Dai primi Pokémon al film Detective Pikachu: storia di un successo globale

Dalle origini dei Pokémon alla prima trasposizione live-action cinematografica, ripercorriamo insieme la vita dei mostriciattoli Nintentedo.

Dai primi Pokémon al film Detective Pikachu: storia di un successo globale
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Tutti i grandi successi hanno piccoli inizi, e quello dei Pokémon non fa eccezione. Per raccontare la storia del fenomeno globale dei mostri tascabili Nintendo si deve pensare prima di tutto alla differenza culturale tra oriente e occidente, più nello specifico ai costumi e ai passatempi più diffusi in Giappone, nettamente differenti da quelli Americani o Europei. Anche solo vivere il videogioco e il mondo videoludico, rispetto ad esempio agli Stati Uniti o all'Italia, nasconde dietro una vera e propria passione radicata nella società e nella cultura giapponese, che eleva il medium oltre il livello comune di arte.
I videogiochi sono la forma d'intrattenimento più amata dai giapponesi insieme agli anime e ai manga, parte integrante dei "costumi" e del loro sviluppo culturale, pezzi importanti di un mosaico sociale che vede le sale giochi (ancora oggi) come immensi luoghi di ritrovo e ricreazione, frequentati da giovani di tutte le età.

È così importante che una delle più famose e amate compagnie giapponesi, la Nintendo, creò nel 1989 una console portatile che riscrisse totalmente le regole del videogioco e della categoria, permettendo a tutti gli appassionati di poter vivere alcuni titoli all'esterno, ovunque desiderassero, in compagnia o da soli. Il Game Boy rivoluzionò davvero il settore, funzionando da killer app da 25 milioni di dollari, arrivando anche a incuriosire un allora neanche trentenne Satoshi Tajiri, fondatore di una piccola software house conosciuta come Game Freak e con il curioso hobby del collezionismo di insetti, comunque molto diffuso in Giappone.

La nascita di un mito

Una delle principali novità del Game Boy che affascinarono Tajiri fu il cosiddetto Game Link Cable, che altro non era che il cavo attraverso sui si poteva condividere l'esperienza di gioco tra due o più console portatili. Unendo la curiosità per questa modalità di condivisione e il suo passatempo preferito, l'informatico pensò "a dei veri e propri esseri viventi capaci di muoversi avanti e indietro per questo cavo", immaginandoli inizialmente con le sole sembianze insettoidi, perché piccoli e maneggevoli. Arrivò solo dopo un'altra intuizione, nel corso dello sviluppo sotto l'egida Nintendo di quello che era il concept di base dell'intero progetto, conosciuto all'epoca come Capsule Monsters: rimpicciolire questi esseri a dimensioni molto ridotte attraverso l'uso di speciali capsule, ispirandosi principalmente nel design ai cosiddetti Gashapon, che sono i piccoli gadget di anime, manga o videogiochi giapponesi che si trovano all'interno di capsule di plastica, a loro volta inserite in distributori automatici.
Tajiri vuole che questi piccoli mostri si scontrino tra loro senza sfociare in un titolo violento e poco adatto a un pubblico variegato, il che lo porta a ideare un sistema di combattimenti tramite i quali questi "insetti" non possono sanguinare né morire, per essere persino ritirati dentro le loro "capsule" nel momento di massimo bisogno, per recuperare le energie.

Sistemate le criticità del gameplay e dato fondo al game design dell'epoca, in uno slancio creativo immenso, aiutato anche dal suo team, il ragazzo arrivò a creare la bellezza di 151 creature collezionabili, dandogli il nome definitivo e ormai iconico di Pokémon, che non è altro che la crasi tra due parole: Pocket, "tascabili", e Monsters, "mostri".

Tutto il progetto si concretizzò realmente nel febbraio del 1996, quando la Nintendo pubblicò sul Game Boy i titoli Pokémon Versione Rossa e Pokémon Versione Verde (seguiti l'anno successivo da Pokémon Versione Blu), divisione che la compagnia continua ad adottare ancora oggi, distribuendo sul mercato sempre due versioni praticamente identiche dello stesso gioco, tranne la copertina e il cosiddetto "mostro leggendario" principale.
Il successo fu devastante e istantaneo e i Pokémon entrarono nell'immediato nella cultura videludica giapponese, rivoluzionando esattamente come la console portatile d'appartenenza il settore degli RPG a turni, creando un vero e proprio sotto-genere amato e imitato, a cui gli hardgamer occidentali e orientali sono tutt'ora molto affezionati, talmente tanto da temere un cambio radicale della formula, che resta per milioni e milioni di videogiocatori stabile, di grande intrattenimento ed estremamente funzionale, anche se ovviamente smussata di diverse asperità nel tempo e revisionata ultimamente per gli attesi Pokémon Spada e Pokémon Scudo in arrivo su Nintendo Switch.

Dal videogioco all'anime

Quello che bisogna capire dei Pokémon è però questo: che non sono mai stati, sin dall'inizio, solo ed esclusivamente un videogioco, perché quello creato da Game Freak è un vero e proprio franchise multi-miliardario sviluppatosi nel corso di appena due anni. Come spiegavamo, il successo di Pokémon Rosso, Verde e Blu fu davvero impressionante, tanto da convincere i dirigenti Nintendo a pensare nell'immediato a una trasposizione animata dei titoli. A un solo anno di distanza dall'uscita dei capostipite del franchise, la Game Freak stava già sviluppando i sequel, Pokémon Oro e Argento, tanto che il produttore Tsunekazu Ishihare propose di ritardare l'uscita dell'anime a ridosso della pubblicazione dei nuovi videogiochi, così da non perdere l'occasione di reciproca promozione e non correre il rischio che la trasposizione animata terminasse prima ancora della distribuzione di Oro e Argento.
Il produttore non fu comunque ascoltato e il primo episodio dell'anime dei Pokémon andò in onda in Giappone il 1° aprile del 1997. Al netto della presenza di tutte le creature viste nel videogioco e di molte somiglianze narrative (il rivale, le palestre, il professor Oak), la serie televisiva divergeva essenzialmente per la caratterizzazione del personaggio principale, Ash Ketchum (Satoshi, in originale), la presenza di due fidati amici (Misty e Brock) e la presenza di una mascotte Pokémon amica e fidata alleata del protagonista, scelta che ricadde su Pikachu perché creatura mediamente più popolare delle altre, dall'aspetto tenero e rassicurante, apprezzabile da ambo i sessi.

È così che la figura di Pikachu viene inossidabilmente correlata all'anime e, più in generale, al franchise, divenendo uno dei Pokémon di riferimento per tutti gli appassionati, tanto che successivamente alla serie TV venne pubblicato anche il videogioco Pokémon Versione Gialla, in cui il giocatore poteva portarsi costantemente dietro il piccolo topo elettrico.
Anche dopo la pubblicazione di Oro e Argento e la fine della prima serie anime, il successo mediatico della produzione fu davvero dirompente, confermando alla Nintendo, alla Game Freak e a tutti i produttori coinvolti la bontà del franchise e l'importanza culturale dello stesso, tanto che si arrivò anche a produrre molto merchandising, soprattutto le carte da gioco collezionabili, vera e propria droga fanciullesca (ma non solo) dei primi anni '10 - così come ogni altro prodotto relativo ai Pokémon, d'altronde.
La decisione fu allora immediata: continuare la serie anime a oltranza, a cadenza regolare, procedendo di pari passo con un altro progetto relativo al franchise, e cioè agli adattamenti animati cinematografici. Il brand si espanse ancora di più.

Dai film animati al primo live-action

In realtà la produzione del primo film dei Pokèmon, Mewtwo colpisce ancora, era già sta programmata poche settimane dopo la messa in onda del primo episodio dell'anime, constatando l'interesse degli spettatori e l'amore per il franchise. Il modello è stato semplice fin dagli inizi e incasellato in un sistema produttivo di mutua promozione tra tre grandi media: videogioco, televisione e cinema. La continuità dell'anime (almeno in Giappone) doveva garantire stabilità alla notorietà del franchise prima dell'arrivo dei nuovi titoli per Game Boy Color, Advance o Nintendo DS, mentre le uscite cinematografiche andavano a raccontare delle storie più profonde, complesse e articolate rispetto a quelle della serie televisiva, cambiando di volta in volta i co-protagonisti di Ash (che resta una costante) e anche il setting, a seconda ovviamente delle nuove Regioni introdotte e delle nuove Generazioni di Pokémon presentate sempre e solo nei videogiochi, solitamente in blocchi da 100.
Il primo lungometraggio animato resta ancora adesso una vera perla all'interno del franchise cinematografico, perché attraverso questi piccoli mostri, i combattimenti e un gruppo di personaggi ormai noti e apprezzati, i Pokémon arrivavano a parlare di razzismo e classismo in modo del tutto inaspettato, con una profondità sorprendente coadiuvata soprattutto dalla figura di Mewtwo, protagonista eccezionale ed esaustivo, un po' l'anfitrione del film, con la storia dell'invito sull'Isola e del suo piano misterioso.

Questo è però soltanto il capostipite di una lunghissima serie di produzioni cinematografiche che al momento contano 23 film usciti a cadenza annuale dal 1999 ad oggi e che hanno portato i Pokémon a sbarcare anche in versione live-action al cinema con Detective Pikachu, la cui storia è comunque strettamente correlata all'innovazione di Pokémon Go e alla sperimentazione videoludica in stile Professor Layton .
Non si è pensato subito a un live-action dei Pokémon, questo sì: per la Nintendo e la Game Freak non è mai stata una priorità, quella di adattare di proprio pugno il brand attraverso uno studio cinematografico giapponese; sia per una questione di investimento che di riuscita, dovendo trasporre molte creature in CGI con elevati costi di produzione.

Meglio continuare con l'anime, i film animati e i videogiochi, senza stressare più del dovuto il franchise. E fosse stato per loro avrebbero continuato in questo modo, ma nell'equazione, nel 2016, entra in gioco (come anticipato) Pokémon GO di Niantic, gioco in realtà aumentata per smartphone sviluppato in collaborazione con The Pokémon Company che ha riacceso l'interesse occidentale per i mostri tascabili giapponesi, o per meglio dire: lo fece letteralmente riesplodere in un vero e proprio evento globale. Da un emisfero all'altro, dopo un paio di anni di calo fisiologico del successo al di fuori del Giappone, i Pokémon tornavano a fare notizia e tutti - ma proprio tutti - passavano almeno parte delle loro giornate a catturare un paio di mostriciattoli in realtà aumentata, durante una passeggiata o un'uscita con gli amici. Era nuovamente scoppiata la febbre Pokémon e gli studios americani coglievano il potenziale dell'evento, tanto da cominciare a spingere fortemente per comprare i diritti di sfruttamento cinematografici dell'IP dalla The Pokémon Company, che dato il rinato successo mondiale si convinse a cederli a caro prezzo alla Legendary Pictures, che scelse poi come partner di distribuzione prima la Universal e infine, dopo alcuni problemi produttivi, la Warner Bros.
Il resto è noto e ne abbiamo già scritto nello speciale dedicato alla nascita di Detective Pikachu, a nostro avviso un live-action decisamente riuscito e meno scontato del previsto, apripista di una nuova avventura mediatica attualmente in fase di elaboraziome e sviluppo. In attesa di capire come evolverà il franchise cinematografico, comunque, il prossimo 12 settembre Detective Pikachu uscirà in versione home video, in DVD e Blu-ray, mentre nel frattempo è giù disponibile in Digital Download, ottima occasione per recuperare questa deliziosa e avvincente trasposizione di un mito ventennale che non si è ancora stancato di "acchiapparci tutti".

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