Harvey Weinstein, lo scandalo che ha sconvolto Hollywood

A quasi tre mesi dalle prime rivelazioni, facciamo il punto della situazione sul controverso produttore e sugli effetti dello scandalo annesso.

Harvey Weinstein, lo scandalo che ha sconvolto Hollywood
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Il 22 dicembre 2017, in occasione della messa a disposizione del film Bright su Netflix, sono emerse tramite Twitter delle accuse nei confronti dello sceneggiatore Max Landis, reo - secondo alcuni utenti dei social - sia di molestie sessuali dirette che di tentativi di screditare vittime di altri molestatori nel suo giro di conoscenze. Questo è solo l'esempio più recente di quello che i media americani chiamano "effetto Weinstein", vale a dire una vera e propria valanga di accuse (alcune inedite, altre già note e tornate a galla) di comportamenti scorretti nei confronti di personaggi del mondo dello spettacolo e non solo. Un fenomeno i cui primi sintomi erano presenti già nel 2016, quando Roger Ailes fu licenziato dalla Fox News (la quale ha avviato lo stesso procedimento con Bill O'Reilly un anno dopo), ma che è veramente esploso a partire dal 5 ottobre 2017, quando il New York Times ha pubblicato un'inchiesta da cui è emerso un ritratto agghiacciante di un uomo che, stando ai suoi accusatori, avrebbe abusato del proprio potere a fini sessuali per tre decenni: Harvey Weinstein. A quasi tre mesi dalla nascita di uno scandalo che non si appresta a morire, proviamo a fare il punto della situazione finora.

Chi è Harvey Weinstein

Tramite la Miramax prima e la Weinstein Company poi, Harvey e suo fratello Bob hanno prodotto e/o distribuito svariate pellicole di successo, il più delle volte premiate in sede di Oscar. Tra i titoli più notevoli possiamo citare Pulp Fiction, Il paziente inglese, Gangs of New York, Chicago e, con la sottoetichetta di genere nota come Dimension, Sin City e la saga di Scream. Abilissimo a scovare i talenti e i titoli giusti, Weinstein era però noto anche per il suo caratteraccio: celeberrime le dispute, riportate dal giornalista Peter Biskind nel suo libro Down and Dirty Pictures, con registi come Billy Bob Thornton e Martin Scorsese sul montaggio dei loro film, o la lite che per poco non divenne fisica con Julie Taymor e il di lei compagno, Elliot Goldenthal, durante la lavorazione di Frida. Senza che si arrivasse a delle vere e proprie accuse (a causa di vari insabbiamenti da parte del diretto interessato, come sarebbe emerso in seguito), i suoi comportamenti con le donne, ennesima manifestazione dello stereotipo del produttore che facilita le carriere delle attrici in cambio di favori sessuali, erano già oggetto di scherno all'epoca: in un episodio della serie 30 Rock un'attrice afferma di aver rifiutato di andare a letto con Weinstein ben tre volte (su cinque), e alla cerimonia degli Oscar nel 2013 il conduttore Seth MacFarlane disse, dopo aver presentato le cinque candidate per il premio della migliore attrice non protagonista "Congratulazioni, voi cinque non dovete più far finta di trovare attraente Harvey Weinstein" (MacFarlane ha poi chiarito che la battuta era basata su eventi reali, poiché il produttore avrebbe molestato un'amica e collega del creatore de I Griffin).

La doppia inchiesta

Il 5 ottobre viene pubblicato l'articolo del New York Times, a firma di Jody Kantor e Megan Twohey, dove vengono riportati tre decenni di comportamenti ai limiti della legalità e otto patteggiamenti con attrici e dipendenti delle due società di Weinstein. Cinque giorni dopo esce un secondo pezzo, questa volta sul New Yorker, a firma di Ronan Farrow. Qui vengono elencate ulteriori accuse (tra cui tre di stupro) e descritte le tattiche usate dal produttore per non essere incriminato da una parte e vendicarsi di chi lo respingeva dall'altra (Peter Jackson ha successivamente dichiarato di non aver preso in considerazione Mira Sorvino e Ashley Judd per delle parti ne Il signore degli anelli su "consiglio" di Weinstein). Da questi due articoli nascono il movimento #MeToo, con cui le donne sui social dichiarano di aver subito qualsiasi tipo di molestia nella vita, e dichiarazioni di varie attrici che hanno avuto a che fare con Weinstein. Tra le accusatrici ci sono Asia Argento (che ha anche raccontato il suo incontro con il produttore in una sequenza del film Scarlet Diva), Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie, Rose McGowan, Eva Green, Heather Graham e Salma Hayek (la quale sarebbe stata costretta a girare una scena di sesso in Frida solo per accontentare Weinstein, che minacciava di sospendere le riprese). Alcuni registi e attori, tra cui Quentin Tarantino e Robert Rodriguez, hanno ammesso di essere stati a conoscenza di determinati episodi, con Tarantino in particolare che ha detto di non aver agito abbastanza in base a ciò che sapeva. Bob Weinstein, successivamente accusato anch'egli di molestie, ha affermato di non aver più avuto contatti personali col fratello dal 2012, a causa del comportamento di quest'ultimo (scatti d'ira e ripetuti tradimenti nei confronti della moglie), senza però sapere fino a che punto si spingesse nelle sue interazioni con le donne.

Le conseguenze

Weinstein ha reagito alle accuse negando ogni rapporto sessuale non consenziente. L'8 ottobre è stato licenziato dalla Weinstein Company e dieci giorni dopo si è dimesso dal consiglio d'amministrazione. In seguito allo scandalo varie società hanno cessato le loro collaborazioni con la Weinstein Company, tra cui Amazon, e l'uscita di vari progetti è stata annullata o posticipata (i diritti americani di Paddington 2, per esempio, sono stati ceduti alla Warner Bros.). Il produttore è inoltre stato estromesso dalle seguenti organizzazioni: la Academy of Motion Picture Arts & Sciences, la British Academy of Film and Television Arts, la Producers Guild of America e la Academy of Television Arts & Sciences. Gli è anche stata revocata la laurea ad honorem concessagli dall'Università di Buffalo, ed è stato richiesto che gli vengano tolti altri titoli onorari in Francia e nel Regno Unito. In seguito alle accuse, Weinstein è oggetto di indagini da parte della polizia di New York, Los Angeles e Londra.

Gli altri

Nei giorni successivi all'articolo del New York Times sono uscite le prime accuse nei confronti di altri personaggi del mondo dello spettacolo, principalmente negli Stati Uniti. I casi più notevoli sono quelli di Kevin Spacey (licenziato da House of Cards e sostituito in extremis da Christopher Plummer in Tutti i soldi del mondo), Louis C.K. (le cui collaborazioni con Netflix e FX sono state annullate in toto), Brett Ratner (rimosso dai film della Warner con cui collaborava la sua società Ratpac), Ed Westwick, Dustin Hoffman e Jeffrey Tambor. Fuori dal mondo del cinema e della serialità televisiva lo scandalo ha travolto anche l'industria del giornalismo catodico, con il licenziamento di Matt Lauer e Charlie Rose, e la politica, con l'allontanamento dal Senato di Al Franken. Anche l'Italia è stata colpita dall'effetto Weinstein, con un caso in particolare: Fausto Brizzi, accusato di molestie da una decina di attrici in una puntata de Le Iene. A causa della controversia non ha partecipato alla promozione del suo ultimo lungometraggio, Poveri ma ricchissimi, e il suo nome è stato omesso dai trailer e dai poster (ma non dal film stesso).

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