Dopo l'avvento di Isaac Asimov nel panorama della letteratura fantascientifica negli anni '50, con l'introduzione delle inossidabili Tre Leggi della Robotica e l'inizio del Ciclo della Fondazione, a metà del decennio successivo toccò a Frank Herbert e al suo mastodontico Dune il compito - non ricercato - di rivoluzionare ulteriormente il genere con uno dei maggiori capisaldi della sci-fi cartacea.
Mentre Asimov puntava a una divulgazione scientifica "romanzata", parlando di assiomi matematici, di fisica e di storia mettendo comunque l'Uomo al centro del dialogo (logico e pragmatico), Herbert si gettava in un'analisi universale e metafisica dello stesso attraverso il tema religioso, divenendo per la fantascienza quello che J.R.R. Tolkien significò per il fantasy appena dieci anni prima con Il Signore degli Anelli, seppure l'autore britannico attinse soprattutto alla realtà politica dell'epoca per strutturare la sua Terra di Mezzo e il viaggio di Frodo verso Mordor.
Quella impalcata da Herbert nel suo iconico e immortale romanzo (il primo di un lungo ciclo) è stata a tutti gli effetti una rilettura immaginifica, critica e seminale della religione declinata però in chiave politica, che è poi il motivo per cui una delle sue principali ispirazioni fu l'Islam e la sua Jihad, comunque unite a ragionamenti centrali di stampo ambientalista e socio-economico legati ad esempio allo sfruttamento dei territori del medio-oriente e alla riconquista di una dignità nazionale dei popoli "oppressi" dall'occidente - pure se sovvertita. Un'opera di caratura intellettuale e qualitativa davvero gigantesca che oggi vogliamo approfondire.
La Jihad Universale
Per motivi spesso tutt'altro che spirituali, anzi legati al terrorismo, nel corso dell'ultimo decennio il termine Jihad è stato sdoganato anche al di fuori dei confini linguistici d'appartenenza, nello specifico quelli islamici. Nella sua accezione originale, tradotto letteralmente, significa "sforzo", inteso come una tensione verso uno scopo, un fine da raggiungere.
Provenendo dall'Islam, il vocabolo è strettamente legato alla confessione religiosa abramitica e, nel credo, idealmente correlato alla dimensione spirituale dell'Uomo, dato che lo sforzo indicato è quello atto al miglioramento (intellettuale, religioso) personale. In questo senso si parla di "jihad superiore", proprio a sottolineare l'obiettivo granitico e principale dell'auto-perfezionamento mentale e spirituale del singolo individuo. Come purtroppo accaduto anche con diverse dottrine filosofiche (pensiamo ai testi di Nietzsche strumentalizzati da Hitler), la lettura "inferiore" della jiahd è stata sfruttata all'eccesso dall'ala estremista islamica come fine politico di natura appunto terroristica, sovvertendo il senso religioso e positivo "dell'espansione dell'Islam verso l'Occidente" in una vera e proprio Guerra Santa contro gli infedeli. E praticamente da sempre, erroneamente, Jihad ha assunto per i più questa accezione negativa, ma il senso profondo dell'impegno superiore di un fedele jihadista resta quello della divulgazione della parola di Dio, proprio come tramandata dall'Ultimo Profeta Maometto, scelto da Allah per "predicare l'ultima rivelazione all'umanità".
Nonostante sotto l'egida della Guerra Santa rientrino pure le Crociate, la valenza prettamente militare e strategica delle battaglie religiose cattoliche non è minimamente paragonabile all'intensità spirituale della Jihad. In Dune, infatti, viene in qualche modo ri-sovvertito il fulcro della lotta dei "fedeli" per il raggiungimento dello sforzo direttamente implicato nel nome, che definisce poi lo scopo stesso.
Nel film di Denis Villeneuve questo aspetto è ben introdotto (per saperne di più leggete pure la nostra recensione di Dune) e approfondito il giusto (pensando si tratti solo di un primo capitolo), ma nei romanzi di Herbert l'elemento della Guerra Santa per la distruzione dell'Imperium e il disfacimento del Landsraad comincia proprio a ridosso della metà del primo libro, dove poi la trasposizione dell'autore di Blade Runner 2049 ha deciso - obbligatoriamente - di fermarsi.
Organizzando il proprio Universo narrativo in casate (dal medioevo), chiamandolo appunto Imperium (dal latino) e lasciandolo gestire internamente da un Landsraad (dall'inglese antico o dal danese), Herbert ha strutturato il mondo di Dune pescando qui e lì dalle culture, dai costumi e dalle lingue soprattutto occidentali, mettendo però all'apice di tutto l'Imperatore Shaddam IV, direttamente proveniente da una casata d'ispirazione orientale e il cui nome - tolta la libertà poetica della H - si può tradurre in "colui che combatte".
Ciò per cui lotta è poi chiaro: predominio e controllo (della spezia, in particolare, ma anche della altre casate), essendo di sua natura un essere moralmente corrotto e assetato di potere, un po' la raffigurazione ideale della negatività dell'estremismo politico e religioso, dell'affermazione di "un solo credo" in ogni angolo di uno sfaccettato e colorato universo costretto a una silenziosa e buia obbedienza. Proprio in contrapposizione a questa forza, Herbert pone in contrasto non solo la ribellione dei popoli oppressi (un po' le religioni del mondo?) ma anche una figura messianica proveniente dall'ebraismo, il Kwisatz Haderach, letteralmente traducibile "salto nel cammino" o più liberamente come "scorciatoia". Non solo l'autore crea e sviluppa un contesto dedicato a una Jihad universale, ma mette in primo piano la comunità dei primi cristiani e un loro profeta come unica salvezza e argine al credo estremista, terrorista e dittatoriale instauratosi per linee di sangue e con la forza ormai ovunque.
Non solo: il Kwisatz Haderach sarebbe nella concezione di Herbert "il perfetto esito dell'incrocio genetico dei cromosomi di Casa Atreides e Casa Harkonnen": in pratica la creazione in vitro (da parte di una sorellanza di potenti donne) di un messia di natura cristiana in grado di competere sul piano politico, religioso e militare con la massima rappresentazione maschile dell'imposizione estremista di stampo jihadista. E la Guerra Santa è servita.
Dune e la Guerra Santa nello Spazio: la Jihad secondo Villeneuve
Un excursus analitico della rilettura romanzata e fantascientifica dell'elemento religioso in Dune da Frank Herbert a Denis Villeneuve.
Dopo l'avvento di Isaac Asimov nel panorama della letteratura fantascientifica negli anni '50, con l'introduzione delle inossidabili Tre Leggi della Robotica e l'inizio del Ciclo della Fondazione, a metà del decennio successivo toccò a Frank Herbert e al suo mastodontico Dune il compito - non ricercato - di rivoluzionare ulteriormente il genere con uno dei maggiori capisaldi della sci-fi cartacea.
Mentre Asimov puntava a una divulgazione scientifica "romanzata", parlando di assiomi matematici, di fisica e di storia mettendo comunque l'Uomo al centro del dialogo (logico e pragmatico), Herbert si gettava in un'analisi universale e metafisica dello stesso attraverso il tema religioso, divenendo per la fantascienza quello che J.R.R. Tolkien significò per il fantasy appena dieci anni prima con Il Signore degli Anelli, seppure l'autore britannico attinse soprattutto alla realtà politica dell'epoca per strutturare la sua Terra di Mezzo e il viaggio di Frodo verso Mordor.
Quella impalcata da Herbert nel suo iconico e immortale romanzo (il primo di un lungo ciclo) è stata a tutti gli effetti una rilettura immaginifica, critica e seminale della religione declinata però in chiave politica, che è poi il motivo per cui una delle sue principali ispirazioni fu l'Islam e la sua Jihad, comunque unite a ragionamenti centrali di stampo ambientalista e socio-economico legati ad esempio allo sfruttamento dei territori del medio-oriente e alla riconquista di una dignità nazionale dei popoli "oppressi" dall'occidente - pure se sovvertita. Un'opera di caratura intellettuale e qualitativa davvero gigantesca che oggi vogliamo approfondire.
La Jihad Universale
Per motivi spesso tutt'altro che spirituali, anzi legati al terrorismo, nel corso dell'ultimo decennio il termine Jihad è stato sdoganato anche al di fuori dei confini linguistici d'appartenenza, nello specifico quelli islamici. Nella sua accezione originale, tradotto letteralmente, significa "sforzo", inteso come una tensione verso uno scopo, un fine da raggiungere.
Provenendo dall'Islam, il vocabolo è strettamente legato alla confessione religiosa abramitica e, nel credo, idealmente correlato alla dimensione spirituale dell'Uomo, dato che lo sforzo indicato è quello atto al miglioramento (intellettuale, religioso) personale. In questo senso si parla di "jihad superiore", proprio a sottolineare l'obiettivo granitico e principale dell'auto-perfezionamento mentale e spirituale del singolo individuo. Come purtroppo accaduto anche con diverse dottrine filosofiche (pensiamo ai testi di Nietzsche strumentalizzati da Hitler), la lettura "inferiore" della jiahd è stata sfruttata all'eccesso dall'ala estremista islamica come fine politico di natura appunto terroristica, sovvertendo il senso religioso e positivo "dell'espansione dell'Islam verso l'Occidente" in una vera e proprio Guerra Santa contro gli infedeli. E praticamente da sempre, erroneamente, Jihad ha assunto per i più questa accezione negativa, ma il senso profondo dell'impegno superiore di un fedele jihadista resta quello della divulgazione della parola di Dio, proprio come tramandata dall'Ultimo Profeta Maometto, scelto da Allah per "predicare l'ultima rivelazione all'umanità".
Nonostante sotto l'egida della Guerra Santa rientrino pure le Crociate, la valenza prettamente militare e strategica delle battaglie religiose cattoliche non è minimamente paragonabile all'intensità spirituale della Jihad. In Dune, infatti, viene in qualche modo ri-sovvertito il fulcro della lotta dei "fedeli" per il raggiungimento dello sforzo direttamente implicato nel nome, che definisce poi lo scopo stesso.
Nel film di Denis Villeneuve questo aspetto è ben introdotto (per saperne di più leggete pure la nostra recensione di Dune) e approfondito il giusto (pensando si tratti solo di un primo capitolo), ma nei romanzi di Herbert l'elemento della Guerra Santa per la distruzione dell'Imperium e il disfacimento del Landsraad comincia proprio a ridosso della metà del primo libro, dove poi la trasposizione dell'autore di Blade Runner 2049 ha deciso - obbligatoriamente - di fermarsi.
Organizzando il proprio Universo narrativo in casate (dal medioevo), chiamandolo appunto Imperium (dal latino) e lasciandolo gestire internamente da un Landsraad (dall'inglese antico o dal danese), Herbert ha strutturato il mondo di Dune pescando qui e lì dalle culture, dai costumi e dalle lingue soprattutto occidentali, mettendo però all'apice di tutto l'Imperatore Shaddam IV, direttamente proveniente da una casata d'ispirazione orientale e il cui nome - tolta la libertà poetica della H - si può tradurre in "colui che combatte".
Ciò per cui lotta è poi chiaro: predominio e controllo (della spezia, in particolare, ma anche della altre casate), essendo di sua natura un essere moralmente corrotto e assetato di potere, un po' la raffigurazione ideale della negatività dell'estremismo politico e religioso, dell'affermazione di "un solo credo" in ogni angolo di uno sfaccettato e colorato universo costretto a una silenziosa e buia obbedienza. Proprio in contrapposizione a questa forza, Herbert pone in contrasto non solo la ribellione dei popoli oppressi (un po' le religioni del mondo?) ma anche una figura messianica proveniente dall'ebraismo, il Kwisatz Haderach, letteralmente traducibile "salto nel cammino" o più liberamente come "scorciatoia". Non solo l'autore crea e sviluppa un contesto dedicato a una Jihad universale, ma mette in primo piano la comunità dei primi cristiani e un loro profeta come unica salvezza e argine al credo estremista, terrorista e dittatoriale instauratosi per linee di sangue e con la forza ormai ovunque.
Non solo: il Kwisatz Haderach sarebbe nella concezione di Herbert "il perfetto esito dell'incrocio genetico dei cromosomi di Casa Atreides e Casa Harkonnen": in pratica la creazione in vitro (da parte di una sorellanza di potenti donne) di un messia di natura cristiana in grado di competere sul piano politico, religioso e militare con la massima rappresentazione maschile dell'imposizione estremista di stampo jihadista. E la Guerra Santa è servita.
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