Ewan McGregor compie 49 anni: le sue migliori performance

Tornato da poco in sala con Birds of Prey, Ewan McGregor compie oggi 31 marzo 49 anni: andiamo a riscoprire i 5 migliori film dell'attore.

Ewan McGregor compie 49 anni: le sue migliori performance
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Trovare i cinque migliori film di Ewan McGregor, scozzese doc, nato a Perth e cresciuto a Crieff, significa dover scegliere tra oltre una sessantina di opere, facendo i conti con un attore unico, capace di elevarsi e distinguersi anche in film non particolarmente riusciti. Birds of Prey, per fare un esempio, si è rivelato una grossa delusione a livello di incassi e di critica: il cinecomic della Warner non è piaciuto, purtoppo. Ma anche le critiche più feroci hanno sottolineato quanto Ewan McGregor sia stato incredibilmente convincente, carismatico e magnetico nella parte del villain Maschera Nera.
Del resto l'attore scozzese, 49 anni oggi, può vantare una carriera di tutto rispetto, si è sempre distinto per adattabilità, nonché per esser stato protagonista di alcuni tra i film più famosi di sempre.

Star Wars

Il compito affidato a Ewan McGregor era a dir poco proibitivo, ben più di quello che toccò a Hayden Christensen, dal momento che Anakin Skywalker era territorio inesplorato e, al di là della responsabilità, c'era una certa libertà creativa.
McGregor aveva però Obi-Wan Kenobi, interpretato nella trilogia originale da un attore leggendario come Alec Guinness, e per certi versi il personaggio più rispettato e persino amato di Star Wars.
L'attore scozzese dovette quindi impersonare il grande Jedi in tre diverse fasi della sua esistenza: da padawan, da rampante e giovane Maestro Jedi e infine, nell'ultimo episodio, da vendicatore contro l'ex allievo e amico.
Il tutto cercando di collegarsi a voce, linguaggio del corpo e stile di Guinness, cosa che richiese (come da lui stesso ammesso) un grande studio e una dura preparazione, anche fisica, visto che dovette allenarsi seriamente nella scherma e nelle arti marziali.

Difficile scegliere uno dei tre film, perché in tutti il risultato fu semplicemente spettacolare, visto che McGregor riuscì a calarsi nei panni di Kenobi con una naturalezza impressionante, facendo del futuro maestro di Luke forse il vero protagonista della trilogia prequel.
Ironico, elegante, valoroso, saggio e tollerante, schierato dalla parte giusta, il suo Kenobi fu l'erede sia dei personaggi di cappa e spada del cinema che fu, sia degli avventurieri-gentlemen immaginati da scrittori come Haggard, Kipling e soprattutto Stevenson.
Non fu un caso che mentre Christensen ebbe la carriera sostanzialmente stroncata dalla trilogia (e per poco non capitò pure a Natalie Portman), McGregor invece ne uscì ancora più popolare e ammirato.

L'uomo nell'ombra

Film dalla tensione straordinaria, con una sceneggiatura curata nei minimi dettagli, un ritmo perfetto e un cast incredibile, L'uomo nell'ombra del grande Roman Polanski permise a McGregor di interpretare un personaggio molto particolare.
Tratto dal romanzo di Robert Harris, L'uomo nell'ombra vedeva l'attore scozzese nei panni di un ghostwriter, incaricato di subentrare a un collega (misteriosamente scomparso) per aiutare il Primo Ministro inglese Adam Lang (Pierce Brosnan) a finire le sue memorie.
In breve tempo lo scrittore scopriva che il suo predecessore non era morto per un incidente e che il Primo Ministro (incriminato da lì a poco per Crimini di Guerra) era in realtà un burattino nella mani della CIA. Ma certi segreti sono destinati a rimanere tali a dispetto di ogni tentativo.
Il film è un labirinto monumentale in cui McGregor interpreta un uomo semplice, né particolarmente eroico né arguto, ma dotato di curiosità, determinazione e intuito.

Opera dai colori e toni cupi, spenti e torbidi, si regge totalmente sulle spalle del protagonista, che attraversa un mondo fatto di ombre, bugie, spettri, in cui la verità è come un gigantesco drago che rischia di distruggere ogni vita ed esistenza.
Furbo, sovente debole ma meno di quanto sembri, lo scrittore di questo dramma simboleggia l'uomo comune, travolto da un gioco più grande di lui, messo in mezzo da una società che ti vuole complice oppure eliminato.
McGregor è semplicemente perfetto nel dipingere la mutazione, l'iter di un uomo che, da complice inconsapevole, diventa suo malgrado detective, segugio, superando paure e scarsa autostima.

Big Fish

Il film più personale e intimo del grande Tim Burton ha avuto il nostro Edward come protagonista, all'interno di un cast assolutamente sensazionale.
Tratto dal romanzo di Daniel Wallace, Big Fish narrava del complicato rapporto tra Edward Bloom (Albert Finney da anziano, McGregor da giovane) e il figlio Will (Billy Cudrup), da sempre molto scettico sui mirabolanti e fantastici racconti del padre sulla sua giovinezza.
Tuttavia, la malattia del padre porta Will a riavvicinarsi e a ricordarne i racconti di gioventù, in cui tra streghe, uomini lupo e pesci giganti, capisce che egli aveva in realtà raccontato la verità condita però da molta fantasia.
La creatività, l'amore per la narrazione, per la vita, sono colonne portanti di un iter squisito, fantastico, dove il tema della paternità, il rapporto padre-figlio, è in realtà il rapporto tra chi vede la vita in modo meccanico e sterile, e chi invece come qualcosa da colorare con il proprio cuore.

McGregor fu davvero autentico nel mostrarci un uomo dal cuore puro, perennemente in viaggio verso mille avventure, dimostrando un'incredibile determinazione, coraggio e spirito di iniziativa, capace di guardare dentro le persone, di accettare i diversi e di lottare per ciò a cui teneva veramente.
Generoso e sognatore, il suo Edward si è fatto portatore di un messaggio importante: non è il mondo a cambiarti, sei tu a farlo, e non conta dove sei, conta come sei dentro. Ovunque ci può essere qualcosa di buono da cogliere o da ricordare, dipende con che occhi guardiamo la vita.

Mouline Rouge

Musical tra i più amati e famosi di sempre, tratto da La Traviata di Verdi, Moulin Rouge è stata l'opera che ha permesso al grande pubblico di scoprire qualità e sensibilità inedite in Ewan McGregor: fino a questo film di Baz Lurhmann era visto come un interprete abbastanza canonico.
Sia l'attore scozzese che Nicole Kidman stupirono il pubblico e la critica, misurandosi con un genere con cui fecero sfoggio di doti canore insospettabili, calandosi perfettamente dentro un universo che univa realtà e fantasia, nell'ottocento di una Parigi a dir poco struggente nella sua Belle Époque.
Meraviglioso nei colori, nei costumi e nelle scenografie (Oscar per entrambi), con una colonna sonora di altissimo livello, Moulin Rouge dipendeva totalmente dalla capacità dei due interpreti di essere credibili e coinvolgenti. E così fu. A dispetto di ogni iniziale perplessità.
Tra equivoci, struggenti canzoni, balli e drammi, il film permise a McGregor di mostrare la sua capacità di calarsi nei panni di un personaggio più "classico", un amante, un sognatore, un artista squattrinato ma dal cuore nobile.
Colpevolmente, l'Academy - pur candidando la Kidman - ignorò la grande performance di Ewan, che avrebbe meritato ben altra considerazione, arrivata invece dai Golden Globe e non solo, a riconoscimento dell'enorme difficoltà e complessità insita nell'interpretazione.

Trainspotting

Potranno passare cent'anni, ma il nome di Ewan McGregor sarà sempre collegato a Trainspotting, cult generazionale e capolavoro di Danny Boyle. Capace come nessun altro di mostrarci il volto oscuro del Brit Pop, che da lì a poco avrebbe dominato il mondo, e di sferzare ciò che rimaneva del thatcherismo, mostrando le periferie degradate, la gioventù senza speranza.
Edimburgo e la Scozia sono il palcoscenico per una delle più terribili, esilaranti e dissacranti commedie grottesche di tutti i tempi. Qui Rent Boy (McGregor), Franco (Robert Carlyle), Spud (Ewen Bremner), Sick Boy (Jonny Lee Miller) e tutta la loro ciurma di tossici passano le giornate abbracciati all'eroina.
Ewan McGregor fu definitivamente lanciato da questo film, dove il suo Rent Boy, tra drammi, disastri, tentativi di disintossicarsi, desiderio di una vita normale e il rifiuto della stessa, era il simbolo di quella generazione uscita dall'epoca yuppie e ritrovatasi senza uno scopo e uno spazio preciso.

Magnetico, dolente, riflessivo e sovente sulle sue, il personaggio di McGregor era un "ragazzo di vita" che portava all'estremo la propria ricerca della felicità. Lui seppe donargli falsa innocenza, passività, furbizia e stupidità, fino a un epilogo cinico ma pieno di speranza.
E attraverso il suo "ravvedersi", l'abbracciare la vita borghese, con il suo stile recitativo spontaneo e disarmante, McGregor diventò ambasciatore dei ribelli di tutte le gioventù: piegati e sconfitti dal tempo che passa, dalla paura e dal desiderio di essere come gli altri.

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