Glass Onion - Knives Out: perché quella di Rian Johnson è una saga vincente

Dalla pellicola del 2019 al passaggio con Netflix: la sostanza però non cambia e Knives Out rimane il filone giallo più entusiasmante del panorama moderno.

Glass Onion - Knives Out: perché quella di Rian Johnson è una saga vincente
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Netflix ha fatto il colpaccio. Nel 2021 Rian Johnson annuncia il proseguimento del suo Cena con delitto - Knives Out vedendogli assegnati dalla piattaforma ben altri due sequel per la saga gialla, per una cifra che arriva ai 100 milioni a testa per lui e il compare Daniel Craig. Un ammontare che forse la finestra streaming non potrà più facilmente promettere ai suoi collaboratori futuri vista la crisi che stanno attraversando le piattaforme, ma al contempo la fiducia di un rientro economico e qualitativo che l'autore aveva dimostrato con il whodonit del 2019, raggiungendo i 312,9 milioni di incasso.

Una cifra di fronte a cui il regista e sceneggiatore non poteva tirarsi certo indietro, così come il suo attore protagonista. Fortunatamente, però, il denaro non sembra l'unico motore che ha spinto la creatività del cineasta, il quale ha ammesso di voler riuscire a comporre una degna e continuativa serie di film investigativi. E tutto comincia con Glass Onion - Knives Out.

Lo stile alla Agatha Christie

Sicuramente Glass Onion - Knives Out può rassicurare sulla riuscita di un successivo lavoro da parte di Johnson e l'effettiva qualità che riesce a dimostrare la sua penna quando si tratta di scrivere gialli.

La seconda pellicola dell'autore (della cui prima vi lasciamo la nostra recensione di Knives Out) arriva trai film in sala a novembre 2022 per una settimana, prima di finire su Netflix dal 23 dicembre, portando gli spettatori sull'isola privata di un miliardario nel centro della Grecia in cui inviterà i suoi ospiti per un "divertente e leggero" weekend con delitto. Come già era stato specificato fin dall'annuncio dei sequel, l'intenzione di Rian Johnson è quella di portare ogni volta lo spettatore in un racconto inedito, come fossimo in un libro di Agatha Christie, mantenendo la centralità del suo detective Benoit Blanc, ma cambiando di volta in volta atmosfere, location e cast. La famiglia Thrombey del primo film viene accantonata con la conclusione della loro storia ed ecco il cineasta concentrarsi sul gruppo dei "disgregatori", amici che in giovinezza volavano stravolgere le regole del mondo per trovarcisi poi quanto mai legati tra favoritismi e corruzioni. Ma ciò che più sorprende di Glass Onion non è solamente la capacità di Johnson di saper realizzare un'opera del tutto nuova, come ci si augurerebbe da parte di qualsiasi narratore, ma che per metterla in atto riesce ad utilizzare un altro linguaggio rispetto a quello che aveva tirato le traiettorie e i conflitti di Knives Out.

Partendo citando la sequenza di Fibonacci, significativa per la struttura del film, Johnson tratteggia una storia che si sviluppa su di un doppio livello e che risulta meno lineare e più complicata di quanto fosse già quella complessa e stratificata della pellicola del 2019. Lo script si suddivide in due parti, le quali sovrapponendosi vanno completando i buchi che riserva la prima metà di film allo spettatore, i quali verranno riempiti con rivelazioni inaspettate e soluzioni impensabili, che invece arricchiscono proprio lo stupore e il profilo giallo dell'opera.

Questa volta l'ideatore non semina soltanto gli indizi, ma li mette in bella vista senza però dare la possibilità al pubblico di poterli cogliere pienamente, se non fino all'arrivo della spiegazione del detective Blanc, necessaria e godibilissima, anche e forse sopratutto perché era difficile sapere bene chi fosse il colpevole e dove il racconto volesse andare a parare.

È l'indagine che conta, non il colpevole

Il pregio di saper sbigottire lo spettatore non si traduce in Glass Onion nell'ostinata ricerca di una narrazione complicata che debba per forza far scervellare chi è dall'altra parte dello schermo, ma semplicemente il desiderio di stupirlo con genuinità, nei termini più sinceri e entusiasti di un pieno intrattenimento.

È concedere agli spettatori di non concentrarsi solamente sull'omicidio, sul colpevole o su chi sapeva cosa, bensì la voglia di offrire anche un contorno che sappia soddisfare tanto quanto la semplice e obbligata rivelazione finale. È divertire con un Benoit Blanc che in Glass Onion sembra vestire una pelle diversa da quella conosciuta con Knives Out - e per un motivo ben preciso -, è il cambio di location che richiama ulteriormente le ambientazioni sempre diverse e simboliche di Christie ed è la volontà di creare del cinema di evasione che incolli alla storia che si sta guardando. Seminando tracce, ma apprezzandone in prima istanza la dimensione in cui vengono inserite. Il percepire il divertimento dell'autore stesso dietro alla scrittura, il quale incentiva la visione elettrizzante di Glass Onion - Knives Out e ne fa la marca e il successo della saga. L'avere ben chiaro il voler donare uno spettacolo che sia immersivo, completo, trascinante. Che sappia galvanizzare tanto per lo svelamento di chi è il cattivo, quanto per tutta l'indagine che si è andata a investigare.

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