dal Muro), il rapporto madre-figlia (qui elevato all'ennesima potenza) e soprattutto la danza, quest'ultima al centro dei momenti più intensi insieme alla destabilizzante sequenza finale. Grazie a un ritmo lento ma costante e una messa in scena curata nei minimi particolari, Suspiria riesce anche a sopperire alla potenzialmente eccessiva durata di 152 minuti. La recensione di Suspiria.

Noi

Il geniale Scappa - Get Out non poteva essere il semplice colpo di fortuna di un comico passato dietro la macchina da presa. Firmando la sua seconda opera, Jordan Peele mette infatti a segno un altro successo (commerciale e di critica) per la Blumhouse e si conferma uno dei filmmaker di riferimento per la nuova ondata del cinema di genere hollywoodiano.
Capace di mescolare una trama originale ai più classici e consolidati meccanismi della suspense - senza dimenticare un'ironia di fondo che emerge di tanto in tanto nel corso del film - Noi gioca con il concetto di Doppelgänger per mostrare la stessa America descritta per oltre quarant'anni da George Romero: un paese spaccato a metà che si trova a un passo dall'insurrezione (in questo ha anticipato di qualche mese il Joker di Todd Phillips). Il risultato è un sublime horror politico mascherato da home-invasion che ha tra i suoi tanti punti di forza anche una straordinaria (doppia) interpretazione di Lupita Nyong'o. La recensione di Noi.

Midsommar - Il villaggio dei dannati

Secondo lungometraggio di Ari Aster dopo l'acclamato esordio con Hereditary - Le radici del male, Midsommar è un'esperienza orrorifica impossibile da dimenticare. Non tanto perché sia un film particolarmente spaventoso (in questo è molto diverso dal suo predecessore), ma per il modo in cui trasporta lo spettatore all'interno di una dimensione a metà tra l'onirico e il surreale insieme alla sua protagonista.
Dopo un'incipit cupo e dal forte impatto emotivo, infatti, Midsommar segue la giovane Dani (Florence Pugh) attraverso un'elaborazione del lutto che passa dai fantasiosi quanto inquietanti riti pagani di Harga, piccolo villaggio svedese dove (quasi) tutte le azioni si svolgono alla luce di un sole accecante che non ha alcuna intenzione di tramontare. Un viaggio nei meandri del fondamentalismo che culmina in una delle inquadrature finali più belle e potenti dell'anno. La recensione di Midsommar.

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