Speciale Guardiani dello Spazio Profondo

James Gunn, l'anticonformista che dona nuova linfa a comicità e fantascienza nei film Marvel Studios

Speciale Guardiani dello Spazio Profondo
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La t-shirt che Disney ci ha donato all'anteprima italiana di Guardiani della Galassia, prossimo cine-comic firmato Marvel Studios che arriverà su tutti i grandi schermi italiani il 22 Ottobre, è estremamente evocativa dell'immaginario del film. Serissima, ricca di pathos e finanche sciatta esternamente, assurda ed insospettabile internamente.
La metafora va spiegata: la maglietta taglia S americana (quindi perfetta anche per un europeo di corporatura robusta - quale io non sono!) è di colore amaranto e reca solamente un minimale logo della pellicola in alto a sinistra. In superficie il film diretto da James Gunn è fantascienza classica: una banda di alieni senza scrupoli e apparentemente potentissimi (i Kree) contro la rifondazione della società umana su un pianeta lontano anni luce dalla Terra. C'è un trattato di pace messo in discussione dal cattivo di turno (Ronan, alleato del potentissimo Thanos che vedremo anche nei prossimi film), un oggetto conteso da entrambi gli schieramenti e la consueta minaccia di spazzare via una volta per tutte la società umana.
Davvero niente di nuovo sotto il Sole (qualunque sia la galassia e la stella di riferimento...).
Salvo poi il risvolto della maglietta, che nel lato invisibile ai passanti e dove solitamente cuciono l'etichetta a soccorso di quelli che non distinguono il dritto dal rovescio cela un faccione imbestialito del personaggio più iconico del film, il procione (?!?) dinamitardo e dallo scherzo facile Rocket Racoon: sollevandola come il calciatore dopo un gol, si può improvvisare una mascherata e al tempo stesso esibire la tartaruga. Se avete letto i fumetti sicuramente conoscerete il roditore, altrimenti ve ne innamorerete senz'altro con lo scorrere dei 120 minuti. Perchè sotto la patina fantascientifica, i dialoghi apocalittici e le coreografie da kolossal si cela una comicità dichiaratamente demenziale, che esplode quando meno uno se l'aspetta, perchè insita nel DNA di ciascuno dei 5 so called Guardiani della Galassia.

A group of oddballs, outcasts and geeks

James Gunn è sceneggiatore e regista dalla fama di fuori di testa. E' accreditato nei più recenti Scooby Doo live-action, in Dawn of the Dead di Zack Snyder ed anche nel videogioco Lollipop Chainsaw in coppia con Suda-51. Nei Guardiani della Galassia ha messo tutto il proprio lato nerd non convenzionale ed una demenzialità che esibisce orgogliosamente e sorprendentemente funziona. In meno di 2 ore ha dato vita ad un film Marvel Studios che rispetta la continuity, accenna a nuovi risvolti del Marvel Cinematic Universe e non sfigura stilisticamente e/o tecnologicamente a fianco degli altri cine-comic Marvel; eppure provate (proverete...) a confrontarlo con l'ultimo uscito, l'ottimo Captain America 2: Il Soldato d'Inverno dalla sceneggiatura quasi alla James Bond e dallo scarso impiego di CG, e sembrerà un altro filone, un'altra casa di produzione... un altro pianeta.

La famigerata maglietta!

Captain America che annota diligentemente sul suo taccuino cose, animali, persone protagoniste del periodo in cui lui ha dormito come un fanciullo sarà anche divertente, ma che ne dite di un Peter Quill alias Star Lord che affronta i combattimenti contro alieni e fauna marziana a passo di danza della peggior disco music degli anni '70? O ancora il possente Drax il Distruttore (interpretato dal wrestler Bautista) che mal comprende il gesto del dito che mima lo sgozzamento e dichiara pacificamente di preferire una sana testata ad un solletico alla gola? Non vado oltre, sia per evitare spoiler sia perché bisogna viverle certe scene.
Occorre viverle, assaporarle al cinema, sopratutto per la capacità di prendere in contropiede il giocatore. In più di un'occasione la comicità, lo scherzo, la situazione demenziale diventano l'antidoto alla deriva seriosa del plot, nonchè la via d'uscita o il deus ex machina che Gunn seleziona per distogliere il pensiero dello spettatore, invitandolo a rivolgersi verso un altro Guardiano, un altro pianeta, un altro contesto. Un po' come le freddure di Ironman nel pieno del combattimento, trasposte in una chiave corale e fantascientifica.

Fantascienza nello Spazio Profondo

Guardiani della Galassia assolve anche il compito di estendere l'universo cinematografico oltre gli arcinoti mondi terrestri e asgardiani. I fan dei fumetti Marvel già conoscono le esatte dimensioni dell'universo fumettistico, temono Thanos e gli altri divoratori (letterali o figurati) di mondi, mentre i neofiti che assaporano i supereroi solo al cinema possono con la pellicola nelle sale italiane dal 22 di Ottobre espandere la propria percezione. Ed è interessante che il film che dovrebbe introdurre una nuova dimensione spaziale, temporale e narrativa entro l'universo cinematografico, sia anche quello meno attinente ai valori Marvel Studios.
In parole povere: ci ha stupito in positivo l'approccio alla fantascienza adottato da James Gunn, così poco classico (nel senso familiare a mondi e atmosfere di uno Star Trek o di uno Star Wars) e così alternativo, miscelando una simil Cittadella di Mass Effect all'accento comico di un Iron Sky. Sia chiaro: il videogioco Bioware e la vendetta filmica nazista sono solo alcune delle fonti ispiratrici alle quali il poliedrico Gunn si è abbeverato, ma è di per sé significativo il fatto che Marvel Studios si sia approcciata alla dimensione inter-galattica secondo una maniera non convenzionale. Forse è solo per non rischiare la concorrenza interna a Disney contro Star Wars VII, forse perchè lo esigeva il fumetto originario, forse per conferire all'ennesimo step forward della casa cinematografica Marvel una cifra stilistica unica. Chissà.
Ci piace questa nuova interpretazione della fantascienza, questo sguardo non convenzionale all'infinito e oltre. Ci è piaciuta la non comune comicità dei Guardiani della Galassia, così come ci è piaciuta, per ragioni differenti ma nello stesso periodo, la nuova vita che Roberto Recchioni ha infuso a Dylan Dog, gettando a fine Settembre le premesse per una rinascita del fumetto Bonelli proprio nello spazio, giocando anch'esso con i cliché del genere (sopratutto Alien ed Odissea nello Spazio), unendo la dimensione horror propria dell'Indagatore dell'incubo con una divertita allegoria della società inglese in un distopico futuro, tra stazioni spaziali denominate UK-Thatcher o redivive regine Vittoria dalle fattezze probabilmente robotiche.
Due esempi, in pieno 2014, di due autori, giovani ma talentuosi, abili nel ribaltare un genere ormai consolidato come è quello della fantascienza!

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