Dalla parte delle donne: i Golden Globes si colorano a un anno dal MeToo

A più di 48 ore dall'assegnazione dei premi della Hollywood Foreign Press, scopriamo le protagoniste femminili della serata.

Dalla parte delle donne: i Golden Globes si colorano a un anno dal MeToo
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Dall'edizione dei Golden Globes segnata dagli albori del movimento #MeToo e dall'iniziativa Time's Up è passato giusto un anno, evento che ha preso vita a pochi mesi dallo scandalo sessuale che ha coinvolto il celebre produttore Harvey Weinstein. I Globes erano diventati il palcoscenico ideale per dire basta, per voltare pagina.
Vestite di nero, le star avevano sfilato prima della cerimonia accanto a numerose attiviste che ogni giorno, da anni, si battevano per l'uguaglianza e le pari opportunità del genere femminile. Ne è uscito un pre-evento per certi versi surreale e funereo, lodato dai più ma criticato e definito ipocrita da altri, con la battaglia per il rispetto e il supporto alle donne che ha caratterizzato anche la cerimonia vera e propria. Quest'anno il red carpet è tornato a sfoggiare i look più disparati, senza che il total black venisse replicato.
La forza del cambiamento e il coraggio si sono trasferiti con maggior forza nelle parole di chi è salito sul palco per i premi assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association.

Lady Gaga, dalla musica al cinema

Una delle sorprese più interessanti della serata è stato il sorpasso di una veterana come Glenn Close, candidata per The Wife - Vivere nell'ombra, a discapito della lanciatissima Lady Gaga, co-protagonista con Bradley Cooper del musicale A Star is Born. Un duello tra due figure agli antipodi: da un lato una leggenda dei palcoscenici e dei set internazionali, un'attrice più volte candidata all'Oscar (6) senza averlo tuttavia mai vinto ma capace di accumulare quasi tutti i più grandi riconoscimenti nel mondo dello spettacolo. Dall'altro un'icona pop della musica contemporanea, recentemente prestata alla recitazione - nel 2016 vinse un Globe quale miglior attrice per American Horror Story: Hotel - e per la prima volta protagonista assoluta in un lungometraggio. Dalla musica al cinema, un traguardo complicato, come testimoniato dalla stessa Miss Germanotta sul palco: "Da donna che fa musica è difficile farsi prendere sul serio".

L'anno di Glenn?

A lasciare a secco Lady Gaga nella categoria come miglior attrice - la popstar ha vinto comunque il premio per la miglior canzone con la hit Shallow - è stata, come detto, una magnifica Glenn Close, superba nel dramma The Wife - Vivere nell'ombra. L'attrice è stata protagonista di un acceptance speech che ha colpito i presenti, rivolgendosi all'universo femminile: "Ciò che ho imparato da tutta questa esperienza è che noi donne siamo educatrici e questo è quello che ci si aspetta da noi. Abbiamo i nostri figli, i nostri mariti se siamo abbastanza fortunate, e i nostri compagni, chiunque. Ma dobbiamo trovare la nostra realizzazione personale. Dobbiamo seguire i nostri sogni. Dobbiamo dire ‘Posso farlo e dovrei poterlo fare'. Penso a mia madre, che si è totalmente dedicata a mio padre in tutta la sua vita. Per i suoi 80 anni mi ha detto ‘sento di non aver realizzato niente. Ed era così in torto'". Una vittoria meritata, quella di Glenn Close. Che sia davvero l'anno buono per il tanto agognato Oscar?

Olivia Colman e le sue 'bitc**s'

La Regina Anna ha trionfato. Olivia Colman è stata premiata come miglior attrice in un film commedia/musica per la sua incredibile performance in La favorita, la nuova sorprendente pellicola del regista greco Yorgos Lanthimos, uno dei titoli usciti maggiormente penalizzati dalla serata. A fronte di cinque nomination, tra cui le candidature a Emma Stone e Rachel Weisz, è stata la sola Colman a raggiungere l'obiettivo, come da pronostico. L'attrice non si è risparmiata sul palco, citando nei ringraziamenti anche le sue colleghe di set, menzionate in maniera alquanto colorita ma consona ai personaggi: "Le mie bitc**s, Emma e Rachel. Grazie. Ogni secondo passato a lavorare con voi è stata una gioia incredibile. Ero così triste quando è finita". Un trio di attrici straordinarie che ha monopolizzato il film di Lanthimos, relegando i personaggi maschili a veri e propri burattini, in balìa del potere femminile.

I record di Sandra Oh, l'entusiasmo di Rachel Brosnahan

Un'attrice simbolo di quest'edizione dei Golden Globes è stata certamente Sandra Oh. Co-conduttrice insieme a Andy Samberg, la star canadese ha sbaragliato la concorrenza di valide candidate come Elisabeth Moss, Julia Roberts e Keri Russell. Una serata da record per la Oh, diventata la prima attrice di origini asiatiche - è originaria della Corea - a condurre la cerimonia dei Golden Globes e a vincere il premio per due volte nel corso della carriera, dopo il riconoscimento del 2006 per il suo ruolo più celebre in Grey's Anatomy, quello della dottoressa Cristina Yang.
Passiamo a un'altra doppietta, questa volta consecutiva, messa a segno da colei che ormai sta diventando una certezza nel panorama televisivo. Grazie alla sua verve e al suo talento, Rachel Brosnahan si è aggiudicata il secondo Globe per il ruolo della fantastica signora Maisel, protagonista dello show creato da Amy Sherman-Palladino e ambientato nel mondo della stand-up comedy newyorchese di fine anni '50. E pazienza se a farne le spese è stata un'altra interprete meritevole e in ascesa come Alison Brie, scatenata protagonista di GLOW.

La donna nell'ombra

Stavate cercando l'equivalente femminile di Leonardo DiCaprio - prima che trionfasse con Revenant, s'intende - per le giurie dei più importanti premi internazionali nel mondo dello spettacolo? Dall'altra sera abbiamo una prova ulteriore del poco feeling tra Amy Adams e i premi. Con quelle come miglior attrice in una mini-serie o film per la televisione per Sharp Objects, e come miglior attrice non protagonista per Vice - L'uomo nell'ombra, Amy Adams ha raggiunto le nove candidature ai Golden Globes, dov'è riuscita a trionfare solo due volte, consecutivamente: nel 2014 per American Hustle - L'apparenza inganna e nel 2015 per Big Eyes.
Allargando il quadro agli Oscar, le candidature sono quattordici ma le vittorie non aumentano. Se i Globes in un paio di occasioni hanno voluto riconoscere il talento di Amy Adams, così non ha mai fatto l'Academy, che spesso considera da nomination le sue performance ma che in definitiva vira sempre su qualche altro nome per la statuetta finale.
Amy potrà comunque raggiungere l'obiettivo. Magari ascoltando le parole di Glenn Close, un'altra collega poco affine all'Academy: i sogni vanno sempre inseguiti. (Foto cover: Jordan Strauss/Invision/AP)

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