Daniel Radcliffe, l'ex maghetto dalla carriera sopra le righe

Facciamo un viaggio assieme nella filmografia folle e geniale di Daniel Radcliffe: i ruoli sopra le righe sono il suo pane quotidiano.

Daniel Radcliffe, l'ex maghetto dalla carriera sopra le righe
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Succede un po' come nelle serie TV. Interpreti lo stesso personaggio per centinaia di episodi e il mondo ti identifica con lui. Non scappi più. Però puoi provarci, esplorando lati reconditi del tuo essere attore, rompendo barriere, dilaniando cliché e danzando con il diavolo nel pallido plenilunio. Daniel Radcliffe lo sta facendo, lasciandosi alle spalle la pruriginosa saetta sulla fronte di Harry Potter e mettendosi in gioco, sperimentando sul proprio corpo ruoli sopra le righe, strani, ambigui, diversi. Ruoli che, forse, non tutti gli attori accetterebbero. Almeno, non in una sequenza così serrata.
Ma Daniel ha capito di essere stato parte integrante della crescita di tutti noi, sfruttando quel nostro volergli bene così naturale per portarci nel suo mondo, fatto di voli pindarici dentro personaggi ai confini della realtà, in cui Daniel si tuffa anima e corpo. E allora andiamo a vedere quali sono, e come lui riesca a sfruttarli così bene, per creare altre piccole icone, variopinti giocattoli senza bacchette in mano.

Barbariccia - Horns, Alexandre Aja (2013)

E se dalla fronte pulita di Daniel Radcliffe spuntassero due corna da diavolo? Così prende vita il suo Ig Perrish, un ragazzo innamoratissimo al quale capita una tragedia immane. Estrema provincia americana, una serpentina di odio che ribolle nel sottobosco degli abitanti, un delitto. Ig si ritrova in mezzo a questo tornado di fuoco quando la sua fidanzata viene trovata morta nella foresta vicino al paese. Una mattina, però, due corna fanno capolino dalla sua fronte: forse urinare sulla statua della Madonna, dopo averla spaccata a calci, non è stata una fantastica idea. Resta il fatto che Daniel Radcliffe abbraccia il ruolo alla perfezione, passando da cucciolo innamorato a demone vendicatore. Senza mai perdere quel perfetto senso di leggerezza, rendendo umano e "semplice" un ruolo così complesso. Le corna crescono assieme al suo panico, mentre il tentativo di liberarsene genera comicità, scintille e una strana reazione della gente che le vede. Lui però resta sempre sia Daniel che Ig, anche quando l'iconografia diavolesca lo pervade. Magari gli mancherà la compagnia di Draghignazzo o Graffiacane, ma il nostro Radcliffe colma tranquillamente la loro assenza.

Un coltellino svizzero - Swiss Army Man, Dan Kwan e Daniel Scheinert (2016)

Qui si toccano vette inarrivabili, Daniel Radcliffe va oltre ogni possibile comprensione umana. I due Dan lo infilano in un ruolo che lui calza come un guanto di pelle multicolore: un cadavere. Un cadavere che però non sembra proprio morto morto, perché man mano che prosegue il suo rapporto con il personaggio di Paul Dano, beh, diciamo che la linea tra vita, morte e coltellino svizzero diventa estremamente labile. Il Manny di Daniel diventa l'amico perfetto in ogni situazione, un essere che riscopre la vita quando ogni speranza si era già sciolta nella schiuma del mare. Daniel Radcliffe lavora con il suo viso, modellandolo in continuazione come se fosse plastilina, passando dall'apatia ai sorrisi, dallo stupore al ghigno. Mentre in sottofondo le note di Jurassic Park ci accompagnano, noi assistiamo a tante piccole nascite, epifanie continue che Daniel riporta nel suo Manny, sempre in bilico tra realtà e finzione, in grado di farci dubitare continuamente di ciò che stiamo vedendo. Eppure Radcliffe è perfetto per il ruolo, perché sfrutta la sua faccia pulita proprio per ridiventare vivo, facendo il passaggio inverso da cadavere ambulante a essere (quasi) un umano in grado di provare sentimenti. Gli stessi che noi, a fine film, lasciamo esondare grazie al suo personaggio.

Skinhead - Imperium, Daniel Ragussis (2016)

Il ruolo in sé non è propriamente sopra le righe come gli altri, basta però un'immagine di Daniel Radcliffe trasformato in naziskin per lasciarci tutti a bocca aperta. Ed è quello che succede con Imperium: una trasformazione. Il suo Nate Foster è un agente della sezione antiterrorismo dell'FBI: introverso, chiuso nel suo lavoro, lontano dalle persone. Viene scelto, suo malgrado, per infiltrarsi in un'organizzazione di suprematisti bianchi. Nate (e anche Daniel) si trasforma, da solo.

Si rasa i capelli, mette le bretelle, infila la camicia dentro i pantaloni e indossa stivaletti lucidi. Manca solo la svastica sul braccio. Vedere Daniel Radcliffe con la mano tesa frantuma le certezze adolescenti. E questo lui lo sa bene, nel ruolo di Imperium c'è anche la voglia di spezzare con il passato, con l'immagine da bravo ragazzo che salva il mondo perché è destinato a farlo. Invece Daniel Radcliffe è credibile sia come nazista dell'Illinois che come agente sotto copertura, mantenendo consapevole ingenuità anche mentre legge il Mein Kampf.

Pistole nelle mani - Guns Akimbo, Jason Lei Howden (2019)

Di quel folle trip lisergico che prende il nome di Guns Akimbo ve ne abbiamo parlato nella nostra recensione. Resta un semplice e incontrovertibile fatto: Daniel Radcliffe, in questo film, ha due pistole imbullonate alle mani - e già così è tutto in discesa. Perché il suo Miles Harris non decide di incastonarsi due strumenti di morte ai palmi. Qualcuno lo fa per lui, e sarà costretto a subirne tutte le deliranti conseguenze. Sta di fatto che Radcliffe, ancora una volta, centra alla perfezione un ruolo sopra le righe; riesce a mescolare l'innocenza di un nerd sconfitto dalla vita a uno che gira per la città pronto a sparare a chiunque, per portare a casa la pelle. Anzi, per salvare la sua principessa. Perché Daniel ha anche questo nel suo personaggio: un amore traballante che prova in tutti i modi a tenere fermo, ma con due pistole nelle mani l'impresa diventa molto difficile. E quindi noi assistiamo a tante altre piccole trasformazioni, centellinate da Daniel con il misurino del nonsense. Finché lui riuscirà sapientemente a non prendersi sul serio, noi saremo sempre lì, pronti a volergli bene.

Harry Potter, chi era costui?

Chiudiamo con una menzione speciale a Equus, la pièce teatrale che ha visto Daniel Radcliffe in atteggiamenti ambigui con i cavalli. Il seme della genialità era già pronto a sbocciare in tempi non sospetti. Daniel sa di essere un buon mestierante, uno che non ha strabilianti doti attoriali, eppure si butta nella mischia senza paura, giocando con sé stesso e con i ruoli, scegliendo sempre chicche fuori dall'ordinario, perché si può essere grandi attori anche emettendo profondi peti acquatici, usando forconi da giardino come scettri diavoleschi o tentando di urinare con due pistole fissate alle mani. Daniel Radcliffe vive fisicamente i suoi personaggi, se li appiccia sulla pelle e li rende umani, pur nella loro (quasi) totale follia. Cosa si può volere di più da un eroe della nostra adolescenza?

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