Come potrebbe essere un SEGA Cinematic Universe?

Dopo l'arrivo al cinema del lungometraggio dedicato a Sonic ci siamo posti una domanda: come sarebbe un ipotetico Cinematic Universe di SEGA?

Come potrebbe essere un SEGA Cinematic Universe?
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Sonic è stato un successo, anche al cinema. Nonostante la critica lo abbia accolto in maniera sicuramente inficiata dalle pregresse polemiche sul design del porcospino più veloce al mondo, ha registrato il miglior debutto cinematografico di sempre per un film tratto da un videogioco, oltre al secondo miglior incasso del 2020. Sonic, però, è riuscito a migliorare anche il precedente risultato stabilito da Pokémon: Detective Pikachu, diventando il miglior incasso per un film basato su un videogioco negli Stati Uniti. Un tale successo non poteva non farci ragionare in grande, in funzione del fatto che SEGA dalla sua ha una pletora di brand che potrebbe sfruttare al meglio per il cinema. Abbiamo deciso di selezionarne alcuni.

Il fenomeno controvertito

Il percorso che sta portando i videogiochi al cinema è riuscito a sovvertire quella dinamica poco gradevole che era stato il fenomeno dei tie-in, che per un lunghissimo periodo ci ha propinato delle trasposizioni videoludiche dei film più famosi. Non ci riferiamo solo al Marvel Cinematic Universe, ma a quei blockbuster che risalgono alla fine degli anni Novanta, tra cui anche Bad Boys e Men in Black. Adesso è il cinema che si affida al videogioco, per portare in sala quella platea di giocatori che sogna di vedere i propri beniamini anche sul grande schermo: è successo con Pikachu, per quanto i lungometraggi dei Pokémon fossero comunque prolifici e già ben posizionati al cinema, ma c'è da dire che al di là di alcuni capitoli soddisfacenti di Tomb Raider, le declinazioni cinematografiche dei videogiochi sono risultate claudicanti. In attesa ovviamente di poter vedere cosa arriverà da The Last of Us.
Sonic, però, sembra aver sovvertito un po' l'andamento, a fronte anche di un personaggio che ha saputo recuperare in corso d'opera dai suoi errori di design e da un cast che si è permesso di sfoggiare anche Jim Carrey nei panni del Dottor Eggman. Immaginiamoci un continuo, da parte di SEGA, nel proporre i suoi brand più forti al cinema, senza voler disdegnare un possibile sequel per le avventure del porcospino blu.

Yakuza

La mafia funziona sempre, sia in televisione che al cinema. Lo dimostra il successo di Gomorra, ma ancora prima di Romanzo criminale e poi Suburra. La criminalità attira, così come la violenza, e in questo territorio SEGA dispone di una potenza di fuoco non indifferente. Parliamo di Yakuza, una serie che con la sua narrativa e con la profondità dei contenuti raccontati ha saputo conquistare il mercato videoludico, compreso quello occidentale, soprattutto con i suoi ultimi capitoli. Di film sulla criminalità organizzata giapponese ce ne sono già diversi, tra cui Yakuza Apocalypse del 2015, che segue le orme di Genyo Kamiura, il più potente uomo della yakuza sopravvissuto a diversi attentati e intenzionato a infiltrarsi nel mondo della criminalità, salvo rimanerne deluso. Tokyo Tribe nel 2014, invece, aveva ipotizzato un futuro distopico di Tokyo, metropoli oramai schiava delle gang rivali e della criminalità che fa capo a Lord Buppa, un boss della malavita che si è dato al cannibalismo senza alcun freno.
Con Outrage Beyond, invece, nel 2012 si andò a raccontare una guerra tra due clan della yakuza, con i Sanno da un lato e gli Hanabishi dall'altro. Posto, quindi, che un'introspezione sull'organizzazione mafiosa del Giappone esiste già in diverse salse, il valore aggiunto di Yakuza al cinema sarebbe quello di raccontare proprio la storia di Kazuma Kiryu, il protagonista delle vicende SEGA.

Tutti gli intrighi che lo vedono protagonista, oltre all'evoluzione stessa del personaggio che lentamente sviluppa empatia, si sposerebbero benissimo con una pellicola cinematografica, o magari anche due, che andrebbero a condensare così l'intera saga fino al sesto capitolo, quello che sancisce la conclusione dell'epopea di Kazuma con la fine della guerra tra i clan della yakuza.
Si tratterebbe di un'operazione sicuramente lunga, complessa, ma a fronte del fatto che si parlava di un adattamento cinematografico di Sleeping Dogs, titolo dalla caratura narrativa molto più debole di Yakuza, potrebbe esserci spazio anche per un'affascinante declinazione sul grande schermo del drago di Dojima. Alla regia ci piacerebbe vedere Luc Besson, che con l'esperienza in film di questo tipo sarebbe perfetto dietro la macchina da presa.

Alex Kidd

Prima di Sonic, la mascotte di SEGA, anche se non ufficiale, fu Alex Kidd, un ragazzo di quattordici anni con grandi orecchie e delle lunghe basette, vestito con una salopette di colore rosso che tanto ricordava quella di Super Mario. Pubblicato per la prima volta nel 1986, in qualche modo provò a offrire una valida alternativa alla mascotte di Nintendo, con sei videogiochi dalle trame e modalità diverse.
La serie si interruppe nel 1990, con l'avvento proprio di Sonic, sul quale SEGA decise di concentrare tutti i suoi sforzi. Ma Alex è tornato, con diversi cameo, a impreziosire altre produzioni videoludiche: tra queste Superstar Tennis, All-Star Racing e Sonic & All-Stars Racing Transformed.

Lo stile di Kidd, che assomigliava molto a una scimmietta antropomorfa, è ancora unico nel panorama videoludico e potrebbe intersecarsi benissimo con una produzione cinematografica, soprattutto se ben contestualizzato.
Non avendo, d'altronde, una trama forte dalla sua, bisognerebbe andare a costruire qualcosa di tipico e di unico per il cinema, quasi come fatto per Sonic, che sfruttando solo i personaggi ha saputo costruire qualcosa di originale.
In alternativa, utilizzare come base la trama dell'originale Alex Kidd in the Miracle World potrebbe essere un'idea.

Il protagonista è alla ricerca del fratello Egle, catturato dal malvagio Janken the Great, pronto a scatenare tutti i tirapiedi del suo esercito contro il povero Alex, impegnato per sedici livelli a superare le difficoltà che lo porteranno a salvare il consanguineo rapito.
Le storie di recupero, soprattutto se tra fratelli, funzionano sempre al cinema, assieme alla lotta contro un malvagio avversario che nel suo nome ricorda anche la morra cinese. Gli spunti ci sono e SEGA un po' di riconoscenza al suo primo grande successo potrebbe anche darla.

The House of the Dead

Horror e splatter messi insieme funzionano sempre. La serie di The House of the Dead lo sa bene, così come SEGA, ma basta chiedere anche a Resident Evil, che oltre al successo planetario con la sua saga videoludica lo ha avuto anche con quella cinematografica, al netto di produzioni non all'altezza dell'idea originale. House of the Dead attualmente è ferma al 2009, con l'uscita del quinto episodio di una serie che nasceva esclusivamente per vivere nei cabinati arcade. Il successo è passato da quegli elementi caratteristici che permettevano di recuperare dei bonus durante il percorso, molto a binari, e il centellinare la storia dei protagonisti con delle sessioni che non erano per niente interattive. L'ultimo capitolo pubblicato su Wii, Overkill, ha portato la saga a un livello di difficoltà ancora maggiore, con gli sviluppatori che ne hanno parlato come se fosse il vero titolo hardcore che tutti aspettavano.
Tra spin-off vari, però, la serie ha già vissuto una trasposizione cinematografica: nel 2003 è uscito il primo film diretto da Uwe Boll, distribuito però in maniera poco coraggiosa con la sua natura di prequel che non interessò nessuno, tanto da essere facilmente dimenticato e spinto nell'oblio. Un sequel, l'anno successivo, è stato rilasciato in Italia soltanto in home video, con altrettanto poco successo, e un terzo film è arrivato nel 2006, chiamato Dead & Deader, mandato in onda solo in televisione su Sci-Fi Channel.
È quindi facile capire come non ci sia mai stata una chiara volontà di spremere il più possibile il limone, creando una trasposizione cinematografica dell'horror più forte di casa SEGA in maniera seria e preparata, anziché andare allo sbaraglio come fatto con i tre precedenti film.
Il periodo è propizio, il momento è florido: basta provarci. Come regista ecco Jordan Peele, perché con Noi ci ha trasmesso il giusto livello di ansia per potercene dare ancora di più, senza jumpscare inutili.

Ninja Gaiden

Inizia a languire il genere di film dedicato ai ninja: dagli anni Novanta a oggi non ci sono state proposte dedicate ai combattenti dell'ombra giapponese, eppure il materiale a disposizione ci sarebbe. Mentre i videogiochi continuano a raccontare il Giappone feudale e soprattutto Nioh si diverte a riproporci la figura leggendaria di Hattori Hanzo, SEGA potrebbe sbaragliare qualsiasi tipo di concorrenza - tra l'altro inesistente in questo periodo - con Ryu Hayabusa, il protagonista di Ninja Gaiden.
La serie, pubblicata per la prima volta nel 1988 da Tecmo e di cui SEGA detiene oggi la licenza di distribuzione, ha subito delle grandi modifiche negli anni e quella che noi vogliamo proporre oggi è la versione più recente, su cui ha lavorato a piene mani SEGA. L'uscita del 2004, d'altronde, aveva permesso a Ninja Gaiden di andare a rivedere alcuni stilemi del genere action, con una difficoltà tendente all'alto e mettendo Ryu al centro di una ricerca che lo porta all'artefatto noto come Spada del Drago Nero, rubata dal guerriero Doku e trasportata fino all'Impero Vigoor, dove la popolazione è stata trasformata in temibili demoni.
Il risvolto paranormale servirebbe su un piatto d'argento una trasposizione cinematografica, permettendo ad Hayabusa di diventare una vera e propria icona di questo periodo, soprattutto nel momento in cui la figura dei guerrieri giapponesi sta subendo anche un ritorno di appeal grazie a Ronin del Marvel Cinematic Universe.
Inoltre il carisma di Ryu farebbe impallidire molti dei protagonisti fino a ora proposti per raccontare la cultura dei combattimenti giapponesi. Dietro la macchina da presa sarebbe bello vedere Robert Rodriguez, che con Alita ha saputo mostrarci l'action giapponese e potrebbe calarsi in un'avventura paranormale con abbondante pulp.