Danny Trejo, il caratterista venuto dal Messico

Dalla criminalità alla droga e alla prigione, fino al riscatto sociale e poi al successo: storia di una piccola grande star di Hollywood.

Danny Trejo, il caratterista venuto dal Messico
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Abbiamo mentito: Danny Trejo non è messicano. Reggetevi forte, la notizia potrebbe sconvolgervi. D'accordo, le sue origini sono sì messicane, ma quelle riferite al sangue e al cognome, perché il cugino di secondo grado di Robert Rodriguez è losangelino fino al midollo, nato e cresciuto tra le strade del celebre quartiere di Echo Park della Città degli Angeli. Figlio di un operaio edilizio, a 13 anni si trasferisce a Pacoima, luogo noto perché abitato soprattutto da latinoamericani impegnati proprio nel settore delle costruzioni. Qui sperimenta ancora neanche adolescente un pesante razzismo da parte dei suoi coetanei, lasciandosi attirare dalla facile criminalità della zona ed entrando e uscendo dal carcere per brevi periodi spalmati però lungo tutta la sua gioventù. Si dà alle droghe e diventa soprattutto dipendente dall'eroina, che negli anni '60 spopolava in modo incontrollato negli Stati Uniti d'America. Da qui derivano la maggior parte dei suoi problemi con la legge, tanto da subire anche una condanna di reclusione a San Quintino (non è chiaro quanto a lungo), dove può comunque dedicarsi a una delle sue prime passioni: il pugilato.

Il carcere assolve con Trejo uno dei suoi maggiori scopi sociali, quello riabilitativo. Il ragazzo incanala la sua rabbia e i suoi problemi nello sport, divenendo campione statale pesi leggeri e welter carcerario della California, questo mentre completa il programma dei 12 Passi per riprendersi dalla sua tossicodipendenza. Ed è curiosamente proprio grazie al suo impegno sociale contro la droga che all'età di 40 anni, nel 1985, finisce per entrare quasi per sbaglio nel mondo del cinema, sua seconda e più importante casa, quella che lo ha portato al successo.

Cinema "impegnato"

Sembra una follia accostare il termine "impegnato" al cinema tendenzialmente violento o di serie B interpretato da Trejo, eppure è così. Non nei termini comunemente condivisibili, comunque, perché si tratta di una missione personale dell'interprete, quella "dell'esempio negativo". Non comincia nell'immediato ma dopo una certa affermazione come caratterista nel mondo di Hollywood, che da metà anni '80 in poi spalanca letteralmente le sue porte dorate a questo ragazzone volenteroso, massiccio e non così avvenente. Eppure ha qualcosa che lo fa apprezzare sin da subito da un grande autore come Andrey Konchalovskiy , che dopo averne ammirato il lavoro di preparatore atletico di Eric Roberts, gli cuce addosso un ruolo neanche così scontato nel suo 30 secondi dalla fine.
Da allora comincia la seconda vita di Danny Trejo, attore cinematografico e anche televisivo. È così attivo e ricercato come guest star o caratterista che già a ridosso degli anni '90 appare in una media di cinque film o serie tv all'anno, soprattutto nel ruolo di criminale o detenuto. Ricordiamo le sue prime collaborazioni con il regista di culto J. Lee Thompson ne Il Giustiziere della Notte 4 o Soggetti Proibiti ma anche la sua apparizione in Sorvegliato Speciale al fianco di Sylvester Stallone e in Maniac Cop di William Lustig.

Sempre in piccoli ruoli secondari, sempre nella parte del delinquente. A lui va bene così, perché tramite il cinema è come se espiasse i peccati di una vita ormai lontana, entrando nei panni di una tipologia di persone che ormai si è lasciato alle spalle, insegnando al contempo la vacuità del crimine, perché - come ama ricordare - "alla fine un detenuto, un gangster o un cattivo muoiono o perdono sempre".

Il vero e più significativo scossone arriva però nel 1995, quando Robert Rodriguez lo sceglie per un ruolo ben più importante nel suo Desperado, secondo film della carriera dell'autore. È proprio durante le riprese che lui e il regista scoprono di essere cugini, dando il via da lì in poi a una lunga e prolifica collaborazione. Trejo è notato da Michael Mann, Simon West, Antoine Fuqua, Ivan Reitman e Jean-Marc Vallée, tutti filmmaker con cui lavora prima del nuovo millennio, rafforzando il suo status di caratterista e ampliando il suo orizzonte recitativo, oltre che un importante parterre di conoscenze.

L'affermazione definitiva

Al netto di una carriera attoriale decollata senza problemi, con quindici anni trascorsi praticamente sempre sul set, a Trejo manca la varietà. Fortuna vuole che a questa ci pensi sempre il Cugino Rodriguez, che nel 2001 lo sceglie come lo Zio dei suoi Spy Kids, regalandogli una delle parti forse più positive e divertite della sua filmografia. Il grande successo del film, che diventa un piccolo cult tra gli appassionati, posiziona meglio sotto i riflettori Trejo, che da quel momento in poi diventa una sorta di piccolo pilastro del mondo action. Arrivano ruoli più corposi in xXx con Vin Diesel e ne La Casa del Diavolo e Halloween di Rob Zombie. A cambiargli ancora una volta la vita è però una nuova collaborazione con Rodriguez in Grindhouse, progetto curato a quattro mani con Quentin Tarantino. Trejo non fa parte del film ma di un fake trailer inserito all'interno del titolo, dove interpreta il viscerale Machete, una sorta di violentissimo anti-eroe messicano di serie B.

A Prova di Morte e Planet Terror si rivelano due lungometraggi con un concept interessante ma non così amati, eppure dall'esperimento Grindhouse viene fuori un nuovo film per Rodriguez, Machete, con protagonista assoluto proprio Danny Trejo. È un titolo gore e profondamente ironico con il mondo del cinema di genere, thriller e d'azione, volutamente esagerato e persino fuori dai canoni già elasticizzati del regista. Diventa un instant cult, forse uno dei film più amati dell'autore messicano, e soprattutto consegna a Trejo il suo primo leading role, che gli permette poi di ottenere altre parti da protagonista in lungometraggi d'azione con Bad Ass, Bullett o Dead in Tombstone.

La sua continua partecipazione a una tipologia cinematografica soprattutto "frequentata" da appassionati cinefili di culto lo rende un personaggio molto amato, e questo anche grazie al suo noto attaccamento ai fan, alla sua disponibilità e ai social, dove si rivela attivo e molto seguito (1,6 milioni di follower su Instagram).
A oggi vanta una filmografia composta da più di cento titoli ed è fiero possessore di vari ristoranti e brand di birra, caffè e svariato merchandising. Dopo una prima parte di vita scombussolata e molto complicata, non ha mai più avuto alcun tipo di problema con la droghe o con la legge e, anzi, è molto stimato per essere una persona collaborativa, aperta al dialogo, molto cordiale, buona e gentile. A dimostrazione di questo, nell'agosto del 2019, dopo aver assistito a un terribile incidente stradale, interviene per salvare dalle lamiere un ragazzino di appena 5 anni bloccato nella carcassa di un SUV. A tal proposito, spicca una sua dichiarazione che condensa alla perfezione il suo stile di vita e il suo carattere: "Tutte le cose buone che mi sono capitate sono arrivate come diretta conseguenza dell'aver aiutato il prossimo. Ogni cosa".

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