Gary Oldman incontra i ragazzi al Giffoni: “La recitazione è il mio scudo"

Il 28 luglio 2022 è stato il giorno di Gary Oldman al Giffoni, dove l'attore ha incontrato la stampa e i ragazzi prima di ricevere il Premio Truffaut.

Gary Oldman incontra i ragazzi al Giffoni: “La recitazione è il mio scudo'
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È una giornata calda e assolata a Giffoni Valle Piana, dove si sta svolgendo il 52esimo Giffoni Film Festival, l'evento dedicato ai ragazzi che ci invidiano in tutto il mondo. E una altrettanto calda accoglienza è stata riservata all'attore Premio Oscar Gary Oldman, qui per il ricevere il prestigioso Premio Francois Truffaut per celebrare la sua lunga e incredibile carriera e, ovviamente, conoscere i giovani partecipanti del festival. E tra un incontro con i Giffoner e una conferenza stampa, Oldman si racconta: racconta la sua vita, la sua carriera, da dove è nata la sua passione per la recitazione, quali sono i suoi progetti futuri e come sta affrontando l'idea del pensionamento (spoiler: tra un film di Nolan e una serie tv Apple TV+, a quanto pare).

Paure e Passioni

Sono curiosissimi i ragazzi in sala Galileo, affascinati da questo iconico attore che, tra i suoi numerosi ruoli, ha dato vita a tanti indimenticabili personaggi; che sia Dracula o Winston Churchill, il Commissario Jim Gordon di Batman o, forse il più caro di tutti alle generazioni Y e Z, Sirius Black in Harry Potter ( ecco la scena preferita da Gary Oldman di Harry Potter), Gary Oldman è IL cinema per tanti appassionati.

Ma a proposito di passioni, da dov'è nata la voglia di recitare, di salire su un palco, su un set, e condividere con il mondo la sua arte? È una questione complessa, a cui l'attore britannico ha dato risposta a più riprese, grazie anche alle domande dei ragazzi, che hanno tirato in ballo il tema della paura e del coraggio di combatterla.

Per lui, il più grande impatto a livello personale deriva infatti dal divorzio dei genitori e dalla partenza del padre: "I miei genitori hanno divorziato, e mio padre se ne andò quando avevo solo 7 anni" incalza. "Come ogni bambino pensi cose del tipo ‘Beh, se davvero mi voleva bene sarebbe rimasto'. Solo qualche anno dopo capii che non dipendeva da me, che non amava più mia madre, che aveva incontrato qualcun altro... Ma al tempo, non potevo comprenderlo.

Così ho interiorizzato il tutto. Ti senti abbandonato, e come probabilmente ti direbbe ogni terapista, il bambino che si sente abbandonato poi tende ad abbandonare se stesso. Ma io ho utilizzato questa perdita nel mio lavoro
" continua Oldman, raccontando di quando Coppola, sul set di Dracula, gli chiese di realizzare una scena estremamente struggente, in cui non avrebbe dovuto semplicemente piangere o urlare, ma proprio "'inondare il palco di lacrime' come direbbe Amleto", di esteriorizzare tutto con un lamento, un pianto di dolore. Ed fu grazie all'impulso derivatogli da un ricordo così amaro per lui, che riuscì a generare le emozioni necessarie per girare tali scene.

Perché, in fondo, la recitazione è il suo scudo, afferma Oldman, e lo è stato fin da quando vide per la prima volta uno spettacolo teatrale, da quando le sue sorelle lo portarono a vedere A Hard Day's Night (Tutti per Uno) al cinema ("Sono un grande fan dei Beatles" rivela), e soprattutto da quando vedere Malcolm McDowell in The Raging Moon (Luna arrabbiata) lo fece rimanere assolutamente estasiato.

"Ricordo che lo annunciarono in una preview dopo il notiziario, e dissi a mia madre ‘Dovremmo dare un'occhiata a questo film, sembra davvero interessante'" rammenta Oldman, che non sapeva ancora quanto quelle parole sarebbero state un eufemismo "Fu come una luce che all'improvviso illumina una stanza buia. Mi ha cambiato la vita. Quali che fossero le circostanze in cui mi trovassi, [mi bastava pensarci] e ritrovavo uno scopo, un obiettivo. Ho visto questo attore, e ho pensato ‘Ecco cosa voglio fare'." Con gli anni questo sentimento si è andato solo solidificando, ed è stata l'arte in tutte le sue forme a creare l'armatura metaforica che è servita a Gary per affrontare la vita: "Io sono uno che non ha molta fiducia in sé stesso, e ho sempre dato molta importanza a ciò che la gente pensa di me. Ma la recitazione mi ha fatto da scudo".

Perché si può dare ascolto alle critiche, ma bisogna imparare a dire di no, e anche a non avere timore di dire di sì: "Abbiamo tutti paura di qualcosa, è nella natura umana, ma le arti mi hanno portato ad essere più impavido, ad avere fiducia in me stesso. Mi hanno protetto". "Alcuni dei ruoli che ho interpretato... Buona parte della mia carriera, direi anzi, trova fondamenta in una paura iniziale ‘Oh questo mi spaventa' e ‘E se non andasse bene?'. Ma bisogna fare quel salto nel vuoto. Quando affronti un nuovo progetto, è normale avere certi dubbi. Siamo come equilibristi su una corda che si chiedono ‘Questa volta cadrò? Ce la farò'. Ed è proprio questa sensazione che fa scattare la scintilla e ti permette di andare avanti".

Cosa cela il futuro

Ma a 64 anni, Gary Oldman ha iniziato da un po' a pensare a cosa fare una volta appesi gli stivaletti al chiodo, e una domanda dei ragazzi, approfondita poi anche in conferenza stampa, lo porta a riflettere sul futuro. "Beh, è come se vedessi il momento del mio ‘pensionamento' all'orizzonte... Non sono sicuro che vorrò continuare anche quando avrò 80 anni. E poi ho tanti altri interessi oltre alla recitazione" spiega, precisando quanto anche una delle professioni più belle al mondo possa avere dei lati meno idilliaci "Questo è un tipo di lavoro che richiede un ingente impegno, realizzi un film e la tua vita deve essere in ogni inquadratura. E spesso questo esclude altro. Altro che, quando arrivi un po' più in là con l'età, avrai voglia di esplorare".

Proprio come una rockstar, con la borsa dei vestiti sempre a portata di mano, recandosi da una parte all'altra del mondo, dormendo sempre in letti diversi, quasi mai nel proprio, e stando lontano dalla famiglia. E ora, la voglia di godersi appieno tutto il resto inizia a farsi sempre più insistente.

Eppure, eccolo qui a parlare di pensione quando sta già lavorando alle nuove stagioni di Slow Horses per Apple ("Da qui andrò a Londra per girare la seconda stagione della serie che, basandosi sui romanzi [di Mick Herron], non so quanti anni ancora andrà avanti" informa), pianificando possibili progetti da regista che potrà realizzare o meno ("C'è sempre qualche sceneggiatura nel cassetto"), pensando a registi con cui gli piacerebbe collaborare ("Amerei lavorare con Paolo Sorrentino, credo che ci troveremmo bene insieme, ho questa sensazione... Non pensate anche voi?") e di recente ha anche risposto alla chiamata di un certo Christopher Nolan...

"Sono stato contento di tornare sul set anche solo per un giorno. Erano passati anni da quando abbiamo lavorato insieme, [dopo che] ho realizzato tre film di Batman con lui. Su Oppenheimer posso dire davvero poco, ho promesso di mantenere la massima segretezza, e sono sicuro che lui sia qui, nascosto da qualche parte, per assicurarsi che non riveli nulla!".

E mentre dal set di Harry Potter Oldman si è portato via gli stivali del suo Sirius Black, che tanto ha amato interpretare anche per via del rapporto che si era creato con l'interprete di Harry Daniel Radcliffe (sapevate che Harry Potter ha insegnato a Radcliffe come ci si comporta sul set), un rapporto molto simile a quello tra un padre e un figlio che pare aver influenzato parecchio la dinamica tra i due sullo schermo, non sembra che il futuro di Gary Oldman celi un ritorno nella saga, non quando, afferma riferendosi alla sua uscita di scena nella storia, ha ormai "oltrepassato il velo".

Ma passato, presente o futuro che sia, la carriera di Gary Oldman fa parte della storia della settima arte e non solo, e non c'è modo migliore di celebrarla che qui, al Giffoni Film Festival, assieme alle nuove generazioni.