Godzilla: King of the Monsters dopo l'ultimo trailer, grande è bello

Dopo l'ultimo trailer ufficiale diffuso online, l'atteso sequel di Michael Dougherty sembra avere una risonanza cinematografica davvero gigantesca.

Godzilla: King of the Monsters dopo l'ultimo trailer, grande è bello
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Si può sempre fare di più. Sempre. Soprattutto se si tratta di sviluppare dei monster movie con dei protagonisti giganteschi. Non c'è un vero e proprio limite, niente canoni reali: basta avere una visione precisa di ciò che si vuole raccontare, tanta immaginazione e la voglia di fare le cose davvero in grande. Nel genere, col passare del tempo, si sono così susseguiti tanti campioni della grandezza, da Godzilla a King Kong: Skull Island, passando per Pacific Rim, tutti film in cui le dimensioni contano ma che sembrano adesso impallidire davanti alla garguantuesca e mostruosa portata di Godzilla: King of the Monsters, in uscita il prossimo anno.
Non che il kaiju della Toho in trasferta americana introduca poi niente di nuovo nel genere dei monster movie, proprio per il suo voler ripensare e rilanciare su grande schermo i grandi mostri giapponesi l'obiettivo primario della produzione è soprattutto quello di sorprendere "in scala". È sempre il Go Big or Go Extinct del film di Guillermo Del Toro, ma pensato in modo specifico per il mercato cinematografico attuale: esagerare e ingrandirsi con criterio per regalare ai fan qualcosa di completamente folle da ammirare su grande schermo. Ma proprio folle, eh!

Tuoni, lava, polline e urla

Se avete visto l'ultimo trailer ufficiale di Godzilla: King of the Monsters vi sarete fatti al riguardo un'idea molto precisa - come noi, del resto. Quale? Che sia la Warner Bros insieme alla Legendary Pictures che Michael Dougherty (Krampus) si siano approcciati al franchise con un unico scopo: quello di creare un scontro maestoso e di grande impatto visivo. Lasciamo un attimo perdere la trama (comunque ancora poco chiara) legata al risveglio dei Titani, alla Monarch e alla mutua estinzione dei "parassiti terrestri per eccellenza", noi umani per intenderci. Superiamo i preconcetti, andiamo oltre il prevenuto. Proviamo a guardarci virtualmente negli occhi per dirci una verità che troppo spesso viene dimenticata, su questi monster movie fracassoni con un preciso taglio americano: se regalano un'esperienza cinematografica sontuosa, con scontri epici e ritmo serratissimo, allora vanno benissimo così, senza null'altro aggiungere.
Il discorso è semplice, basta approcciarsi al film per ciò che è. Nel caso specifico, Godzilla: King of the Monsters sembra proprio urlare a ogni frame "Guardatemi, colleghi: ho io i mostri più grossi del circondario", anche rispetto ai 32 film originali made in Japan, sicuramente cult e molto amati, ma esteticamente superati. Certo, nel caso della produzione Toho, c'era dietro al mostro un concetto, un approfondimento tematico ben preciso che riguardava la scelleratezza dell'uomo, il pericolo nucleare dopo il bombardamento di Hiroshima, il tutto traslato nel genere, come succede poi spesso nei grandi titoli della storia del cinema. Perché il genere, quindi la specificità di una forma cinematografica, la sua grammatica, può essere adottato per raccontare una tematica universale anche meglio di come si potrebbe fare nel ben più generico "dramma".
I monster movie nel corso della storia del cinema si sono infatti adoperati per raccontare tendenzialmente la mostruosità dell'uomo rispetto all'umanità del mostro, Godzilla e King Kong compresi, con risultati spesso anche ottimi.
Il tema è oggi un po' ridondante e sicuramente ben approfondito nei passati decenni, ma Godzilla: King of the Monsters non sembra solo recuperare a man bassa il titolo originale del primo adattamento giappo-americano del più famoso kaiju al mondo, poiché l'idea sembra che - narrativamente parlando - voglia nuovamente trattare l'incredibile follia umana.

Noi, sostanzialmente, siamo i cattivi, i colpevoli della distruzione di un mondo al quale non abbiamo voluto abbastanza bene per interessarcene a dovere. La natura scaglia allora contro di noi i suoi Titani, meteorite evolutivo con il compito di fare pulizia e ristabilire un ordine naturale privo di contaminazioni artificiali. È puro darwinismo: vince il più forte, in questo caso dei mostri di dimensioni bibliche che, risvegliatisi, decidono che è arrivato il momento di tornare a essere i padroni della Terra.
Questi sono il simil-Pterodattilo Rodan, la farfalla (o falena, fate voi) gigante Mothra e il Drago elettrico a tre (tre!) teste Ghidorah, che tanto per intenderci è così grosso, cattivo e impertinente che ha vicino al nome l'appellativo di King.
Dato che ci erano stati promessi e non sono affatto una novità, la Warner ha deciso bene di mostrarceli in tutta lo loro possanza nell'ultimo trailer ufficiale, lasciandoceli ammirare per intero, tra fulmini, lava e polline. A primo impatto, sembra che la direzione artistica del film sia assolutamente fuori scala: c'è un uso cromatico del giallo, del blu e del rosso assolutamente incredibile, dove soprattutto il primo dei colori - quello di Ghidorah - pare ricoprire un ruolo centrale nell'estetica dell'opera.
Il taglio dell'immagine e l'imponenza visiva della scena sembrano quelle di Mad Max: Fury Road, solo che qui una città come San Francisco diventa l'Italia in Miniautura per degli scontri all'ultimo sangue tra Godzilla e gli altri "colleghi", che da seduti immergono neanche un quarto del loro corpo nell'Oceano Pacifico.
Anzi, pure l'Oceano Pacifico diventa un ring dove darsele di santa ragione, come se ci si stesse confrontando appena più in là di un qualsiasi bagnasciuga. La portata non è insomma soltanto mastodontica, ma anche mondiale, perché a quanto pare in Godzilla: King of the Monsters si girerà una buona parte del globo terracqueo, solo per lasciare che Godzilla fissi negli occhi (sei) Ghidorah per poi scagliarsi contro il nemico, dando vita a una battaglia per la salvezza dell'uomo. Se la natura ha infatti i suoi Titani, l'umanità ha il suo Campione. Che vinca il migliore!

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