Speciale Diario dalla laguna - Speciale Leone d'Oro alla Carriera

Tim Burton riceve il Leone alla Carriera, l'omaggio di Movieye al grande autore

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Caro Diario..

E' difficile scrivere una retrospettiva su Tim Burton: un autore così eccentrico e poliedrico, in grado di passare con estrema facilità dalle atmosfere sognanti di Big Fish, all'opprimente modernità della Gotham City di Batman, mantenendo sempre uno stile personale ed inimitabile. Cresciuto nella solare California, Tim, classe 1958, inizia la sua carriera artistica sotto l'ala protettiva della Disney, per cui collaborerà alla creazione di alcuni lungometraggi animati come Red e Toby Nemiciamici. Tuttavia, divergenze editoriali e creative costringeranno ben presto l'eccentrico Burton a lasciare lo studio di Burbank, con in tasca 60.000 dollari ed in testa una creatività fuori dal comune. Siamo nel 1982 e grazie a quel poco denaro produce il suo primo cortometraggio, Vincent, la storia di un bambino che sogna di essere lo scrittore Horror Vincent Price. Sarà proprio questo corto (in cui, fra l'altro, il regista sperimenta per la prima volta la tecnica dello stop motion) a dargli notorietà a livello nazionale, ricevendo molti apprezzamenti dalla critica e vincendo due premi al Chicago film Festival. A questo punto Tim è pronto per il grande salto e, nell''85, gira il suo primo film, Pee-Wee's Big Adventure, seguito ben presto dal primo vero grande successo internazionale: Bettle-Juice Spiritello Porcello, interpretato da un grande cast, composto da Alec Baldwin, Geena Davis e una giovanissima Winona Ryder (attrice che tornerà anche in un altro grande film, Edward Mani di Forbice). Beetle juice, pur non essendo un grandissimo lavoro, impone Burton sulla scena internazionale permettendogli, per i successivi film, di ottenere budget più pingui e schiudendogli le porte dei, sempre restii, studios cinematografici.Il 1988, però, viene ricordato come l'anno della definitiva consacrazione: sarà infatti proprio durante quella stagione natalizia che il pubblico vedrà per la prima volta scorrere la striscia di celluloide contenente il primo vero capolavoro di Burton: Batman, interpretato da Michael Keaton e da un Jack Nicholson istrionico come non mai nei panni del perfido Joker. L'opera sul Cavaliere Oscuro, oltre ad ottenere un ottimo successo popolare, sarà amata anche dalla critica, ma soprattutto otterrà la benedizione dei fan più intransigenti del fumetto, che ritengono ancora questo film la migliore trasposizione filmica del loro eroe.Burton firmò anche il secondo film dedicato all'uomo pipistrello (Batman - Il Ritorno) che, sebbene di poco inferiore al primo, viene comunque ricordato come una pietra miliare del cinema supereroistico, soprattutto grazie alla grandiosa interpretazione di Michelle Pfiffer nei panni della Catwoman più sexy di tutti i tempi.Questi due film contribuirono non poco alla stabilità economica della neonata Burton Production che, con l'incasso, finanziò il nuovo film del regista californiano, Edward Mani di Forbice, interpretato da un allora esordiente Johnny Depp e dalla bella Winona Rider. La fiaba gotica del buon Edward, costretto a vivere in solitudine a causa della sua diversità contiene, in nuce, tutti i temi che poi Burton svilupperà nei suoi futuri lavori: la paura della diversità, il rapporto fra uomo e donna e la sottile linea che separa sogno ed incubo. Ma sarà soprattutto il lungo sodalizio artistico con Johnny Depp la maggiore dote che quest'opera porterà al regista, che eleggerà questo ragazzo non bello ma dotato di un carisma molto particolare a suo attore feticcio.Dopo il successo di Edward Burton sceglierà di tornare al suo primo amore, l'animazione producendo il famossimo Nightmare Before Christmas, interamente realizzato con la tecnica dello stop motion: il film miscela ottimamente fiaba, incubo e buoni sentimenti facendosi amare sia dai cinefili incalliti che dal pubblico più giovane (complice anche l'ottimo adattamento italiano curato da Renato Zero).Gli anni passano, ma la fantasia del regista non accenna a diminuire e sforna altri film dai toni cupi a lui tanto congeniali e tanto amati, Ed Wood, Mars Attacks! ed Il Mistero di Sleepy Hollow.Negli anni duemila si impegnerà con il remake di uno dei capisaldi del cinema di fantascienza, Il Pianeta delle Scimmie, opera che però non sarà un grande successo, né di pubblico, né di critica, convincendo così Burton a tornare a tematiche ed atmosfere più intime. L'anno del riscatto sarà il 2003 quando, come un fulmine a ciel sereno, arriva in sala Big Fish, una delicata favola sul rapporto fra padre e figlio, avvolgente e surreale, interpretata da un ottimo Ewan mcGregor; il film, pur ottenendo buone recensioni riceve però un tiepido riscontro di pubblico ma si riscatterà al momento dell'uscita in home - video, entrando senza esitazione nel novero dei film burtoniani più amati.Gli ultimi progetti del regista hanno invece messo d'accordo pubblico e critica, prima con l'applauditissimo La Fabbrica di Cioccolato (interpretato da un magistrale Johnny Depp), poi con La Sposa Cadavere, seguito ideale di Nightmare Before Christmas.

Un autore controcorrente, in tutti i sensi

Venezia, dunque, come si può notare da questa disimpegnata biografia, ha deciso di premiare un cineasta che, per tutta la vita ha fatto sua la poetica della "diversità", non nascondendosi dietro a ruoli facili o apprezzati ma portando sul grande schermo opere in un modo o nell'altro sempre di grande impatto estetico e contenutistico. Ridurre Burton al gothic style ed alle fiabe amare sarebbe un'operazione estremamente superficiale nonché lesiva della ricerca, ormai trentennale, di un'artista che non ha ancora smesso di interrogarsi sui limiti e sulle possibilità dell'animo umano, ponendoci sempre davanti a casi limite, è vero, ma esorcizzando in maniera soave alcune delle grandi paure che ci attanagliano da sempre, a partire da quella della morte. Nessuno come Burton infatti è riuscito a descrivere con tanta ironia, ed al tempo stesso con tanta profondità, l'estremo ultimo di tutti gli esseri umani. Inoltre la sua ricerca estetica ha fatto da battistrada per moltissime produzioni attuali, non solo horror, che hanno recuperato quelle atmosfere chiuse ed inquietanti che avevamo imparato ad amare in Bettle Juice o in Edward. Se la grandezza di un artista si misura con la sua capacità di precorrere i tempi ed imporre stili e tendenze, allora nessuno poteva meritare il Leone più di Burton, e siamo felici che Müller ed il suo staff abbiano compiuto la scelta, invero coraggiosa, di premiare, per una volta, più la fantasia grezza che l'intelletto fine a se stesso. Complimenti Tim.