Il Grande Giorno: Aldo, Giovanni e Giacomo riescono a fregare la nostalgia

Aldo, Giovanni e Giacomo confermano il loro nuovo corso con Il Grande Giorno, tra malinconia e relazioni, parlando ancora una volta di tutti noi.

Il Grande Giorno: Aldo, Giovanni e Giacomo riescono a fregare la nostalgia
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Avete presente i vol-au-vent? Nel periodo festivo sono dappertutto, ma non invadono soltanto pranzi e cenoni, perché la fanno da padrone a ogni tipo di evento, a maggior ragione se sono matrimoni. Un cestino di pasta sfoglia spesso e volentieri ripieno di formaggio, ma personalizzabile a piacere. Ecco, ma perché i vol-au-vent? Beh, perché quando li mangiamo, ovunque li mangiamo, non hanno sempre lo stesso sapore? Sono lì, ti ci abitui, ma quando mai avete provato un guizzo culinario assaggiandone uno? Perché è esattamente quello che succede ai personaggi di Il Grande Giorno, la nuova commedia di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Sono fermi in una consuetudine da vol-au-vent, abitudine velenosa sul lungo periodo dalla quale sembra impossibile uscire. Che era un po' il pantano del trio, capace però di rialzarsi senza guardare troppo indietro, ma trovando un nuovo corso inaugurato da Odio l'estate e proseguito con questo secondo film (leggetevi la nostra recensione di Il Grande Giorno e recuperate anche la recensione di Odio l'Estate, già che ci siete). Che parla di abitudine relazionale, quotidianità slavata e la ricerca di quel guizzo di cui spesso ci dimentichiamo il sapore. E parla di noi, come sempre.

Il grande giorno e il nuovo corso di Aldo, Giovanni e Giacomo

Odio l'estate sembrava quasi fosse un testamento della filmografia di Aldo, Giovanni e Giacomo. Once more, with feeling, come direbbe Buffy, e poi forse mai più.

Eppure quel piccolo grande film aveva riaperto una porta sul nostro amore sconfinato per il trio, una porta secondaria, che quasi non sapevamo ci fosse. Si era concentrato molto di più sulla vita vera, sugli scontri, sulle incomprensioni e sul significato che i tre comici hanno avuto per loro stessi e per tutti noi. Il grande giorno riesce a fare la stessa cosa, spostando l'asse da Aldo a Giovanni e Giacomo, puntando più sul senso di amicizia e quello del dovere, sul pantano relazionale in cui spesso ci troviamo e dal quale non riusciamo a uscire. Come se ci fossimo stufati senza volerlo ammettere, quando in realtà bastava soltanto guardare le cose da un altro punto di vista. Aldo, Giovanni e Giacomo (e il sempre preziosissimo Massimo Venier) si concentrano quindi sulla malinconia come sentimento positivo, senza mai trasformarla in nostalgia facile ma sfruttandone le sfumature per raccontare, ancora una volta, con sentimento, le nostre vite.

Il vol-au-vent

Sono tutti un po' bloccati ne Il grande giorno. Personaggi che si coprono per evitare di mostrarsi davvero, che fanno quello che ci si aspetterebbe da loro, che non vivono, lo sanno, e per senso di abitudine gli va anche bene così.

Aldo però scuote dalle viscere, fa danni e permette a tutti di ricostruire qualcosa dalle macerie create, piccole o grandi che siano. Perché quel vol-au-vent, mangiato e rimangiato, ha sempre lo stesso sapore e stufa senza che ce ne accorgiamo. Eppure tutti ne prendono un pezzetto, ancora e ancora, finché non è troppo tardi. Ed è qui che Il grande giorno mescola vita e cinema, noi e il trio, loro e un pubblico sconfinato che non smetterà mai di amarli, nonostante tutto. Ci ricorda che non è mai troppo tardi, non si è mai troppo anziani, non esiste il tacere per sempre e non c'è nulla di definitivo se non la nostra voglia di riprovarci ancora. Intrisa di malinconia, anche dolorosa, imperfetta, ma che ci fa cantare assieme e lentamente ci trasforma. Aldo, Giovanni e Giacomo sentono le parole di Nuovo Cinema Paradiso e non si fanno fregare dalla nostalgia, lasciando indietro qualcosa di enorme per trovare una strada nuova. Migliore o no poco importa, è diversa, ed è la loro. Anzi, è la nostra.

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