Speciale Hansel & Gretel e le fiabe rimodernate

Un viaggio attraverso le favole che, debitamente rimodernate, arrivano al cinema

Speciale Hansel & Gretel e le fiabe rimodernate
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Il prossimo primo maggio arriverà sugli schermi cinematografici italiani Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe, il nuovo film di Tommy Wirkola con protagonisti Jeremy Renner e Gemma Arterton. Nel film ritroviamo i due protagonisti della nota fiaba (portata alla notorietà internazionale dalla versione dei fratelli Grimm), ormai cresciuti e dediti ad una singolare attività: la caccia alle fattucchiere, memori della loro disavventura infantile. Un film pieno d'azione ed effetti speciali del quale vi abbiamo mostrato una clip in anteprima esclusiva poco tempo fa (se ve la siete persa, potete visionarla nel player in pagina).
L'uscita del film di Wirkola ci permette di prendere in esame questa tendenza, accentuata sempre più nel nuovo millennio, di (ri)portare le favole al cinema, in versioni magari “poco ortodosse” presentando aspetti inediti di personaggi e ambientazioni.
Del resto il mondo delle favole, molto più di quel che si pensi, è sempre stato una fondamentale fonte di ispirazione per la fiction, anche e soprattutto quella cinematografica. E non parliamo solo di trasposizioni più o meno fedeli alle storie classiche, quanto di riproposizioni in chiave moderna delle stesse o di uno (o più) dei loro elementi fondamentali.

Una cosa interessante, su cui gli studiosi di tutto il mondo fanno ricerche ormai da secoli, è che fiabe, miti e leggende, nate dal folklore popolare, nel corso del tempo hanno sempre subito mutazioni di ogni tipo a seconda dell'era, del mezzo e del posto dov'erano raccontate, fino a diventare caratteristiche eppure universali, in quanto rispondenti ad alcuni archetipi basilari. Tra l'altro, molti paesi del mondo, anche distanti fra loro, vantano fiabe simili, dovute proprio a processi di questo tipo.
Tanto per fare un esempio, portiamo il caso di Cenerentola, tramandata a noi europei tramite le versioni di Perrault e dei fratelli Grimm (senza contare il nostro Giambattista Basile) ma storie simili erano note anche in Egitto e in Cina, molti secoli prima. Le favole non fanno che trasformarsi e adattarsi continuamente. Del resto, nel corso di tutto il ventesimo secolo, le versioni più popolari delle stesse sono state quelle imbastite e portate al successo da Walt Disney e i successori ed eredi del suo impero mediatico: con la forza della diffusione capillare dei capolavori disneyani, per molti la versione “canonica” della stessa Cenerentola, o de La Sirenetta, o ancora Pinocchio, sono quelle della Casa del Topo, anche quando differiscono molto dalle versioni fino ad allora conosciute (nella storia originale di Hans Christian Handersen non c'è il lieto fine proposto nel film d'animazione del 1989: anzi!).
Inoltre c'è un bel vantaggio nel presentare storie derivative dalle favole classiche: non si devono pagare royalties a nessuno! I personaggi sono di richiamo in quanto da sempre popolari, ma nella maggior parte dei casi sono patrimonio dell'umanità tutta e gli autori originali, pace all'anima loro, sono morti da diversi secoli, e non possono opporsi allo sfruttamento delle loro idee... né tantomeno richiedere cachet per diritti d'autore!
A parte gli scherzi, molte di queste opere derivate sono entrate di diritto nella storia del cinema, e noi siamo ora qui a passarle in rassegna.

Le favole sono amate da sempre, dicevamo, e fin dai primi del '900 abbiamo avuto versioni cinematografiche delle stesse, solitamente, però, fedeli alle versioni popolari, per quanto permettessero, naturalmente, gli scarni mezzi tecnici dell'epoca. C'è voluto Walt Disney, nel 1937, per inaugurare la fase moderna dell'utilizzo della fiaba in maniera “utilitaristica” apportando, laddove serviva, i dovuti cambiamenti per esigenze di pubblico/copione. Da lì sono venuti, in poi, buona parte dei cosiddetti Classici Disney, con fiabe classicissime come Cenerentola e La bella addormentata nel bosco (e tutto lo stuolo di Principesse successive) ma anche di storie relativamente più recenti, come Pinocchio, Peter Pan, Alice nel Paese delle Meraviglie. In tutti questi film (e la tendenza proseguirà nel corso dei decenni, con opere come il già citato La Sirenetta, Il Gobbo di Notre Dame, La Bella e la Bestia, Rapunzel) i cambiamenti rispetto alle versioni classiche dei racconti sono notevoli, ma servivano più che altro a mitigare i lati più “oscuri” e spaventosi delle storie, regalando in particolare finali rassicuranti per tutto il pubblico. Curioso, tuttavia, come lo stesso Disney, nei suoi primi film, non censurasse comunque il lato drammatico e spaventevole: vedasi la rappresentazione della matrigna di Biancaneve, di Malefica da La Bella addormentata nel bosco e di tutto il contorno gotico originale delle fiabe tedesche.
Ma, per quanto le Principesse siano diventate decisamente più “combattive” nel corso degli anni (vedasi Mulan, Atlantis, Pocahontas) per le derive action e dissacranti dovremo volgerci altrove.

E per “altrove” intendiamo la diretta concorrenza di casa DreamWorks, naturalmente. La casa, nata sotto i grandi auspici di tre nomi molto importanti (Spielberg, Katzenberg e Geffen) mette subito in conto il fatto di dover parlare di favole, prima o poi. Ma solo nel 2001 si presenta l'occasione giusta, quando venne lanciato, con grandissimo successo, il franchise di Shrek, prendendo spunto dalla moderna fiaba di William Steig. La storia di un orco burbero ma di indole buona, che durante le sue avventure scardina tutte le certezze e i dogmi sulle favole di matrice disneyana. Chissà, forse Katzenberg voleva ironicamente prendersi una rivincita morale, tanto da ridicolizzare Pinocchio, buona parte delle Principesse (con riferimenti ben precisi) e vari altri personaggi portati al successo dalla Casa del Topo. La grande ironia con cui vengono affrontate le tematiche del genere portano al successo il film e tutta la saga, portandoci tra l'altro un sequel eccellente quanto un terzo e un quarto capitolo decisamente più spenti, per non parlare di uno spin-off assolutamente privo della irrivente verve che era in origine marchio di fabbrica della serie. Eppure, ecco lo spartiacque di genere del nuovo millennio.

Certo, non è che prima di Shrek non ci fossero state versioni ironiche, beffarde e “diverse” delle fiabe originali: esistono versioni ironiche, scollacciate, boccaccesche di diverse fiabe realizzare negli ultimi decenni del secolo scorso, così come diverse sono gli esperimenti live action precendenti al film DreamWorks, e ora li andremo a scoprire. Ma viene da chiedersi se l'attualmente notissimo serial Once upon a time (C'era una volta) -i cui protagonisti sono personaggi delle fiabe che vivono al giorno d'oggi vite “ordinarie” all'oscuro delle loro origini- sarebbe stato lo stesso senza la carica dissacrante di Shrek e di altre produzioni simili.
Inoltre, non dimentichiamo il recente (e sempre dreamworksiano) Le 5 Leggende, che ripropone anch'esso figure mitiche traslate da fiabe e leggende in vesti completamente diverse da come le immaginiamo di solito. Non siamo dalle parti della parodia, però, questa volta, quanto dell'epica, a dimostrazione che le Leggende possono non solo divertire e far riflettere ma anche infondere coraggio e vitalità.

La Bella e la Bestia

Tutti conoscono questa fiaba e tutti hanno visto, almeno una volta, il pluripremiato Classico Disney del 1991. Eppure in quanti ricordano l'omonimo serial del 1987 con protagonisti Ron Perlman e Linda Hamilton (in seguito noti l'uno per Hellboy e l'altra come Sarah Connor nella saga di Terminator)? Questo fu uno dei primi esempi di traslazioni di fiabe antiche in un contesto moderno, dato che Catherine, la Belle di turno, era un avvocato newyorkese nella finzione del telefilm, che vedeva tra i suoi fautori nientemeno che un giovane George R.R. Martin, futuro autore de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ovvero Game of Thrones. Curioso, no?
La serie si protrasse per tre stagioni, e l'anno scorso ne è stato prodotto un remake per la CBS con protagonista Kristin Kreuk (che aveva nel portfolio già un'altra principessa: Biancaneve, interpretata in un film per la tv del 2001).
Ma non sono le uniche versioni alternative della favola classica: nel 1997 fu la volta de L'amore è un trucco, che nel titolo originale (The Beautician and the Beast) fa intendere il legame con la nota fiaba. Altra versione ambientata ai giorni nostri, e decisamente sopra le righe, vista anche la protagonista, la nota “Tata” della tv Fran Drescher, nei panni di un'insolita estetista che conquisterà il cuore di tutti (compreso il Capo di Stato) nell'immaginaria Slovezia.
Nel 2008 uscì, invece, il metaforico e complesso Spike, mentre l'anno successivo è la volta di una versione action Beauty and the Beast: A Dark Tale, mentre abbastanza recente è il tentativo di rendere la storia in versione teen con il mediocre Beastly (2011), adattamento di un romanzo di Alex Flinn.

Biancaneve e i sette nani

Anche qui si potrebbe fare un discorso simile. Tutti conoscono l'iconica versione disneyana, ma non è certo l'unica visione possibile! Potremmo citare infiniti titoli, ma ci limiteremo a quattro: il primo è Sydney White - Biancaneve al college (2007) versione moderna e universitaria della fiaba. Lo scorso anno, poi, ha visto l'uscita di ben tre titoli ispirati alla celebre principessa mordi-mele: Biancaneve - Mirror mirror, Biancaneve e il cacciatore e Blancanieves. E se l'ultimo (ancora inedito nel nostro paese) è un dramma in bianco e nero ambientato nell'Andalusia degli anni '20 pieno di simbolismi, gli altri due sono versioni dagli intenti decisamente più leggeri e divertenti, con accennati toni epici (quello con Kristen Stewart, Chris Hemsworth e Charlize Theron) e grotteschi (quello di Tarsem con Lily Collins e Julia Roberts). Ad ogni modo, qui Biancaneve non è solo una (s)fortunata sprovveduta che rassetta la casa a sette sconosciuti prima di cadere in coma ed essere salvata dal Principe: abbiamo personaggi volitivi e combattivi che non si lasciano trasportare dagli eventi mentre canticchiano con gli animaletti della foresta.

Certi personaggi, dunque, si prestano particolarmente. Altri, invece, li abbiamo rivisti più raramente in versioni “alternative” ma non per questo si rivelano poco interessanti: anzi, alcune rivisitazioni sono state grandi successi e hanno fatto molto discutere.
Come il caso di Alice in Wonderland (2010) di Tim Burton, bizzarro esperimento di sequel live-action al Classico Disney del 1951 che ha fatto sfaceli al botteghino lasciando, però, perplessa parte del pubblico e della critica. Alice ha subito altre rivisitazioni, in molti ambiti, come ad esempio le note versioni videoludiche di American McGee's. Il celebre Marylin Manson ha più volte portato avanti un suo progetto filmico sul personaggio, tuttavia mai portato a termine.
Simile, anche se in questo caso ci troviamo davanti a prequel, l'esempio del recentissimo Il Grande e Potente Oz, che narra le avventure di Oscar Diggs avvenute prima della venuta di Dorothy nel Paese di Oz. Discreto il successo commerciale, buono l'apprezzamento del pubblico. Ispirati al mondo creato da L. Frank Baum citiamo anche Zardoz di John Boorman (1974) e The Wiz (1978) con Michael Jackson e Diana Ross.

Molto amato è quello che potremmo considerare il precursore del genere, l'Hook - Capitan Uncino di Steven Spielberg, uscito nel 1991 e dal cast strepitoso: il ritorno di Peter Pan/Robin Williams all'Isola che non c'è e la visione della visione anche da parte degli occhi del “cattivo”, il 'povero' Hook/Dustin Hoffman (che tra l'altro ha recitato anche in Neverland - Un sogno per la vita, il romanzato biopic sul creatore del personaggio!).
Di Cappuccetto Rosso, che già ebbe un'incarnazione ben poco ortodossa nel videogioco Darkstalkers 3 di Capcom, potremmo parlare a lungo, ma possiamo anche limitarci al film Cappuccetto Rosso Sangue (2011) di Catherine Hardwicke con Amanda Seyfried e Gary Oldman, rivisitazione con accenni horror-thriller della favola purtroppo poco riuscita.
Un'altra favola molto nota grazie alla Disney è quella di Pinocchio, anche se la versione originale, vista dall'esterno, ha sempre perso gran parte delle connotazioni italiche e, soprattutto, toscane. Curioso pensare a versioni futuristiche come Pinocchio 3000 (2004) oppure horror quali Bad Pinocchio (Pinocchio's Revenge) del 1996. E ancora: del mito di Cenerentola ricordiamo una versione uscita nel 2000 ma ambientata negli anni '50: Cenerentola per sempre, con Kathleen Turner e Marcella Plunkett come protagoniste.
Oppure citiamo Rumpelstiltskin, film horror del 1995 (inedito in Italia) che ripropone il personaggio di Tremotino nella moderna Los Angeles; E Lo Schiaccianoci in 3D (2010) fallimentare visione cinematografica diretta da Andrej Končalovskij, e il freschissimo Il cacciatore di giganti (2013) di Bryan Singer.

Ma non possiamo chiudere la nostra rassegna senza parlare di due particolari esempi di metacinema. Uno è Come d'incanto (Enchanted) gustosissimo film dal vivo del 2007 con protagonista Amy Adams, che ripropone stilemi Disney classici relativi alle sue principesse ma in un contesto live action moderno assolutamente sopra le righe, approfittando poi della tecnica mista cartoon/live action anche in questo caso per rifarsi ad una passata tradizione fiabesca Disney. Delizioso. Dall'altra parte, ecco I fratelli Grimm e l'incantevole strega (The Brothers Grimm), un film datato 2005 del visionario Terry Gilliam, nel quale i celebri fratelli studiosi e scrittori sono coinvolti, a loro volta, in una storia piena di magie, sortilegi e affascinanti streghe...
Ma cosa ci riserva il futuro? Intanto, a maggio potremo goderci l'appassionante seguito delle vicende dei due fratelli in Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe. Successivamente, siamo in attesa di altre pellicole quali Maleficent -con protagonista Angelina Jolie nei panni della celebre strega cattiva de La bella addormentata-, Pan, rivisitazione poliziesca di Peter Pan con tra i protagonisti Sean Bean e Aaron Eckhart, e un paio di nuove versioni de La Bella e la Bestia. Una di queste dovrebbe vedere, come regista, Guillermo del Toro. Attendiamo fiduciosi!

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