Harley Quinn tra Birds of Prey e The Suicide Squad: evoluzione criminale

Andiamo alla scoperta dei tratti distintivi della Regina del Crimine di Gotham al cinema, interpretata da una meravigliosa Margot Robbie.

Harley Quinn tra Birds of Prey e The Suicide Squad: evoluzione criminale
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Prima che debuttasse nel cinecomic di David Ayer, Harley Quinn non era mai apparsa al cinema. A differenza del Joker, che ha all'attivo cinque iterazioni differenti, dagli anni '60 a oggi, tutte interpretate da grandi attori e ognuna a suo modo unica, la Regina del Crimine di Gotham ha dovuto attendere il 2016 per un po' d'attenzione. Tempi diversi, soprattutto maturi per mettere al centro dall'azione di un cinecomic non solo un villain ma anche e soprattutto una donna, protagonista assoluta di un blockbuster, parte (in)sana della narrazione, nucleo tematico del racconto. Quello di Harley è infatti un personaggio squilibrato, che tanto sulla carta quanto al cinema è il guscio di una follia indotta, la dimostrazione pratica dei risultati di un influsso maschile negativo, di una storia d'amore tossica capace di trasformare la malattia mentale in purissima e sconsiderata stravaganza, in eccentricità, in un'alienazione di sé che va oltre il bene e il male.

Dai fumetti al grande schermo, da Suicide Squad a Birds of Prey (uscito in digitale lo scorso 21 maggio, con i primi 10 minuti su Youtube in forma gratuita), gli ultimi anni hanno visto una vera e propria ribalta cinematografica di Harley Quinn, interpretata da una magnifica Margot Robbie e che da piccola ma importante parte di un tutto è diventata star assoluta di un suo film. Ed è proprio di questa evoluzione che vogliamo occuparci in queste righe.

L'amore ai tempi di Arkham

La Harley Quinn introdotta nel cinecomic di David Ayer è leggermente diversa da quella poi vista nel film di Cathy Yan. All'apparenza potrebbe sfuggire, specie perché l'interpretazione della Robbie è talmente sopra le righe da nascondere egregiamente la ratio della follia del personaggio, eppure un'evoluzione c'è, sia dal punto di vista concettuale che da quello morale. I tratti distintivi della Regina del Crimine non cambiano, mantenendo dunque inalterata la forma mentis psicopatica della villain, che resta spostata e schizofrenica, una mina vagante pronta a esplodere.
È importante sottolineare come l'uso di Harley fatto tanto da Ayer quanto dalla Yan sia essenzialmente positivo, inserita prima all'interno della Task Force X e poi al centro di un racconto che la vede come atipica eroina della situazione, comunque interessata a un tornaconto personale. Insieme a Deadshot, in Suicide Squad è un po' la condottiera del supergruppo criminale, quella che più degli altri si apre infine al gioco di squadra.

La scintilla in questo caso arriva tardi a causa dei piani secondari del Joker, intenzionato a salvare la sua amata Regina durante la missione "suicida" contro Incantatrice.
È molto importante, per Harley, questa love story con il suo Puddin', perché suo creatore, amante e salvatore, almeno secondo una concezione distorta di relazione, nata in modo manipolatorio tra le mura di Arkham e sigillata tra le sostanze tossiche della Ace Chemicals. Veleno puro che in Suicide Squad lei vive come una droga, credendo che il suo intero mondo ruoti attorno a quel destabilizzante sorriso punk, la porta che in passato le ha spalancato gli angoli più reconditi e inesplorati della sua paranoica e dissociata personalità.

Pur essendone tremendamente innamorato, Joker non può fare a meno di sfruttare Harley, di giocare con lei. Questo rende lui passivo-aggressivo (ma non è una novità) e la povera Harley ancora più malata, sempre più preda di quella pazzia che ne ha dischiuso la coscienza criminale, rovinandola mentre la liberava. È allora estremamente interessante notare come in Birds of Prey sia la stessa Harley a liberarsi mentre cade "in rovina", inizialmente incapace di riconoscersi senza quel metro di paragone negativo che aveva con Joker. Abbandonata dal Clown di Gotham, la Quinn si lascia andare a eccessi e vizi, fino a decidere di prendere in mano le redini della sua assurda esistenza, far esplodere la Ace Chemicals (nido d'amore suo e dell'ex-compagno) e provare a entrare in sintonia con persone a lei simili, con particolare interesse per donne sole, abbandonate e ovviamente badass.

Non cerca conforto ma confronto, esperienze analoghe che l'aiutino a comprendere l'influsso dannoso di un uomo malvagio nella propria vita. Non è direttamente lei a farlo ma il film, che mette insieme anime platoniche e affini, danneggiate da pessimi maschi da cui liberarsi una volta per tutte. Si passa allora da vittima inconsapevole in Suicide Squad a esempio finora più esplicito, esasperato ed esplosivo di female power in ambito cinecomic, trasformando una tragedia personale in grande forza di volontà.

Da ignara burattina a libera forza della natura, capace anche di rallentare, prendere le distanze dalla brutalità fine a se stessa e bere qualche cocktail con le sue amiche. Un personaggio che rispetta così bene le regole della sua schizofrenia che in The Suicide Squad di James Gunn siamo sicuri cambierà ancora una volta.

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