Sembra ieri, sembra sempre ieri, ma in realtà sono trascorsi vent'anni o poco più dall'uscita di Harry Potter nei cinema italiani (c'è poco da dire, ancora oggi Harry Potter e la pietra filosofale è un film perfetto). Per chi all'epoca era bambino quest'arco di tempo rappresenta un periodo di grandi cambiamenti, di formazione, di crescita e consapevolezza di sé e del mondo circostante. Vent'anni in cui però non solo noi siamo diventati adulti, anche il maghetto più famoso al mondo nonché Daniel Radcliffe e compagnia. Sette libri per sette film (di cui l'ultimo diviso in due parti, scelta ancora oggi opinabile), un'emozionante reunion ( rivivetela nella nostra recensione di Harry Potter Return to Hogwarts) e uno stuolo di fan che aumenta di generazione in generazione.
A noi semplici spettatori mancano solo i fan, perché c'è da riflettere su quanto il percorso di vita di Harry come bambino e poi ragazzo sia simile al nostro. Intendiamoci, le differenze dovute alle esperienze personali ci sono, ma in linea generale abbiamo quasi camminato di pari passo con lui. Tenendo costantemente in mente la magia come colonna portante e trascinante della storia, andiamo ad esaminare altri aspetti della saga i cui film, ancora oggi, sono tra i più visti di Netflix.
Il bambino sopravvissuto e noi con lui
Partiamo da una premessa. Harry è il bambino sopravvissuto, l'unico che senza volerlo - perché ancora neonato - ha sconfitto Voldemort, il mago più temuto in tutto il mondo magico. Noi non abbiamo questa skill ovviamente, a meno che non ci sia qualcuno che come lui è predestinato a salvare il mondo, ma tutti da piccoli siamo sopravvissuti a qualcosa di più o meno grave e abbiamo vissuto dei riti di passaggio che hanno influenzato la nostra crescita, esattamente come lui.
Harry, dopo la morte dei genitori, viene adottato dalla sorella della madre e vive in una condizione di emarginazione e maltrattamenti continui da parte dei Dursley che, fondamentalmente, non sono cattivi, hanno più paura di cosa lui realmente è e rappresenta. Non è da escludere che un bambino possa sviluppare empatia con il personaggio già in questo suo stato iniziale se lo riconosce come proprio, per poi effettuare un upgrade e cominciare a sognare di poter uscire dalla situazione difficile in cui ha sempre vissuto. Harry ci riesce grazie alla magia, un babbano attraverso modi più "terreni", ma pur sempre efficaci. Quando cominciamo a conoscerlo sul serio Harry ha undici anni, un'età che spalanca le porte al periodo più critico nella vita di ognuno di noi, l'adolescenza, che per la maggior parte del tempo viviamo a scuola.
Il suddetto luogo è al centro delle vicende che si susseguono nei film, anche quando negli ultimi capitoli vediamo il castello di Hogwarts da una prospettiva diversa, come roccaforte che i buoni vogliono proteggere dal male. Il nostro maghetto inizierà a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts con tutti i timori e le ansie di un bambino che, a undici anni circa, entra alle scuole medie e quindi in un ambiente nuovo e sconosciuto.A ben pensarci la scuola è il primo vero luogo di aggregazione in cui abbiamo fatto esperienze di vita: nuovi amici, i bulli che non mancano mai, le prime marachelle in compagnia, le prime soddisfazioni personali e, perché no, anche i primi amori.
Così come noi, Harry vive e sopravvive a tutto questo. Sono problemi che un adulto tende spesso a sminuire, non ricordandosi che qualche anno prima erano anche i suoi problemi. Quindi, dove trovare rifugio e comprensione se non in qualcuno che pensiamo essere simile a noi? Il percorso di Harry prima bambino e poi giovane adulto ha camminato in parallelo insieme al nostro per tanto tempo. Lo abbiamo visto crescere, diventare un adulto e, senza accorgercene, anche noi lo siamo diventati. Risulta difficile dimenticare chi, metaforicamente parlando, ci ha tenuto la mano e fatto credere che un futuro migliore potesse esistere.
Evasione, speranza e coraggio
Tre parole, nulla più. Tre parole per descrivere una saga letteraria memorabile trasformatasi poi in saga cinematografica altrettanto marchiata a fuoco nell'immaginario collettivo, una storia dalle mille sfaccettature e prospettive con decine di personaggi a cui affezionarsi e in cui immedesimarsi.
La serie di Harry Potter continua a mietere consensi, le repliche in tv fanno ascolti come se fosse la prima messa in onda e c'è chi legge i libri con lo stesso stupore di vent'anni fa. Perché? Beh, per quanto banale possa sembrare, il genere fantasy a cui appartiene contribuisce e non poco ad assecondare il desiderio di evasione che si prova quando la realtà ci va stretta. In fondo, non serve anche a questo la letteratura, il cinema, l'arte in generale? Nel 2001, quando uscì il primo film, il mondo intero cominciava a conoscere il terrorismo, la guerra in Afghanistan era iniziata da poco e la caduta delle Torri Gemelle era avvenuta appena qualche mese prima. Oggi, come allora, i mass media fungono da mitragliatrici di immagini cruente, quasi impossibile sfuggirgli. L'unica differenza tra ieri e oggi è che la nuova guerra è proprio dietro casa nostra. E qui subentrano le altre due parole: speranza e coraggio. Harry Potter, ridotto in soldoni, è la storia del Bene che fronteggia il Male, una battaglia a cui eravamo già istruiti. Anche i valori e gli insegnamenti nonché la morale da carpire alla fine non sono una novità, eppure funzionano, hanno sempre funzionato e continueranno a farlo. La resistenza, la voglia di cambiamento, il coraggio nell'affrontare gli ostacoli tenendo in conto anche il possibile sacrificio e tutto questo per non far spegnere la speranza. Harry e i suoi amici combattono per quello in cui credono, anche quando tutto il mondo sembra dire che è una causa persa.
Eroi e villain umani
Nella saga di Harry Potter è possibile rintracciare la struttura del viaggio dell'eroe che Christopher Vogler ha scritto nel suo famoso libro tradotto in italiano come Il viaggio dell'eroe. Più una guida che l'unico modello ufficiale a cui fare riferimento, lo sceneggiatore hollywoodiano descrive in dodici tappe il percorso del protagonista per raggiungere l'autorealizzazione e portare a termine l'avventura intrapresa.
Harry è, di fatto, il nostro eroe, ma un eroe molto più umano di tanti altri e quindi così vicino a noi da considerarlo un nostro pari. La sua situazione iniziale da cui parte, accennata sopra, non potrebbe essere più critica. Chi avrebbe mai detto che un outsider come lui si sarebbe trasformato così radicalmente finito il percorso che il destino gli ha riservato? Non rappresentando il classico stereotipo dell'eroe bello senza macchia e senza paura, Harry ha fatto sì che anche il bambino più emarginato potesse sentirsi speciale, unico e con una missione da compiere. La forza del personaggio sta nell'umanità mantenuta, nonostante le vicende del suo passato che avrebbero potuto fare di lui un ragazzo cattivo, caratteristica che lo eleva a perfetto esempio da seguire per i più piccoli. In realtà, mettendo per un attimo da parte Harry, tutti i buoni della saga possiedono valori, insegnamenti, pregi e difetti dell'essere umano, non è l'essere dotati di poteri magici che li eleva al di sopra di noi poveri babbani. E i villain?
Alcuni di loro sono semplicemente e soltanto cattivi, con un cuore ormai marcio impossibile da salvare; altri, invece, hanno un'umanità latente, nascosta da anni di azioni malevole o da una vita che non hanno scelto. L'esempio è Draco Malfoy, l'acerrimo nemico di Harry, ma in realtà un povero ragazzo che non ha mai deciso per sé e con una famiglia molto ingombrante alle spalle. Draco ha sempre cercato approvazione da parte del padre e della società, ma non è così cattivo da diventare un Mangiamorte. È solo, lo è sempre stato, non ha mai avuto amicizie vere su cui contare, perché tutte instaurate sulla base della purezza del sangue familiare. Non è forse umana la solitudine?
Fino alla fine e oltre
Nessuno di noi ha dimenticato le emozioni, le sensazioni, i sorrisi e le lacrime versate ad ogni film della saga né il desiderio di ricevere la fantomatica lettera di Hogwarts. Riviverle ogni volta, ad ogni maratona tv, ci permette di restare in contatto con il bambino che è in noi che, almeno una volta, si è sentito diverso dagli altri e con Harry Potter ha potuto constatare che non c'è da vergognarsi ad essere una mosca bianca.
Ricordare chi eravamo e da dove siamo partiti significa prendere consapevolezza di sé e di ciò che siamo adesso e questo - non è un eufemismo - lo dobbiamo anche a chi, cinematograficamente parlando, ci ha cresciuto. Quindi grazie Harry Potter per averci permesso di restare con te fino alla fine e anche oltre.
Harry Potter: perché i film della saga conquistano anche Netflix?
Due decenni dopo dall'uscita del primo film, la saga di Harry Potter è nella classifica dei più visti su Netflix. Cerchiamo di capire perché.
Sembra ieri, sembra sempre ieri, ma in realtà sono trascorsi vent'anni o poco più dall'uscita di Harry Potter nei cinema italiani (c'è poco da dire, ancora oggi Harry Potter e la pietra filosofale è un film perfetto). Per chi all'epoca era bambino quest'arco di tempo rappresenta un periodo di grandi cambiamenti, di formazione, di crescita e consapevolezza di sé e del mondo circostante. Vent'anni in cui però non solo noi siamo diventati adulti, anche il maghetto più famoso al mondo nonché Daniel Radcliffe e compagnia. Sette libri per sette film (di cui l'ultimo diviso in due parti, scelta ancora oggi opinabile), un'emozionante reunion ( rivivetela nella nostra recensione di Harry Potter Return to Hogwarts) e uno stuolo di fan che aumenta di generazione in generazione.
A noi semplici spettatori mancano solo i fan, perché c'è da riflettere su quanto il percorso di vita di Harry come bambino e poi ragazzo sia simile al nostro. Intendiamoci, le differenze dovute alle esperienze personali ci sono, ma in linea generale abbiamo quasi camminato di pari passo con lui. Tenendo costantemente in mente la magia come colonna portante e trascinante della storia, andiamo ad esaminare altri aspetti della saga i cui film, ancora oggi, sono tra i più visti di Netflix.
Il bambino sopravvissuto e noi con lui
Partiamo da una premessa. Harry è il bambino sopravvissuto, l'unico che senza volerlo - perché ancora neonato - ha sconfitto Voldemort, il mago più temuto in tutto il mondo magico. Noi non abbiamo questa skill ovviamente, a meno che non ci sia qualcuno che come lui è predestinato a salvare il mondo, ma tutti da piccoli siamo sopravvissuti a qualcosa di più o meno grave e abbiamo vissuto dei riti di passaggio che hanno influenzato la nostra crescita, esattamente come lui.
Harry, dopo la morte dei genitori, viene adottato dalla sorella della madre e vive in una condizione di emarginazione e maltrattamenti continui da parte dei Dursley che, fondamentalmente, non sono cattivi, hanno più paura di cosa lui realmente è e rappresenta. Non è da escludere che un bambino possa sviluppare empatia con il personaggio già in questo suo stato iniziale se lo riconosce come proprio, per poi effettuare un upgrade e cominciare a sognare di poter uscire dalla situazione difficile in cui ha sempre vissuto. Harry ci riesce grazie alla magia, un babbano attraverso modi più "terreni", ma pur sempre efficaci. Quando cominciamo a conoscerlo sul serio Harry ha undici anni, un'età che spalanca le porte al periodo più critico nella vita di ognuno di noi, l'adolescenza, che per la maggior parte del tempo viviamo a scuola.
Il suddetto luogo è al centro delle vicende che si susseguono nei film, anche quando negli ultimi capitoli vediamo il castello di Hogwarts da una prospettiva diversa, come roccaforte che i buoni vogliono proteggere dal male. Il nostro maghetto inizierà a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts con tutti i timori e le ansie di un bambino che, a undici anni circa, entra alle scuole medie e quindi in un ambiente nuovo e sconosciuto.A ben pensarci la scuola è il primo vero luogo di aggregazione in cui abbiamo fatto esperienze di vita: nuovi amici, i bulli che non mancano mai, le prime marachelle in compagnia, le prime soddisfazioni personali e, perché no, anche i primi amori.
Così come noi, Harry vive e sopravvive a tutto questo. Sono problemi che un adulto tende spesso a sminuire, non ricordandosi che qualche anno prima erano anche i suoi problemi. Quindi, dove trovare rifugio e comprensione se non in qualcuno che pensiamo essere simile a noi? Il percorso di Harry prima bambino e poi giovane adulto ha camminato in parallelo insieme al nostro per tanto tempo. Lo abbiamo visto crescere, diventare un adulto e, senza accorgercene, anche noi lo siamo diventati. Risulta difficile dimenticare chi, metaforicamente parlando, ci ha tenuto la mano e fatto credere che un futuro migliore potesse esistere.
Evasione, speranza e coraggio
Tre parole, nulla più. Tre parole per descrivere una saga letteraria memorabile trasformatasi poi in saga cinematografica altrettanto marchiata a fuoco nell'immaginario collettivo, una storia dalle mille sfaccettature e prospettive con decine di personaggi a cui affezionarsi e in cui immedesimarsi.
La serie di Harry Potter continua a mietere consensi, le repliche in tv fanno ascolti come se fosse la prima messa in onda e c'è chi legge i libri con lo stesso stupore di vent'anni fa. Perché? Beh, per quanto banale possa sembrare, il genere fantasy a cui appartiene contribuisce e non poco ad assecondare il desiderio di evasione che si prova quando la realtà ci va stretta. In fondo, non serve anche a questo la letteratura, il cinema, l'arte in generale? Nel 2001, quando uscì il primo film, il mondo intero cominciava a conoscere il terrorismo, la guerra in Afghanistan era iniziata da poco e la caduta delle Torri Gemelle era avvenuta appena qualche mese prima. Oggi, come allora, i mass media fungono da mitragliatrici di immagini cruente, quasi impossibile sfuggirgli. L'unica differenza tra ieri e oggi è che la nuova guerra è proprio dietro casa nostra. E qui subentrano le altre due parole: speranza e coraggio. Harry Potter, ridotto in soldoni, è la storia del Bene che fronteggia il Male, una battaglia a cui eravamo già istruiti. Anche i valori e gli insegnamenti nonché la morale da carpire alla fine non sono una novità, eppure funzionano, hanno sempre funzionato e continueranno a farlo. La resistenza, la voglia di cambiamento, il coraggio nell'affrontare gli ostacoli tenendo in conto anche il possibile sacrificio e tutto questo per non far spegnere la speranza. Harry e i suoi amici combattono per quello in cui credono, anche quando tutto il mondo sembra dire che è una causa persa.
Eroi e villain umani
Nella saga di Harry Potter è possibile rintracciare la struttura del viaggio dell'eroe che Christopher Vogler ha scritto nel suo famoso libro tradotto in italiano come Il viaggio dell'eroe. Più una guida che l'unico modello ufficiale a cui fare riferimento, lo sceneggiatore hollywoodiano descrive in dodici tappe il percorso del protagonista per raggiungere l'autorealizzazione e portare a termine l'avventura intrapresa.
Harry è, di fatto, il nostro eroe, ma un eroe molto più umano di tanti altri e quindi così vicino a noi da considerarlo un nostro pari. La sua situazione iniziale da cui parte, accennata sopra, non potrebbe essere più critica. Chi avrebbe mai detto che un outsider come lui si sarebbe trasformato così radicalmente finito il percorso che il destino gli ha riservato? Non rappresentando il classico stereotipo dell'eroe bello senza macchia e senza paura, Harry ha fatto sì che anche il bambino più emarginato potesse sentirsi speciale, unico e con una missione da compiere. La forza del personaggio sta nell'umanità mantenuta, nonostante le vicende del suo passato che avrebbero potuto fare di lui un ragazzo cattivo, caratteristica che lo eleva a perfetto esempio da seguire per i più piccoli. In realtà, mettendo per un attimo da parte Harry, tutti i buoni della saga possiedono valori, insegnamenti, pregi e difetti dell'essere umano, non è l'essere dotati di poteri magici che li eleva al di sopra di noi poveri babbani. E i villain?
Alcuni di loro sono semplicemente e soltanto cattivi, con un cuore ormai marcio impossibile da salvare; altri, invece, hanno un'umanità latente, nascosta da anni di azioni malevole o da una vita che non hanno scelto. L'esempio è Draco Malfoy, l'acerrimo nemico di Harry, ma in realtà un povero ragazzo che non ha mai deciso per sé e con una famiglia molto ingombrante alle spalle. Draco ha sempre cercato approvazione da parte del padre e della società, ma non è così cattivo da diventare un Mangiamorte. È solo, lo è sempre stato, non ha mai avuto amicizie vere su cui contare, perché tutte instaurate sulla base della purezza del sangue familiare. Non è forse umana la solitudine?
Fino alla fine e oltre
Nessuno di noi ha dimenticato le emozioni, le sensazioni, i sorrisi e le lacrime versate ad ogni film della saga né il desiderio di ricevere la fantomatica lettera di Hogwarts. Riviverle ogni volta, ad ogni maratona tv, ci permette di restare in contatto con il bambino che è in noi che, almeno una volta, si è sentito diverso dagli altri e con Harry Potter ha potuto constatare che non c'è da vergognarsi ad essere una mosca bianca.
Ricordare chi eravamo e da dove siamo partiti significa prendere consapevolezza di sé e di ciò che siamo adesso e questo - non è un eufemismo - lo dobbiamo anche a chi, cinematograficamente parlando, ci ha cresciuto. Quindi grazie Harry Potter per averci permesso di restare con te fino alla fine e anche oltre.
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