Oltre House of Gucci: i 5 peggiori film di Ridley Scott

Non solo il Gladiatore o Alien. Nella sua carriera, Ridley Scott è andato incontro anche a clamorosi passi falsi. Questi sono i 5 peggiori.

Oltre House of Gucci: i 5 peggiori film di Ridley Scott
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Il suo House of Gucci sta dividendo pubblico e critica (è evidente anche dalla nostra recensione di House of Gucci), tra chi vi legge un capolavoro incompreso e grottesco sulla ferocia nelle dinastie moderne, e chi invece semplicemente il passo falso di un regista che è impossibile non ammirare, ma che più di una volta è parso girare a vuoto. Ridley Scott ha fatto la storia del cinema, negarlo equivarrebbe semplicemente a negare la realtà. Tuttavia diversi dei suoi film sono parsi essere poco riusciti, squilibrati, se non addirittura nati da premesse alquanto forzate.

Quest'anno è stato sicuramente esemplificativo , con un grande film storico in costume come The Last Duel (e vi spieghiamo perché nella nostra recensione di The Last Duel) e il dramma pseudo shakespeariano sulla caduta della dinastia Gucci. Giusto per mettere i puntini sulle "i", noi di Everyeye abbiamo deciso di mettere in fila i 5 film peggiori di Ridley Scott, quelli che più ci hanno portato a dubitare del suo indiscutibile talento di regista.

1492 - la Scoperta del Paradiso

Impossibile, a tal proposito, non iniziare dalla trasposizione delle discutibili gesta e avventure - marinare e non -, di quello che bene o male rimane ancora oggi l'uomo di mare più famoso di tutti i tempi: Cristoforo Colombo.

Gerard Depardieu fu chiamato ad interpretare il celebre esploratore genovese, in un titolo che se dal punto di vista visivo è una vera e propria gioia per gli occhi, l'ennesima dimostrazione del talento registico di Scott, mostra invece incredibili lacune sul piano del ritmo e della narrativa. Uscito in occasione del 500° anniversario della "scoperta" del nuovo mondo, già per l'epoca era essenzialmente un film sbagliato per ottica e opportunità. Scott infatti, cercò di descrivere quello che già allora la storiografia aveva giudicato un pessimo marinaio, un uomo incredibilmente opportunista e inesperto come una sorta di visionario, di antieroe, di ribelle. Fatto ancor più grave, oltre a dipingerlo come un leader tollerante e aperto verso i nativi (quando sappiamo che la prima sua azione fu quella di ridurli in schiavitù) 1492 - la Scoperta del Paradiso è afflitto da una mancanza di ritmo ed energia davvero palpabili. Questo è stato fino ad oggi il peggior film di Ridley Scott, l'unico tra l'altro in cui la sua nota licenza creativa, la libertà che si è sempre preso ai fini di una narrazione avvincente, appare meno perdonabile, meno sensata, meno riuscita.

Dal punto di vista strettamente cinematografico Scott, forse per la prima volta in vita sua, inseguì l'epica piuttosto che crearla, si affidò completamente al protagonista e alla colonna sonora di Vangelis per salvarsi. Ma non riuscì ad evitare il fiasco, anche in virtù di un'incapacità di regalare emozioni, complice una durata davvero eccessiva e una caratterizzazione dei personaggi alquanto insufficiente.

Exodus - Dei e Re

Con ogni probabilità, questo è uno dei film storici più sbagliati di sempre. Ridley Scott nel 2014 con Exodus - Dei e Re (qui trovate la nostra recensione di Exodus) cercò in qualche modo di riportare in vita il kolossal storico della Golden Age Hollywoodiana, che aveva avuto in Cecil B. DeMille il gran cerimoniere per eccellenza.

Impossibile non pensare al suo I Dieci Comandamenti del 1956 mentre siamo costretti ad assistere a questa sorta di soap opera familiare, anche poco attraente dal punto di vista estetico, con una fotografia lugubre e oscura, costumi e scenografie di non grande qualità, e scene d'azione né innovative né appassionanti. Ma più di tutto, in un film del 2014, stupisce l'ingenuità con cui Scott pensò di poter reclutare un cast di attori occidentali per parlarci dell'Egitto di Mosè, della lotta fratricida contro il fratellastro Ramses II, della liberazione degli ebrei. Un film debole, con idee superate e un cast che non convinse.

Se Christian Bale se non altro ci prova, donandoci l'ennesimo clone dei leader fatti di saggezza e intraprendenza che tanto piacciono a Scott, appare assolutamente fuori parte Joel Edgerton con il suo Ramses II, troppo sopra le righe e dalla caratterizzazione alquanto artificiosa. Exodus - Dei e Re vorrebbe essere un racconto metaforico sul concetto di ribellione e di autoritarismo, sulla separazione e conflittualità tra potere temporale e potere spirituale. Ma, al netto di alcune isolate scene, rimane soprattutto un'opera incredibilmente frammentaria, esteticamente poco riuscita e narrativamente priva di phatos.

Hannibal

Dopo il successo semplicemente straordinario ottenuto con Il Silenzio degli Innocenti, un film che rimane mitologico ancora oggi e che potete riscoprire nella nostra recensione de Il Silenzio degli Innocenti) vi era tantissima attesa nel 2001 per il sequel Hannibal, soprattutto perché a dirigerlo c'era lui, Ridley Scott, reduce dallo straordinario successo ottenuto con Il Gladiatore. Invece, con un cast che oltre al bravissimo Anthony Hopkins annoverava anche Gary Oldman, Ray Liotta, il nostro Giancarlo Giannini e Julianne Moore (che sostituì una Jodie Foster costernata dallo script) Hannibal si rivelò un film deludente oltre ogni pessimistica previsione.

Laddove vi era profondità nei personaggi e una sceneggiatura ricca di riflessioni sul concetto di colpa e di potere, Scott preferì insistere su una componente visiva brutale, scontata e ben poco accattivante. Il tutto naturalmente in un'Italia che venne descritta in modo stereotipato e scontato, tra vini, baffi e tenori, in una Firenze dove le faide del Rinascimento sono inspiegabilmente ancora vive e, naturalmente, predomina la manovalanza criminale nostrana in stile Il Padrino.

Per quanto un grande successo al botteghino, con 351 milioni di dollari, Hannibal ridusse uno dei cattivi più affascinanti della storia del cinema ad una sorta di parodia involontaria, ad un mad doctor privato di complessità e charme. Tuttavia, a discolpa di Scott, va anche specificato che in fin dei conti la stessa fonte letteraria, il romanzo di Thomas Harris, fosse anch'essa a dir poco mal congegnata e afflitta da difetti macroscopici. Per nostra fortuna l'anno dopo ci penso Brett Retner con Red Dragon a fare giustizia, a salvare un personaggio che poi tanto ci ha dato anche sul piccolo schermo con la viscerale Hannibal con Mad Mikkelsen.

Soldato Jane

Appare ancora oggi incredibile pensare che questo war movie, in cui vediamo rappresentato il peggio del machismo americano, del reaganismo e del militarismo più nazionalista, sia stato creato dallo stesso autore di Alien, Black Hawk Down o American Gangster.

In quel 1997, Demi Moore, rapata a zero, palestrata (ma sempre rigorosamente in magliette bagnate) , divise il pubblico e la critica di fine millennio, ridisegnando suo malgrado il concetto di oggettivazione del corpo femminile nel cinema. Viene difficile pensare ad un titolo nato da premesse più sbagliate di questo, inelegante e semanticamente arido, con cui Scott cercò una non meglio precisata narrativa incentrata sull'uguaglianza delle donne all'interno delle Forze Armate, in questo caso i leggendari Navy Seals. Da molti punti di vista, il passo falso più pesante della sua carriera, tanto più grave perché proveniente da un regista che, sia prima che dopo, è stato capace di donarci personaggi femminili a dir poco straordinari, in contesti molto più interessanti e vitali. Anche per ciò che riguarda l'estetica, con una slow motion invasiva, scene d'azione retoriche e una regia ben poco frizzante, rimane un'opera di scarsa memorabilità. Fuori tempo massimo, vista l'agonia del rambismo in quegli anni 90,GI Jane è anche un film poco coraggioso. Se infatti si esclude una scena, tutte le molestie o le violenze, che ancora oggi sono costrette a soffrire tante donne nelle forze armate, vengono nascoste, messe sotto traccia, evitate con cura.

A parte l'impegno l'energia con cui Demi Mooresi sacrificò per il ruolo (che ritrovate nella nostra recensione di Soldato Jane), l'unico aspetto positivo di questa pellicola, è il fatto che Peter Jackson vi abbia scoperto Viggo Mortensen scegliendolo per interpretare l'immortale Aragorn ne il Signore degli Anelli (avete letto lo speciale sui 20 anni de Il Signore degli Anelli?).

Robin Hood

Per finire, vi è un'altra grande occasione mancata da parte di Ridley Scott, un altro suo kolossal storico, da cui tanto ci si aspettava per le possibilità offerte da una delle figure storiche più leggendarie di tutti i tempi: Robin Hood.

Già portato innumerevoli volte sul piccolo e grande schermo, quasi sempre con successo, la storia del leggendario arciere veniva questa volta piegata a finalità narrative inutilmente complesse e poco pertinenti. Russel Crowe nei panni del fuorilegge di Sherwood le provò tutte, così come Cate Blanchett, Oscar Isaac, Lea Seydoux, Mark Strong, William Hurt e tutto il resto di un corposo cast chiamato ad interpretare personaggi veri o immaginari dell'Inghilterra del XII secolo. Tuttavia, al contrario di quanto fatto con il Gladiatore, I Duellanti, così come con The Last Duel, Ridley Scott fu incapace di creare un film che si facesse portatore di una verità storica, preferendo un'atmosfera sovente troppo leggera e hollywoodiana nel senso più negativo del termine. Battutine, siparietti e un tono così scanzonato non ce lo saremmo mai aspettato da lui. A saltare all'occhio non è tanto la libertà di scrittura rispetto alla realtà storica, elemento tra l'altro che non è mai stato una sua sola esclusiva, quanto piuttosto come la utilizzasse male, per creare un iter diegetico senza un tema coerente e sviluppato in modo compiuto.

Qui, più che l'Inghilterra del XII secolo, Scott creò quasi una sorta di rivoluzione americana ante litteram, in nome di non meglio specificati principi illuministici sulla libertà universale e politica dell'uomo comune. Elementi che, uniti alla scarsissima verosimiglianza di personaggi ed eventi, nonché alla prevedibilità che si fa sempre più pressante ad ogni minuto, rendono ancora oggi questo Robin Hood, uno dei suoi film più fiacchi in assoluto.

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