Da Coco a Coraline: la tematica della morte nei film d'animazione

Riscopriamo insieme due classici d'animazione recenti rapportati alla spinosa tematica relativa alla morte: Coco e Coraline.

Da Coco a Coraline: la tematica della morte nei film d'animazione
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Molto spesso, alcuni specifici temi narrativi vengono affrontati con riluttanza dal cinema d'animazione mainstream perché, in svariate occasioni, il target di riferimento primario è quello dei bambini.
Sebbene in questi decenni la Pixar sia riuscita a far capire a chiunque che i cartoni amati sono in grado di parlare a un pubblico il più trasversale possibile (ovviamente adulti compresi), l'affrontare con disinvoltura la spinosa tematica della morte non è mai un'impresa semplice, soprattutto se bisogna declinarla in maniera da renderla totalmente fruibile anche da un pubblico molto giovane.
Nell'ultimo decennio, però, due lungometraggi animati in particolare - appartenenti alla sfera dell'intrattenimento di massa - sono stati in grado di affrontare il tema in maniera ammirevole, riuscendo in modo assolutamente non scontato a raccontare delle storie profonde e toccanti senza dimenticarsi il target primario di riferimento.
Di seguito analizzeremo quindi i film d'animazione Coco e Coraline, capaci, seppur attraverso archetipi stilistici differenti, di trattare il tema della morte attraverso punti di vista freschi e originali.

Che loco che mi sento!

In Coco, lo spettatore viene trasportato nella città messicana di Santa Cecilia, dove il giovanissimo protagonista Miguel Rivera sogna di diventare un abile musicista.
Purtroppo la sua ambizione viene frenata bruscamente dai suoi familiari, che fanno di tutto per farlo desistere visti alcuni fatti spiacevoli avvenuti in passato - dato che Mamá Imelda, trisavola di Miguel, è stata abbandonata dal proprio marito musicista intenzionato più che mai a rincorrere il successo.
A seguito di varie vicissitudini, proprio Miguel, ostacolato in tutti i modi dai suoi parenti nell'intraprendere la carriera musicale, si intrufola nel mausoleo di Ernesto de la Cruz (famoso cantante con cui scopre di essere imparentato) per trovare una chitarra e suonarla durante il Día de Muertos - la celebre festa messicana atta a onorare i defunti - ritrovandosi magicamente catapultato nell'aldilà.
Inizia così l'avventura vera e propria, con il protagonista intento a scoprire il proprio passato mentre cerca di tornare nel mondo dei vivi prima dell'alba, affiancato dal truffaldino Héctor, una simpatica canaglia che vuole avvalersi dell'aiuto del protagonista per non essere completamente dimenticato nel mondo dei vivi.
Il film d'animazione presenta un ritmo sostenuto dall'inizio alla fine, grazie soprattutto all'ottima varietà di situazioni in cui il protagonista si ritrova invischiato.

Nonostante infatti una primissima parte ambientata nel mondo dei vivi, fortunatamente si è optato per una trama lineare che si svolge completamente nell'aldilà (cosa in realtà non scontata dato che spesso, quando c'è in ballo la tematica della morte, si tende a fare un costante ping pong tra mondo dei vivi e dei defunti).
Il prodotto Pixar, in questo caso, decide fin da subito di giocare a carte scoperte, mostrandoci un aldilà sì coloratissimo e vivace ma comunque governato da regole inflessibili in cui il mondo dei vivi, anche se non mostrato direttamente, assume comunque un ruolo di fondamentale importanza. Grazie infatti alla potenza data non tanto all'atto di morire in sé quanto invece alla sua diretta conseguenza, cioè il ricordo che viene lasciato ai posteri dopo un'eventuale dipartita, la trama si modella e si evolve basandosi proprio su questo specifico aspetto.

L'essere dimenticati da tutti (amici, parenti e persone care in generale) diventa, nel mondo di Coco, il pericolo più grande in cui un morto può incorrere, dato che anche nell'oltretomba in cui si muove il protagonista si può in realtà ancora morire.
Il film d'animazione sceglie quindi di affrontare senza mezze misure il concetto stesso di morte permanente, riuscendo al contempo a caratterizzare molto bene i numerosi personaggi che via via compaiono durante l'incedere della trama.

Oltretutto, era da parecchio che in un film Disney/Pixar non compariva un villain realmente subdolo e scorretto, particolare capace di rendere il viaggio di Miguel ancora più avvincente - e ricco di insidie - di quanto già non appaia in origine.
Seppur gli spettatori più smaliziati riusciranno senza problemi a capire i vari colpi di scena presenti, questo film può considerarsi una delle opere Pixar più riuscite degli ultimi anni, capace di puntare tanto su sequenze divertenti e scanzonate (su cui spiccano le numerose canzoni presenti, davvero orecchiabili), tanto su sequenze intrise di un forte pathos emotivo, senza però scadere nella retorica spicciola o nel vittimismo a tutti i costi (come invece avviene in alcuni momenti di Zootropolis).

Un mondo meraviglioso

In Coraline e la porta magica, il film del 2009 diretto da Henry Selick realizzato in stop-motion, l'omonima ragazzina protagonista si ritrova alle prese con un trasloco.
All'interno del Pink Palace, la grande struttura in cui è ambientata gran parte della storia, Coraline scopre un passaggio segreto che la porta in una dimensione alternativa dove tutto quello che conosce le appare in una versione migliorata.
Il tema del doppio diventa così una colonna portante dell'intero arco narrativo dato che la bambina, ritrovandosi al cospetto di una versione idealizzata dei propri genitori (che però presentano dei bottoni al posto degli occhi) viene letteralmente rapita dall'incredibile nuovo mondo in cui si ritrova catapultata.

La protagonista, che si sente molta sola per via delle poche attenzioni che entrambi i suoi genitori originali le riservano, si sente davvero realizzata (e apprezzata) solo nel mondo magico, pieno di luci, suoni e colori accesi, in netta controtendenza con quello legato alla realtà.

Purtroppo però, l'idillio finisce presto, dato che la protagonista scopre in seguito di essere caduta in una vera e propria trappola orchestrata da una diabolica creatura oscura.
Nonostante il film sia perfettamente fruibile anche da un pubblico molto giovane, il tema della morte viene affrontato in maniera leggermente più cupa rispetto a Coco, puntando su alcuni risvolti vagamente orrorifici amalgamati a numerose influenze di tipo fantastico/favolistico.

Se infatti nel lungometraggio Disney la morte, seppur presente dall'inizio alla fine in maniera costante, è affrontata con un taglio tutto sommato solare, in Coraline si avverte una maggiore cupezza stilistica di fondo, soprattutto nel modo in cui sono state trattate le vittime rapite dalla strega

La tematica della morte, in Coraline, viene quindi affrontata in un modo più maturo (e di conseguenza anche più inquietante) senza comunque perdere mai di vista il target di pubblico di riferimento.
Seppur quindi anche questo film d'animazione si concluda in realtà con un lieto fine, il peso generale dato alla morte (inteso come trapasso finale) è gestito in maniera sicuramente più oscura rispetto a quanto visto in Coco, particolare comunque capace di dimostrare ancora una volta come anche i "cartoni animati" siano in grado di trattare tematiche molto delicate rendendole comunque fruibili anche da un pubblico di giovani e giovanissimi.

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