Due memorie, un solo ring: il retaggio umano e sportivo in Creed II

Analizziamo la penna nobile e paternale di Sylvester Stallone, che affonda le radici d'inchiostro nelle responsabilità dei padri e nell'eredità dei figli.

Due memorie, un solo ring: il retaggio umano e sportivo in Creed II
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È un film indelebile, Creed II: non va via e si attacca con prepotenza alla pelle, lasciandola ricoperta di brividi. Parla di amore, sconfitta, tormento e rabbia. Creed II è vita, forse più di ogni altro Rocky, evoluzione diretta di quanto visto in Creed - Nato per combattere, dove Sylvester Stallone continua quel discorso narrativo emotivamente acceso e vibrante dedicato al retaggio dei padri, qui ancora più centrale e avvinghiato a due anime tanto differenti come quelle di Adonis e Viktor. Si muove lento e implacabile tra due esistenze agli antipodi: quella di Adonis polarizzata al successo, quella di Viktor alla vendetta, alla riabilitazione sociale del buon nome dei Drago.
Non solo vite diverse, ma anche mondi diversi, insegnamenti differenti. Sono due forze inarrestabili e opposte che entrano in collisione sul quadrilatero sportivo e sul palco della vita, generando un'energia che si trasforma in entusiasmo e commozione una volta sprigionata. Questa non racchiude soltanto l'elettrizzante potenza emozionale dei due protagonisti, al suo interno cela anche il solo elemento che accomuna i due poli, la stessa tragedia che ha segnato per sempre le loro vite, la cui memoria trasuda dalla pelle in ogni goccia di sudore, si annida nel sangue e si manifesta nel dolore.

Angoli

Oltre ai match brutali diretti con maestria tecnica e montaggio serrato da Steven Caple Jr, Creed II "spiezza" la sensibilità collettiva dello spettatore andando a ripescare probabilmente il trauma e lo scontro più importanti dell'intero franchise. Più che essere sequel diretto di Creed, questo nuovo film concretizza la sua esistenza come quadratura di un cerchio lasciato aperto sin dai tempi di Rocky IV, tirando le fila sentimentali e viscerali di un evento indimenticabile come la morte di Apollo Creed e di tutto ciò che ne è poi scaturito.
Questo non significa semplicemente portare sul ring i due figli dei protagonisti che furono, lasciandoli massacrare, ma anche far riemergere ferite che si credevano ormai cicatrizzate, che tornano invece a sanguinare e far male. Creed II insiste sul tormento di Adonis, la cui coscienza gli impedisce di ragionare con la mente anziché assecondare il cuore, l'impulso, e sul desiderio di riscatto di Ivan Drago, incarnato nella possente figura del figlio, che sotto tutti quei muscoli e quegli anni di allenamento nasconde in realtà una sensibilità taciuta, una sofferenza di cui riesce a liberarsi soltanto tra un gancio e un diretto sul ring. Anche i rispettivi "padri", dunque, giocano un ruolo assolutamente centrale.
Rocky è un maestro saggio, esattamente come visto nel film precedente: la vecchiaia e l'esperienza hanno influenzato la sua visione del mondo, che adesso ammette più sfumature e scelte ponderate, di testa, escludendo con intelligenza la pancia.
Ivan è invece schiavo della sua sconfitta, costatagli tutto. Vive per riabilitare la sua esistenza e rendere il figlio un pugile migliore di quanto sia stato lui, un toro scatenato - passateci la citazione -, una macchina da guerra pericolosa e infallibile. Quindi è vero che gli errori dei padri ricadono sui figli, così come le loro speranze, i loro sogni e tutti i drammi che ne hanno scandito la vita.

Ne plasmano la visione del mondo e ne accompagnano lo sviluppo, lasciandogli poi la mano quando la loro essenza è ormai penetrata a fondo nelle carni e nell'anima.
La penna di Stallone in Creed II tenta anche di nobilitare la figura del padre, raccontandola in diverse facce, mostrandone tanti lati diversi e smussando quanti più angoli possibili. Al suo interno sviluppa anche il tema del retaggio umano e sportivo della stessa figura genitoriale, ponendo indirettamente al pubblico un quesito: quando va rispettato e quando invece tradito? Quanto, un figlio, è dovuto a rispettare la memoria di un padre?
È un tema sempre attuale, che in Creed II abbraccia senza soluzioni di continuità sia la parte intimistica e familiare del film che quella sportiva, legata ai match. È il fil rouge invisibile che unisce sapientemente e con tanta umanità le due opposte identità del film rappresentate da Adonis e da Viktor, rendendo proprio del retaggio e della memoria, delle scelte e della crescita emotiva dei personaggi, una delle più grandi vittorie del franchise.

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