Gli X-Men su grande schermo: vent'anni di cinema mutante

Ripercorriamo insieme i principali film degli X-Men, partendo dall'ormai storico primo capitolo per arrivare al recente Dark Phoenix.

Gli X-Men su grande schermo: vent'anni di cinema mutante
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Gli X-Men, storico gruppo di supereroi mutanti ideato da Stan Lee e Jack Kirby agli inizi degli anni '60, sono riusciti nel corso di oltre sessant'anni di storia editoriale a lasciare un segno indelebile nel cuore di moltissimi appassionati di fumetti e non.
A partire dagli anni 2000, i mutanti più famosi del mondo sono sbarcati al cinema con il loro primo film omonimo dedicato, che ha poi generato nel corso degli anni numerosi seguiti e spin-off.
Vista l'uscita dell'ultimo film del franchise X-Men: Dark Phoenix, andiamo ad analizzare i capitoli principali della saga provando a capire l'origine del loro successo.

Mutazioni problematiche

Nel 2000, quando ancora i cinecomic non erano diventati un fenomeno di massa importante e stratificato come lo sono oggi, il regista Bryan Singer (non senza una punta di follia) decide di portare sul grande schermo gli X-Men, confezionando un film solido e accattivante, vero e proprio apripista per il genere supereroistico moderno.
La trama, abbastanza lineare, punta da subito a far immergere lo spettatore in un mondo in cui esistono alcune persone con poteri speciali frutto dell'evoluzione umana: i mutanti.
Dal drammatico incipit ambientato in un campo di concentramento, con protagonista un giovanissimo Magneto, fino ad arrivare al presente in cui vediamo la mutante Rogue scoprire in modo traumatico le proprie abilità speciali, tutto è gestito con un tono serioso in controtendenza con quello maggiormente solare di molti dei film Marvel più recenti.
Bryan Singer ha infatti impostato l'intero film (così come il suo seguito diretto) sul conflitto tra umani e mutanti focalizzandosi su un registro narrativo maturo, riuscendo al contempo a descrivere in maniera efficace la natura da outsider degli X-Men.
Questa prima pellicola mette fin da subito in chiaro che l'umanità prova una paura atavica per i mutanti (considerati pericolosi per via dei loro poteri sconosciuti), puntando però maggiormente l'attenzione sullo scontro tra due precisi schieramenti, capitanati rispettivamente da Charles Xavier e dal mutante malvagio Erik Lehnsherr/Magneto.
Xavier, che ha creato la X-Mansion, una scuola privata per giovani mutanti, ripone ancora speranza nell'umanità e vuole cercare in ogni modo di professare ideali come l'integrazione e il rispetto reciproco.

Dall'altro lato Magneto, segnato anche dagli orrori vissuti in passato durante la seconda guerra mondiale, vede gli umani come una terribile minaccia per i mutanti, e si prefigge il compito di portare i suoi simili a diventare l'unica e sola razza dominante presente sul pianeta. La pellicola mette quindi in contrapposizione due ideali contrapposti che vedono i rispettivi schieramenti darsi battaglia in più occasioni.
L'opera, di natura corale, riesce a intrattenere per tutta la sua durata grazie a un ritmo sostenuto e a un'ottima caratterizzazione dei personaggi; dai già citati leader degli schieramenti passando per Rogue, l'iconico Wolverine, Tempesta, Ciclope, Jean Grey e Mistica, ogni protagonista (ma anche antagonista) riesce a trovare il suo spazio all'interno della pellicola.
Non mancano oltretutto le strizzate d'occhio ai fan, come la celebre battuta "be', cosa preferiresti... una calzamaglia gialla?" che Ciclope rivolge a Wolverine a proposito del vestito che indossa, chiaro riferimento al costume originale dei fumetti.

Il seguito X-Men 2, diretto sempre da Bryan Singer, può essere a tutti gli effetti considerato come uno dei migliori cinecomic mai fatti, capace di rivaleggiare senza problemi con altri ottimi film quali Spiderman 2, il primo film dedicato agli Avengers e i Guardiani della Galassia.
Nella pellicola diretta da Bryan Singer, lo scontro tra umani e mutanti si espande e diventa ancora più cupo; l'umanità è ora intenzionata più che mai a controllare i mutanti per il proprio tornaconto personale, concetto incarnato dal colonnello William Stryker, un folle militare che ha usato tempo addietro Wolverine come mera marionetta per i suoi terribili esperimenti.
Il film gode di una gestione del ritmo davvero eccellente, capace di partire con uno degli incipit più incisivi della storia dei cinecomic (stiamo parlando dell'assalto in solitaria di Nightcrawler all'interno della Casa Bianca) per poi continuare ad alzare vertiginosamente il ritmo fino all'esplosivo finale.

Il concetto di emarginazione sociale, fulcro dell'intera storia editoriale degli X-Men, esplode in tutta la sua tracotante forza in questo progetto, in cui ogni sequenza ci ricorda quanto noi, esseri umani, siamo in grado di essere talvolta estremamente brutali, meschini, avidi e spietati.
Dalla sequenza in cui Wolverine si ritrova da solo a difendere gli studenti della scuola dall'assalto dei militari, fino alla scena ricca di pathos in cui l'Uomo Ghiaccio si ritrova a confrontarsi con la propria famiglia (e sui pregiudizi che provano nei suoi confronti in quanto mutante), il film riesce a far evolvere in maniera esponenziale quanto di buono visto nel capitolo precedente, puntando ancora una volta su una dimensione corale capace di donare a ogni personaggio il giusto grado di approfondimento.

Purtroppol'arrivo di X-Men - Conflitto Finale, film del 2006 diretto da Brett Ratner, segna in realtà il punto più basso toccato dal franchise, per via di uno sviluppo della trama a tratti insensato che, ispirandosi alla saga fumettistica di Fenice Nera, mette in scena uno scontro su larga scala tra mutanti buoni, malvagi e umani.
Il risultato finale è un grande calderone di eventi, eroi e situazioni che non riescono in alcun modo a trovare l'armonia dei precedenti lavori; la scelta poi di far morire in modo gratuito alcuni tra gli X-Men più famosi (quasi per ricercare un sensazionalismo a tutti i costi) è una scelta che molti fan di tutto il mondo non hanno digerito.
Oltretutto, il poco spazio riservato ad alcuni tra i villain più iconici e potenti del fumetto, tra cui Il Fenomeno, hanno reso fin da subito il terzo capitolo della saga mutante come uno dei momenti più oscuri dell'intero franchise, capitombolato in maniera assolutamente ingiustificata, soprattutto vista l'elevata qualità dei predecessori.

Insuperabili X-Men

X-men: First Class (X-Men - L'inizio in Italia), film del 2011 diretto da Matthew Vaughn, segna invece l'inizio della trilogia prequel dei mutanti, in cui vediamo dei giovani Charles Xavier e Erik Lehnsherr (rispettivamente il Professor X e Magneto) unire le forze per sconfiggere l'agguerrito Sebastian Shaw, mutante capace di assorbire qualsiasi forma di energia.
Il film riesce a intrattenere molto bene pur senza particolari guizzi creativi degni di nota; i vari attori protagonisti sono riusciti a caratterizzare bene i loro personaggi, fornendo così un ottimo entry point per tutte le persone che non hanno visto i film precedenti.

Così, dopo il disastroso X-Men - Conflitto Finale e il buon (ma non perfetto) First Class, nel 2014 Singer ha deciso di tornare alle redini della saga che lo ha reso famoso a livello internazionale provando a unire, in un colpo solo, gli X-Men "storici" con quelli visti nel film prequel.
Il regista, reduce da una serie di insuccessi marcati come Superman Returns e Operazione Valchiria, è riuscito a risollevarsi proprio con questo capitolo della saga originale, capace (in maniera a tratti inaspettata) di rimettere a posto tutte le storture del passato.
In Giorni di un futuro passato, i mutanti sono ormai prossimi all'estinzione perché braccati da robot virtualmente indistruttibili, le Sentinelle (modellate però seguendo un look diverso da quello dei fumetti).

L'opera, sfruttando la dinamica del viaggio nel tempo, si svolge su due timeline differenti: in una vediamo il futuro post apocalittico dominato dai robot (e da cui Wolverine viene spedito nel passato per provare a cambiare gli eventi grazie a Kitty Pryde), mentre nell'altra vediamo ancora una volta i giovani Xavier e Magneto intenti a collaborare per salvare il futuro del pianeta e dei mutanti.
Singer è riuscito nel compito non facile di unire in modo convincente due generazioni di X-Men, puntando fin dall'inizio su sequenze dal forte impatto emozionale (basti pensare al futuro post-apocalittico) ma anche sull'introspezione dei personaggi.
L'opera è infatti ammantata da un tono epico e solenne, capace di riavvicinarsi molto all'ottima qualità raggiunta dal secondo film degli X-Men.

Il lungometraggio non presenta punti morti grazie a sequenze action soddisfacenti e appaganti: su tutte non si può non citare l'iconica scena in cui il mutante QuickSilver (dotato di una velocità fuori scala) aiuta Xavier e Wolverine a far evadere Magneto da una prigione di massima sicurezza.
Il finale poi, costruito in crescendo facendo anche leva sull'effetto nostalgia, è davvero in grado di emozionare, soprattutto per tutte quelle persone che hanno seguito la saga fin dai suoi esordi, così da concludere nel migliore dei modi la quadrilogia originale.

La fine è l'inizio

X-Men - Apocalisse, secondo film della trilogia prequel con ancora una volta Singer alla regia, pur non risultando di fatto un prodotto pessimo, non ha in realtà aggiunto nulla di nuovo alla saga.
L'opera, che vede il mutante Apocalisse al centro della scena, può essere quindi considerata come una sorta di pellicola di transizione in cui tutto sa di già visto, particolare che ha portato sia la critica che il pubblico a non apprezzarla particolarmente.
Come sarà ora il futuro, dopo Dark Phoenix? Con la recente acquisizione di Fox da parte di Disney, vedremo gli X-Men sotto una nuova veste, parte integrante del Marvel Cinematic Universe creato da Kevin Feige, molto probabilmente interpretati da attori completamente nuovi. Per tutto questo però c'è ancora tempo, adesso è il momento di vedere X-Men: Dark Phoenix e scoprire se effettivamente sia la fine giusta di una delle saghe più amate su grande schermo.

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