Il simracing è esploso, come fenomeno, nel periodo del Covid e dei primi lockdown, quando gli sport tradizionali, Formula 1 inclusa, si erano fermati e numerosi piloti hanno cercato di continuare ad allenarsi utilizzando proprio i simulatori di guida nelle competizioni online. Diversi, da sottolineare, da quelli che utilizzano i piloti nelle loro sessioni di allenamento con la scuderia. Ma forse nemmeno troppo se consideriamo che passare dalle corse virtuali a quelle reali è possibile. E una di queste storie sta per diventare un film: Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile (sfrecciate verso la nostra recensione di Gran Turismo).
Gran Turismo, che prende il nome dall'omonimo videogioco di corse virtuali, uno dei più utilizzati nel settore del simracing, racconta la storia vera e reale di Jann Mardenborough, gallese figlio di un calciatore che ha bazzicato per numerosi campi del Regno Unito nelle divisioni inferiori, eccezion fatta per alcune presenze, e un gol, con il Wolverhampton in Premier League. Jann, a differenza dei citati Leclerc e Verstappen, come di qualsiasi altro pilota, non ha passato l'infanzia sui kart, salvo qualche sporadica e semplice scorrazzata for fun quando aveva 10 anni.
Dai kart alla F1 al simracing
Premessa necessaria, perché quando parliamo di Formula 1 o di altre categorie motoristiche, i piloti hanno tutti un fattore comune: hanno iniziato da piccoli con i kart. Quasi una formula matematica, assiomatica, che ci viene ripetuta come un mantra e che appare imprescindibile per poter competere nelle corse automobilistiche.
Persino il duello del nuovo decennio, quello tra Verstappen e Leclerc per il momento vinto dall'olandese della Red Bull, ha iniziato la propria narrativa con i primi scontri in go kart da piccolissimi. Sia Leclerc, oggi alla Ferrari, che Verstappen hanno iniziato all'età di quattro anni: sostanzialmente hanno imparato a guidare un'automobile prima che una bici. Nel 2013 Leclerc, a 14 anni, gareggia e vince nella massima serie possibile dei kart, la CIK-FIA KF3 World Cup, superando anche lo stesso Verstappen, classificatosi secondo: è l'inizio della loro rivalità che sarebbe arrivata in Formula 1 solamente qualche anno dopo. Mentre Verstappen cerca di conquistarsi un posto nel circus il prima possibile, esordendo nel marzo 2015, Leclerc preferisce fare con calma arrivando in Sauber nel 2018, dopo aver acquisito sufficiente esperienza. La loro vita è stata totalmente dedicata alle auto, confermando quanto sia lungo e complesso il percorso che porta un pilota a raggiungere il livello massimo di competizione.
Eppure, almeno negli ultimi anni, questo mito sembra iniziare a perdere di solidità: il merito è del simracing. All'interno dell'ampio e variegato settore esports dei videogiochi competitivi si trova il segmento del simracing, ovvero le corse virtuali operate tramite PC o console. Si può "correre" anche con un semplice pad o, volendo, persino con la tastiera; ma in quel caso è impossibile riuscire a competere con chi utilizza volante e pedaliera, o addirittura un vero e proprio simulatore con molle e strutture semoventi che riproducono in tutto e per tutto, o quasi, l'esperienza di una reale automobile da corsa.
Il primo gamer in gara
E questo ci riporta alla storia di Jann Mardenborough che a 20 anni aveva deciso di prendersi un anno sabbatico dall'università. È in quel periodo che sente parlare della GT Academy, una competizione messa in piedi da Sony, publisher del videogioco Gran Turismo per PlayStation 3. L'obiettivo dichiarato di Sony è di trovare nuovi talenti del motorsport: anziché prenderli dalle categorie inferiori delle corse automobilistiche, però, punta a scovarli tra i gamer.
La prima edizione della competizione nata dall'idea di Darren Cox, ex-manager di Nissan Europe, datata 2008, vede la vittoria dello spagnolo Lucas Ordonez che ottiene come ricompensa la possibilità di gareggiare nella 24 Ore di Dubai del 2009. Il motto della competizione è proprio "gamer to racer" e Nissan, visto l'ottimo esordio di Ordonez, inserisce lo spagnolo nel proprio team di gara alla 24 Ore di Le Mans nel 2011, una delle corse storiche della scena automobilistica.
Appare Jann
Ordonez conquista il secondo posto nella classe LMP2, dimostrando non solo di essere all'altezza della situazione ma che la transizione dalle corse virtuali a quelle reali è possibile. Ed è possibile in appena tre anni. È proprio in questa occasione che appare per la prima volta Mardenborough perché le fasi finali della GT Academy 2011, la seconda edizione, si svolgono durante la gara di Le Mans.
Jann impiega appena 20 minuti per segnare il tempo della pole position: non male per uno che giocava a Gran Turismo per puro divertimento e che ha deciso quasi da inconsapevole di mettersi alla prova. Sapeva di essere veloce nelle corse virtuali ma probabilmente non sapeva di esserlo così tanto.
La storia competitiva di Jann
Mardenborough vince la competizione tra oltre 90.000 partecipanti provenienti da 10 paesi europei, dalle qualifiche online fino alle fasi finali a Le Mans, a cui hanno preso parte i 12 finalisti. Tra i quattro migliori piloti dell'ultima giornata di gare anche un italiano, Danilo Bordino, il cui nome però si perderà negli annali della storia del simracing. Mardenborough stupisce tutti per la sua velocità e naturalezza, incluso l'ex-pilota di Formula 1 Eddie Irvine che i più appassionati ricorderanno come il fiero scudiero di Michael Schumacher negli anni d'oro tra il 1996 e il 1999 in Ferrari. "Jann ha fatto un grande lavoro", dirà Irvine dopo la vittoria del gallese. "Nissan e Sony gli stanno dando una grande occasione e lui ha tutte le carte in regola per sfruttarla. Ma il lavoro duro inizia solo ora per Jann".
Vinta la GT Academy 2011, Mardenborough ottiene la possibilità di competere nella 24 Ore di Dubai, classificandosi al terzo posto della sua classe. Un debutto da sogno (impossibile) che lo proietta immediatamente come un talento tutto da scoprire. Nel 2012 gareggia nella British GT Championship categoria Pro-Am, ovvero quella che dovrebbe permettere ai piloti dilettanti di farsi conoscere. "Purtroppo" però è troppo veloce e gli viene impedito di gareggiare nell'edizione successiva. Nel 2013 per la prima volta calca il circuito di Le Mans con la 24 Ore, classificandosi con la sua Nissan al terzo posto nella classe LMP2, in squadra con il Lucas Ordonez menzionato in precedenza e un certo Michael Krumm.
Negli anni successivi Jann gareggia in diversi circuiti europei, neozelandesi e statunitensi, tornando però altre due volte a Le Mans, per lui appuntamento fisso e irrinunciabile. Fino al trasferimento in Giappone dove gareggia, sempre con la Nissan, nel Super GT Championship nella classe GT300, dove conquista quattro vittorie e dodici podi; finché non sale di categoria nella GT500 agli inizi del 2017.
Jann oggi
Tra il 2021 e il 2022 lascia momentaneamente le gare, lavorando come simulatore e pilota delle vetture in sviluppo per la Nissan E.dams e i suoi clienti, tra cui figura la McLaren della Formula E. Nel maggio 2023 torna a gareggiare, sempre in Giappone, nella Fuji 24 Hours delle Super Taikyu Series, ancora sotto l'egida della Nissan. Ottiene la pole position e mantiene la testa della gara per diversi giri finché non deve arrendersi ai problemi ai freni che ne condizionano la prestazione e lo condannano al quarto posto.
Ma la curiosità più grande è che lui stesso è presente come stunt driver e assiste la produzione nel film che racconta la sua vita. Nonostante Mardenborough non abbia mai raggiunto le massime serie automobilistiche, o almeno quelle più blasonate, rimane ad oggi l'unico non-nativo (concedeteci il termine) del motorsport ad aver gareggiato così a lungo e in così tante gare automobilistiche. Ed è proprio questo che rende la sua storia degna di essere raccontata attraverso un film con attori di primissimo piano.
Il profeta Irvine
"Persino con un inizio così brillante, la sua carriera nel motorsport sarà difficile: avrà bisogno di avere talento, determinazione e fortuna in egual misura per raggiungere il suo obiettivo", aveva profetizzato Irvine nel 2011 dopo la vittoria di Jann alla GT Academy. A dargli ragione, anni dopo, è lo stesso Verstappen, uno di quei piloti che per primo si è messo in gioco nel simracing durante i momenti di pausa, partecipando con il proprio simulatore di guida a diversi eventi online, inclusa la 24 Ore di Le Mans Virtuale. Secondo Verstappen guidare i simulatori lo ha aiutato a migliorare in Formula 1: "Il fattore principale è che sui simulatori guido macchine totalmente differenti dalla Formula 1", aveva raccontato qualche tempo fa in un'intervista al Washington Post. "
Per cui devi sempre adattarti e cambiare il tuo stile di guida: un bagaglio di esperienza che torna utile quando torno a sedermi sulla mia Formula 1". Anche se porta dei vantaggi, però, mette in guardia dalle differenze: "Nonostante i simulatori attuali abbiano raggiunto un'accuratezza direi del 90% delle corse reali, ciò che manca davvero sono due fattori: la forza di gravità e il feeling con le ruote, ciò che riescono a trasmetterti quando guidi". Secondo Verstappen passare dal simracing alle corse reali è davvero difficile: "Per me è davvero un passo enorme. Eppure, lo abbiamo visto succedere in passato, per cui niente è impossibile". Nemmeno un sogno.
Gran Turismo, dall'eSport alle corse: la vera storia di Jann Mardenborough
Gran Turismo ripercorre la vera storia di Jann Mardenborough, uno dei pochi riuscito nell'impresa di passare dalle corse virtuali a quelle reali.
Il simracing è esploso, come fenomeno, nel periodo del Covid e dei primi lockdown, quando gli sport tradizionali, Formula 1 inclusa, si erano fermati e numerosi piloti hanno cercato di continuare ad allenarsi utilizzando proprio i simulatori di guida nelle competizioni online. Diversi, da sottolineare, da quelli che utilizzano i piloti nelle loro sessioni di allenamento con la scuderia. Ma forse nemmeno troppo se consideriamo che passare dalle corse virtuali a quelle reali è possibile. E una di queste storie sta per diventare un film: Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile (sfrecciate verso la nostra recensione di Gran Turismo).
Gran Turismo, che prende il nome dall'omonimo videogioco di corse virtuali, uno dei più utilizzati nel settore del simracing, racconta la storia vera e reale di Jann Mardenborough, gallese figlio di un calciatore che ha bazzicato per numerosi campi del Regno Unito nelle divisioni inferiori, eccezion fatta per alcune presenze, e un gol, con il Wolverhampton in Premier League. Jann, a differenza dei citati Leclerc e Verstappen, come di qualsiasi altro pilota, non ha passato l'infanzia sui kart, salvo qualche sporadica e semplice scorrazzata for fun quando aveva 10 anni.
Dai kart alla F1 al simracing
Premessa necessaria, perché quando parliamo di Formula 1 o di altre categorie motoristiche, i piloti hanno tutti un fattore comune: hanno iniziato da piccoli con i kart. Quasi una formula matematica, assiomatica, che ci viene ripetuta come un mantra e che appare imprescindibile per poter competere nelle corse automobilistiche.
Persino il duello del nuovo decennio, quello tra Verstappen e Leclerc per il momento vinto dall'olandese della Red Bull, ha iniziato la propria narrativa con i primi scontri in go kart da piccolissimi. Sia Leclerc, oggi alla Ferrari, che Verstappen hanno iniziato all'età di quattro anni: sostanzialmente hanno imparato a guidare un'automobile prima che una bici. Nel 2013 Leclerc, a 14 anni, gareggia e vince nella massima serie possibile dei kart, la CIK-FIA KF3 World Cup, superando anche lo stesso Verstappen, classificatosi secondo: è l'inizio della loro rivalità che sarebbe arrivata in Formula 1 solamente qualche anno dopo. Mentre Verstappen cerca di conquistarsi un posto nel circus il prima possibile, esordendo nel marzo 2015, Leclerc preferisce fare con calma arrivando in Sauber nel 2018, dopo aver acquisito sufficiente esperienza. La loro vita è stata totalmente dedicata alle auto, confermando quanto sia lungo e complesso il percorso che porta un pilota a raggiungere il livello massimo di competizione.
Eppure, almeno negli ultimi anni, questo mito sembra iniziare a perdere di solidità: il merito è del simracing. All'interno dell'ampio e variegato settore esports dei videogiochi competitivi si trova il segmento del simracing, ovvero le corse virtuali operate tramite PC o console. Si può "correre" anche con un semplice pad o, volendo, persino con la tastiera; ma in quel caso è impossibile riuscire a competere con chi utilizza volante e pedaliera, o addirittura un vero e proprio simulatore con molle e strutture semoventi che riproducono in tutto e per tutto, o quasi, l'esperienza di una reale automobile da corsa.
Il primo gamer in gara
E questo ci riporta alla storia di Jann Mardenborough che a 20 anni aveva deciso di prendersi un anno sabbatico dall'università. È in quel periodo che sente parlare della GT Academy, una competizione messa in piedi da Sony, publisher del videogioco Gran Turismo per PlayStation 3. L'obiettivo dichiarato di Sony è di trovare nuovi talenti del motorsport: anziché prenderli dalle categorie inferiori delle corse automobilistiche, però, punta a scovarli tra i gamer.
La prima edizione della competizione nata dall'idea di Darren Cox, ex-manager di Nissan Europe, datata 2008, vede la vittoria dello spagnolo Lucas Ordonez che ottiene come ricompensa la possibilità di gareggiare nella 24 Ore di Dubai del 2009. Il motto della competizione è proprio "gamer to racer" e Nissan, visto l'ottimo esordio di Ordonez, inserisce lo spagnolo nel proprio team di gara alla 24 Ore di Le Mans nel 2011, una delle corse storiche della scena automobilistica.
Appare Jann
Ordonez conquista il secondo posto nella classe LMP2, dimostrando non solo di essere all'altezza della situazione ma che la transizione dalle corse virtuali a quelle reali è possibile. Ed è possibile in appena tre anni. È proprio in questa occasione che appare per la prima volta Mardenborough perché le fasi finali della GT Academy 2011, la seconda edizione, si svolgono durante la gara di Le Mans.
Jann impiega appena 20 minuti per segnare il tempo della pole position: non male per uno che giocava a Gran Turismo per puro divertimento e che ha deciso quasi da inconsapevole di mettersi alla prova. Sapeva di essere veloce nelle corse virtuali ma probabilmente non sapeva di esserlo così tanto.
La storia competitiva di Jann
Mardenborough vince la competizione tra oltre 90.000 partecipanti provenienti da 10 paesi europei, dalle qualifiche online fino alle fasi finali a Le Mans, a cui hanno preso parte i 12 finalisti. Tra i quattro migliori piloti dell'ultima giornata di gare anche un italiano, Danilo Bordino, il cui nome però si perderà negli annali della storia del simracing. Mardenborough stupisce tutti per la sua velocità e naturalezza, incluso l'ex-pilota di Formula 1 Eddie Irvine che i più appassionati ricorderanno come il fiero scudiero di Michael Schumacher negli anni d'oro tra il 1996 e il 1999 in Ferrari. "Jann ha fatto un grande lavoro", dirà Irvine dopo la vittoria del gallese. "Nissan e Sony gli stanno dando una grande occasione e lui ha tutte le carte in regola per sfruttarla. Ma il lavoro duro inizia solo ora per Jann".
Vinta la GT Academy 2011, Mardenborough ottiene la possibilità di competere nella 24 Ore di Dubai, classificandosi al terzo posto della sua classe. Un debutto da sogno (impossibile) che lo proietta immediatamente come un talento tutto da scoprire. Nel 2012 gareggia nella British GT Championship categoria Pro-Am, ovvero quella che dovrebbe permettere ai piloti dilettanti di farsi conoscere. "Purtroppo" però è troppo veloce e gli viene impedito di gareggiare nell'edizione successiva. Nel 2013 per la prima volta calca il circuito di Le Mans con la 24 Ore, classificandosi con la sua Nissan al terzo posto nella classe LMP2, in squadra con il Lucas Ordonez menzionato in precedenza e un certo Michael Krumm.
Negli anni successivi Jann gareggia in diversi circuiti europei, neozelandesi e statunitensi, tornando però altre due volte a Le Mans, per lui appuntamento fisso e irrinunciabile. Fino al trasferimento in Giappone dove gareggia, sempre con la Nissan, nel Super GT Championship nella classe GT300, dove conquista quattro vittorie e dodici podi; finché non sale di categoria nella GT500 agli inizi del 2017.
Jann oggi
Tra il 2021 e il 2022 lascia momentaneamente le gare, lavorando come simulatore e pilota delle vetture in sviluppo per la Nissan E.dams e i suoi clienti, tra cui figura la McLaren della Formula E. Nel maggio 2023 torna a gareggiare, sempre in Giappone, nella Fuji 24 Hours delle Super Taikyu Series, ancora sotto l'egida della Nissan. Ottiene la pole position e mantiene la testa della gara per diversi giri finché non deve arrendersi ai problemi ai freni che ne condizionano la prestazione e lo condannano al quarto posto.
Ma la curiosità più grande è che lui stesso è presente come stunt driver e assiste la produzione nel film che racconta la sua vita. Nonostante Mardenborough non abbia mai raggiunto le massime serie automobilistiche, o almeno quelle più blasonate, rimane ad oggi l'unico non-nativo (concedeteci il termine) del motorsport ad aver gareggiato così a lungo e in così tante gare automobilistiche. Ed è proprio questo che rende la sua storia degna di essere raccontata attraverso un film con attori di primissimo piano.
Il profeta Irvine
"Persino con un inizio così brillante, la sua carriera nel motorsport sarà difficile: avrà bisogno di avere talento, determinazione e fortuna in egual misura per raggiungere il suo obiettivo", aveva profetizzato Irvine nel 2011 dopo la vittoria di Jann alla GT Academy. A dargli ragione, anni dopo, è lo stesso Verstappen, uno di quei piloti che per primo si è messo in gioco nel simracing durante i momenti di pausa, partecipando con il proprio simulatore di guida a diversi eventi online, inclusa la 24 Ore di Le Mans Virtuale. Secondo Verstappen guidare i simulatori lo ha aiutato a migliorare in Formula 1: "Il fattore principale è che sui simulatori guido macchine totalmente differenti dalla Formula 1", aveva raccontato qualche tempo fa in un'intervista al Washington Post. "
Per cui devi sempre adattarti e cambiare il tuo stile di guida: un bagaglio di esperienza che torna utile quando torno a sedermi sulla mia Formula 1". Anche se porta dei vantaggi, però, mette in guardia dalle differenze: "Nonostante i simulatori attuali abbiano raggiunto un'accuratezza direi del 90% delle corse reali, ciò che manca davvero sono due fattori: la forza di gravità e il feeling con le ruote, ciò che riescono a trasmetterti quando guidi". Secondo Verstappen passare dal simracing alle corse reali è davvero difficile: "Per me è davvero un passo enorme. Eppure, lo abbiamo visto succedere in passato, per cui niente è impossibile". Nemmeno un sogno.
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