Hellboy si mostra nel primo trailer ufficiale: dove sei, Guillermo?

Il tanto chiacchierato reboot cinematografico del fumetto di Mike Mignola appare sì un fedele adattamento, ma un tantino anonimo.

Hellboy si mostra nel primo trailer ufficiale: dove sei, Guillermo?
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Prima di tutto, un'ovvietà. Questo reboot di Hellboy a firma Neil Marshall si prefissa già in partenza l'obiettivo di rompere con il cinema di Guillermo Del Toro, con il benestare di Mike Mignola e l'autorizzazione della Lionsgate Pictures e della Dark Horse Comics. Di base, il concetto è questo: se volevano un altro film con trucco prostetico ed effetti artigianali - con tanto di set pieces costruiti a mano -, a quest'ora avremmo già avuto il terzo e conclusivo capitolo della trilogia di Del Toro. Quel modello produttivo non è stato purtroppo considerato valido: troppo costoso e con dispendio di energie che, a quanto pare, non vale poi così tanto l'investimento.
Il regista e l'ormai ex-protagonista, Ron Perlman, ci hanno provato comunque in tutti i modi, anche intavolando delle discussioni private con lo stesso Mignola, ma non c'è stato davvero nulla da fare. Mignola, appena pochi mesi dopo l'incontro, entrava addirittura a gamba tesa sul dispiacere dei fan annunciando in pompa magna l'arrivo del reboot.
Le accuse di tradimento hanno quindi invaso il globo, raggiunto l'Inferno, fatto il giro e amplificatesi, visto che si è persino parlato di complotto, dato che secondo alcuni l'idea del reboot era già nell'aria da moltissimo tempo.
Alla fine, poco è importato, perché la versione "più dark e violenta" pensata da Neil Marshall per Hellboy raggiungerà i cinema il prossimo aprile, con David Harbour nei panni del rosso e mostruoso eroe. Visto però che si parlava di rottura, di marcata ed esplicita violenza e di un'introspezione più oscura sul mondo e sui personaggi del fumetto di Mignola, dopo il primo trailer il problema è il seguente: dove sono queste differenze?


Rosso anonimo

Le promesse erano tante, lo sappiamo, ma il filmato di presentazione del film lascia un po' a desiderare. Non perché quello che si vede sia pessimo o non rispetti canoni stilistici e atmosfere del fumetto, ma perché a ben vedere, così come ci viene mostrato nel trailer, il progetto-rilancio assume un fastidioso retrogusto di inutilità. Il perché è presto spiegato.
Questo Hellboy è stato immediatamente venduto come un film differente dai due capitoli diretti dal regista messicano, e in parte è vero.

Si nota soprattutto dall'uso molto meno massiccio di effetti artigianali e una propensione all'abuso di CGI, che veste neanche così male il comparto visivo del film. La produzione ha potuto inoltre girare molto del materiale a Londra, dovendosi spostare soltanto per necessità narrative in Bulgaria, a differenza dei film di Del Toro, dove il regista ha ritenuto opportuno raggiungere città come Praga o Budapest per ricreare le atmosfere fredde dell'opera originale.
Detto questo, tutto il resto - compreso David Harbour - sembra rifarsi direttamente ai capitoli precedenti piuttosto che al fumetto, ed è qui che non si capisce cosa avessero in mente in casa Lionsgate.
Il look di Hellboy è ricreato con pesante trucco prostetico, esattamente come fu per Ron Perlman, con le dovute modifiche del caso: corna molto più grandi, viso schiacciato, capelli più lunghi, corpo più "reale" e meno pietrificato. Esteticamente, nulla da eccepire: è un perfetto Hellboy cinematografico... esattamente come lo era Perlman.
A sprazzi, la fotografia ricorda da vicino - specie in due scene - lo stile di Guillermo Del Toro, con colori accesi e un uso cromatico deciso, dal viola al giallo. L'effetto ultravioletto - per così dire - si nota anche qui, e percettivamente è un elemento visivo che dà stile al progetto... esattamente come facevano i film precedenti.
L'opera "più dark" di cui parlava Neil Marshall, al momento, non sembra essere pervenuta, al contrario si nota una certa verve comica molto accesa e affidata allo stesso Red, protagonista sfaccettato e divertito del film, un attimo combattente scellerato, l'altro simpatico amicone dalla stazza importante... ma anche qui, esattamente come lo era quello degli Hellboy di Del Toro. Vi è chiaro il quadro?

Il reboot vuole essere differente, ma la paura di sbagliare e deludere i tanti fan affezionati ai capitoli precedenti ha forse involontariamente intaccato lo stile di Marshall e in generale diversi aspetti produttivi. Da un lato, ben venga: c'è un senso di rilancio ma anche di continuità. Dall'altro sembra però tutto dannatamente anonimo, un film privo di una precisa identità stilistica e indeciso se essere un qualsiasi R.I.P.D. o una precisa e calcolata trasposizione del fumetto di Mignola.

Fedele speranza

Che poi, analizzando un frame dopo l'altro il trailer, si notano cose molto interessanti. C'è ad esempio un richiamo all'arrivo di Red sulla Terra, con l'apertura del portale per gli Inferi da parte di Rasputin sotto l'egida nazista, accompagnato dal fedele e inquietante Kroenen. Non è chiaro comunque se fungerà da scena di apertura - magari come prologo -, se sarà mostrata in un flashback o per un utilizzo differente. Tra un personaggio e l'altro, gli estimatori del fumetto avranno poi notato mostri mitologici e famosi come Camazotz, la casa di Baba Yaga o Gruagach, senza contare co-protagonisti quali Ben Daimio (interpretato da Daniel Dae Kim) e Alice Monaghan (Sasha Lane). Anche il Professor Bloom di Ian McShane sembra convincente, nella speranza che possa durare di più di quello del compianto John Hurt.
Forse non lo sapete e nel trailer non viene comunque mostrato, per mantenere magari il segreto, ma tra le tante sorprese che ci riserverà questo nuovo Hellboy ci sarà anche l'amatissimo Lobster Johnson, nei cui panni troveremo Thomas Haden Church (L'Uomo Sabbia nello Spider-Man 3 di Sam Raimi). Si tratta di uno dei comprimari più affascinanti e riusciti spuntati fuori dalla penna di Mike Mignola, così apprezzato e idolatrato dai fan da aver ricevuto anche una testata tutta sua.

Insomma, la carne al fuoco sembra davvero tanta e di roba per cui entusiasmarsi effettivamente ce n'è, ma viene da domandarsi cosa avrebbe potuto fare Guillermo Del Toro se avesse ricevuto la giusta - e meritata - fiducia per completare la sua trilogia, visto che anche Marshall & Co. hanno scelto in piccola parte la via dell'emulazione stilistica.
Per ora, Hellboy si presenta come un progetto sul quale credere con molte riserve, impossibilitato a sfuggire al paragone con i due film che lo hanno preceduto. Eppure, nella sua presenza così eterea e velata, la mancanza della mano di Del Toro grava come un pesante fardello su ogni immagine.

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