I migliori film di guerra non convenzionali: i war-movie... inaspettati

A volte i film di guerra non sono proprio convenzionali: ecco quindi i migliori war-movie che deviano dal semplice resoconto bellico.

I migliori film di guerra non convenzionali: i war-movie... inaspettati
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Quando si pensa ai film di guerra c'è un immaginario che subito ci mitraglia la mente. Battaglie campali, cadaveri ovunque, trincee, carri armati. Due eserciti che corrono uno verso l'altro con le spade sguainate. Ma non tutti i war-movie raccontano il conflitto allo stesso modo. Perché ci sono anche quelli che lo affrontano di lato, trovando aperture strane, nascoste. Un filone che rimbalza nella storia del cinema, cercando di portarci dentro l'orrore in tantissimi modi diversi. A volte, senza neanche il bisogno di uccidere qualcuno. Ecco perché è interessante stilare una lista dei migliori film di guerra non convenzionali.
Aiuta a capire quanto il conflitto possa essere decostruito, e quanto un singolo regista sia in grado di regalarci la sua personale visione. Facciamo questo strano viaggio assieme, che dite?

Vogliamo vivere! - Ernst Lubitsch (1942)

Uno dei tanti capolavori del maestro Lubitsch si scaglia con feroce sagacia (come solo lui sapeva fare) contro il nazismo, proprio negli anni cruciali della guerra.
Una storia che mescola risate sempre attuali con una comicità squisitamente contemporanea nonostante gli oltre settant'anni di distanza. E la guerra non convenzionale viene fuori proprio grazie allo stiletto della satira, che esagera e deforma un mostro come il nazismo, prendendo la figura di Hitler e riducendola a isterico squilibrato.
All'epoca fece scalpore (guai a trattare un tema così con leggerezza), ma Lubitsch ha fatto scuola, e continua a farla.
Rimandi chiari a Shakespeare (il titolo originale è To Be or Not to Be e i protagonisti sono attori di una compagnia teatrale), giochi slapstick e un accostamento tra risate e dramma di rarissima caparbietà.

Il trono di sangue - Akira Kurosawa (1957)

E se Kurosawa trasportasse Amleto nel Giappone feudale? Battaglie tra samurai ed eserciti che si scagliano contro castelli, ma la guerra viene riformulata in chiave ultraterrena.
Perché il protagonista interpretato dall'immortale Toshiro Mifune si imbatte in uno spirito nel bosco che gli profetizza grandezza e gloria, obnubilandogli la mente fino a portarlo all'ubriacatura di potere.
Un capolavoro senza tempo che rilegge Shakespeare alla perfezione, utilizzando la guerra come pretesto per scavare negli abissi della cupidigia. Superstizione annebbiante e alberi che marciano per uno dei migliori adattamenti liberi di un caposaldo della letteratura mondiale.

La grande guerra - Mario Monicelli (1959)

E chi si immaginerebbe una Prima guerra mondiale dove il focus è su un'improbabile coppia di soldati fannulloni?
Due incredibili Alberto Sordi e Vittorio Gassman sono Jacovacci e Busacca, senza ideali, senza coraggio, senza propensione al rischio per la patria. Eppure quei concentrati di italianità vengono usati con sapienza da Monicelli per descrivere cosa è veramente stata la Grande guerra per lo Stivale, spogliata da epica e gloriosa chiamata alle armi.
Antesignano di una contemporanea dramedy, il film mescola neorealismo romantico a comicità genuina, dimostrando che il coraggio può fiorire ovunque. Anche dai vigliacchi.

Il dottor Stranamore - Stanley Kubrick (1964)

Tutti abbiamo imparato a non preoccuparci e ad amare Peter Sellers. Soprattutto se c'è un generale statunitense psicopatico pronto a sganciare una bomba nucleare sull'Unione Sovietica.
Kubrick ingloba, rielabora e mastica tutto il concetto di Guerra fredda regalandoci un film di guerra decisamente non convenzionale, dove la comicità di Peter Sellers si triplica in una satira globale.
Dalla stanza dei bottoni (che Reagan poi avrebbe chiesto di visitare, pensando fosse vera) alla guerra termonucleare, passando per varie crisi missilistiche e orologi della mezzanotte.
Il film sferza tutto il mondo, presentandoci il conflitto con la distanza dell'ironia. E, quindi, avvicinandolo al nostro senso critico ancora di più.

M*A*S*H - Robert Altman (1970)

Soltanto un film satirico e irriverente avrebbe potuto cambiare lo sguardo del cinema statunitense sulla guerra. Ecco perché un cineasta assoluto come Altman riesce a lanciare bordate di critica alla società americana con un gruppo di medici militari decisamente sui generis.
Ambientato durante la Guerra in Corea degli anni '50, M*A*S*H in realtà si scaglia contro il Vietnam e Nixon, tra medici che giocano a golf, sangue a fiumi e ultime cene piene di bendaggi.
Linguaggio volutamente scurrile, sporco realismo e due mattatori come Elliot Gould e Donald Sutherland a gigioneggiare minuto dopo minuto, mentre Altman dipinge grandiosi quadri contro la guerra.

Il cacciatore - Michael Cimino (1978)

Il capolavoro di Cimino è un malinconico affresco dell'America sull'orlo del Vietnam. Un film di guerra... con la guerra come pretesto, perché al cineasta interessava falcidiare il suo Paese con il tragico contrasto fra le immagini del conflitto e la vita qualunque di chi ne ha fatto parte.
La quotidianità di un gruppo di amici viene devastata dal Vietnam, preso come esempio di quanto un evento del genere possa sconquassare esistenze qualsiasi e quindi, in senso lato, la storia di un intero Paese.

Apocalypse Now - Francis Ford Coppola (1979)

Il cuore di tenebra del mondo racchiuso in un film. Apocalypse Now sfrutta il culmine del Vietnam per mettere in scena la lotta fra due giganti, Bene e Male che si mescolano nel fango fino a perdere i loro contorni definiti.
La guerra racchiude e fa da sfondo, ma serve per far scaturire piogge filosofiche e chiavi di lettura in un film che ha fatto storia e scuola. Come se tutto fosse sempre in bilico tra realtà e finzione, in un gioco inesausto delle parti che ricrea sulla nostra pelle un'esperienza così allucinata e disumana. Eppure tragicamente vera.

Full Metal Jacket - Stanley Kubrick (1987)

L'eccezionale non convenzionalità di Full Metal Jacket è intanto la chirurgica divisione in due atti.
Quasi due pellicole distinte, fuse assieme dal soldato Joker e dal senso di profonda e inevitabile disfatta rappresentato dal Vietnam.
Kubrick devasta la psiche dei suoi spettatori mettendoli di fronte a un doppio fatto compiuto: la violenza psicologica subita dai soldati pronti a partire per la guerra e la straziante pagina del Vietnam.
Full Metal Jacket crepa di risate colpevoli le nostre menti, mentre gli abusi verbali e fisici sedimentano in un film dove la guerra sembra quasi un gioco, pronta a tirare dentro chiunque, da buoni sempliciotti a ragazzine costrette a crescere troppo in fretta.

Porco rosso - Hayao Miyazaki (1992)

L'atto di amore di Miyazaki per l'Italia passa attraverso la nostra aviazione militare, in un grande affresco tra Prima e Seconda guerra mondiale.
E cosa c'è di più anticonvenzionale di un pilota protagonista dal volto di maiale? Incantevole bellezza sui mari dell'Adriatico e tragicità del conflitto, mentre la patina cartoonesca ammanta orde di aviatori in fila verso la morte.
Simbolo di ripudio verso fascismo e guerra, dal Giappone all'Italia, mentre il nostro Paese respira attraverso i colori e lo stile di Miyazaki.

La sottile linea rossa - Terrence Malick (1998)

Filosofia applicata al cinema, natura che vibra, parole sussurrate tra gli alberi. E un'abbacinante landa desolata di morte.
La sottile linea rossa ci porta dentro la Seconda guerra mondiale in maniera decisamente non convenzionale. Guadalcanal, isola nel sud del Pacifico, si trasforma in eden e inferno, tra sabbie bianche e cadaveri.
Perché l'avanzata statunitense contro l'occupazione giapponese diventa un pretesto, per un film corale in grado di avvolgere un'aura filosofica attorno alla guerra, mai così eterea e reale allo stesso tempo.

Bastardi senza gloria - Quentin Tarantino (2009)

Inserire in una lista sui migliori film di guerra non convenzionali Bastardi senza gloria è doveroso. Perché Tarantino riscrive letteralmente la Storia, dimostrando ancora una volta la capacità deflagrante del cinema.
Il secondo conflitto mondiale viene quindi rimasticato in un what if estremamente concreto, dove la Settima arte spazza via il Male, tramite una sala e la celluloide. E sì, anche qualche manciata di proiettili. Un segno indelebile inciso sui nostri occhi, impossibile da cancellare.

Jojo Rabbit - Taika Waititi (2019)

Cosa c'è di più anticonvenzionale di un film di guerra in cui il protagonista ha Adolf Hitler come amico immaginario? Jojo Rabbit sprigiona la sua satira con dolce malinconia, dove la commistione fra risate assurde e morte straziante è perfetta.
Una commedia nera capace delle peggiori battute politicamente scorrette e delle lacrime liberatorie più sincere. Taika Waititi si diverte con il suo Hitler, rendendolo piccolo piccolo, per tornare ancora una volta a farci ballare.

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