Da Life - Non oltrepassare il limite ad Alien: 'spazio' al cinema

Con l'uscita in sala di Life: Non oltrepassare il limite riscopriamo alcuni titoli sci-fi in cui elemento centrale è la scoperta di nuovi mondi.

Da Life - Non oltrepassare il limite ad Alien: 'spazio' al cinema
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Giungere sul suolo marziano, là dove finora (almeno nella realtà) nessuno è mai giunto prima, per raccogliere prove di vita aliena. E' questa la missione in cui sono impegnati Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson e Ryan Reynolds, protagonisti di Life: Non oltrepassare il limite, titolo che si va ad inserire in un copioso sottofilone della fantascienza incentrato sull'esplorazione di pianeti sconosciuti. E cos'è d'altronde il Cinema stesso se non una continua scoperta di mondi e di storie, indipendentemente dal genere d'appartenenza? Proprio per questo la branchia sci-fi qui oggetto d'analisi assume una concezione più ampia e metaforica nell'utilizzo del mezzo filmico, chiedendo al pubblico una sospensione dell'incredulità per trasportarlo in realtà o meravigliose o ricolme di pericolo ma aventi in comune il gusto per la scoperta, buono o cattiva questa si riveli. Un tema che la Settima Arte ha utilizzato sin dai suoi albori, basti pensare al seminale cortometraggio Viaggio nella Luna (1902) firmato da Georges Méliès, considerato a tutti gli effetti come il primo film di fantascienza mai realizzato: sei scienziati, guidati dal professor Barbenfouillis vengono sparati da un cannone direttamente sul satellite terrestre, venendo catturati da esseri alieni conosciuti come seleniti. L'immagine simbolo dell'obice conficcato nell'occhio della Luna è ancor oggi una delle più citate e amate dal pubblico di cinefili.

Life on Mars

Marte, dicevamo, è la meta di Life: Non oltrepassare il limite, ma il Pianeta Rosso ha già fatto da sfondo a diverse produzioni ivi ambientate e vedenti per protagonisti gruppi di astronauti. Il più recente in ordine di tempo è Sopravvissuto - The Martian (2015) di Ridley Scott in cui Matt Damon si ritrova in completa solitudine dopo esser stato dato per morto dal resto del suo team; la missione di recupero e salvataggio si rivela più complicata del previsto, costringendo il nostro a sviluppare nuovi metodi di sopravvivenza in attesa dei soccorsi: tra commedia e dramma, un titolo notevole ma incapace di raggiungere le vette artistiche di Mission to Mars (2000), sottovalutata opera di Brian De Palma. Una visionaria space-opera atta a raccontarci il destino della prima spedizione umana su Marte, giocata su una poetica raffinata e spettacolare aprendo le porte ad un epilogo pronto a svelare le origini dell'intera esistenza, il tutto tra scene cult che si susseguono in serie con grande ispirazione stilistica. Nello stesso anno, ma con risultati senza dubbio inferiori, vide la luce anche Pianeta Rosso (2000), titolo ambientato in un prossimo futuro: siamo infatti nel 2057 e la Terra è devastata da inquinamento e sovrappopolazione. Da tempo sono state inviate su Marte delle sonde contenenti alghe modificate in modo tale da creare un'atmosfera respirabile per l'uomo e rendere il pianeta adatto ad una possibile colonizzazione. Qualcosa però va storto e un gruppo di astronauti, capitanato da Val Kilmer, dovrà intervenire in loco. Ambizioni non supportate dai fatti per un appena discreto titolo sci-fi salvato dalla bellezza dei paesaggi desertici utilizzati per le riprese. Anche l'horror ha voluto dire la sua sulla superficie marziana con una produzione ad hoc di qualche anno fa vedente protagonista Liev Schreiber, in cui la sci-fi si fonde con gli archetipi dello zombie-movie: The Last Days on Mars nella sua piacevole ingenuità si rivela un prodotto onesto quanto basta e in grado di suscitare un sano terrore, utilizzando l'ambientazione aliena quale luogo di un violento massacro in divenire.

Minacce e speranze

E parlando di orrore che si palesa su/da pianeti sconosciuti non si può naturalmente non citare il primo ed immortale Alien (1979), con l'arrivo dell'appena risvegliatosi equipaggio della Nostromo su uno di questi dal quale è stato captato un segnale di possibile origine aliena. Un atterraggio che ben presto si dimostra fatale visto che uno dei membri è aggredito da una creatura mostruosa, dando ben presto il via alla mattanza che ogni appassionato di cinema ha ben presente. Dopo il magnifico esordio con I duellanti (1977), è proprio Ridley Scott a firmare un'opera seminale del cinema di fantascienza, vero e proprio cult immortale consacrante la tosta Ripley / Sigourney Weaver ad icona. Ed è proprio il pianeta LV-426, in questo caso già terraformato, a fare da sfondo alle vicende dell'altrettanto fondamentale sequel Aliens - Scontro finale (1986), titolo con cui James Cameron glorifica e trasmuta la saga e il filone adattandoli ai canoni del blockbuster di prima grandezza. Categoria in cui entra a pieno diritto anche il più recente Interstellar (2014) diretto da Christopher Nolan, epopea filosofica e drammatica avente luogo durante i viaggi di un improvvisato equipaggio inviato per cercare un pianeta potenzialmente abitabile per una futura migrazione della razza umana; oltre ad una complessa e affascinante trama, lo spettacolo visivo regala scorci mozzafiato nella rappresentazione di questi mondi mai esplorati prima. Con un budget di molto inferiore e parzialmente similare nei contenuti (anche se qui l'approdo si limita all'epilogo) anche Approaching the Unknown (2016) si inserisce nel filone, raccontando la solitaria missione dell'astronauta William Stanaforth (un ottimo Mark Strong) nel tentativo di raggiungere la meta, ambientando la quasi totalità della vicenda a bordo del mezzo di trasporto e imbastendo la sceneggiatura su non banali risvolti psicologici. Indovinate qual'è la destinazione? Di nuovo Marte, segno che il Pianeta Rosso continua a offrire spunti in serie al cinema di fantascienza.

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