Giustizia a Tutti i Costi: i 30 anni di un cult action

Il 12 aprile 1991 usciva Giustizia a Tutti i Costi, hit al botteghino di uno dei "duri" di Hollywood più discussi: Steven Seagal.

Giustizia a Tutti i Costi: i 30 anni di un cult action
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Quando arrivò in cima alla classifica del botteghino statunitense, non furono pochi tra i critici dell'epoca a scuotere la testa in segno di disperazione. Giustizia a Tutti i Costi fu il grande protagonista del mercato primaverile statunitense, e confermò il momento d'oro del "duro cinematografico" di quel periodo: Steven Seagal.
Era il suo quarto film, i primi tre avevano avuto un successo crescente, lo avevano imposto come figura dominante, in grado di unire sia la componente dei film di arti marziali sia quella action iperviolenta che andava per la maggiore all'epoca.
Oggi Seagal è un ex divo messo in soffitta e da anni naviga in pessime acque giudiziarie per accuse di molestie e violenze.
Eppure Giustizia a Tutti i Costi, pur nella sua natura di b-movie sotto steroidi, era tutto tranne che un action malfatto o poco interessante.

Una storia di vendetta tra italiani

Giustizia a Tutti i Costi comincia fin da subito a mille all'ora. Il Detective Bobby Lupo, della Narcotici di New York, viene ammazzato per strada brutalmente dal piccolo boss mafioso Richie Madano (William Forsythe). Sulla morte indaga il collega di Bobby, il rude Gino Felino (Steven Seagal). Lui, Richie e Bobby sono tutti discendenti degli immigrati italiani che hanno popolato New York, sono cresciuti assieme da ragazzi ma poi hanno preso strade molto diverse. Deciso a vendicare l'amico e a uccidere Richie a dispetto dei superiori, della mafia che vuole regolare i conti da sola e delle leggi della strada, Gino a poco a poco comincerà a fare luce sulla verità dietro la morte dell'amico.
Nel mentre si troverà costretto a correre contro il tempo, visto che Richie (sicuro di essere spacciato) ha deciso di lasciare libero sfogo a ogni oncia di violenza e depravazione che alberga nel suo corpo.
La trama di Giustizia a Tutti i Costi non era nulla di particolarmente creativo o complesso. Lo sceneggiatore David Lee Henry però si dimostrò abbastanza furbo da creare qualcosa che unisse in modo robusto il meglio del cinema noir, hard-boiled, di arti marziali, crime e naturalmente la dimensione action-machista che tanto andava di moda in quegli anni, anche grazie a divi come Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger o Jean-Claude Van Damne.
Tuttavia due furono le vere carte vincenti che decretarono il successo di questo film: la regia e il tono scelti da John Flynn e naturalmente un caratterista di prim'ordine come Forysthe.

Tra black humor e un'eroe testosteronico

John Flynn è stato un regista tra i più robusti e innovativi del genere action e crime del suo tempo. Purtroppo tale dimensione gli fu riconosciuta tardivamente, soprattutto da uno dei suoi più grandi fan: Quentin Tarantino, che ne riprese personaggi e stile in più di un'occasione nella sua carriera. Giustizia a Tutti i Costi era molto simile a film come Sorvegliato Speciale, Rolling Thunder o Organizzazione Crimini. Era una sorta di western urbano con un protagonista violento, solitario, con un codice personale molto flessibile e in cerca di vendetta, che si muoveva in un mondo fatto di uomini spietati, belle donne astute e proiettili vaganti.
Steven Seagal interpretò un ruolo per il quale era assolutamente perfetto. Il suo Gino Felino era ciò che egli amava di più essere: un eroe spietato, infallibile, temuto, il maschio alpha del quartiere.
La sua megalomania sul set e per ciò che voleva nei film è ancora oggi leggendaria, così come la volontà di curare personalmente i suoi outfit, che dovevano trasmettere virilità e forza. Il risultato in realtà era un po' una fiera del kitsch paramilitare, soprattutto addosso a un colosso di 193 centimetri.

Un poliziotto dentro il regno della mafia

Gino Felino nel film era un poliziotto davvero sui generis. Mostrava rispetto alle famiglie mafiose, faceva di testa sua con i superiori, era misogino e aggressivo, aveva nel soldato di Cosa Nostra Frankie (Sal Richards) un caro amico. Tuttavia era anche un uomo che si schierava dalla parte dei più deboli, che difendeva la propria famiglia e schiacciava gli insetti di un mondo criminale, che era strettamente connesso alla reale multiculturalità della Grande Mela di quegli anni.
La fantastica scazzottata a base di "Anybody seen Ritchie?" è un grande cult del decennio, e una delle migliori della sua cinematografia. Anche per la presenza, tra i suoi avversari, di una vera e propria divinità del cinema delle arti marziali: il Don Inosanto che aveva recitato anche ne L'Ultimo Combattimento di Chen, il film manifesto del grande Bruce Lee.

Nel film ci si divertiva, ma sotterranea si aggirava anche una certa inquietudine, nel vedere il potere che la mafia aveva nella New York del periodo. E in questo Giustizia a Tutti i Costi non esagerava nulla. Era l'epoca della famiglia Gambino e del mitico Padrino John Gotti, il pubblico americano, dopo aver pensato che ciò che si vedeva nei film di Scorsese o Coppola fosse un'esagerazione, si rese conto che era una realtà terribilmente più vera di quanto pensassero.
Il che in fondo fu anche uno dei motivi per cui questo film piacque, nel mostrare la cultura mafiosa dell'omertà, la violenza disciplinata da un codice fatto di regole e comandamenti precisi, che Gino Felino aggirava e assieme rispettava.
La mafia, solo l'anno prima, era stata attaccata senza pietà dall'FBI, il suo regno dorato si avviava al termine di fronte alle nuove realtà criminali russe e asiatiche. Ma il fascino esercitato da quei nomi italiani e quelle medagliette non sarebbe venuto meno mai, e infatti di lì a qualche anno sarebbero arrivati I Soprano.

Il lato folle e violento dell'America di quegli anni

Ma alla fin fine ciò che elevò il film fu lui, il Richie Madano di William Forsythe, che era stato lanciato a suo tempo dal grande Sergio Leone in quel capolavoro noto come C'era una Volta in America.
Folle, violentissimo, con lo sguardo spento e irrazionale di Forsythe, Richie Madano era letteralmente la personificazione della violenza urbana che ci atterrisce e ci spaventa nelle metropoli odierne, era l'irrazionalità che, armata di una Colt Python a canna corta, seminava morte in modo totalmente casuale.
Lupo tra gli uomini, era mosso da una volontà di vendetta sia verso l'ex amico Bobby (che aveva una relazione con sua moglie) sia contro la società in generale. Di base era una sorta di Joker sadico, masochista e del tutto disinteressato anche alla sua stessa sopravvivenza.
La realtà criminale dell'America di quegli anni '80 appena conclusi non era stata poi così differente. Richie era un po' il simbolo di quei Cocaine Cowboys che avevano distrutto l'equilibrio della vecchia Cosa Nostra schiva, sotto le righe, che non amava lo spettacolo e la notorietà.

Ma in fin dei conti non deve stupire che ancora oggi Giustizia a Tutti i Costi funzioni benissimo. Quando si ha un cattivo così efficace, tutto riesce più facile in un film, anche Steven Seagal che si atteggia da picciotto, quando in realtà era il ritratto della polizia brutale e senza regole sopravvissuta fino ai giorni di George Floyd.

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