Eddie Redmayne nella saga di Animali Fantastici: un habitat naturale

Analizziamo brevemente l'arrivo dell'interprete britannico nella pentalogia di J.K. Rowling e i tratti distintivi della sua interpretazione.

Eddie Redmayne nella saga di Animali Fantastici: un habitat naturale
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Cinque anni dopo la conclusione delle trasposizioni cinematografiche di Harry Potter, J.K. Rowling passa direttamente al suolo filmico e si dà alla sceneggiatura, espandendo il suo Wizarding World. Le barriere di Hogwarts vengono abbattute e anche quelle temporali, trascinando i fan in un'epoca e in una nazione differenti. Animali Fantastici e dove trovarli si ispira a un bestiario di creature magiche concepito anni addietro dalla stessa autrice, che ampliandone a dismisura contenuti e concetti crea in buona sostanza uno strabordante prequel, non tanto di Harry Potter quanto del mondo d'azione. Trascina indietro e oltreoceano l'universo magico, arrivando nell'America degli anni '20 e raccontando la difficile convivenza tra maghi e babbani, rinominati No-mag in territorio yankee. Siamo lontani dalla Scuola di Magia e Stregoneria presieduta da Albus Silente e il racconto non segue un tracciato coming-of-age, distante dai canoni emotivi dell'adolescenza e incentrato su rapporti e situazioni più adulte, tra lavoro, compromessi e doveri.

Il primo capitolo, E dove trovarli, è una boccata d'aria fresca e forse il miglior film diretto da David Yates, nonostante delle leggerezze narrative dovute alla prima esperienza della Rowling alla sceneggiatura, che condensa magnificamente il suo estro creativo su carta senza però riflettere attentamente sul discorso traspositivo per immagini, rendendo alcuni passaggi poco credibili, coesi e un po' forzati. Si fa perdonare grazie alla solidità caratteriale dei nuovi personaggi e dell'ambientazione, e a funzionare curiosamente più di ogni altra cosa è proprio il protagonista, Newt Scamander, per cui l'autrice, il regista e la produzione trovano un attore che sembra quasi nato per il ruolo: l'apprezzato Eddie Redmayne.

I tasselli di una magica interpretazione

Dopo aver sondato il terreno alla ricerca della star più adatta a vestire i panni del Magizoologo britannico, tra un Matt Smith e un Nicholas Hoult presi in considerazione, la produzione punta gli occhi su Redmayne, nel 2015 fresco del Premio Oscar vinto per La Teoria del Tutto. Punto in comune tra gli attori finiti in short list per Animali Fantastici è questa tendenza paradossale a esasperare in modo ricercato e contenuto le performance. Basti guardare a Matt Smith in Doctor Who, che è uno dei ruoli più esagerati per antonomasia, o a Nicholas Hoult in Mad Max: Fury Road. Sono esagitati, scattosi, profondamente espressivi e con un ritmo interpretativo del tutto particolare. Personaggi introversi nel cuore che sul grande schermo appaiono invece estroversi perché curiosi, iper-attivi, impossibili da controllare.
Questo vuole la Rowling per il suo Newt Scamander, camaleontico e vivace già nel nome, che richiama alla mente direttamente il tritone e indirettamente la salamandra. Siamo quasi certi che la complessa performance di Redmayne nei panni di Stephen Hawking abbia portato l'attore a vincere la parte, perché con tutte le dovute differenze del caso, il Newt pensato dall'autrice è ugualmente brillante e sofisticato.

Fino a quel momento, l'interprete è stato un "miserabile" cantante (viene dal teatro e dal mondo dei musical), uno scienziato con una malattia neurodegenerativa, il primo transgender al mondo e un ambiguo sovrano intergalattico. Perfettamente in target e capace di essere protagonista e caratterista allo stesso tempo, immedesimandosi nel ruolo senza tradirne le linee guida ma facendolo comunque proprio, nel rispetto della sceneggiatura.

Una volta in azione, Animali Fantastici e Newt sembrano l'habitat ideale per una creatura tanto particolare come Redmayne. Trova la chiave di lettura ideale del personaggio, un po' chiuso in se stesso eppure sofisticato, intelligente, di animo buono e capace di scegliere sempre la cosa più giusta da fare. Lo carica di tic motori ed espressivi che ne amplificano l'originalità e ne sviluppa poi i tratti più avventurosi e indomiti nel secondo capitolo, il discusso Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald (questa sera, 20 aprile, alle 21:21 su Canale 5), meno riuscito rispetto al precedente film ma comunque in grado di approfondire discretamente angoli differenti della personalità di Newt.

Se infatti in E dove trovarli c'è una presentazione del protagonista, ne I Crimini di Grindelwald ci si addentra ad esempio nei suoi problemi di cuore e anche nella sua tendenza a non rispettare le regole. C'è una scena in particolare dove Redmayne intrappola negli occhi e in una serie di parole balbettate praticamente l'intera essenza di Newt, e per la precisione quando rivela il suo amore a Tina Goldstein a Parigi, al Ministero della Magia Francese.

In una fase iniziale del secondo capitolo sembra invece rientrare in qualche spettro d'autismo, il che non è ancora chiaro se sia un elemento voluto dalla Rowling nella caratterizzazione del personaggio o un qualcosa donato da Redmayne allo stesso. A nostro avviso, è una commistione di idee e concetti che ha trovato forza nello studio della performance dell'attore, divenendo ingrediente a sorpresa eppure funzionale alla resa cinematografica di Newt Scamander.

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