Se scrivere una lista dei migliori film del decennio può avere una valenza epica, solenne se vogliamo, passare ai dieci lungometraggi peggiori arrivati in sala fra il 2010 e il 2019 acquista tutt'altro tono, certamente più goliardico e leggero. L'industria cinematografica è molto complessa, a un singolo prodotto lavorano di solito centinaia di persone, bisogna dunque sempre stare attenti a rispettare il lavoro e l'impegno altrui, è però obiettivo che non tutte le ciambelle escano col buco, è dunque altrettanto semplice che una pellicola possa risultare non proprio riuscita dopo il suo arrivo in sala. Emblematico, nel corso del decennio scorso, il caso The Room, il film che avrebbe fatto diventare il regista e attore Tommy Wiseau una vera e propria star ma per i motivi sbagliati.
Ebbene proviamo anche nel decennio ancora in corso a ricercare dieci dei film meno riusciti, flop colossali o autentiche perle del trash più becero. Per ovvi motivi abbiamo scartato molte delle produzioni di categoria Z, Bollywood e quant'altro, altrimenti avremmo stilato una lista di 500 titoli, attenendoci a prodotti conosciuti generalmente dal pubblico di massa che ora versano nel ripostiglio della vergogna.
Dirty Grandpa
Robert De Niro è certamente un'istituzione del cinema americano contemporaneo, tornato inoltre alla ribalta proprio in queste settimane grazie all'arrivo (in sala e su Netflix) del monumentale The Irishman, ultimo lavoro di Martin Scorsese in cui l'attore di newyorchese recita accanto agli amici di sempre Al Pacino e Joe Pesci.
Il buon Robert, presente nella nostra lista dei migliori film del decennio, ha negli ultimi tempi scelto anche qualche ruolo di dubbio gusto, uno di questi è quello di Dirty Granpa, in cui accanto a un belloccio come Zac Efron cerca di combinarne di tutti i colori per divertire il pubblico e risultare cool e alla moda. Peccato però che siano stati in pochi a ridere con gusto...
Un film catastrofico infatti dovrebbe innanzitutto essere epico, costruire in modo attento la tensione da trasferire poi al pubblico, così da tenerlo sulle spine fino all'ultimo secondo utile - anche perché a volte i fanta-disastri di cui si parla potrebbero persino avvenire nella realtà, con un po' di immaginazione. Geostorm invece si è dimostrato un campione di noia e lentezza cosmica, in grado di far sbadigliare più che appassionare i suoi spettatori. Al di là delle pessime recensioni e dei bassissimi voti sulle piattaforme di rating, è stato anche un clamoroso flop commerciale al botteghino, insomma: da dimenticare il prima possibile.
211
Sulla carta, diciamolo, questo piccolo film firmato York Alec Shackleton e uscito nel 2018 faceva tutto ciò che si era prefissato di fare: dava a Nicolas Cage la possibilità di girare 86 minuti filati di chiasso e baldoria, probabilmente una delle cose che riesce meglio all'attore Premio Oscar per Via da Las Vegas (eh si, per chi l'avesse dimenticato...).
All'interno del suo genere, 211 ha infatti creato una piccola nicchia di appassionati che si sono divertiti come matti, elogiando il film proprio per il suo essere "così male da essere maledettamente buono", del resto il caos c'era, le pallottole anche, lo spirito era da videogame d'azione senza fronzoli, se però dobbiamo rapportare il lungometraggio su un piano più generale, beh, di certo lo stesso Nic Cage ha fatto di meglio nella sua carriera - di molto meglio.
Silent Hill: Revelation 3D
Gli amanti dei videogiochi sanno quanto sia difficile e rischioso portare al cinema titoli che hanno avuto enorme successo in campo videoludico. Potremmo quasi parlare di una maledizione, poiché quasi tutto ciò che passa dal gamepad al grande schermo finisce per fare una mal riuscita. A Silent Hill, videogioco che ha segnato in modo indelebile l'era della prima PlayStation di Sony, non era andata affatto male con l'omonimo film del 2006 firmato Christophe Gans, peccato però che qualcuno abbia voluto esagerare e calcare ancor più la mano - solleticando un po' troppo il fato.
Silent Hill: Revelation 3D ha infatti distrutto tutto ciò che di buono era stato fatto qualche anno prima, inanellando una infinita sequela di jump scare a fronte di una scrittura scarna e poco avvincente. 95 minuti che sembrano 280, privi di mordente e passione, uno dei prodotti con il Metascore più basso del decennio.
Il tuo ultimo sguardo
La prima (e unica) volta che abbiamo visto questo film è stato nella prestigiosa sala Lumiére del Festival di Cannes, dov'era addirittura in concorso per la Palma d'Oro nel 2016 per via del suo tema impegnato e del suo cast tecnico, da Sean Penn alla regia fino ad arrivare a Charlize Theron e Javier Bardem, peccato però che l'entusiasmo di vedere un nuovo film da regista di Penn (9 anni più tardi l'ottimo Into the Wild - Nelle terre selvagge) sia scomparso dopo neppure un quarto d'ora.
131 minuti confezionati nel modo più televisivo possibile, da spot dalle buone intenzioni ma senza una sola idea originale. Un pacchetto fatto e infiocchettato per dispensare sentimenti a buon mercato e lacrime forzate, che non a caso non sono arrivate neppure sbaglio. Un progetto da dimenticare su tutta la linea, a dispetto delle speranze della vigilia.
La foresta dei sogni
Sempre al Festival di Cannes, ma un anno prima rispetto a Il tuo ultimo sguardo, l'attesa per il nuovo film di Gus Van Sant era letteralmente alle stelle, peccato che ancora una volta le aspettative erano destinate a naufragare clamorosamente in sala Debussy. Raramente abbiamo visto il maestro Van Sant così sottotono, parliamo pur sempre del regista di Elephant, di Will Hunting - Genio Ribelle, di Milk, inoltre si partiva da premesse a dir poco interessanti. A far da filo conduttore alla narrazione è infatti l'oscura foresta di Aokigahara, conosciuta anche come Jukai, famosa poiché destinazione prediletta per chi vuole terminare la sua vita in modo repentino e volontario.
Ci si attendeva dunque un film drammatico che riflettesse in maniera decisa e profonda sul senso della vita, assorbendo tutta la potenza che l'ambientazione era capace di dare sin dalla carta, ciò che è rimasto è stato invece un film asettico, anche un po' anonimo, incapace di donare un qualsivoglia sussulto allo spettatore seduto in sala. Lo ricordiamo inoltre farcito di svariati cliché, si andava dalla malattia all'incidente stradale, meccaniche che ormai dovrebbero essere usate al cinema solo con estrema inventiva.
Emoji - Accendi le emozioni
A proposito di grandi delusioni, eppur colorate e infiocchettate a dovere da un grande studio come la Sony Pictures Animation: The Emoji Movie, così chiamato in lingua originale, è stato un autentico calvario - anche per molti piccini presenti in sala il giorno dell'anteprima. Una sceneggiatura da cortometraggio portata fino a 86 minuti, grazie a momenti musicali di dubbio gusto, dialoghi superflui e altre soluzioni poco originali per "allungare il brodo" il più possibile.
La fattura dell'animazione inoltre non era certo delle migliori, con la caratterizzazione della enorme Messaggiopoli alquanto abbozzata. Parliamo pur sempre di un film che porta in scena le emoji utili a farcire i messaggi chat sugli smartphone, è vero, l'impresa dunque era difficile sin dalla pre-produzione, ci saremmo però aspettati sicuramente qualcosa di più - anche vista l'ottima sotto trama inclusiva che spunta con forza solo nel finale, che poteva insegnare più di una lezione a giovani e giovanissimi. Evidentemente non eravamo ancora pronti per un progetto simile.
Scary Movie 5
Il primo Scary Movie del 2000 ha divertito un'intera generazione di spettatori, diventando un cult imprescindibile del genere parodistico. Peccato però che quando qualcosa sembra andar bene al botteghino poi sia destinata ad avere mille-mila seguiti superflui. Arriviamo così allo Scary Movie 5 uscito nel 2013, quinto capitolo (come suggerisce il titolo) di una saga che avrebbe dovuto fermarsi molto tempo prima.
Cosa dire, parodiati tutti i più grandi horror dell'era moderna, non restava che prendersi beffa dei cinecomic e di altri tratti distintivi della cultura popolare contemporanea, peccato però per un vuoto di idee alquanto plateale. Del resto cercare di instillare una risata a tutti i costi può sorbire talvolta l'effetto contrario, con il pubblico serio e immobile davanti alle scarse trovate degli sceneggiatori - ormai spinti più dall'inerzia e dalla produzione che dalla voglia di divertirsi e far divertire.
Birdemic: Shock and Terror
A scendere sul serio nello scantinato degli horror indipendenti a basso budget, potremmo redigere altri 20 articoli di questo tipo, ci limiteremo dunque a citarne uno che li rappresenti in qualche modo tutti. Nel 2010 infatti, come a voler inaugurare il nuovo decennio col fuoco, è infatti arrivato in sala (poche per fortuna) Birdemic: Shock and Terror, un prodotto diventato a furor di popolo uno scult assoluto, che (come gli altri titoli della saga, ebbene si) prende l'idea alla base del più famoso Gli Uccelli di Alfred Hitchcock e... beh niente, del capolavoro del 1963 non c'è altro se non appunto una minaccia che arriva in picchiata dal cielo.
Le aquile sono ovunque, mentre sulla terraferma i personaggi più stereotipati della storia cercano di rimettere in ordine una situazione fuori controllo. Al di là della qualità narrativa, prossima allo zero cosmico, a far sorridere davvero sono gli "effetti speciali" utilizzati dalla produzione. Se non avete mai visto un Birdemic nella vostra vita, recuperate al più presto con un gruppo di amici e un bel po' di birra per rendere il tutto più digeribile.
United Passions
Questo film del 2014, nonostante potesse contare su un cast a dir poco eccellente, finisce in questa classifica quasi "per diritto": su Metacritic detiene infatti il punteggio più basso che l'uomo abbia concepito, 1, su IMDb le stelle date dagli internauti si fermano a 2,1 su 10, uno di quei prodotti ai quali non si riesce davvero a dare un senso.
E pensare che il cast vede stelle di prima grandezza come Tim Roth, Sam Neill e Gérard Depardieu, segno che non basta un manipolo di grandi attori per realizzare un bel lungometraggio - proprio in virtù del fatto che per realizzare un qualsiasi prodotto di eccellenza è necessario l'impegno di centinaia di persone, per ricollegarci all'inizio. Uno "sporco" e difficile mestiere che qualcuno deve pur fare, ma che a volte sarebbe meglio lasciare ad altri...
I 10 flop più clamorosi del decennio al cinema
Il decennio che sta per finire ci ha regalato molte emozioni su grande schermo, di qualche progetto però non avremmo sentito la mancanza...
Se scrivere una lista dei migliori film del decennio può avere una valenza epica, solenne se vogliamo, passare ai dieci lungometraggi peggiori arrivati in sala fra il 2010 e il 2019 acquista tutt'altro tono, certamente più goliardico e leggero. L'industria cinematografica è molto complessa, a un singolo prodotto lavorano di solito centinaia di persone, bisogna dunque sempre stare attenti a rispettare il lavoro e l'impegno altrui, è però obiettivo che non tutte le ciambelle escano col buco, è dunque altrettanto semplice che una pellicola possa risultare non proprio riuscita dopo il suo arrivo in sala.
Emblematico, nel corso del decennio scorso, il caso The Room, il film che avrebbe fatto diventare il regista e attore Tommy Wiseau una vera e propria star ma per i motivi sbagliati.
Ebbene proviamo anche nel decennio ancora in corso a ricercare dieci dei film meno riusciti, flop colossali o autentiche perle del trash più becero. Per ovvi motivi abbiamo scartato molte delle produzioni di categoria Z, Bollywood e quant'altro, altrimenti avremmo stilato una lista di 500 titoli, attenendoci a prodotti conosciuti generalmente dal pubblico di massa che ora versano nel ripostiglio della vergogna.
Dirty Grandpa
Robert De Niro è certamente un'istituzione del cinema americano contemporaneo, tornato inoltre alla ribalta proprio in queste settimane grazie all'arrivo (in sala e su Netflix) del monumentale The Irishman, ultimo lavoro di Martin Scorsese in cui l'attore di newyorchese recita accanto agli amici di sempre Al Pacino e Joe Pesci.
Il buon Robert, presente nella nostra lista dei migliori film del decennio, ha negli ultimi tempi scelto anche qualche ruolo di dubbio gusto, uno di questi è quello di Dirty Granpa, in cui accanto a un belloccio come Zac Efron cerca di combinarne di tutti i colori per divertire il pubblico e risultare cool e alla moda. Peccato però che siano stati in pochi a ridere con gusto...
Geostorm
Solitamente il genere dei Disaster Movie regala moltissime perle trash agli appassionati, con Geostorm però il povero Gerard Butler si è imbarcato in una missione un po' troppo al di sotto delle sue possibilità.
Un film catastrofico infatti dovrebbe innanzitutto essere epico, costruire in modo attento la tensione da trasferire poi al pubblico, così da tenerlo sulle spine fino all'ultimo secondo utile - anche perché a volte i fanta-disastri di cui si parla potrebbero persino avvenire nella realtà, con un po' di immaginazione. Geostorm invece si è dimostrato un campione di noia e lentezza cosmica, in grado di far sbadigliare più che appassionare i suoi spettatori. Al di là delle pessime recensioni e dei bassissimi voti sulle piattaforme di rating, è stato anche un clamoroso flop commerciale al botteghino, insomma: da dimenticare il prima possibile.
211
Sulla carta, diciamolo, questo piccolo film firmato York Alec Shackleton e uscito nel 2018 faceva tutto ciò che si era prefissato di fare: dava a Nicolas Cage la possibilità di girare 86 minuti filati di chiasso e baldoria, probabilmente una delle cose che riesce meglio all'attore Premio Oscar per Via da Las Vegas (eh si, per chi l'avesse dimenticato...).
All'interno del suo genere, 211 ha infatti creato una piccola nicchia di appassionati che si sono divertiti come matti, elogiando il film proprio per il suo essere "così male da essere maledettamente buono", del resto il caos c'era, le pallottole anche, lo spirito era da videogame d'azione senza fronzoli, se però dobbiamo rapportare il lungometraggio su un piano più generale, beh, di certo lo stesso Nic Cage ha fatto di meglio nella sua carriera - di molto meglio.
Silent Hill: Revelation 3D
Gli amanti dei videogiochi sanno quanto sia difficile e rischioso portare al cinema titoli che hanno avuto enorme successo in campo videoludico. Potremmo quasi parlare di una maledizione, poiché quasi tutto ciò che passa dal gamepad al grande schermo finisce per fare una mal riuscita. A Silent Hill, videogioco che ha segnato in modo indelebile l'era della prima PlayStation di Sony, non era andata affatto male con l'omonimo film del 2006 firmato Christophe Gans, peccato però che qualcuno abbia voluto esagerare e calcare ancor più la mano - solleticando un po' troppo il fato.
Silent Hill: Revelation 3D ha infatti distrutto tutto ciò che di buono era stato fatto qualche anno prima, inanellando una infinita sequela di jump scare a fronte di una scrittura scarna e poco avvincente. 95 minuti che sembrano 280, privi di mordente e passione, uno dei prodotti con il Metascore più basso del decennio.
Il tuo ultimo sguardo
La prima (e unica) volta che abbiamo visto questo film è stato nella prestigiosa sala Lumiére del Festival di Cannes, dov'era addirittura in concorso per la Palma d'Oro nel 2016 per via del suo tema impegnato e del suo cast tecnico, da Sean Penn alla regia fino ad arrivare a Charlize Theron e Javier Bardem, peccato però che l'entusiasmo di vedere un nuovo film da regista di Penn (9 anni più tardi l'ottimo Into the Wild - Nelle terre selvagge) sia scomparso dopo neppure un quarto d'ora.
131 minuti confezionati nel modo più televisivo possibile, da spot dalle buone intenzioni ma senza una sola idea originale. Un pacchetto fatto e infiocchettato per dispensare sentimenti a buon mercato e lacrime forzate, che non a caso non sono arrivate neppure sbaglio. Un progetto da dimenticare su tutta la linea, a dispetto delle speranze della vigilia.
La foresta dei sogni
Sempre al Festival di Cannes, ma un anno prima rispetto a Il tuo ultimo sguardo, l'attesa per il nuovo film di Gus Van Sant era letteralmente alle stelle, peccato che ancora una volta le aspettative erano destinate a naufragare clamorosamente in sala Debussy. Raramente abbiamo visto il maestro Van Sant così sottotono, parliamo pur sempre del regista di Elephant, di Will Hunting - Genio Ribelle, di Milk, inoltre si partiva da premesse a dir poco interessanti.
A far da filo conduttore alla narrazione è infatti l'oscura foresta di Aokigahara, conosciuta anche come Jukai, famosa poiché destinazione prediletta per chi vuole terminare la sua vita in modo repentino e volontario.
Ci si attendeva dunque un film drammatico che riflettesse in maniera decisa e profonda sul senso della vita, assorbendo tutta la potenza che l'ambientazione era capace di dare sin dalla carta, ciò che è rimasto è stato invece un film asettico, anche un po' anonimo, incapace di donare un qualsivoglia sussulto allo spettatore seduto in sala. Lo ricordiamo inoltre farcito di svariati cliché, si andava dalla malattia all'incidente stradale, meccaniche che ormai dovrebbero essere usate al cinema solo con estrema inventiva.
Emoji - Accendi le emozioni
A proposito di grandi delusioni, eppur colorate e infiocchettate a dovere da un grande studio come la Sony Pictures Animation: The Emoji Movie, così chiamato in lingua originale, è stato un autentico calvario - anche per molti piccini presenti in sala il giorno dell'anteprima. Una sceneggiatura da cortometraggio portata fino a 86 minuti, grazie a momenti musicali di dubbio gusto, dialoghi superflui e altre soluzioni poco originali per "allungare il brodo" il più possibile.
La fattura dell'animazione inoltre non era certo delle migliori, con la caratterizzazione della enorme Messaggiopoli alquanto abbozzata. Parliamo pur sempre di un film che porta in scena le emoji utili a farcire i messaggi chat sugli smartphone, è vero, l'impresa dunque era difficile sin dalla pre-produzione, ci saremmo però aspettati sicuramente qualcosa di più - anche vista l'ottima sotto trama inclusiva che spunta con forza solo nel finale, che poteva insegnare più di una lezione a giovani e giovanissimi. Evidentemente non eravamo ancora pronti per un progetto simile.
Scary Movie 5
Il primo Scary Movie del 2000 ha divertito un'intera generazione di spettatori, diventando un cult imprescindibile del genere parodistico. Peccato però che quando qualcosa sembra andar bene al botteghino poi sia destinata ad avere mille-mila seguiti superflui. Arriviamo così allo Scary Movie 5 uscito nel 2013, quinto capitolo (come suggerisce il titolo) di una saga che avrebbe dovuto fermarsi molto tempo prima.
Cosa dire, parodiati tutti i più grandi horror dell'era moderna, non restava che prendersi beffa dei cinecomic e di altri tratti distintivi della cultura popolare contemporanea, peccato però per un vuoto di idee alquanto plateale. Del resto cercare di instillare una risata a tutti i costi può sorbire talvolta l'effetto contrario, con il pubblico serio e immobile davanti alle scarse trovate degli sceneggiatori - ormai spinti più dall'inerzia e dalla produzione che dalla voglia di divertirsi e far divertire.
Birdemic: Shock and Terror
A scendere sul serio nello scantinato degli horror indipendenti a basso budget, potremmo redigere altri 20 articoli di questo tipo, ci limiteremo dunque a citarne uno che li rappresenti in qualche modo tutti. Nel 2010 infatti, come a voler inaugurare il nuovo decennio col fuoco, è infatti arrivato in sala (poche per fortuna) Birdemic: Shock and Terror, un prodotto diventato a furor di popolo uno scult assoluto, che (come gli altri titoli della saga, ebbene si) prende l'idea alla base del più famoso Gli Uccelli di Alfred Hitchcock e... beh niente, del capolavoro del 1963 non c'è altro se non appunto una minaccia che arriva in picchiata dal cielo.
Le aquile sono ovunque, mentre sulla terraferma i personaggi più stereotipati della storia cercano di rimettere in ordine una situazione fuori controllo. Al di là della qualità narrativa, prossima allo zero cosmico, a far sorridere davvero sono gli "effetti speciali" utilizzati dalla produzione. Se non avete mai visto un Birdemic nella vostra vita, recuperate al più presto con un gruppo di amici e un bel po' di birra per rendere il tutto più digeribile.
United Passions
Questo film del 2014, nonostante potesse contare su un cast a dir poco eccellente, finisce in questa classifica quasi "per diritto": su Metacritic detiene infatti il punteggio più basso che l'uomo abbia concepito, 1, su IMDb le stelle date dagli internauti si fermano a 2,1 su 10, uno di quei prodotti ai quali non si riesce davvero a dare un senso.
E pensare che il cast vede stelle di prima grandezza come Tim Roth, Sam Neill e Gérard Depardieu, segno che non basta un manipolo di grandi attori per realizzare un bel lungometraggio - proprio in virtù del fatto che per realizzare un qualsiasi prodotto di eccellenza è necessario l'impegno di centinaia di persone, per ricollegarci all'inizio. Uno "sporco" e difficile mestiere che qualcuno deve pur fare, ma che a volte sarebbe meglio lasciare ad altri...
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